Verso un vero spazio europeo di giustizia: più fiducia, mobilità e crescita

Verso un vero spazio europeo di giustizia: più fiducia, mobilità e crescita

La Commissione europea ha esposto nei giorni scorsi la sua visione della futura politica di giustizia dell’UE. Dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, quattro anni fa, l’Unione ha fatto passi da gigante verso la costruzione di uno spazio europeo di giustizia. La Commissione ha adottato norme nel settore della giustizia volte a ridurre la burocrazia e i costi per cittadini e imprese, favorire la ripresa economica e facilitare il diritto alla libera circolazione delle persone. Il suo obiettivo per il futuro è progredire ulteriormente verso la realizzazione, entro il 2020, di uno spazio comune europeo di giustizia pienamente operativo basato sulla fiducia, la mobilità e la crescita.

Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria per la Giustizia, ha dichiarato: «Nel giro di pochi anni, la politica di giustizia è salita alla ribalta dell’attività dell’Unione europea, un po’ come l’impulso dato al mercato unico negli anni ‘90. Abbiamo fatto molta strada, ma il cammino per sviluppare un vero spazio europeo di giustizia è ancora lungo. Gettare ponti tra i diversi sistemi giudiziari significa costruire la fiducia. La fiducia nei rispettivi sistemi giudiziari è indispensabile per il funzionamento ottimale di un vero spazio europeo di giustizia. Altre due sfide, tuttavia, richiedono attenzione: la mobilità di imprese e cittadini europei in uno spazio senza frontiere interne e il contributo della politica di giustizia dell’Unione alla crescita e all’occupazione.»

La fine dell’anno in corso sarà un momento decisivo per lo sviluppo della politica di giustizia dell’UE. Il 1° dicembre 2014, infatti, giungeranno al termine il programma di Stoccolma del Consiglio europeo, di durata quinquennale, e il relativo piano d’azione della Commissione (IP/10/447), che definisce le priorità per la creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Alla stessa data si concluderà anche la fase transitoria prevista dal trattato di Lisbona per lo spazio di giustizia. Dal 1° dicembre 2014, pertanto, non ci saranno più restrizioni al controllo giudiziario esercitato dalla Corte di giustizia europea e la Commissione avrà facoltà di avviare procedure d’infrazione in caso di recepimento non corretto degli strumenti legislativi approvati all’unanimità da parte degli Stati membri, svolgendo così liberamente il suo ruolo di custode dei trattati nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.

La Commissione ha esposto oggi la sua visione della futura politica di giustizia dell’Unione, insieme al programma in materia di affari interni (IP/14/234), entrambi pubblicati sotto forma di comunicazione. Nel settore della giustizia la Commissione individua tre sfide fondamentali: rafforzare la fiducia reciproca, agevolare la mobilità e contribuire alla crescita economica.

  • Fiducia. La fiducia reciproca è il fondamento su cui poggia la politica di giustizia europea. Strumenti quali il mandato d’arresto europeo e le norme sul conflitto di leggi esigono un grado elevato di fiducia reciproca tra le autorità giudiziarie dei diversi Stati membri. L’Unione ha posto solide basi per la promozione della fiducia reciproca, che deve tuttavia essere rafforzata affinché i cittadini, i giudici e tutti gli operatori della giustizia accordino piena fiducia alle sentenze, indipendentemente dallo Stato membro in cui vengono emesse.
  • Mobilità. Gli europei si avvalgono sempre più del diritto alla libera circolazione per viaggiare, studiare, sposarsi, mettere su famiglia, acquistare e vendere prodotti e servizi in altri paesi del vecchio continente. Attualmente sono circa 14 milioni i cittadini europei che risiedono in uno Stato membro diverso dal proprio paese di origine e, anche se il loro numero cresce, sussistono ancora difficoltà di ordine pratico e giuridico da rimuovere affinché possano esercitare pienamente in tutta l’UE gli stessi diritti di cui godono nel paese di provenienza. La Commissione è all’opera per eliminare questi ostacoli, in cui i cittadini continuano a imbattersi quotidianamente: nella relazione sulla cittadinanza europea pubblicata di recente, ad esempio, ha proposto 12 azioni per rafforzare i diritti dei cittadini (IP/13/410 e MEMO/13/409). La politica di giustizia deve continuare a concentrarsi, in modo prioritario, sulla rimozione degli ostacoli che impediscono ai cittadini europei di esercitare il diritto di circolare liberamente e vivere in qualsiasi paese dell’UE.

  • Crescita. Negli ultimi anni le politiche di giustizia sono state indirizzate a sostegno di imprese, crescita e stabilità, migliorando l’accesso alla giustizia e semplificando la risoluzione delle controversie. Alcuni esempi di politiche che vanno in tal senso sono la soppressione delle procedure burocratiche per il riconoscimento delle sentenze in un altro paese dell’Unione (IP/12/1321), la proposta di creare un diritto europeo della vendita che le imprese possano applicare volontariamente alle transazioni nei 28 Stati membri (MEMO/14/137), una legge moderna sulla protezione dei dati per il mercato unico digitale (MEMO/14/60) e la progressione verso una “cultura europea del salvataggio” per quanto riguarda l’insolvenza transfrontaliera (IP/12/1354). La futura politica di giustizia dell’UE dovrà continuare a sostenere la ripresa economica, la crescita e l’occupazione. Perché la giustizia sia rapida, affidabile e attendibile sono necessarie riforme strutturali. Le imprese devono poter contare su una gestione efficace delle controversie ed essere certe di riuscire a far rispettare i contratti in tutta l’Unione, senza imbattersi negli ostacoli tutt’ora presenti.

Per affrontare queste sfide, la Commissione propone di basare la futura politica di giustizia dell’UE su una combinazione di metodi: consolidarei risultati raggiunti, codificarela normativa e le prassi dell’Unione laddove necessario e integrare, se del caso, il quadro esistente con nuove iniziative. Per scegliere l’approccio più adatto a ciascun settore, sarà necessario considerare ogni singolo caso e condurre valutazioni d’impatto.

Il consolidamento, ad esempio, è necessario perché i diritti si traducano in realtà grazie a mezzi di ricorso efficaci e all’indipendenza delle autorità nazionali incaricate dell’applicazione della legge, per formare i giudici e tutti gli operatori della giustizia affinché si pongano realmente al servizio del diritto dell’Unione e per migliorare l’uso delle tecnologie informatiche nei tribunali, nei procedimenti giudiziari e in quelli extragiudiziari.

La codificazione della normativa unionale esistente e della giurisprudenza della Corte di giustizia potrebbe essere la soluzione migliore per le norme sui consumatori o sui diritti procedurali degli indiziati nei procedimenti penali. Grazie alla codificazione, il quadro esistente risulterebbe semplificato e cittadini e imprese avrebbero un più facile accesso ai loro diritti.

L’integrazione degli strumenti giuridici e delle politiche esistenti in materia di giustizia dovrebbe sempre tendere a rafforzare la fiducia reciproca, semplificare la vita dei cittadini e contribuire ulteriormente alla crescita. Gli approcci possibili comprendono il riconoscimento reciproco, il tradizionale metodo dell’armonizzazione e l’armonizzazione del diritto sostanziale o processuale facoltativo.

Prossime tappe
Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno già discusso del futuro della politica di giustizia europea. Il 25 febbraio si è svolto un dibattito orientativo del collegio dei commissari. La comunicazione adottata oggi dalla Commissione alimenterà ulteriori discussioni, in particolare in occasione del Consiglio europeo del 24 giugno.

Contesto
La politica di giustizia dell’UE ha subito un cambiamento radicale negli ultimi anni. Il portafoglio Giustizia è stato creato solo nel 2010, all’inizio del mandato dell’attuale Commissione. Da allora, la Commissione ha presentato oltre 50 iniziative in questo settore, realizzando il 95% delle misure previste dal programma di Stoccolma e gettando le basi per
un vero e proprio spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini europei, uno degli obiettivi fondamentali dell’UE enunciati nel trattato di Lisbona.

Nell’arco di pochi anni sono stati fatti grandi progressi: i nuovi diritti europei per le vittime di reato (IP/12/1200), il rafforzamento del diritto a un processo equo per gli indiziati nei procedimenti penali (IP/12/575, IP/13/995 e IP/13/921) e la semplificazione del riconoscimento delle sentenze (IP/12/1321) hanno migliorato l’accesso alla giustizia, mentre le proposte della Commissione sulla protezione dei dati personali mirano a consolidare i diritti fondamentali e il mercato unico digitale (MEMO/14/60). La Commissione ha inoltre avviato l’istituzione di una Procura europea per far sì che ogni singolo euro del bilancio dell’UE sia speso correttamente e non finisca nelle tasche di criminali (MEMO/14/124). Inoltre, iniziative come il quadro di valutazione europeo della giustizia (IP/13/285) hanno messo in luce quanto l’efficacia dei sistemi giudiziari sia importante per la crescita economica.

Lo scorso novembre la Commissione europea ha organizzato la conferenza “Assises de la Justice” (IP/13/1117), sulla futura politica di giustizia, che ha riunito giudici, avvocati, studiosi, responsabili politici e rappresentanti delle imprese di tutta Europa. Nel gennaio 2014 si è svolta una conferenza simile sulle future politiche dell’UE in materia di affari interni.

Per ulteriori informazioni

Press pack:

http://ec.europa.eu/justice/newsroom/effective-justice/news/140311_en.htm

Link al MEMO: MEMO/14/174

Link alla scheda informativa aggiornata sulla conferenza “Assises de la Justice”

Europa Newsroom