Emilia-Romagna, regione d’Europa

La performance emiliano-romagnola a confronto con le medie europee e nazionali.

a cura di Andrea Volpe

 

In preparazione alla Sessione Europea, la Giunta della Regione Emilia-Romagna prepara il rapporto conoscitivo. Questo documento è una finestra essenziale che permette di osservare le performance della Regione adottando una prospettiva nazionale ed europea. L’Unione europea, sulla base degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030, tenuto conto della sua strategia Europa 2020 e del piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali, ha individuato 7 obiettivi da conseguire entro il 2030. Vediamo come si colloca la Regione rispetto ad essi e in confronto agli indicatori nazionali.

Occupazione e divario di genere

Il primo obiettivo è rendere il 78% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni occupate e dimezzare il divario di genere nei livelli occupazionali rispetto al 2019. Su questo punto la Regione Emilia-Romagna può considerarsi in linea con la performance europea. Il dato emiliano-romagnolo riporta un tasso di occupazione del 73,5% che supera leggermente la media europea (73,15%). Le condizioni positive del mercato del lavoro regionale vengono ulteriormente messe in rilievo se comparate con la media italiana del 62,7%. Quanto alla riduzione del divario di genere, la Regione presenta dati migliori rispetto al resto di Italia. Tuttavia, la crisi economica innescata dalla pandemia ha prodotto una crescita del divario tra l’occupazione maschile e quella femminile: da 13,8 punti percentuali nel 2019 a 14,9 punti percentuali nel 2021. Il dato italiano, pur essendo tornato ai livelli pre-pandemici, resta più elevato di quello regionale: assestandosi a 19,2 punti nel 2021.

NEET

Il secondo punto riguarda i NEET (Not in Education, Employment or Training),ossia i giovani tra i 15 e 29 anni che non sono occupati e non partecipano a percorsi di formazione o istruzione. L’obiettivo è far scendere l’incidenza di questo fenomeno sotto al 9%. La Regione Emilia-Romagna, col 15,1% presenta un dato vicino, ma superiore, alla media europea del 13,1%. Il resto del paese riporta un quadro ancora meno positivo con una media nazionale del23,1%.

 

Quota di 15-29enni NEET per genere dal 2018 al 2021 (Emilia-Romagna e Italia)

 NEET per genere 18-21 (ER e Italia)

Fonte: Istat 

Il grafico mostra l’impatto negativo della pandemia di Covid-19 sul fenomeno sia a livello nazionale che a quello regionale. Scorporando i dati, è possibile osservare come la componente femminile sia più penalizzata rispetto a quella maschile. In particolare, a seguito della pandemia, il divario di genere è aumentato molto sul territorio emiliano-romagnolo e resta molto più elevato di quello nazionale.  

Ricerca e sviluppo

La ricerca e lo sviluppo sono le chiavi del futuro e, in questa direzione, l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di destinare il 3% del Prodotto Interno Lordo per gli investimenti in questo settore. I dati relativi a questo punto restituiscono un'immagine positiva dell’Emilia-Romagna che col 2,14% è seconda solo al Piemonte. La media italiana dell’1,51% resta molto lontana da quella europea del 2,30%.

Energia e rinnovabili

In seguito alle gravi ripercussioni dell’invasione russa dell’Ucraina sul mercato energetico, la Commissione Europea ha presentato il piano REPowerEU. Tra le varie azioni, è stato fissato l’obiettivo di coprire il 45% dei consumi energetici con fonti rinnovabili. Qui la media nazionale del 20,4% nel 2020 è in linea con la media europea del 22% nel medesimo anno. Al contrario, il dato regionale esplicita una dipendenza ancora notevole da combustibili fossili: nel 2020 solo il 13,3% del consumo finale lordo di energia era coperto da fonti rinnovabili.

Abbandono scolastico

Per ciò che concerne il settore scolastico, l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di ridurre il tasso di abbandono scolastico al disotto del 9%. Per comprendere meglio questo target, si fa riferimento ai giovani (18-24 anni) con al più la licenza media che non frequentano corsi scolastici o attività formative di più di due anni. Questo fenomeno a livello nazionale presenta in media un tasso del 12,7% nel 2021 e rivela una faglia notevole tra le regioni del nord e quelle del sud. L’Emilia-Romagna col 9,9% riporta delle condizioni molto vicine alla media europea del 9,7%. Questo dato è importante perché l’abbandono scolastico esiste anche nelle regioni più prospere ed è spesso indice di disagio sociale. Scorporando questi dati è possibile osservare come si tratti di un fenomeno che impatta maggiormente sulla componente maschile e, in questo caso, il divario nazionale è più accentuato di quello emiliano-romagnolo.

Istruzione universitaria

Il sesto punto è legato all’istruzione universitaria. In particolare, lo Spazio europeo per l’istruzione ha fissato l’obiettivo di portare al 45% la quota di giovani europei (30-34 anni) laureati o in possesso di altri titoli terziari entro il 2030. Nonostante la profonda tradizione universitaria del territorio emiliano-romagnolo, il dato regionale del 33,6% nel 2021 mostra una distanza considerevole dalla media europea del 41,6% del medesimo anno. C’è ancora molta strada da fare in questo campo e per il sistema paese si tratta di un percorso ancora più lungo, dal momento che la media nazionale nel 2021 è il 26,8%.

 Povertà ed esclusione sociale

L’ultimo obiettivo riguarda la volontà di ridurre di 15 milioni il numero delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale. Questo target può sembrare criptico, tuttavia, l'indagine EU-SILC fa riferimento alle persone con un reddito equivalente inferiore al 60% di quello mediano dopo i trasferimenti sociali; persone in grave deprivazione materiale (che consiste in problematiche relative al non riuscire a sostenere spese impreviste, avere arretrati in pagamenti ricorrenti come il mutuo, non riuscire ad ottenere un pasto adeguato almeno ogni due giorni, etc.); persone che vivono in famiglie dove gli adulti hanno lavorato per meno del 20% del loro potenziale nell’anno precedente. All’interno dell’Unione Europea, ci sono più di 95,4 milioni di persone in queste condizioni. Dopo la Provincia Autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna può fregiarsi di essere la regione italiana con il livello di rischio di povertà o esclusione sociale più basso d’Italia con un tasso del 11,2%. La media nazionale del 25,4% è più alta di quella europea del 21,7%, tuttavia, il trend (nazionale e regionale) è decrescente.

Questi dati restituiscono un’immagine fortemente europea della Regione Emilia-Romagna. Il territorio della via Emilia resta un’area vitale e capace di rispondere in maniera pragmatica ai bisogni dei suoi cittadini e agli obiettivi individuati dall’Unione Europea. Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica: sul versante delle rinnovabili, del numero di laureati e dei divari di genere si può fare meglio ed è sempre buona norma non adagiarsi sugli allori.