Volontariato. Sì a due risoluzioni per valorizzare autonomia organizzativa dei Centri servizi/foto

I consiglieri criticano la scelta del Governo di superare, nell’organizzazione dei Centri servizi per il volontariato, il requisito della territorialità. Voto contrario di Silvia Prodi del Mdp (gruppo misto) a entrambe le risoluzioni

18/04/2017 14:45

La commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Paolo Zoffoli, ha approvato due risoluzioni, presentate rispettivamente da Pd e Fdi-An, per valorizzare l’autonomia organizzativa della rete dei Centri servizi per il volontariato (Csv): ok di Pd, Ln e Fdi-An, astenuto il M5s, voto contrario di Mdp-gruppo misto.

Con l’adozione dei decreti attuativi collegati alla legge nazionale sul terzo settore, ha spiegato Tommaso Foti (Fdi-An), “è previsto l’accreditamento di un Centro di servizi per il volontariato per ogni area con un milione di abitanti, si avrà quindi l’accorpamento tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia, e non solo, relativamente agli organismi territoriali di controllo l’Emilia-Romagna verrà aggregata alle Marche”. Le reti associative di secondo livello, ha poi evidenziato il consigliere, “dovranno avere almeno 500 enti sul territorio: in questo modo verranno tagliate fuori molte associazioni o reti di volontariato che operano in Emilia-Romagna con merito”. Occorre, ha concluso, cambiare le cose”.

“Lo spirito che anima la nostra risoluzione- è poi intervenuta Marcella Zappaterra (Pd)– è lo stesso del collega Foti”. Con la riforma del terzo settore, ha spiegato, “è stato fatto un passo avanti, ma le associazioni più piccole devono essere maggiormente tutelate”. L’esecutivo nazionale, ha aggiunto, “deve valorizzare l’autonomia organizzativa della rete dei Centri servizi per il volontariato, chiediamo quindi alla Giunta di intervenire al fine di conservare tale autonomia nel settore”.

Per Silvia Prodi (Mdp-gruppo misto) “il sistema emiliano-romagnolo deve fare sintesi per promuovere al meglio tutti i volontariati”, mentre oggi “rischia di essere autoreferenziale”. I principi cardini del nostro modello, ha aggiunto, “devono essere aggregazione e innovazione, per favorire modalità organizzative più consone”. Auspico, ha concluso, “una discussione più proficua nel merito della riforma”.

Relativamente all’attuazione della riforma è intervenuto in conclusione dei lavori il presidente Paolo Zoffoli: “Occorre partire da quelle che sono le esperienze consolidate e dai servizi che funzionano bene nonché decidere in base alle esigenze dei territori”. Così, ha aggiunto, “si rischio un salto nel buio”. Il tessuto associativo, ha poi ribadito “va invece tutelato”.

(Cristian Casali)

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