Previsioni economiche d'autunno: 2017 crescita al di sopra delle previsioni ma cautela sul futuro

La previsione autunnale sull’economia europea prevede una crescita della zona euro a ritmo maggiore registrato nell’ultimo decennio. Il PIL dovrebbe crescere del 2,2%, quando a primavera si parlava solo di un 1,7%. Complessivamente l'economia dell'UE dovrebbe oltrepassare quest'anno le aspettative, con una crescita del 2,3%, contro l'1,9% previsto in primavera.

Dopo la grande crisi economica che ha colpito l’Unione europea abbiamo avuto cinque anni di ripresa moderata. Ora la crescita in Europa registra un'accelerazione. Iniziano a registrarsi la creazione di un maggior numero di posti di lavoro, l'aumento degli investimenti e il consolidamento delle finanze pubbliche. Restano, tuttavia, alcune difficoltà legate agli elevati livelli di debito e alla scarsa crescita dei salari. Inoltre tale vitalità dell’economia europea non è equamente distribuita fra i diversi paesi europei.

Secondo Valdis Dombrovskis, Vicepresidente responsabile per l'Euro e il dialogo sociale e competente per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l'Unione dei mercati dei capitali, “ Le nostre politiche devono rimanere fortemente incentrate su una crescita basata sulla sostenibilità e sull'inclusione. Per questo servono politiche macroeconomiche orientate alla stabilità e riforme che stimolino la produttività e la capacità di adattamento ai cambiamenti e che garantiscano un'ampia redistribuzione dei benefici della crescita nelle nostre società."

Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, ha affermato: ". Serve un preciso impegno da parte degli Stati membri per garantire che l'espansione in corso sia duratura e che i suoi frutti siano distribuiti equamente. Inoltre, la convergenza strutturale e il rafforzamento della zona euro sono necessari per renderla più resiliente agli shock futuri e per trasformarla in un vero e proprio motore di prosperità condivisa. Le prossime settimane saranno determinanti su questo fronte." 

C’è quindi un cauto ottimismo in Europa, con un’attenzione particolare al rischio che tale rispera non dispieghi i propri effetti sui cittadini europei in maniera equanime.

Infatti l’economia europea ricomincia a tirare ma la ripresa ciclica, che prosegue ininterrottamente da 18 trimestri, rimane incompleta, poiché si accompagna ad un mercato del lavoro ancora poco dinamico e ad una crescita dei salari insolitamente bassa. Per questo la crescita del PIL e l'inflazione dipendono ancora dal sostegno politico. La Banca centrale europea ha mantenuto una politica monetaria molto accomodante, mentre alcune altre banche centrali nel mondo hanno iniziato ad aumentare i tassi d'interesse. Nel 2018 alcuni Stati membri della zona euro dovrebbero adottare politiche di bilancio espansionistiche, ma l'orientamento globale della zona euro in questo ambito dovrebbe rimanere sostanzialmente neutro. 

Il problema occupazionale

La creazione di posti di lavoro è stata costante nell’area euro e le condizioni del mercato del lavoro dovrebbero beneficiare dell'espansione indotta dalla domanda interna, della crescita moderata dei salari e delle riforme strutturali attuate in alcuni Stati membri. Quest'anno il tasso di disoccupazione nella zona euro dovrebbe attestarsi in media al 9,1%, raggiungendo il livello più basso dal 2009, con un record del numero totale degli attivi. Nei prossimi due anni la disoccupazione dovrebbe calare ulteriormente all'8,5% nel 2018 e al 7,9% nel 2019. Nell'UE il tasso di disoccupazione è stimato al 7,8% quest'anno, al 7,3% nel 2018 e al 7,0% nel 2019. Però questo trend potrebbe non essere stabile, la creazione di posti di lavoro potrebbe rallentare a causa della sospensione degli incentivi fiscali temporanei in alcuni paesi e dell'emergere di carenze di personale qualificato in altri.

L'inflazione dovrebbe rimanere modesta in un contesto di scarsa crescita dei salari

Il tasso d'inflazione al consumo ha subito variazioni durante i primi nove mesi dell'anno per gli effetti della base energetica. È aumentata invece l'inflazione di fondo, che non tiene conto dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari non lavorati, ma resta comunque debole a causa del periodo prolungato di bassa inflazione, della scarsa crescita dei salari e della persistente stasi nel mercato del lavoro. Nel complesso, quest'anno l'inflazione dovrebbe assestarsi in media all'1,5% nella zona euro e scendere all'1,4% nel 2018, per poi salire all'1,6% nel 2019.

Le finanze pubbliche beneficiano di un miglioramento delle condizioni cicliche

Nella zona euro le finanze pubbliche dovrebbero migliorare più di quanto previsto in primavera, principalmente grazie alla ripresa della crescita. Il saldo nominale delle amministrazioni pubbliche dovrebbe migliorare di quasi tutti gli Stati membri. Nell'ipotesi di politiche invariate, nella zona euro il rapporto disavanzo pubblico/PIL dovrebbe scendere allo 0,8% nel 2019 (1,1% nel 2017 e 0,9% nel 2018), mentre il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe scendere all'85,2% (89,3% nel 2017 e 87,2% nel 2018).

I rischi si compensano

I rischi che gli sviluppi economici possano rivelarsi migliori o peggiori del previsto si compensano. I principali rischi di revisione al ribasso sono esterni e derivano da elevate tensioni geopolitiche (ad esempio nella penisola coreana), da possibili condizioni finanziarie più restrittive a livello mondiale (ad esempio, a causa di un aumento dell'avversione al rischio), dall'aggiustamento economico in Cina o dall'estensione delle politiche protezionistiche. Nell'Unione europea i rischi riguardano l'esito dei negoziati sulla Brexit, un più forte apprezzamento dell'euro e un aumento dei tassi di interesse a lungo termine. Per contro, una minore incertezza e un migliore il clima in Europa potrebbero portare a una crescita più forte del previsto, come potrebbe farlo una crescita più consistente nel resto del mondo.

Per il Regno Unito un'ipotesi puramente tecnica per il 2019

Dati i negoziati in corso sui termini dell'uscita del Regno Unito dall'UE, le proiezioni per il 2019 si fondano sull'ipotesi puramente tecnica dello status quo in termini di relazioni commerciali tra l'UE a 27 e il Regno Unito. Ciò soltanto a fini di previsione e senza avere alcuna influenza sui negoziati in corso nell'ambito del processo relativo all'articolo 50.

 L’Italia 

La Commissione europea prevede per l’Italia una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) che dovrebbe segnare un più 1,5 per cento nel 2017, per poi continuare l’andamento in modo piu’ rallentato, con un rialzo dell’1,3 per cento nel 2018 e dell’uno per cento nel 2019. Si tratta del tasso di crescita economica più basso all’interno dell’Unione europea, sebbene migliore rispetto alle previsioni di maggio.

Bruxelles rivede leggermente al ribasso le stime della disoccupazione in Italia: nel 2017 si assesta a 11,3% (invece dell'11,5% previsto a maggio), per poi scendere a 10,9% nel 2018 e a 10,5% nel 2019. L'occupazione invece "rallenta a 1% nel 2017" dopo "il phasing-out degli sgravi per le assunzioni", a 0,9% nel 2018 e 0,5% nel 2019. I nuovi incentivi del bilancio 2018 per le assunzioni dei giovani "sosterranno" l'occupazione. Ma lo sviluppo del mercato del lavoro "sarà in linea con l'attività economica".

 Come nascono le previsioni d’autunno?

Le previsioni si basano su una serie di ipotesi tecniche relative ai tassi di cambio, ai tassi d'interesse e ai prezzi delle materie prime, aggiornate al 23 ottobre 2017. Per tutti gli altri dati, comprese le ipotesi relative alle politiche governative, le previsioni tengono conto delle informazioni disponibili fino al 23 ottobre 2017. A meno che le politiche non siano sufficientemente dettagliate e annunciate in modo credibile, le proiezioni presuppongono che restino invariate.

Dal 2018 la Commissione tornerà a pubblicare ogni anno due previsioni complessive (primavera e autunno) e due previsioni intermedie (inverno ed estate), anziché le tre previsioni complessive di inverno, primavera e autunno che ha prodotto annualmente a partire dal 2012. Le previsioni intermedie riguarderanno i livelli annuali e trimestrali del PIL e dell'inflazione per l'anno in corso e gli anni successivi per tutti gli Stati membri e per la zona euro, nonché i dati aggregati a livello dell'UE. Il ritorno al precedente modello delle previsioni riallinea il calendario delle previsioni della Commissione con quello delle altre istituzioni (Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ecc.).

 Per maggiori informazioni

Versione integrale del documento: Previsioni economiche di autunno 2017 (EN)