Premio Sacharov all’opposizione in Bielorussia

 

Giovedì 22 ottobre 2020, è stato conferito il Premio Sacharov all’opposizione democratica in Bielorussia e ai loro rappresentanti per  “il loro coraggio, la loro resilienza e la loro determinazione”, così ha dichiarato il presidente del Parlamento Europeo[1]. “[…] Si sono dimostrati e continuano a dimostrarsi forti di fronte a un avversario molto più potente” – ha continuato Sassoli – “Ma ciò che li sostiene è qualcosa che la forza bruta non potrà mai sconfiggere: la verità. Ecco dunque il mio messaggio per voi, cari vincitori: continuate ad essere forti e non rinunciate alla vostra lotta. Sappiate che siamo con voi”

Istituito 32 anni fa, il premio Sacharov viene riconosciuto ogni anno a persone o organizzazioni che difendono i diritti umani e le libertà fondamentali. Non a caso è stato intitolato ad Andrey Sacharov[2], fisico, e premio Nobel per la pace nel 1975, considerato dissidente dalle cariche politiche dell’Unione Sovietica. 

E forse oggi, riconoscere all’opposizione Bielorussa un premio così intitolato, rievoca una storia passata, ma ancora vicina, che fa sentire la sua forza e la sua volontà di democrazia nelle azioni della manifestanti Bielorussi. Una storia, quella di oggi nel Paese di Minsk, che ci riporta alla mente l’Ucraina di Maidan, o giocando con la storia, Budapest 1956 e Praga 1967.

 

La Bielorussia e le presidenziali

Il 30 agosto 2020, il Parco dell’Amicizia del Popolo di Minsk ha ospitato il più grade evento di protesta dagli anni ’90. Ma come si è arrivati a questo?

Lukashenko, fedele di Mosca, e in carica dal 1994, può candidarsi per la sesta volta come presidente beneficiando di modifiche alla Costituzione, avvenute in diversi anni: nel 1996 un primo ritocco conferiva maggiori poteri al presidente; in seguito, nel 1999 Lukashenko riesce a prorogare il suo mandato di altri due anni, fino al 2001; ed infine, nel 2004 viene abolito il termine massimo di due mandati consecutivi. La Bielorussia è considerata un regime autoritario, dove le libertà e i diritti della persone sono seriamente compromessi: la pena di morte è ancora in vigore. Tale assunto è suffragato da diversi dati; per esempio il Democracy Index 2019[3], o l’Executive Summary (relazione esecutiva) di Freedom House[4]. Per di più, se si considera la difficile situazione economica in cui il Paese vive, con una crescita del PIL reale[5] che fatica a distanziarsi dallo zero, con un salario minimo che da 50$ è passato a 500$[6] ma così è rimasto dal 2010, le elezioni dell’agosto scorso hanno rappresentato la voglia di riscatto della popolazione.

Tikhanovskaya, Kolesnokova e Tsepkalo che, con un pugno alzato, due mani che simboleggiano un cuore, e il simbolo della pace, hanno guidano l’opposizione al presidente Aleksandr Lukashenko – il cosiddetto “ultimo dittatore d’Europa”.

I candidati alle elezioni del 9 agosto che concorrevano alla presidenza erano Checherenko, candidato del partito “Assemblea socialdemocratica bielorussa”; Dmitriev, co-presidente dell’ONG “Tell the Truth”; Kanopackaya, che correva come candidata indipendente; ed infine Tikhanovskaya – la grande oppositrice di Lukashenko.

I dati delle elezioni presidenziali, tenutesi il 9 agosto, hanno visto una vittoria schiacciante dell’attuale presidente, che con l’80% dei voti si riconfermerebbe alla guida del Paese; l’avversaria Tikhanovskaya avrebbe preso solamente il 9,9% dei voti. Alle elezioni però, non erano presenti osservatori internazionali, nemmeno l’ODIHR[7], che con una nota ha comunicato il mancato invito da parte delle istituzioni Bielorusse.

 

Le proteste pacifiche

La vittoria di Lukashenko tuttavia, non ha convinto molti, soprattutto la popolazione stessa, insieme agli oppositori. È stato infatti istituito il Consiglio di Coordinamento[8] dell’opposizione con l’intento di guidare la transizione pacifica del Paese, verso una via più democratica, avanzando la richiesta di nuove elezioni. Nel Consiglio spiccano nomi illustri, uno tra tutti il Nobel per la letteratura Svetlana Aleksievič[9].

Le manifestazioni che si sono tenute, e tutt’ora si tengono in Bielorussia, hanno sempre avuto una caratteristica: l’essere pacifiche. Anche l’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite Bachelet[10] ha condannato l’utilizzo della violenza e della forza in risposta alle dimostrazioni pacifiche.

La grande forza dei Bielorussi sembra essere proprio in loro stessi, che nonostante non ci sia un unico leader dell’opposizione: “Tutti credono in noi. Come i bielorussi hanno creduto in se stessi. Non abbiamo un leader. Eppure le persone si riuniscono e si organizzano, sono i leader di se stessi” – così Tikhanovskaya in una conversazione[11] con il marito. E le proteste, che radunano sempre più persone, di ogni età ed occupazione, rimangono sempre pacifiche: costanti, determinate ma pacifiche.

 

I Paesi e le istituzioni europee

Coinvolti in prima persona, non solo per i principi e i valori che sempre hanno contraddistinto i Paesi dell’Unione – siano essi democrazia, rispetto dei diritti umani – ma anche perché ad oggi la Lituania sta ospitando Tikhanovskaya, e molti altri Paesi dell’Unione hanno condiviso un passato simile con Minsk.

“La Bielorussia è nostro immediato vicino. Il suo popolo condivide valori Europei ed aspira alle stesse libertà e diritti dei cittadini europei. L’Unione Europea non può essere un osservatore passivo” – così si è espresso Auštrevičius[12], Rapporteur sulla Bielorussia.

E la presa di posizione dei Paese dell’Unione, tramite le loro istituzioni, e rappresentanti non è tardata ad arrivare. Il Presidente del Consiglio Europeo Michel via Twitter[13], si è espresso in sostegno del popolo Bielorusso, condannando le violenze contro i manifestanti.

Allo stesso modo anche la Presidente della Commissione von der Leyen, alla luce del Consiglio europeo tenutosi il 19 Agosto proprio sulla situazione in Bielorussia ha dichiarato: “[…] in primo luogo, stiamo dalla parte del popolo bielorusso, che chiede le libertà fondamentali e la democrazia. Inoltre, sanzioneremo coloro i quali sono responsabili per la violenza, la repressione e la falsificazione dei risultati delle elezioni. I bielorussi sono scesi per le strade pacificamente, e le autorità hanno risposto con la violenza, e questo non può essere accettato. Infine, siamo pronti ad accompagnare la transizione pacifica e democratica in Bielorussia[14]”.

Il 2 ottobre, come si legge nel comunicato stampa[15] del Consiglio, l’UE impone diverse sanzioni: dal congelamento delle attività al divieto di viaggio. Inoltre, misure restrittive sono state imposte a 40 individui identificati come responsabili delle repressioni e intimidazioni contro i dimostranti pacifici, l’opposizione e giornalisti alla vigilia delle elezioni. Infine, il Consiglio supporta il diritto dei Bielorussi ad eleggere il proprio presidente attraverso nuove ed eque elezioni, senza interferenze esterne, spronando le autorità Bielorusse a cessare le violenze e le repressioni, a rilasciare i prigionieri politici, a rispettare la libertà di stampa e ad iniziare un dialogo nazionale inclusivo.

Alla luce di tutto ciò, il Premio Sacharov assume quindi un valore più che simbolico: lancia un chiaro messaggio di sostegno alla popolazione Bielorussia nel suo cammino verso la democrazia.

 

 

 

Fonti immagini

Immagine 1: Parlamento Europeo

Immagine 2: Il Post

Immagine 3: Reuters

Immagine 4: Consiglio Europeo


[2] Come pubblicato alla pagina dedicata al Premio dal Parlamento Europeo https://www.europarl.europa.eu/sakharovprize/it/the-prize/andrei-sakharov

[3] L’Economist Intelligence Unit ha prodotto per la prima volta l'indice di democrazia nel 2006. L’indice 2019 è la dodicesima edizione. https://www.eiu.com/topic/democracy-index

[4] Organizzazione che si occupa del supporto e difesa della democrazia. Fondata nel 1941 a New York. I dati sul “livello” di democrazia sono pubblicati annualmente. https://freedomhouse.org/country/belarus/nations-transit/2020

[5] Dati del Fondo Moneterio Internazionale https://www.imf.org/en/Countries/BLR

[7] ODIHR è l’ Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). ODIHR  negli anni passati  aveva rilasciato delle raccomandazioni in seguito alle elezioni svoltosi in Bielorussia, ma quest’anno l’organizzazione non era presente come si legge in nota https://www.osce.org/odihr/elections/457309

[8] Come pubblicato in un articolo da Eastjournal, 24 Agosto 2020 https://www.eastjournal.net/archives/108976

[9]Come pubblicato in un articolo da POLITICO,  16 Settembre 2020 https://www.politico.eu/article/alexander-lukashenko-belarus-opposition-leaders-hunt/

[10]Come pubblicato dalle Nazioni Unite, 12 Agosto 2020 https://news.un.org/en/story/2020/08/1070112

[11] Come pubblicato in un articolo da Internazionale, 19 Ottobre 2020 https://www.internazionale.it/notizie/rimma-poljak/2020/10/19/lezione-proteste-bielorussia

[12] Come pubblicato sull’account Instagram del Parlamento Europeo, 25 Ottobre 2020 –traduzione in italiano non ufficiale https://www.instagram.com/p/CGw1GR0DnTC/

[13] Dall’account Twitter del Presidente del Consiglio Europeo https://twitter.com/eucopresident/status/1295293072918614018

[14] Dalla conferenza stampa del 19 Agosto 202 – traduzione in italiano non ufficiale https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/fr/statement_20_1500