Sfide demografiche e competenze dei lavoratori: i ruoli chiave di migrazione e mobilità nel mercato del lavoro europeo.

Lo studio "Conciliare la migrazione economica con le esigenze del mercato del lavoro" -  frutto di una collaborazione tra la Commissione europea e L'Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo Economico (OCSE) - è stato condotto per un periodo di tre anni ed ha avuto come area d'interesse l'Europa e altri paesi OCSE (come Stati Uniti e Canada). Esso fornisce nuove testimonianze sul ruolo che la migrazione internazionale ha svolto in termini di forza lavoro, risultati accademici e cambi occupazionali nei paesi studiati. In particolare, è stata condotta una vera e propria analisi sulla disponibilità e i potenziali ambiti applicativi delle competenze dei migranti, soprattutto in relazione alla crescita del mercato del lavoro e al contro bilanciamento degli effetti di una popolazione europea la cui età media si alza sempre di più. Secondo le previsioni attuali, infatti, tra il 2013 e il 2020, in Europa, la popolazione in età lavorativa (dai 15 ai 64 anni) diminuirà di 7,5 milioni. Sottratta la migrazione netta, si arriverebbe ad un ulteriore calo della popolazione in età lavorativa fino ad un massimo di 11,7 milioni. Tuttavia, le cause di queste cifre piuttosto negative sembrano essere non soltanto demografiche: secondo l'Indagine sull'impresa europea realizzata da Eurofound, infatti, nonostante la stagnazione del mercato del lavoro e la mancanza di opportunità lavorative, nel 2013 un numero pari al 40% delle imprese europee ha avuto difficoltà a reperire manodopera con le competenze necessarie. In questo contesto, il ruolo della migrazione è quindi duplice: da un lato, essa può contribuire positivamente alla crescita del mercato del lavoro; dall'altro, può controbilanciare gli effetti dell'invecchiamento della popolazione, a patto, però, che i Paesi sappiano coniugare in modo giusto i bisogni del mercato del lavoro con le caratteristiche e competenze dei migranti.

La relazione non si limita soltanto a rilevare dati, ma si impegna anche a delineare tre risposte programmatiche e complementari per le questioni portate alla luce. In primo luogo, sarebbe necessario rimuovere le rimanenti barriere alla mobilità all'interno del mercato unico, al fine di garantire una ripartizione delle competenze più armoniosa ed efficiente. Secondariamente, si dovrebbe puntare a migliorare l'integrazione di migranti provenienti da paesi terzi, allo scopo di evitare lo spreco di capitale umano. In ultimo, i paesi dovrebbero impegnarsi ad attrarre i lavoratori migranti altamente qualificati.

Promuovere la mobilità del lavoro all’interno dell’UE

I lavoratori migranti all'interno dell'UE offrono un contributo evidente alla crescita globale dell'occupazione: le persone che migrano tra paesi dell'UE presentano un tasso di occupazione (68%) più alto rispetto a quello dei cittadini del paese ospitante (64,5%). La mobilità all'interno dell'UE permette inoltre un uso più efficiente delle risorse umane tramite il trasferimento di manodopera e competenze dalle regioni o dai paesi di minor domanda a quelli in cui sono maggiormente richiesti. Secondo la relazione, sarà necessario intervenire a livello programmatico per continuare a rimuovere gli ostacoli alla mobilità. Favorire la mobilità del lavoro all’interno dell’UE richiederà anche strumenti più efficaci di conciliazione delle competenze e una maggiore promozione dell'apprendimento delle lingue,

Migliorare l'integrazione di migranti provenienti da paesi terzi

Nel 2013 il tasso di occupazione dei cittadini di paesi terzi residenti nell'UE era inferiore di 12 punti percentuali rispetto a quello della media dei cittadini (52,6% contro 64,5%), con un divario ancora più marcato nel confronto tra persone con un'istruzione terziaria. La relazione sottolinea che questo notevole spreco di capitale umano potrebbe essere ridotto in particolare agevolando il riconoscimento di diplomi stranieri, garantendo agli immigranti l'accesso ai programmi attivi per il mercato del lavoro di maggior efficienza e fornendo una formazione linguistica adeguata alle competenze dei migranti nei paesi di destinazione.

Attrarre i lavoratori migranti altamente qualificati di cui ha bisogno il mercato del lavoro dell'UE

Esiste attualmente un livello ridotto di migrazione di manodopera qualificata da paesi terzi verso la maggior parte degli Stati membri dell'UE, nonostante il fatto che i paesi abbiano liberalizzato le norme sulla migrazione. Secondo la relazione, tale effetto è dovuto principalmente al sistema di ammissione legale nel paese ospitante e al fatto che nella maggior parte dei paesi i datori di lavoro sono restii ad assumere lavoratori stranieri. Essa sottolinea diverse opzioni disponibili per gli interventi futuri, quali la ricerca di un migliore equilibrio tra la dipendenza dalla richiesta dei datori di lavoro e i meccanismi di salvaguardia, e il miglioramento degli strumenti di conciliazione che consentano ai datori di lavoro di individuare i potenziali lavoratori migranti, compresi gli studenti stranieri.

Contesto

Il progetto di ricerca congiunta dal titolo "Matching Economic Migration with Labour Market Needs" (Conciliare la migrazione economica con le esigenze del mercato del lavoro) è stato svolto dalla Commissione europea e dall'OCSE durante un periodo di tre anni. Nel 2012 è stata pubblicata la prima relazione, intitolata Free Movement and Workers and Labour Market Adjustment - Recent Experiences from OECD Countries and the European Union (Libera circolazione dei lavoratori e regolazione del mercato del lavoro - Esperienze recenti dei paesi dell'OCSE e dell'Unione europea). Oggi viene pubblicata la relazione finale dal titolo Matching Economic Migration with Labour Market Needs (Conciliare la migrazione economica con le esigenze del mercato del lavoro), unitamente a un breve documento programmatico.

Dal momento in cui, con il pacchetto per l'occupazione del 2012, è stata presentata la visione di un vero e proprio mercato del lavoro dell'UE, sono state intraprese diverse iniziative per eliminare gli ostacoli alla mobilità, come le direttive dell’UE, adottate di recente, per facilitare l’esercizio del diritto alla libera circolazione e in materia di acquisizione e di mantenimento dei diritti a pensione complementare. Altre iniziative comprendono la proposta per l’ulteriore miglioramento della rete paneuropea EURES per la ricerca di lavoro e la direttiva di applicazione relativa al distacco dei lavoratori.

La Commissione ha inoltre adottato misure a sostegno dell’integrazione dei cittadini di paesi terzi, in particolare tramite il Fondo per l’integrazione. Tramite le raccomandazioni specifiche per paese, pubblicate annualmente, la Commissione ha inoltre fornito orientamenti programmatici per l’integrazione nel mercato del lavoro dei migranti agli Stati membri nei quali esistono disparità occupazionali maggiori tra lavoratori migranti e cittadini.