Il nuovo approccio olistico alla salute mentale

Un'iniziativa che segna una svolta nel modo in cui la salute mentale viene affrontata dall'Unione europea

a cura di Giulia Ursini

 

La Commissione europea ha pubblicato una Comunicazione e annunciato un’iniziativa sull'approccio globale alla salute mentale basato sul principio di integrare “la salute mentale in tutte le politiche”. Nell'ambito della priorità della Commissione "Promozione dello stile di vita europeo", questa iniziativa segna una svolta nel modo in cui la salute mentale viene affrontata nell'UE.

Il tema della salute mentale è salito alla ribalta soprattutto negli ultimi anni, quando sono diventate evidenti le ripercussioni della pandemia di Covid-19 sul benessere mentale delle persone. La salute mentale è stata trattata durante la Conferenza sul Futuro dell’Europa, occasione in cui i cittadini partecipanti hanno sollecitato più iniziative per migliorare i problemi di salute mentale e il benessere della collettività; essa ha incontrato l’interesse del Parlamento europeo, che ha emesso la risoluzione del 2022 sulla salute mentale nel mondo del lavoro digitale. La nuova iniziativa prende le mosse, infine, dall'iniziativa Healthier Togetherper le malattie non trasmissibili, presentata dalla Commissione europea nel giugno 2022, che include per la prima volta un capitolo specifico sulla salute mentale.

DATI E DEFINIZIONI

Oggi in Italia circa il 16% della popolazione, ovvero circa 9 milioni di abitanti, soffre di disturbi mentali, con 3.600 nuovi casi ogni anno. I disturbi mentali rappresentano la seconda causa di disabilità nella popolazione italiana. In Emilia-Romagna circa 710.000 persone soffrono di disturbi psichici. I fenomeni principali in aumento sono i disturbi depressivi e i disturbi ansiosi.

Nella popolazione giovane, la questione è particolarmente critica. In Italia oggi la percentuale maggiore di disturbi mentali è presente nella fascia da 15 a 19 anni, e nella popolazione tra i 18 e i 24 anni la disabilità per salute mentale rappresenta dal 25 al 30% di tutta la disabilità. Un terzo dei disturbi sanitari dei giovani è legato alle malattie mentali.

 

La salute mentale è definita dall’OMS come uno stato di benessere psichico che consente alle persone di far fronte agli stress della vita, di realizzare le proprie capacità, di imparare e di lavorare bene e di contribuire alla propria comunità. La salute mentale è un diritto umano fondamentale, sancito anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dal Pilastro europeo dei diritti sociali; ed è cruciale sia per lo sviluppo personale che della comunità. Le politiche stanno cercando di adeguarsi a questa concezione ampia o “olistica” della salute mentale che non si limita alla sola assenza di disturbi, ma che considera e promuove a tutto tondo il benessere fisico, mentale e sociale.

 

I COSTI

I problemi di salute mentale hanno colpito circa 84 milioni di persone nell'UE (una persona su sei), con un costo di 600 miliardi di euro equivalente a più del 4% del PIL - con notevoli disuguaglianze regionali, sociali, di genere e di età. Nell'UE, la perdita causata dalle problematiche di salute mentale nei bambini e nei giovani è stimata attorno a 50 miliardi di euro.

I costi indiretti e diretti per la salute mentale toccano il 4% del PIL anche in Italia. A fronte di ciò, solo il 3% (in Emilia-Romagna il 3,5%) del Fondo sanitario è dedicato alla salute mentale, che corrisponde allo 0.2% del PIL nazionale. Questo significa che a fronte di costi che sul PIL corrispondono al 3%, noi dedichiamo 0.2% delle risorse, ossia meno della decima parte. Il costo della mancata azione sulla salute mentale è già significativo e purtroppo si prevede che aumenterà ancora di più.

 

CAUSE E SOLUZIONI

Lo stato della nostra salute mentale non sorge dal nulla, bensì dipende da un’interazione di cause che vedono la predisposizione individuale essere amplificata dallo stress e dall’esposizione a circostanze sociali, economiche e ambientali sfavorevoli. Lo stato della nostra società, della nostra economia, del nostro ambiente e anche gli affari mondiali influenzano il nostro benessere mentale. Essere esposti a circostanze come povertà, violenza e disuguaglianza aumenta le probabilità di soffrire di disturbi mentali, in particolare se queste condizioni impattano le prime fasi di vita.

 

Se la salute mentale è determinata da un insieme di cause, tra cui anche fattori socioeconomici, allora la soluzione non può limitarsi all’ambito sanitario: servono politiche attive in diversi campi. Non è sufficiente intervenire sui servizi di cura ma bisogna lavorare anche sul creare condizioni favorevoli al benessere psichico integrando il tema della salute mentale in tutte le politiche.

 

L’approccio previsto dall’UE, che rispecchia le priorità individuate dall’OMS, prevede:

-          Prevenzione attraverso alfabetizzazione e sensibilizzazione, rivolto ad operatori e servizi sociali, ma anche responsabili politici e autorità pubbliche, nonché la società tutta nel suo complesso (singoli compresi), in linea con quanto raccomandato dall’OMS circa l’importanza di promuovere la cosiddetta Mental Health Literacy, ossia una consapevolezza diffusa sul tema accompagnata da un monitoraggio delle attitudini della popolazione verso le persone con disturbi mentali;

-          Combattere lo stigma e promuovere i diritti e la qualità della vita delle persone affette, rafforzando l’inclusione sociale (ad esempio, agevolare ritorno a lavoro o a scuola);

-          Screening precoce nei luoghi dove un approccio tempestivo può avere maggior impatto: luoghi di lavoro e contesti educativi, case di riposo e assistenza;

-          Miglioramento delle cure, attraverso: 1) approcci innovativi e personalizzati; 2) ridurre disuguaglianze sanitarie, assicurando un accesso equo e tempestivo alle cure; 3) costi sostenibili; 4) rafforzare personale; 5) sostenere famiglie dei pazienti.

 

 

LA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

La Regione ha già recepito l’approccio condiviso dall’UE sulla base delle priorità individuate dall’OMS, che enfatizza la trasformazione verso il community care, maggior accessibilità dei servizi, promozione della salute mentale lungo tutto il corso della vita e un’attenzione particolare verso bambini e giovani.

 

Infatti, con il Programma Libero n. 11 “Interventi nei primi 1000 giorni di vita”, inserito nel Piano regionale della Prevenzione 2022-25, la Regione ha attivato diversi programmi specifici per la primissima fase della vita, sia di tipo preventivo che curativo. Questi interventi dovrebbero portare a risultati positivi sia a breve che lungo termine, non solo per il bambino e l’adulto che sarà, ma anche per i genitori e la collettività. Infatti, i bambini che crescono in condizioni di povertà o difficoltà ambientale dimostrano nel tempo maggiori difficoltà di comportamento, apprendimento e integrazione sociale, più elevata probabilità di fallimenti scolastici e difficoltà nell’inserimento del mondo del lavoro. Agire tempestivamente può limitare le difficoltà sociali e i disturbi mentali nei giovani che, come abbiamo visto, sono una fascia fortemente colpita.

Attraverso la riprogrammazione dell’assistenza territoriale, poi, la Regione Emilia-Romagna si sta allineando al principio del community care: un altro baluardo dell’approccio olistico sostenuto dall’OMS e dall’UE, volto a fare della casa il primo luogo di cura, affinché le persone con disturbi possano procedere con la propria vita integrata nella comunità ed evitare il ricorso a residenzialità in istituti. In particolare, con l’approvazione della DGR 12 dicembre 2022 n. 2221, la Regione ha iniziato a rinnovare l’organizzazione del SSR, in particolare rafforzando l’assistenza sanitaria di prossimità attraverso le Case di Comunità e altre strutture (Ospedali di Comunità (Osco), Centrali Operative Territoriali (COT), Infermiere di Famiglia e Comunità (IFoC), Consultori familiari e Pediatria di Comunità, Assistenza Domiciliare Integrata e Rete delle cure palliative).