Urbanistica. Enti e associazioni: “Bene gli obiettivi”, ma critiche sulla soglia di espansione/ foto

La proposta di legge in udienza conoscitiva. Se per molte realtà è “un buon punto di equilibrio tra la crescita occupazionale e il rispetto del suolo”, le associazioni ambientaliste lamentano una “riqualificazione solo in termini economici”

04/05/2017 18:51

Sì agli obiettivi della nuova proposta di legge urbanistica, più dubbi sui metodi per attuarla. E se il consumo di suolo a saldo zero, la rigenerazione urbana e la semplificazione amministrativa sono concetti condivisi da tutti, più voci hanno criticato le strade scelte dalla Regione per arrivarci. Considerazioni, ragionamenti e critiche espresse oggi dai rappresentanti di enti e associazioni che sono intervenuti durante l’udienza conoscitiva della riforma urbanistica andata in scena nella commissione Territorio, ambiente e mobilità, presieduta da Manuela Rontini.

I PUNTI DOLENTI. Le critiche più dure sono arrivate dagli ambientalisti. Tra i punti più contestati, il limite del 3% per le espansioni fuori dal territorio urbanizzato che comprende i nuovi insediamenti produttivi e gli interventi residenziali collegati a progetti di rigenerazione. Rappresenterebbero una deroga, i parchi urbani, le opere pubbliche, gli ampliamenti delle attività produttive esistenti e le nuove imprese capaci di far crescere l’economia regionale. Alberto Conti, responsabile Wwf Emilia-Romagna, ricorda che tra le “opere pubbliche” rientrano anche le autostrade – “la cui costruzione renderebbe vani gli obiettivi stessi che la legge si prefigge, rischiando di amplificare, tra l’altro, lo squilibrio tra montagna e pianura”. “Ai Comuni viene tolto il potere di disciplinare l’uso del consumo di suolo” aggiunge. “Ciò che conta sono solo gli interessi dei grandi gruppi immobiliari”. D’accordo anche Lorenzo Frattini (Legambiente Emilia-Romagna) “così la legge non pone limiti al consumo di suolo: ci sono tante, troppe deroghe anche di attività economiche in senso lato e, di conseguenza, anche la parte di rigenerazione urbana risulterebbe ridimensionata”. Secondo Ezio Righi, architetto di Italia Nostra “il limite del 3% non è poco, anzi può portare a trasformazioni di grande rilevanza”. “Non è la riqualificazione che auspicavamo” aggiunge la collega Marina Foschi “qui è intesa solo in termini economici, ci vogliono strumenti innovativi”.

Critiche dalle associazioni anche per la scelta di accorpare in un unico piano urbanistico regionale (Pug) i vari Psc, Rue, Poc e Pua e stabilire che sia il Comune a gestire gli accordi operativi con i privati. Sarà un accordo, secondo Simone Ruini (architetti indipendenti Reggio Emilia) “che sballerà il rapporto tra pubblico e privati a favore di quest’ultimi, e pur prefigurando delle semplificazioni burocratiche, non le rende reali”. Si rischierà la “speculazione immobiliare” secondo Wwf.

MANO TESA. Suggerimenti per una regolamentazione più specifica sul limite del 3% arrivano anche da Stefano Bolettinari, direttore Confesercenti Emilia-Romagna, che esprime preoccupazione per la possibile crescita di grandi strutture di vendita a scapito dei piccoli negozi e da Mauro Malandri (Confcommercio Emilia-Romagna). Anche sulla procedura unica del Pug Alessandro Ghetti (Coldiretti ER) si dichiara preoccupato per l’assenza di linee guide dei Pra, che sono “gli strumenti per la costruzione in aree agricole”.  Dubbi sulla costituzionalità di alcune norme anche da Ebe Chiara Princigalli del Ministero beni culturali e turismo. Luca Bracci, presidente di Federalizzazione Emilia-Romagna, annuncia invece l’intenzione di presentare un emendamento per individuare aree di trasformazione immobiliare dove poter realizzare interventi di residenza sociale da cedere ai Comuni stessi, in funzione delle reali esigenze del territorio.

GLI ASPETTI POSITIVI. La legge inciderà positivamente sull’economia e l’occupazione regionale e non andrà certo a scapito della salvaguardia del territorio, secondo la maggior parte delle realtà emiliano romagnole. Oscar Zanagi (Cgil ER) ritiene “strumentale” la critica sul 3% di espansione: “in un periodo di crisi economica non vedo possibile che nei prossimi anni i Comuni si espandano come previsto dai piani attualmente in vigore”. Ciò che maggiormente viene apprezzato è l’obiettivo “ambizioso” di introdurre il principio del consumo di suolo a saldo zero. “Come associazione agricola non possiamo che trovarci d’accordo” per Piero Peli responsabile Cia Confagricoltura Emilia-Romagna, anche se bisognerà lavorare affinché “l’obiettivo diventi realtà nei tempi stabiliti del 2050” (Massimo Rossi, direttore Ente Parco Emilia orientale). “Dal nostro punto di vista la legge rappresenta un buon punto di equilibrio tra la crescita occupazionale ed economica e il rispetto del suolo come risorsa finita e bene prezioso” spiega Francesco Zanoni di Confcooperative Emilia-Romagna. L’unica perplessità dei “soddisfatti” riguarda forse i tempi (3 anni) di fase transitoria nella quale i Comuni dovranno adeguare i propri strumenti urbanistici. “Accettiamo la sfida ma chiediamo comunque flessibilità” spiega Rita Pareschi, responsabile del settore ambiente e territorio di Lega Coop. Anche Mario Agnoli (Unindustria), pur dichiarando che la “legge offre opportunità di modernizzazione dell’urbanistica”, suggerisce di allungare il periodo “a 5 anni per la presentazione dei progetti cui andrebbero aggiunti i tempi per le convenzioni”. “Noi avremmo voluto un periodo di transizione più lungo e una percentuale di espansione maggiore ma questo vuol dire arrivare un equilibrio” sottolinea Roberto Centazzo (Cna). Dubbi sulla fase transitoria anche da Stefano Betti, presidente Ance Emilia-Romagna, secondo cui però la legge “rappresenta un orizzonte nuovo capace di creare attrattività e occupazione del territorio”.

Tra i suggerimenti emersi, quelli di Paolo Dell’Asta, consigliere comunale di Guastalla sulla creazione di più strutture comunali per snellire il carico di lavoro dei piccoli Comuni e di Paolo Marcelli (presidente federazione nazionale architetti) su una banca dati regionale del vasto patrimonio urbanistico. Stefano Curli (federazione ingegneri Emilia-Romagna) chiede inoltre un’implementazione degli incentivi per la rigenerazione urbana.

“E’ una legge innovativa di non facile lettura” conclude Sandra Vecchietti (Imu Emilia-Romagna) “ci sollecita però a percorrere nuove strade. Cambiare il modo di fare piani è coraggioso anche se più difficile”.

(Francesca Mezzadri/Andrea Perini)

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