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Legislatura XII - Commissione I - Resoconto del 05/05/2025 antimeridiano

    Resoconto integrale n. 8

    Seduta del 5 maggio 2025

     

    Il giorno 5 maggio 2025, alle ore 10,00, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali è convocata in seduta ordinaria e in udienza conoscitiva, con nota prot. n. PG/2025/12326 del 28/04/2025, presso Sala Polivalente, Assemblea legislativa - Viale Aldo Moro 50, Bologna.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    ARLETTI Annalisa

    Presidente

    FRATELLI D'ITALIA - GIORGIA MELONI

    3

    Presente

    CASTELLARI Fabrizio

    Vicepresidente

    PARTITO DEMOCRATICO - DE PASCALE PRESIDENTE

    11

    Presente

    GIANELLA Fausto

    Vicepresidente

    FRATELLI D'ITALIA - GIORGIA MELONI

    2

    Presente

    ALBASI Lodovico

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO - DE PASCALE PRESIDENTE

    6

    Assente

    ARAGONA Alessandro

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA - GIORGIA MELONI

    1

    Presente

    BOCCHI Priamo

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA - GIORGIA MELONI

    1

    Presente

    CASADEI Lorenzo

    Componente

    MOVIMENTO 5 STELLE

    1

    Presente

    COSTI Maria

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO - DE PASCALE PRESIDENTE

    2

    Presente

    CRITELLI Francesco

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO - DE PASCALE PRESIDENTE

    2

    Presente

    FERRERO Alberto

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA - GIORGIA MELONI

    1

    Presente

    FIAZZA Tommaso

    Componente

    LEGA SALVINI EMILIA ROMAGNA - IL POPOLO DELLA FAMIGLIA

    1

    Assente

    LARGHETTI Simona

    Componente

    ALLEANZA VERDI SINISTRA - COALIZIONI CIVICHE - POSSIBILE

    1

    Presente

    LEMBI Simona

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO - DE PASCALE PRESIDENTE

    2

    Presente

    LORI Barbara

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO - DE PASCALE PRESIDENTE

    1

    Presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    ELENA UGOLINI PRESIDENTE RETE CIVICA

    1

    Presente

    PALDINO Vincenzo

    Componente

    CIVICI, CON DE PASCALE PRESIDENTE

    2

    Presente

    PESTELLI Luca

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA - GIORGIA MELONI

    1

    Assente

    PETITTI Emma

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO - DE PASCALE PRESIDENTE

    2

    Assente

    PULITANÒ Ferdinando

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA - GIORGIA MELONI

    1

    Presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    PARTITO DEMOCRATICO - DE PASCALE PRESIDENTE

    2

    Presente

    SASSONE Francesco

    Componente

    FRATELLI D'ITALIA - GIORGIA MELONI

    1

    Presente

    TRANDE Paolo

    Componente

    ALLEANZA VERDI SINISTRA - COALIZIONI CIVICHE - POSSIBILE

    2

    Presente

    UGOLINI Elena

    Componente

    ELENA UGOLINI PRESIDENTE RETE CIVICA

    1

    Presente

    VIGNALI Pietro

    Componente

    FORZA ITALIA - BERLUSCONI - UGOLINI PRESIDENTE - NOI MODERATI

    2

    Assente

     

    È presente il consigliere Paolo CALVANO (PD) in sostituzione del consigliere Lodovico ALBASI (PD).

     

    Sono altresì presenti: Maurizio FABBRI (PD), Nicola MARCELLO (FdI) e Davide BARUFFI (Assessore a programmazione strategica e attuazione del programma, programmazione fondi europei, bilancio, patrimonio, personale, montagna e aree interne), Alessio MAMMI (Assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca, rapporti con la ue).

    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    UDIENZA CONOSCITIVA 5 MAGGIO 2025

     

    PRESIDENTE (Arletti): Buongiorno a tutti. Cominciamo la seduta di udienza conoscitiva e diamo inizio alla sessione Europea per l'Assemblea legislativa. Oggi cominciamo da un percorso che permette alla commissione e all'Assemblea tutta di approfondire, innanzitutto, il programma di lavoro della Commissione Europea per il 2025, di confrontare quelle che sono le strategie della Regione proprio con il programma di lavoro stesso. L'obiettivo di tutto il lavoro che faremo in questo mese è quello di tradurre, come ci ha spiegato anche prima la dottoressa Palazzi, le norme e le politiche europee in opportunità concrete per il territorio e per i cittadini emiliano-romagnoli. Io non mi dilungo oltre nell'introduzione perché abbiamo tempi da rispettare per tutti quelli che sono i nostri ospiti che abbiamo oggi in udienza. Partirei con i saluti istituzionali. Faccio uno switch semplicemente perché il dottor Maurizio Molinari, che è responsabile dell’ufficio a Milano del Parlamento Europeo - e chiedo conferma se è collegato da remoto e se mi sente - che ha un impegno e ci deve salutare in tempi rapidi e gli diamo la parola per un saluto. La sentiamo benissimo. Adesso la vediamo e la sentiamo.

     

    MOLINARI: Grazie mille presidente. Ringrazio il presidente Fabbri, ringrazio l'assessore Baruffi, ringrazio tutti gli eurodeputati e le eurodeputate presenti, l'onorevole Moretti, l'onorevole Cavedagna, l’onorevole Bonaccini, che è di casa lì in Regione e che vi abbiamo forse rubato come Parlamento Europeo e speriamo lui non rimpianga voi e voi non rimpiangerete troppo lui. Io porto semplicemente un breve saluto come capo dell’ufficio a Milano del Parlamento Europeo. Ormai è una bella tradizione questa di partecipare alla sessione conoscitiva dell'Assemblea, di ascoltare il rapporto, di capire di più quanto l'Unione Europea, il Parlamento Europeo, la Commissione Europea, sono importanti per l'Emilia-Romagna e quanto l'Emilia-Romagna è una regione importante per l'Unione Europea. Si parlava prima in apertura dell'importanza del supercomputer, ma io ricordo le tantissime realtà emiliano-romagnole che hanno una dimensione europea, a partire dalle imprese più piccole alle imprese più grandi, mi viene in mente l'esempio della Ferrari, per esempio, di tutto il distretto di Maranello, ma anche l'agenzia per la sicurezza alimentare di Parma, per esempio, e cito solo due dei tanti esempi che potrei fare. Siamo all'inizio di una legislatura in cui le priorità chiave sono state definite dalla stessa presidente del Parlamento Europeo e dalla presidente della Commissione Europea. Le priorità chiave sono la competitività e la difesa comune. Due priorità che coinvolgono assolutamente la Regione Emilia-Romagna su vari livelli; in primis, a livello di politica industriale, a livello di politiche per la competitività, di questa corrispondenza biunivoca fra la regione è l'Unione Europea, fra la regione è l'Europa in generale, ma anche a livello di, se veramente siamo seri nel voler pensare una politica di difesa e di sicurezza comune, anche qui l’indotto andrà sicuramente a ricadere su aziende, su industrie attive in regione. Poi, parlando di competitività, non possiamo non accennare a quello che è la sfida delle sfide, cioè, il voler avviare, continuare la transizione verde, salvaguardando le nostre economie, salvaguardando le nostre imprese e, allora, il Cleaning Industrial Deal, che è questo grande pacchetto di misure che la Commissione Europea proporrà e che il Parlamento Europeo esaminerà. C'è stato qualcuno che voleva porre in contrapposizione il Green Deal della scorsa legislatura con il Cleaning Industrial Deal, io penso che sia una contrapposizione più adatta per una dialettica forse da riprendere sui media che una contrapposizione reale, nel senso poi sappiamo tutti che non riusciremo mai ad avere una vera politica industriale che sia competitiva, se non teniamo conto della transizione verde e non riusciremo mai ad avere una transizione verde se non teniamo conto del fatto che dobbiamo salvaguardare la competitività delle imprese. Chiudo parlando di un'altra sfida. Parlavo del supercomputer. Ecco, la transizione digitale, i temi con cui ci dobbiamo confrontare che riguardano l'intelligenza artificiale, su cui l'Unione Europea precursore nel normale, nel cercare di fare chiarezza in un settore così complesso, ma anche le sfide dei rapporti con le grandi piattaforme, tutto quello che sta succedendo dall'altra parte dell'Atlantico, su cui non sta a me dilungarmi, però anche qui, la transizione digitale è un fattore chiave che dovremo sicuramente affrontare. Non abbiamo scelta, l’affronteremo perché saremo costretti e quindi è meglio farci trovare preparati. Io ho accennato solo ad alcune delle sfide che riguardano l’Unione Europee e che riguardano anche la Regione Emilia-Romagna. Lascio poi a tutti quelli che interverranno dopo di me, a partire dai saluti istituzionali per passare poi agli stakeholder e per concludere con gli interventi degli eurodeputati e delle eurodeputate. Vi ringrazio davvero per avermi permesso di intervenire. Mi dispiace aver dovuto fare questo cambio di scaletta e dovervi salutare, ma devo prendere un treno e, quindi, vi auguro un buon proseguimento dei lavori.

     

    Presidente ANNALISA ARLETTI Grazie dott. Molinari per il contributo. Prima di passare ai saluti istituzionali da parte della Giunta e da parte dell'Assemblea, ringrazio per la presenza, come già accennava il dottor Molinari, qui oggi dei parlamentari europei. Abbiamo l'onorevole Stefano Bonaccini del gruppo dei Socialisti e Democratici, che ringrazio per la presenza; insieme a Stefano Cavedagna del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei; è collegata anche Alessandra Moretti, sempre del gruppo dei Socialisti e Democratici. Passerei la parola per i saluti istituzionali al presidente dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Maurizio Fabbri.

     

    FABBRI, presidente Assemblea legislativa: Buongiorno a tutte e a tutti voi. Con piacere ho accolto l'invito del presidente Arletti di partecipare all’udienza conoscitiva per la presentazione programma di lavoro 2025 della Commissione Europea. Vorrei anch'io, innanzitutto, portare i saluti istituzionali dell'Assemblea legislativa alla parlamentare europea Alessandra Moretti, che è collegata da remoto, ai parlamentari europei presenti Stefano Bonaccini e Stefano Cavedagna, che si sono messi a disposizione per questa occasione e con i loro interventi ci daranno molti elementi utili sul complesso quadro dentro il quale ci stiamo muovendo. Un quadro in forte evoluzione, con gli scenari mondiali che tutti conosciamo e che hanno imposto una nuova agenda di priorità rispetto alla precedente legislatura europea. Saluto e ringrazio Maurizio Molinari, responsabile dell'ufficio del Parlamento Europeo di Milano che è appena intervenuto, anche per la collaborazione prestata in questi anni che è stata molto preziosa per favorire la partecipazione dei parlamentari europei eletti nella circoscrizione nord-est e questo appunto annuale della Regione Emilia-Romagna. Ringrazio Claudia Colla, capo rappresentante regionale dell'ufficio di Milano della Commissione Europea per il contributo che ci ha inviato. Saluto tutte le persone qui presenti e quelle collegate da remoto. L'udienza conoscitiva è un autentico momento di ascolto delle realtà che operano sui nostri territori, affinché possano contribuire con le loro osservazioni a definire quali, tra le nuove proposte legislative e le nuove politiche che la Commissione Europea intende presentare nel corso del 2025, sono prioritarie per questa regione. L'udienza conoscitiva di quest'anno è, inoltre, particolarmente significativa perché è la prima della XII legislatura. Si apre quindi un nuovo ciclo di lavoro insieme che vorremmo fosse il più possibile vicino ai cittadini e alle cittadine dell'Emilia-Romagna, in continuità con l’attenzione particolare al principio della partecipazione che questa istituzione si è impegnata da applicare nell'attuazione delle sue politiche. I contributi di oggi diventeranno parte di quella riflessione che l'Assemblea legislativa affronterà nei prossimi giorni, prima delle singole commissioni, in base alle competenze di ciascuna; e poi in aula, con l'approvazione di una delibera di indirizzo e chiusura del percorso. Colgo l'occasione per ringraziare fin d'ora tutte le strutture di Giunta e Assemblea coinvolte che collaborano strettamente per dare il maggior supporto possibile ai decisori politici in questo processo. La legge regionale 16 del 2008, che disciplina la partecipazione della Regione Emilia-Romagna alle norme e alle politiche dell'Unione Europea e definisce, quindi, il quadro legislativo regionale entro il quale ci muoviamo, è stato un esempio seguito da molte altre regioni. Alcune disposizioni della legge negli anni sono state aggiornate, consolidando spesso prassi prima sperimentate sul campo, con l'obiettivo di favorire l'applicazione sempre più efficace ed efficiente e questa capacità di sapersi mettere in discussione per migliorare ci ha permesso più volte di elaborare posizioni significative in grado di portare la voce dell'Emilia-Romagna sui tavoli nazionali ed europei. Con lo stesso approccio, anche quest'anno, nonostante l'insediamento della nuova legislatura abbia spostato in avanti le tappe della sessione Europea, non si è dovuto rinunciare all'opportunità di coinvolgere la cittadinanza, l'associazionismo e gli enti locali attraverso l’udienza conoscitiva. Ci saranno altre occasioni in cui svolgere approfondite riflessioni politiche, ma penso sia importante ricordare, soprattutto in questo anno in cui ricorre l'ottantesimo anniversario della Liberazione, che l'Unione Europea, anche se non perfetta, anche se migliorabile sotto molti punti di vista, resta comunque l'organismo che ci sta assicurando da molti decenni pace e prosperità, in un quadro giuridico chiaro rispetto alla tutela dei diritti umani. Non dobbiamo dare per scontate la libertà e la democrazia, conquistate a caro prezzo dalle generazioni precedenti ed è nostro dovere impegnarci affinché questo ambizioso progetto, nato dalle ceneri di un’Europa martoriata dalla Seconda Guerra Mondiale, continui a perseguire dentro e fuori i propri confini un futuro senza guerre e dittature, un'economia più sostenibile e più giusta, una società senza discriminazioni. Chiudo ringraziando per la disponibilità e la collaborazione accordata i consiglieri Barbara Lori e Ferdinando Pulitanò, che sono stati appena nominati dalla commissione I referenti, rispettivamente per la maggioranza e la minoranza, di questo processo che si sta avviando. Auguro a loro e a tutti voi un buon lavoro. Grazie.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie presidente. Do la parola all'assessore al bilancio, personale, patrimonio, ordine istituzionale e, soprattutto, in questo caso, rapporti con l'Unione Europea, Davide Baruffi.

     

    BARUFFI, assessore: Grazie presidente. Mi associo non solo ai saluti, ma ai ringraziamenti che ha svolto il presidente dell'Assemblea e, in particolare, ai nostri ospiti, ma anche a lei per la collaborazione, come sempre per un’efficiente trattazione della questione rilevante che oggi abbiamo all'ordine del giorno e ai due relatori, coi quali collaboreremo nel corso delle prossime settimane. La prima considerazione, perché non sia un semplice saluto istituzionale, ma un contributo anche a posizionare questa prima sessione europea che affrontiamo nella legislatura, ha a che fare con l'Emilia-Romagna regione d'Europa. Lo abbiamo ripetuto tante volte e oggi credo valga la penna, più che mai, sottolinearlo. L'Emilia-Romagna vive nel mondo, ma vive nel mondo attraverso l'Unione Europea e in questo sta un'intuizione, io credo fondamentale, che questa regione ha compiuto e con una certa coerenza ha perseguito, che viene da lontano, penso al 1970 e alla figura del primo presidente della Regione, Guido Fanti, a cui non a caso è intitolata questa sala. Si è presa la migliore ispirazione di questa città, di Bologna, e la si è portata anche dentro la regione che si stava costruendo, per avere un'Europa di popoli, per avere un’Europa di paesi che potessero convivere pacificamente, ma per avere anche un’Europa delle regioni che è un tratto fondamentale della costituency dell'Unione e che oggi è uno degli elementi che noi dobbiamo riaffermare anche nell'equilibrio delle nuove politiche che si vanno definendo. Come ha correttamente illustrato la dottoressa Palazzi, che ringrazio, e con lei anche tutte le strutture della Giunta, questo è un momento importante del nostro essere Regione d’Europa nella scansione dell'anno perché è la fase precipua nella quale siamo chiamati a dare un contributo essenziale alla fase discendente, quindi, al recepimento delle norme comunitarie e, al tempo stesso, anche alla fase ascendente, cioè, alla costruzione di un’agenda dentro la quale le priorità dell'Emilia-Romagna possono essere coerentemente collocate. Aggiungo che questo ci carica anche di una responsabilità rispetto all'attuazione delle politiche comunitarie perché davvero possano essere a misura di cittadino, a misura di impresa, a misura del nostro territorio e percepite sempre più come un'opportunità da cogliere e un elemento di sostegno nei momenti di difficoltà. Vale in generale, vale in fase storica come questa, segnata da cambiamenti profondi e anche da rapidi mutamenti di scenario dell'ordine globale. Io credo che, in questo, ritrovare e riaffermare una coerenza tra le politiche e la programmazione comunitaria e quella regionale sia un punto di forza da cui l'Emilia-Romagna può e deve ripartire. E sono tanti gli elementi di coerenza, guardando anche l'impegno annuale della commissione, oltre che il nuovo mandato, che possono essere riscontrati. Saperli sviluppare in modo adeguato e declinare, poi nel territorio, in modo coerente e conseguente, credo che sia responsabilità di tutti, in particolare in questo caso, nostra. Tra i tanti capitoli individuati ne sottolineo alcuni. Penso, ad esempio, il pacchetto della semplificazione su cui è posta grande enfasi; sono annunciate diverse iniziative anche di pacchetti legislativi Omnibus e questa è una delle questioni più fortemente ricorrenti anche nell'agenda e nel dibattito di questo tempo a livello regionale, anche nella definizione del nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima su cui siamo impegnati, il sistema delle imprese - e forse dopo ne avremo in qualche modo testimonianza - ha posto questa come questione dirimente. Vale per le imprese, vale per i cittadini, vale per le stesse istituzioni e, quindi, credo che il nostro contributo, oltre che alla semplificazione del procedimento legislativo e di quelli amministrativi, possa e debba partire prima di tutto anche dall'impiego delle risorse comunitarie, come terreno comune disponibile, su cui lavorare con la commissione, con il Parlamento Europeo, con i due rami delle Camere del governo nazionale e noi come ragione. Poi ancora, lo ha ricordato la dottoressa Palazzi, il tema della competitività, ripreso anche dal dottor Molinari, che ringrazio, per la rilevanza che assume e che giustamente ha nel centro rispetto alla bussola coordinata da Mario Draghi, ma anche alla strategia per il mercato unico che è stata affidata Enrico Letta. E quindi l'innovazione industriale, l'accesso alle risorse, alla sostenibilità dei processi produttivi: sono questioni su cui l'Emilia-Romagna è in prima linea, sia dal punto di vista delle opportunità che delle criticità e, quindi, pienamente coerente nell'agenda nostra l'indicazione di lavoro della commissione. Il patto per un'industria pulita, il piano d'azione per un'energia a prezzi accessibili, l’atto legislativo sull'accelerazione della decarbonizzazione industriale: noi abbiamo aspettative rispetto a questo pacchetto di misure e ci sentiamo anche impegnati a portare un contributo, non solo attraverso le consultazioni pubbliche, che prima venivano ricordate, ma in questo lavoro, per costruire una sinergia che attraverso i nostri rappresentanti a Bruxelles, che possa mettere a segno degli elementi particolarmente coerenti con le necessità che abbiamo. E sanno bene i commissari e i consiglieri regionali quanto questo sia coerente, anche rispetto al programma che abbiamo presentato e alle priorità che abbiamo in corso in questo momento. Se penso all'energia, penso la necessità di andare al nuovo Piano Energetico Regionale e, al tempo stesso, nell'immediatezza, anche alla necessità di dotarci della cosiddetta legge sulle aree idonee. Quindi, priorità di lavoro annuale che coincidono perfettamente con l'impegno in questo momento. Ancora l'innovazione, lo sottolineava sempre il dottor Molinari, è un terreno sul quale noi riteniamo di poter dare un contributo importante, non solo per il lavoro straordinario che questa Regione ha fatto negli ultimi dieci anni, scalando la classifica delle regioni innovative, oggi siamo qualificati nella categoria degli innovatori forti, noi e la Regione Friuli-Venezia Giulia, per dire chi dà un contributo in questo anche al pacchetto di testa comunitario, ma al tempo stesso per il contributo che da qui può venire alla strategia anche autonoma di rafforzamento dell'Unione Europea, perché esiste senz'altro un tema di difesa comune - e questo è un impegno in cui la commissione ha sfidato tutti gli Stati a fare un passo avanti e a cui anche il nostro paese deve corrispondere - ma esiste anche ultima di autonomia strategica, a cui io penso i territori possano dare un contributo essenziale. E alcuni di questi elementi sono stati correttamente ricordati, non solo il Tecnopolo di Bologna, ma la rete dell'alta tecnologia dell'Emilia-Romagna è a disposizione di questo sistema perché è stata costruita anche con le risorse comunitarie, in partnership con i governi che si sono succeduti, e perché in questo possiamo dare un elemento di forza anche al nostro sistema di impresa impegnati su questa frontiera. Ancora, provo ad essere rapido ma sono temi di assoluta rilevanza per la nostra agenda, il tema della resilienza e della salute: sono questioni che sarebbero rimaste fuori dal perimetro del dibattito europeo, perché affidati ai singoli stati nazionali. Le circostanze gli ultimi anni ci hanno consegnato un quadro di priorità differenti, la necessità di cambiare. Se abbiamo affrontato la crisi pandemica è perché abbiamo costruito un grande consorzio europeo, anche per l'acquisto dei vaccini; e oggi siamo chiamati a non disperdere quella lezione e a tenere dal centro il tema della strategia per le contromisure sanitarie rispetto anche al tema dei medicinali, c'è un atto legislativo specifico su questo. Quindi, nel momento in cui chiediamo al nostro governo di finanziare maggiormente anche il Fondo Sanitario Nazionale, non dimentichiamo che esiste una necessità di convergenza anche in questo e, quindi, ciò che vale per la difesa, noi lo chiediamo anche per la salute. Credo che sia un terreno su cui la voce delle regioni possa e debba farsi sentire con grande forza. Così come, aggiungo, nel quadro di revisione anche di medio termine della programmazione dei fondi europei, che il vicepresidente della commissione ha proposto, noi rintracciamo due elementi di forte coerenza rispetto al quadro delle nostre necessità: penso al tema della casa e penso al tema anche della capacità di resilienza rispetto a eventi traumatici e ai grandi cambiamenti climatici, cioè, difesa del suolo e contrasto alla siccità. Noi su questo siamo impegnati, siamo impegnati ad avanzare proposte già nel corso dei prossimi mesi, per un grande Piano Case, per un piano di messa in sicurezza del territorio e credo che in questo anche una revisione della politica di coesione possa trovare una quadratura per dare un contributo alla sua ragion d'essere all'interno del quadro finanziario pluriennale. Lo dico e chiudo su questo, perché in tempi di stravolgimenti e in tempi di emergenze, i fondi di coesione, come dico spesso, rischiano di essere un vaso di coccio tra vasi di ferro e, quindi, rischiano di dover cedere il passo ad altre necessità. Io condivido l'indicazione che il governo ha dato di non sacrificare queste politiche alla necessità di una difesa comune però affermo anche la necessità di costruire un modo di essere in campo da parte delle regioni che permetta di impiegare bene e utilmente queste risorse per ridurre i divari territoriali, per questo nascono. E guardate che questo è un tempo in cui i divari territoriali, come sappiamo, tendono ad acuirsi e noi, attraverso le ossa della coesione che stiamo mettendo in campo, le nostre strategie anche per le aree interne e per la montagna, per riaffermare la necessità di un partenariato forte, di una governance multilivello in un quadro di piena collaborazione tra le istituzioni e non di competizione tra le stesse e la possibilità anche di mettere in campo strumenti utili allo sviluppo e alla transizione industriale per quanto riguarda il sistema delle nostre imprese. Ecco, di questo avremo modo di discutere anche nella giornata di giovedì, abbiamo previsto un evento, un focus sulla “coesione 2050, ruolo dell'Emilia-Romagna nell'Europa che cambia”. Anche in questo caso, abbiamo invitato interlocutori di rango nazionale e internazionale per confrontarci su questo temo e penso che sia importante in questo tenere con noi la voce dei comuni, delle comunità locali, dicevamo prima con la relatrice Lori, perché credo che l'Emilia-Romagna sia portatrice di un'esperienza, che non è solo quella dell'Europa delle regioni ma dell'Europa delle autonomie, che danno un contributo dal basso a realizzare gli obiettivi strategici che la Commissione, il Parlamento fissano. In questo, in un tempo di accelerazione, in un tempo di sconvolgimenti, l’invito è a non semplificare, noi abbiamo bisogno di semplificazione normativa, ma non di semplificare la complessità del quadro che abbiamo davanti, ma di saperlo rappresentare e saperlo far muovere verso gli obiettivi che sono stati indicati. Grazie e buon lavoro davvero a tutta la commissione.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie assessore. Dunque, per aggiungere un contributo rispetto a quello che poi andremo ad ascoltare anche dai nostri ospiti, ho ricevuto, e vi leggo brevemente, un rapporto da parte della Commissione Europea a Milano. Solitamente è con noi la dottoressa Colla che però non può essere con noi oggi, anche perché è la settimana dell'Europa, quindi sono tantissime le iniziative sui territori. Ci ha andato questo contributo che io adesso vi leggo anche per arricchire ulteriormente il dibattito di oggi. Il programma di lavoro della Commissione Europea adottato l’11 febbraio definisce le iniziative chiave che la Commissione intende adottare nel 2025 per realizzare le sue priorità: avanzare insieme un'unione più audace, semplice e veloce. Il programma di lavoro viene adottato in un momento in cui L'Europa è impegnata ad affrontare delle sfide interconnesse in un contesto geopolitico complesso. La continua guerra in Ucraina, che ridefinisce il panorama della sicurezza europea e alimenta attacchi alla nostra democrazia e ai nostri valori, nel tentativo di creare delle sfere di influenza; la necessità di gestire più efficacemente le migrazioni verso l'Europa e gli impatti sempre più visibili del cambiamento climatico in tutta l’Unione Europea. In tale contesto, il primo programma di lavoro di questa Commissione si concentra su delle azioni coraggiose per rafforzare la nostra sicurezza, la nostra prosperità e la nostra democrazia e per rispondere alle questioni che contano di più per gli europei. L'obiettivo è aumentare la competitività, migliorare la sicurezza e rafforzare la resilienza economica. Semplificare e rendere più efficaci le normative è al centro di questo programma di lavoro. Delle 51 iniziative annunciate, undici iniziative, inclusi i pacchetti Omnibus, hanno un obiettivo di semplificazione o una forte dimensione di semplificazione. Per sottolineare l'importanza della semplificazione delle regole e della loro efficacia implementazione è stata adottata una visione per un'ambiziosa agenda di attuazione semplificazione. -- ridurre gli oneri e stimolare competitività, prosperità e resilienza nell'Unione Europea. Il 26 febbraio sono stati presentati due pacchetti Omnibus: il primo, sulla sostenibilità, darà un forte contributo alla semplificazione delle norme per molti settori economici e amministrativi; il secondo, sulla semplificazione degli investimenti, faciliterà, tra le altre cose, l’attuazione di Invest EU e del Fondo Europeo per gli investimenti strategici, semplificandone la rendicontazione. Le iniziative chiave dei settori prioritari delle linee guida politiche della presidente Von der Leyen sono al centro della Commission Work Programme. Per rafforzare la prosperità e la competitività è necessario rimanere in corsa a livello globale per raggiungere la neutralità climatica e assumere la leadership nello sviluppo di tecnologie. Tuttavia, l'Europa affronta problemi strutturali che la pongono in svantaggio rispetto ai principali concorrenti. Tale svantaggio, a gennaio, ha portato all'adozione della “bussola per la competitività” che guiderà gli sforzi della Commissione Europea durante tutto il mandato. Fra le iniziative previste dalla bussola spicca il Patto per l'industria pulita, adottato il 26 febbraio del 2025, che creerà e sosterrà condizioni ottimali per l'industria affinché recuperi competitività, mentre le imprese europee si decarbonizzano. Il programma di lavoro include gli obiettivi chiave del Patto per l'industria pulita e della bussola per la competitività previsti per quest'anno e tra questi ci sono: la nuova strategia per il mercato unico, un'unione per il risparmio e gli investimenti, la revisione del quadro per la cartolarizzazione, nonché una strategia UE per le startup e le scailup. Sono inoltre incluse iniziative chiare per rafforzare le competenze dell'UE in settori strategici come l’intelligenza artificiale, il digitale, la tecnologia quantistica e lo spazio. In questo quadro, la Regione Emilia-Romagna potrà beneficiare delle iniziative su intelligenza artificiale, la AI Continent Action Plan, il Quantum Computing, il Quantum Strategy e infrastrutture digitali come il Digital Networks Act. Tra queste spicca anche il ruolo della AI Factory di Bologna, come esempio concreto di come l'intelligenza artificiale possa tradursi in soluzioni utili per le imprese, la ricerca e la pubblica amministrazione. Parliamo ora di difesa e di sicurezza. Nell'attuale contesto di minaccia, la priorità nell'ambito della difesa e della sicurezza sarà il miglioramento delle capacità di difesa comuni. Il libro bianco sul futuro della difesa europea avvierà un'ampia consultazione per stabilire un quadro comune per le esigenze di investimento in difesa e per le capacità critiche di difesa. Sulla base del rapporto speciale di Saul Ininsto, la strategia dell'Unione per la preparazione alle crisi mirerà a migliorare la capacità di risposta alle minacce transfrontaliere. La nuova strategia per la sicurezza interna presenterà una serie di azioni per garantire che la sicurezza on-line e off-line sia integrata nella legislazione e nelle politiche dell'UE già a partire dalla progettazione. Parallelamente alla continua attuazione del Patto su asilo e migrazione sarà adottata una strategia dedicata e un nuovo quadro legislativo per accelerare e semplificare le procedure di rimpatrio. Diritti Sociali: sostenere le persone e rafforzare le nostre società e il nostro modello sociale è una priorità per la Commissione Europea, per questo sarà data priorità alla attuazione del Pilastro europeo dei Diritti Sociali attraverso un nuovo piano di azione. Per garantire condizioni di lavoro dignitose anche nel mondo digitale, alti standard di salute e sicurezza, contrattazione collettiva, accesso alla formazione e transizioni eque, sarà lanciata una roadmap per un'occupazione dignitosa. Inoltre, l'iniziativa Unione delle Competenze affronterà le carenze di competenze e manodopera, garantendo alle imprese l'accesso a una forza lavoro qualificata, essenziale, per aumentarne produttività e competitività. Agricultura e water resiliens: per una regione come l'Emilia-Romagna, che rappresenta uno dei principali poli agricoli e agro-industriali dell'Europa, questo ambito d'azione è particolarmente interessante. In particolare, la visione per l'agricoltura è l'alimentazione, presentata il 19 febbraio, assume un'importanza strategica. L'obiettivo è fornire un quadro normativo stabile e lungimirante per sostenere le filiere di qualità, tutelare la redditività degli agricoltori e promuovere le produzioni sostenibili, in linea con l'eccellenza del made in Italy e le numerose dop e IGP regionali. Il pacchetto di semplificazione della Politica Agricola Comune risponde concretamente alle esigenze di agricoltura amministratore regionali, semplificando le procedure, riducendo gli oneri burocratici e migliorando l'efficacia dei controlli anche grazie agli strumenti digitali. La strategia europea per la resilienza idrica è altrettanto centrale in un contesto come quello emiliano-romagnolo, fortemente esposto agli effetti dei cambiamenti climatici, con eventi estremi sempre più frequenti. La strategia mira a garantire una gestione integrata e sostenibile delle risorse idriche, promuovendo investimenti in infrastrutture idriche intelligenti e reti irrigue efficienti, tecnologie per il riuso e l’ottimizzazione. Democrazia. Democrazia, stato di diritto e diritti fondamentali sono i pilastri dell'Unione Europea. Proteggere la nostra democrazia e difendere i valori europei sarà essenziale in un mondo frammentato e polarizzato. Lo scudo per la democrazia, Democracy Shield, affronterà le varie minacce in evoluzione; sarà la forzato l'impegno della Commissione per sostenere e proteggere la società civile e aggiornare le nostre strategie per l'uguaglianza, per LGBTIQ e contro il razzismo. Il Commission Work Programme 2021 conferma l'impegno della Commissione Europea a rafforzare l'inclusione ai diritti fondamentali, annunciando una nuova strategia per l'uguaglianza e una strategia aggiornata contro il razzismo. Le iniziative mirano, per contrastare ogni forma di discriminazione, promuovere società inclusive e proteggere i valori fondanti dell'Unione in un contesto globale sempre più frammentato. In linea con le priorità del Commission Work Programme 2025, l'Emilia-Romagna rappresenta un esempio concreto di attuazione a livello territoriale delle politiche europee di inclusione e valorizzazione delle diversità. Global Partnership: l'Europa dovrà ovviamente essere più globale per rafforzare il suo valore e le sue partnership, specialmente nel contesto globale in cui l'ordine basato sulle regole è stato messo in discussione. La nostra priorità assoluta resta il sostegno all’Ucraina per tutto il tempo necessario. Sarà definita chiaramente la cooperazione con i paesi e le regioni e le regioni partner in vari ambiti e politiche, adottando il Patto per il Mediterraneo, che mira a essere la nuova cornice di cooperazione economica, energetica e sociale tra UE e paesi del Mediterraneo, oltre alla strategia per il Mar Nero e agenda strategica UE India, per rafforzare la cooperazione economica, tecnologica, energetica e di sicurezza. Sfide future: per rafforzare l'Unione in termini di sicurezza e prosperità e competitività, sarà necessario agire in maniera compatta e pronta per affrontare le sfide future; sarà proposto un nuovo quadro finanziario pluriennale che dovrà essere più semplice nel suo funzionamento, incisivo e mirato laddove l'azione dell'UE è maggiormente necessaria ma in modo flessibile. Infine, l'esame pre-allargamento delle politiche dell'Unione analizzerà le conseguenze e gli impatti dell'allargamento su tutte le politiche dell'Unione Europea, identificando eventuali lacune normative ed esplorando soluzioni per migliorare la governance dell’Unione Europea e la sua capacità di agire rapidamente. Il programma di lavoro della commissione traccia un’agenda ambiziosa e concreta per rafforzare la competitività, la sicurezza e la resilienza dell’Unione. La sua piena attuazione richiederà un forte impegno condiviso tra istituzioni europee, Stati membri e territori, affinché le priorità delineate si traducano in benefici tangibili per cittadini, imprese e comunità locali. Presento gli ospiti di oggi. Abbiamo qui tra gli stakeholder, Stefania Gamberini di CNA Emilia-Romagna, che saluto; Gianni Bessi, presidente di Confservizi; Lorenzo Benassi Roversi di CISL Emilia-Romagna; Pietro Mambriani, responsabile delle aree politiche industriali d'Europa, Confindustria Emilia-Romagna; Lia Casali di Animal Liberation, organizzazione di volontariato; Marco Casali di Confagricoltura; abbiamo presente per Confindustria anche Gianluca Rusconi e Mauro Bosi, presidente di CFB Bologna. Passo la parola, andando in ordine di iscrizione al form, a Gianni Bessi, presidente di Confservizi.

     

    BESSI: Grazie dell'opportunità. Cercherò di stare nell'ambito dei temi che ho la fortuna e l'onore di rappresentare che è quello che riguarda i gestori dei servizi pubblici locali, in tre ambiti strategici come quello ambientale, energetico e del sistema idrico, che sono toccati ovviamente da quello che è stato presentato e che è l'oggetto della seduta di oggi che non lo affrontiamo solo di forma, ma anche di sostanza, perché crediamo che le strategie, non solo della Regione Emilia-Romagna, ma le strategie integrate nella fase ascendente e discendente siano parte integrante della governance di quello che con ambizione dobbiamo cercare di portare avanti per la crescita, non solo economica, ma anche sociale, culturale e di partecipazione delle nostre comunità. Quindi, il punto di partenza, colgo l'occasione, concentro esclusivamente sul tema delle strategie, inteso come valore, e chiaramente il punto di partenza è che negli ultimi anni le difficoltà a tenere insieme, in particolare nei tre ambiti in cui agiscono le aziende di cui rappresento, i fattori cardine dello scenario ambientale in cui ci muoviamo a 360°, che si muovono gli Stati, i territori, quindi le regioni, le imprese e cittadini, vengono toccati da alcune parole chiave che sono sempre più ricorrenti e sempre più presenti nel nostro dibattito che sono la sicurezza e la transizione, senza dimenticare un altro vertice di quello che possiamo parlare di un trilemma della contemporaneità, che è quello della sostenibilità sia economica che sociale ed ambientale, che credo che, posso dire senza senza ombra di dubbio, siano i pilastri fondanti anche di questa, non solo nuova legislatura regionale, ma partano anche dalla presentazione dei documenti europei del febbraio scorso. Queste priorità, queste parole chiave cominciano per quanto ci riguarda a essere declinate e debbano essere anche declinate, anche in una visione di breve e medio periodo, non esclusivamente lasciarle in un dibattito dove difficile prendere ogni tema singolarmente, perché la complicità e l'urgenza del momento porta la necessità e uno sforzo, non solo politico, ma anche economico, non indifferente. Ecco, nonostante tutto questo, ovviamente, se può essere una premessa molto sintetica, è difficile pensare o cercare di immaginare di uscire dal citato trilemma che vi dicevo, abbandonando l'obiettivo della sostenibilità. Giustamente, a partire dagli obiettivi ONU, sono parte integrante delle leve dello sviluppo sostenibile, appunto, ed è in tutti i documenti strategici di cui abbiamo parlato finora. Chiaramente le nostre aziende hanno queste priorità come punto centrale delle strategie aziendali a cui costruiscono piani industriali che puntano sui cosiddetti business sostenibili, nonostante chiaramente anche l’attualità ci porta a discussioni e spinte diverse che cercano anche di portare o cercare di trovare soluzioni che portano indietro o comunque che mettono in discussione il concetto o comunque le azioni di sostenibilità. Quindi, le contrapposizioni esistono, bisogna essere consapevoli che ci sono, che portano anche a contrasti, finché questi contrasti sono sugli aggettivi che qualificano la sostenibilità o la transizione, più ambiziosa o più pragmatica, ovviamente l'argomento è in discussione. Però noi crediamo che non bisogna farsi offuscare esclusivamente da questa continua discussione o sulle sfumature, ma occorre puntare sulle azioni e sulle leve strategiche fondamentali per portare avanti, poi concretamente, il concetto di sostenibilità che passa da due leve: da una parte, che deve sempre più entrare nella catena del valore e dei valori della comunità, inteso in senso lato, quindi, nel lato imprese, nel lato dei nostri comportamenti quotidiani ed altro ancora; e sempre più rafforzare e creare partnership condivise nel lavorare insieme per il raggiungimento di questi obiettivi. Ecco, se vogliamo trovare una piccola o grande morale della favola che ci porta anche alla cosiddetta “bussola della competitività”, occorre che nel breve-medio periodo abbiamo la consapevolezza che ci sono delle azioni che sono determinate anche dal contesto e dal livello tecnologico, dal livello culturale, ingegneristico, organizzativo, in cui ci troviamo e questo vale per tutti. Ecco, solo così, a nostro avviso, si può dar forma al Cleaning Industrial Deal, che è una delle parti fondamentali che crea quel nuovo modello di competitività che vede e si comincia a essere presente la definizione di affrontare queste sfide importanti, epocali, in termini anche di breve e medio periodo. Poi ovviamente ci sono tutte le varie azioni e tutte le varie flag, adesso non vado a toccare ogni punto. Da parte, come sono state presentate poi dalla comunicazione della presidente Ursula Von der Leyen. Dall'altra parte il nostro impegno si traduce nella creazione continuando a creare modelli di valore e di sviluppo che favoriscono questo tipo di transizione verso un'economia circolare che garantisca allo stesso tempo un impatto sociale positivo per la comunità in cui operiamo attraverso strategie mirate e concrete che puntano costantemente a ridurre l’impronta ambientale e migliorare l'efficienza dei sistemi. Ma ovviamente è un percorso e deve essere visto come un contributo alla competitività e, quindi, a quel tema della sostenibilità come parte integrante della catena del valore della produzione industriale dei servizi. Un impegno che passa ovviamente dalla garanzia - e questo le nostre aziende lo portano avanti con investimenti e occupazione di qualità - all'interno dell'innovazione e la transizione energetica, anzi, è un continuo anche valore che viene testimoniato, questo ovviamente grazie alla pianificazione e alla programmazione che questa Regione si è data in tutti questi anni, parlo del Piano dei rifiuti regionali, il Piano sul tema energetico e idrico che verranno più o meno trattati in questa nuova legislatura e, quindi, anche qui, gli argomenti di cui discutiamo a livello strategico europeo o, comunque, di indirizzo per quanto riguarda la sessione europea, cadranno nei passaggi pianificatori della nostre Regione e partendo dai dati che abbiamo, cioè, di elevata qualità dei servizi di questa regione, la raccolta differenziata, nella percentuale di riciclo, nelle percentuali delle acque depurate e altro ancora, non faccio l'elenco, che però ci vedono ai vertici nazionali europei, è giusto anche ricordarlo. Però vogliamo ovviamente continuare a dare quel contributo al nostro territorio perché sia sempre più, la Regione Emilia-Romagna, in Europa uno dei capofila nel trainare verso la sostenibilità ambientale verso le nuove sfide che dobbiamo affrontare, vista anche la complessità in cui ci troviamo. Ovviamente, tutto questo passa - e questo è anche l'altro ambito trasversale che i documenti che siamo sottoposti con la sessione europea tocca - che è quello della formazione nelle professionalità delle persone che lavorano nelle nostre aziende. Su questo ovviamente, sulla crescita qualitativa su cui passa la sfida delle filiere, ovviamente, dei servizi industriali e di un modello economico, appunto, che indichi crescita economica e responsabilità sociale, questo è uno degli obiettivi, non solo storici delle aziende che rappresento, ma è una sfida e un obiettivo positivo e duraturo per i nostri territori. Ecco che vado a concludere. Ovviamente, nelle scelte strategiche europee della Regione, sia nella fase ascendente e discendente, l'importanza anche di questi momenti perché ci possono permettere di confrontarci, di rendere anche non solo di forma, ma anche di sostanza quella creazione di partnership condivise tra gli attori di questa regione. Tra poco saremo anche chiamati al dibattito e anche a concretizzare il Patto del Clima e del Lavoro che è in iter e, quindi, ovviamente ogni fase, questo, se posso portare un piccolo contributo verso la nuova commissione come è stata presentata, è quello di avere ben presente che il timeline e le varie azioni devono essere anche costruite e realizzate perché questo processo di trasformazione abbia la consapevolezza dello stato e del momento in cui ci troviamo, delle tecnologie, della formazione nel breve e nel medio periodo e poi, ovviamente, ogni grande sfida necessita, ovviamente, anche di ogni singolo passo. Grazie.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie a Gianni Bessi, presidente di Confservizi. Chiamo ad intervenire Lorenzo Benassi Roversi di CISL Emilia-Romagna. Prego.

     

    BENASSI ROVERSI: Innanzitutto, porto i ringraziamenti del mio segretario generale, Filippo Pieri, che avrebbe voluto essere qui e ha affidato a me alcuni punti da condividere. Grazie per questa occasione di confronto. Allora, innanzitutto, leggendo il programma di lavoro della Commissione Europea, condividiamo l'impostazione complessiva, gli obiettivi di semplificazione della burocrazia, il rafforzamento dell'innovazione, le politiche di sostenibilità, la difesa della democrazia, l'aumento della competitività e anche le politiche di difesa. Se lo guardiamo dal mondo del sindacato, in un sindacato che è sempre stato federalista, può essere anche un ulteriore passo di integrazione di un'Europa sempre più coesa, che rinuncia a tante piccole strategie separate e guarda in una direzione, anche quella della difesa, e lo fa in modo comune. Questo, se guardiamo il tema europeo; se guardiamo il tema dal punto di vista locale, certamente c'è un tema di filiere, alcune forse ancora in stato embrionale, penso alle filiere dell'Aeronautica e dell'aerospazio, che possono trovare una possibilità di rilancio proprio a partire dalla strategia europea, dalla difesa comune. Ovviamente questo ci interessa sul fronte dell'occupazione; ci piace meno l'idea che si è affacciata qualche tempo fa di usare le risorse della politica di coesione, ci sembra superata o comunque da superare definitivamente. Ovviamente, la politica di coesione serve decisamente al territorio, tanto più un territorio che cerca di farne anche un utilizzo abbastanza innovativo, come l'Emilia-Romagna; serve alla coesione sociale, non va mai in tensione con l’autonomia strategica, sono due valori fondamentali che dobbiamo fare in modo non stiano in un gioco a somma zero. Politica della difesa comune che potrebbe fare bene alle nostre filiere, potrebbe fare bene certamente a livello europeo, ma vanno trovati fondi, risorse, magari come si è fatto davanti all'emergenza pandemica. Nel programma di lavoro ci rassicura in questo senso la volontà di promuovere l'equità sociale all'interno dell'Unione Europea. Ovviamente, abbiamo anche notato che non ci sono su questo fronte, sul tema delle uguaglianze, neanche direttamente sul tema del lavoro, sul tema della giustizia sociale iniziative propriamente a carattere legislativo, il che ovviamente ci fa venire il dubbio che possa esserci un atteggiamento un po’ meno concreto, un po' più aereo, a differenza, invece, che su temi più strategici quali quelli che emergono dalla congiuntura internazionale. Ci piace molto la centratura sull'industria, sia sulle industrie manifatturiere, in senso classico, dove certamente un tassello importante è quello dell'Emilia-Romagna. Ci piacciono anche le industrie dei servizi avanzati, penso alle fabbriche dell'intelligenza artificiale, a cui si fa riferimento nel programma di lavoro. Abbiamo già citato i supercalcolatori del Tecnopolo che, non a caso, la Regione sceglie di nominare con un acronimo significativo DAMA - dati e manifattura. Però vorremmo ricordare che, alla fine, il primo capitale immateriale dell'industria sia quella manifatturiera tradizionale sia quella più avanzata e più evoluta, è il lavoro e più precisamente sono le competenze. Ci convince molto l'idea di unione delle competenze, finalmente perché è anche un'occasione per realizzare quella libertà alla base del mercato unico, la libertà di circolazione delle persone che ora, legati al tema del lavoro, ovviamente, abbiamo visto molto da est verso ovest per le competenze basse. Moltissimo lo vediamo anche in questo territorio da sud verso nord per le competenze più qualificate, da una parte l'idraulico polacco e dall'altra potremmo avere forse il post doc italiano, che prende a un certo punto il volo verso altre mete su altri Stati perché ovviamente si sente poco riconosciuto e poco valorizzato qui. Ed è un tema che poniamo innanzitutto al pubblico nel nostro paese che, possiamo dire, purtroppo, dobbiamo dirlo, un pessimo employer per i lavoratori della conoscenza e le lavoratrici della conoscenza e questo è fondamentale prendere in considerazione questo tema, se vogliamo, come dice la bussola della competitività, colmare il gap di innovazione, non lo si fa senza queste competenze ed è un problema certamente per un territorio emiliano-romagnolo che è vocato ed è tra gli innovatori forti, ma non ancora tra i leader dell'innovazione negli score europei e dell'OCSE. Per cui, se vogliamo immaginare di evolvere, prendere in considerazione il mondo della ricerca e noi lo diciamo con cognizione di causa, abbiamo tre categorie che attraversano il mondo della ricerca. Ricerca universitaria. Tra l'altro, adesso c'è il tema del passaggio degli assegni di ricerca ai contratti di ricerca, che riduce ancora il collo di bottiglia tra quei lavoratori che si troveranno senza un futuro professionale garantito. C'è la ricerca sanitaria con la piramide della ricerca che è 5 + 5 senza un contratto stabile. C'è anche il mondo della ricerca extra universitaria e extra sanitaria, tutto quello che riguarda i grandi enti. Penso al CNR che ha più di 9000 dipendenti e 4000 sono i precari. E con ambiti di ricerca estremamente evoluti, estremamente performanti anche sul nostro territorio; penso alla scienza dei materiali. Se guardiamo vicino, al CNR. Al Brasimone, con la ricerca sul nucleare. Lo abbiamo già detto dieci volte, i super calcolatori. Per cui non possiamo immaginare di continuare a basare queste eccellenze su una categoria di lavoratori precari. Su questo sono molto pressato dalle mie categorie e ci tengo a sottolinearlo. Quindi, se trovassimo il modo di immaginare che questa tabella di marcia verso un lavoro di qualità che il programma di lavoro della commissione ci promette, trovare il modo di fare sì che riguardi anche questa categoria di lavoratori che finora sono stati tendenzialmente ignorati, avete tutto il nostro entusiasmo e tutto il nostro supporto. Ancora il tema dei processi che sono partiti con il Next Generation EU e quindi in Italia con il PNRR. Due in particolare ci stanno a cuore: tutto il tema delle politiche attive che la CISL invoca, almeno dai tempi di Marco Biagi. Finora non hanno avuto le risorse per concretizzarsi. Ora ci sono, vediamo di fare in modo che non si arrestino, affidate unicamente ai bilanci nazionali. Idem su tutta l’istruzione terziaria e professionalizzante. Gli ITS, con questo lavoro faticoso di cucitura tra realtà della formazione, il mondo dell'impresa, si sono generate delle aspettative, ci siamo messi a raccontare gli ITS come l'altro grande polmone dell’istruzione terziaria, oltre appunto all'università, non vorremmo fare in modo di tornare alle cifre del finanziamento pre PNRR. Anche questa è una tappa per il lavoro di qualità. Poi c’è il tema della strategia europea per la migrazione e l'asilo. Ci piace l'idea di superare il tema dell'immigrazione in logica meramente securitaria, non vorremmo scadere però nella logica umanitaristica che non rende conto del pieno valore sociale ed economico che gli immigrati portano al nostro territorio. La CISL ha una tradizione di accoglienza, se vogliamo, anche di accompagnamento nel rispetto dei ruoli, ma di accompagnamento al lavoro delle persone che arrivano con background migratorio. Ci piace molto il paradigma dell'immigrazione qualificata. Si è paventata anche in questa regione l'idea di una legge che promuova queste esperienze e la cosa ci interessa. Ovviamente non è un tema unicamente emiliano-romagnolo, come per l'attrattività; sono temi dove è necessario assumere un respiro maggiore. Per cui, se come Europa volessimo immaginare dei percorsi e dei fondi dedicati, adesso noi vediamo che i percorsi di immigrazione qualificata sperimentali che abbiamo occasione di osservare, non solo in Emilia-Romagna, ma anche in altri territori dove abbiamo interlocuzioni, ci confrontiamo, sono difficoltosi da realizzare perché mancano i fondi e in gran parte l’iter che possa rendere veloci questi percorsi, per cui fare recruitment di qui a un anno e mezzo o due è molto difficile per le imprese e lo comprendiamo ed è difficile anche per le ovvie complessità di relazione con gli stati di provenienza. Ma percorsi di formazione dove c'è una pre-partenza e un post-partenza, dove la formazione diventa uno strumento per integrarsi in modo funzionale anche agli obiettivi del tessuto produttivo del territorio che accoglie, è per noi un tema strategico e interessante. Ultimo tema è la decarbonizzazione. È una delle aree di intervento strategico della bussola per la competitività dell'Unione Europea; questa roadmap comune per la decarbonizzazione e la competitività, dove ci viene detto che finalmente questa decarbonizzazione deve diventare amica della competitività. Ci piacerebbe che fosse anche employment friendly. E qui torniamo a tutto il tema delle politiche attive perché, se ci sono delle filiere che vanno riducendosi e altre che vanno ampliandosi, è evidente che il percorso è di transizione per tanti lavoratori e a noi la cosa deve interessare molto da vicino. Torniamo all'idea di politiche attive che siano realmente rispondenti alle necessità industriali, anche per riconcepire il lavoro in uno scenario finalmente decarbonizzato. Quello che ci preoccupa sono anche i dati che provengono da Eurofond e che indicano proprio un rischio di esclusione per i lavoratori coinvolti nei settori che sono più esposti alla transizione ambientale. Per questo, una competitività che non può fare a meno del lavoro, deve prevedere una decarbonizzazione che valorizzi anche il lavoro. Quindi, se c'è questo fondo per la competitività con risorsi comuni, di cui si parla, in Europa, se lo si riempie di questi contenuti e lo si connette fortemente ai temi dell'equità, ai temi del lavoro e della Formazione, ovviamente, ci interessa molto da vicino. È partito adesso il trilogo sui CAE in Europa e quindi sui Comitati Aziendali Europei, che promette novità anche sul fronte di un tema che alla CISL è molto caro, quello della partecipazione dei lavoratori in azienda. C'è la direttiva in procinto di essere discussa, sul tirocinio, su cui abbiamo qualche perplessità perché avvicina molto l'istituto ad un rapporto subordinato. Per noi è importante valorizzare la componente formativa. Tanti temi, ovviamente non ve li devo dire tutti io oggi, ma i nostri rappresentanti sono al sindacato europeo, sono alla casa delle parti sociali in Europa e ci dicono di sollecitare. Cerchiamo di avere delle interlocuzioni un po' più serrate e un po' più costruttive con la parte politica; troppo spesso la tradizione concertativa che in Italia e in Emilia-Romagna conoscete bene, qua la viviamo un po' dI meno, per cui ai parlamentari europei che ci ascoltano oggi, questo lo ricordo molto volentieri. Grazie ancora.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie. Chiamo qui ad intervenire Pietro Mambriani, responsabile delle aree politiche industriali d'Europa di Confindustria Emilia-Romagna.

     

    MAMBRIANI: Grazie presidente. Saluto la commissione, saluto l'assessore Baruffi e i parlamentari che sono qui e sono anche collegati. Il contesto in cui il programma della commissione è stato presentato è un contesto di incertezza generale, a cui va, secondo noi, anche aggiunto alcuni anni di produzione normativa della Commissione Europea molto intensa che, lo sappiamo tutti, negli ultimi anni ha avuto un'influenza su molti settori dell’economia italiana, ma che hanno anche un rilievo molto importante per questo territorio. Il pezzo naturalmente sull’automotive lo sappiamo tutti, è stato citato il packaging e, quindi, la normativa che ha appesantito un pochino dal punto di vista amministrativo ed economico le nostre imprese è stata molto sentita. Quindi, un tema che è stato citato più volte e che per noi è assolutamente prioritario è quello della semplificazione. Abbiamo visto che dai rapporti Draghi e Letta in poi, fino al momento di presentazione delle linee guida della commissione, il tema della semplificazione è emerso come una priorità e quindi questo per noi è un elemento sicuramente molto positivo. Sono stati citati i pacchetti Omnibus, su cui noi come Confindustria sia a Roma che a Bruxelles, abbiamo collaborato, ma anche con le nostre imprese emiliano-romagnole in diretto collegamento con la Commissione Europea, abbiamo lavorato su diverse direttive e regolamenti, cercando di individuare con la commissione quelle aree che si potessero migliorare, un esempio su tutti è la Cibam. Quindi, il primo punto legato alla semplificazione e al contesto ancora iper-regolamentato che ci troviamo, è una priorità e lo sono i due pacchetti, uno è già stato presentato sugli investimenti, oltre a quello sulla sostenibilità e a quello sulle PMI, su cui la commissione sta lavorando. Quindi, questo sicuramente è un elemento su cui possiamo anche lavorare insieme, Assemblea, Regione, atakeholder. Il secondo tema è il tema della competitività, anche questo già citato più volte. Dalla bussola sulla competitività è emerso il Cleaning Industrial Deal, lo abbiamo detto, che cerca di riabbracciare l'idea che la decarbonizzazione possa essere portata avanti anche mantenendo la competitività del tessuto industriale. Questo sicuramente è un passaggio molto importante perché è un elemento che si inserisce all'interno delle varie policy, anche ovviamente quelle sull’Omnibus sulle semplificazioni della Commissione Europea, quindi, questo è un fattore sicuramente positivo. Nello specifico poi, all'interno del Cleaning Industrial Deal, ci sono accenni positivi, norme utili che però non sono direttamente applicabili, quindi, l'efficacia nel complesso del pacchetto non è molto incisiva. Sul settore finanziario, ad esempio, il Cleaning Industrial Deal coinvolge la Bay, coinvolge altri fondi europei, ma non stanzia evidentemente nuove risorse. C'è poi un tema che si collega all’ambito dell'energia pulita che è quello dei costi energetici. Non entro nel dettaglio, ma segnalo che è un problema molto importante per il nostro tessuto economico. Vi do soltanto il dato che le imprese italiane, rispetto alla Spagna, pagano il 127% in più di costi energetici. Quindi, è un dato che non è solo quello dei costi energetici, un elemento, quello dei costi energetici, da riferire all’extra UE, ma anche tra i paesi europei. Evidentemente è un problema che ha collegamenti sia con le politiche europee; l'integrazione del mercato di energia elettrica, ad esempio, è un fattore importante; ma ha anche collegamenti con le politiche di investimento per le imprese a livello anche regionale, il dibattito sulla aree idonee lo conosciamo e anche questo è un punto da attenzionare. Un elemento positivo del Cleaning Industrial Deal, ma che mi sento di portare anche a livello un po' più generale, riguarda gli aiuti di Stato che vengono dal Cleaning Industrial Deal alleggeriti rispetto all'utilizzo delle risorse a sostegno degli investimenti delle imprese, in questo caso, solo dell'energia pulita, però è un paradigma che secondo noi è importante tenere a mente e in qualche modo riproporre anche in altre vesti. Questo poi avrà anche un effetto sull'utilizzo dei fondi europei, del Fazer fondamentalmente. Il terzo tema è tecnologico e di innovazione. Da molti mesi noi con con la Regione abbiamo promosso e abbiamo lavorato perché venissero introdotti all'interno del regolamento FESR la modifica che facesse sì che le risorse regionali potesse andare a sostegno delle tecnologie digitali, tecnologie deeptech, delle biotecnologie e delle tecnologie pulite, la cosiddetta piattaforma STEP, qui torno al discorso degli aiuti di Stato. Purtroppo, c'è un punto legato agli aiuti che indebolisce, soprattutto riguardo alla nostra regione, ma non solo, l'utilizzo dei fondi e, quindi, l'invito è quello di, come già la Regione sta facendo, ma come si può fare, secondo noi, sia a livello di governo sia a livello europeo, di sostenere una modifica degli aiuti di Stato, legati in questo caso alla piattaforma STEP affinché appunto le risorse possono essere spese allo stesso modo su tutto il territorio europeo. C'è poi un punto legato, anche questo già citato, alle infrastrutture. Ci saranno la strategia sulle startup e sulle scaleup, le strategie sull'intelligenza artificiale, quelle sul Quantum, sono tutte iniziative che noi teniamo in considerazione. Faccio un appunto legato alle infrastrutture: noi abbiamo lavorato molto come Confindustria con il Cineca per portare sempre di più le imprese vicine alle tecnologie più avanzate, lavorando con il supercomputer, e cercheremo di farlo ancora di più con l’AI Factory perché Confindustria, a livello nazionale, è partner del progetto e, quindi, noi come Confindustria Emilia-Romagna, abbiamo intenzione di intensificare un pochino le attività su questo tema proprio per collegare sempre di più, in questo caso, le PMI un po' più avanzate, non tutte le PMI, in questo caso all'utilizzo delle infrastrutture per l'intelligenza artificiale. Quindi, tendenzialmente questi sono i tre macro ambiti di intervento all'interno dei quali ci sono alcune iniziative importanti. Quello sulle startup e scaleup le ho citate; ne cito altre tre che sono passate negli interventi precedenti e che riguardano la strategia sui prezzi dell'energia; l’atto legislativo sulla decarbonizzazione, che anche quello seguiremo con attenzione; e la strategia europea per resilienza idrica. È un tema questo prioritario per noi come Confindustria Emilia-Romagna, su cui abbiamo fatto qualche giorno fa anche la presentazione di uno studio proprio sull’amministrazione e sulla gestione della risorsa idrica in regione, quindi, il contesto europeo chiaramente è un contesto che per noi è molto importante. Vi lascio con una proposta: la sessione europea è un momento molto importante, secondo noi, di confronto e di analisi delle attività della Commissione Europea; potrebbe anche essere utile avere degli incontri durante l'anno legati, magari, a iniziative legislative specifiche dove, appunto, si approfondiscono queste iniziative legislative, si mettono insieme il legislatore europeo, la commissione, i parlamentari e il territorio regionale con gli stakeholder e la commissione e, quindi, si fa in un certo modo emergere anche quelle che sono le esigenze del territorio verso il legislatore europeo che ha la penna in mano e quindi poi scrive quello che poi verrà applicato sul territorio. Grazie mille.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie per gli spunti e anche per l'invito. Chiamo a intervenire la dottoressa Casali di Animal Liberation.

     

    CASALI: Grazie. Il mio intervento è concordato e rappresentativo di tutte le associazioni che si occupano di diritti e difesa degli animali nella nostra regione. Abbiamo letto una comunicazione dell'assessore Mammi che dice che l'amministrazione regionale ha investito 3 milioni di euro per il depopolamento e 11 milioni per il potenziamento delle misure di biosicurezza. Ma 3 milioni di euro per il depopolamento della popolazione dei cinghiali e di specie di animali fossorie.  Siccome la legge nazionale quadro sulla caccia n. 157 del 1992 dice che, prima di passare a metodi cruenti, è necessario adottare metodi ecologici. Io vorrei che ci venisse spiegato quali metodi ecologici sono stati impiegati nella nostra regione per limitare e per controllare il numero di questi animali, perché, se non sono stati impiegati, come a noi sembra, siamo di fronte ad una violazione delle prescrizioni di una legge quadro nazionale. Inoltre, sappiamo da studi europei che sono stati compiuti e dall'esperienza, sappiamo che i cinghiali ci sono perché sono stati voluti; i cinghiali sono materia prima per la caccia che è un'impresa che deve avere materia prima che non può mancare. I cinghiali mancavano completamente nella nostra regione, erano estinti dalla fine del 1800; sono stati prodotti dalle associazioni venatorie con l'avallo e l'accordo delle istituzioni a partire dal dopoguerra con ripopolamenti; sono stati comprati dai paesi dell'Est e sono stati portati qui perché non c'erano più. Perché sono stati portati? Perché è stato permesso questo che oggi è un problema? È stato permesso perché i cacciatori dovevano avere degli animali per i loro fucili, per i loro proiettili e per tutto il commercio in bianco e nero, che è pesantissimo, di carne di cinghiale. Allora, sappiamo che la caccia è la causa del problema, anche perché quando queste popolazioni si autoregolano, più animali vengono uccisi e più l'anno dopo vanno in calore più femmine, altrimenti, questi animali si riproducono nella misura in cui l'ambiente può consentire loro di vivere, come risorse alimentari, di spazio, eccetera. Quindi, la femmine alfa produce feromoni - anche se a voi fa sorridere, è così io e se vi informaste, lo sapreste - che inibiscono l’entrata in calore delle altre femmine che non devono riprodursi perché sennò nascerebbero troppi piccoli. Quando i cacciatori sparano, le femmine vengono colpite, anche le femmine alfa, anzi, le madri sono quelle che più vengono colpite e uccise e la stagione dopo non ci sono più i loro feromoni a inibire l’entrata in calore delle altre femmine che, quindi, la stagione dopo, l'anno dopo, vanno in calore tutte e producono tanti cinghiali, presidente Bonaccini, per i suoi amici cacciatori, perché lei è andato a Roma, l'abbiamo vista, a perorare l'uccisione dei cinghiali, quando è proprio l'uccisione cruenta e gli spari che aumentano il problema provocano la dispersione nel territorio di questi animali, che si avvicinano sempre più ai centri abitati perché si trovano terrorizzati e cacciati dove vivrebbero un po' più discosti.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Casali, scusi, le chiedo una cortesia. Noi siamo in un’udienza conoscitiva sulla sessione europea e dobbiamo un minimo attenerci a quello che sono i programmi di oggi.

     

    CASALI: Io sono qui per il bilancio Emilia-Romagna, sto dicendo che sto portando motivazioni per dimostrare che lo stanziamento di 3 milioni di euro per il depopolamento dei cinghiali, quando tutti sanno che fino a pochi anni fa addirittura era legale, era permesso dalla Regione il foraggiamento dei cinghiali di inverno

     

    PRESIDENTE (Arletti): Le dico solo una cosa. Noi oggi non siamo in udienza conoscitiva per il bilancio, che si è tenuta a marzo, siamo in udienza conoscitiva per la sessione europea.

     

    CASALI: Mi perdoni, questi sono temi europei perché gli animali sono sfruttati – per la loro schiavitù, il loro sfruttamento –

     

    PRESIDENTE (Arletti): -- per cortesia, di non rivolgersi direttamente ai membri presenti in quest'aula, perché non è da regolamento di commissione, quindi, le chiedo di attenersi al taming. La lascio concludere. Non si rivolga, anche perché non possono rispondere. Siamo in udienza conoscitiva e da regolamento non si può rispondere direttamente.

     

    CASALI: Va bene. Concludo questo primo tema, dicendo che questi stanziamenti sono un vero spreco. Uno spreco che serve solo per mantenere e riprodurre il problema all'infinito, ammesso che problema sia, perché alle associazioni venatorie serve avere molti cinghiali ai quali sparare e la limitazione non merita, è un'altalena, diminuisce un po' e poi torna ad aumentare per il meccanismo di autoregolazione che ho spiegato prima. Altro problema di spreco e di disastro ambientale sono i fondi che vengono destinati per rendere deserte le rive dei corsi d'acqua. Sappiamo da geologi riconosciuti e accreditati a livello più che nazionale, che la vegetazione riparia è fondamentale proprio prevenire esondazioni, alluvioni perché le piante rallentano il corso dell'acqua, lo trattengono, fanno sì che a valle non arrivino masse enormi, con una forza d’urto spaventosa, di acqua e fango proprio perché, desertificando, corre più veloce, il terreno viene eroso dalla mancanza di piante e viene tutto portato a valle e vediamo i disastri. Le ultime calamità sono artificiali, non naturali, provocato dall'uomo con le cementificazioni, con le desertificazioni delle rive, con l’irrigidimento di corsi d'acqua che devono essere elastici, e questo tutti i geologi lo dicono. Ultima cosa. La nostra regione, al pari delle altre, prende un sacco di soldi per mantenere in prigionia cani nei canili che potrebbero non esserci, semplicemente investendo in prevenzione, che vuol dire controllo delle nascite con convenzioni fatte con veterinari per la sterilizzazione dei cani di proprietà e anche di tutti i canili, neanche il comune di Bologna oggi sta sterilizzando tutti i cani che sono in canile e vengono dati in adozione anche fertili, quindi, il problema di nascita indesiderate ed eccessive ed abbandoni può verificarsi, anche se la nostra regione per fortuna non ha un problema emergente di abbandono o randagismo, però se si abbassa la guardia, questo ritorna. Noi di Animal Liberation e altre associazioni abbiamo messo a punto anche una serie di misure che a costo zero permetterebbero il depopolamento nei canili e siamo disponibili per i consiglieri o altri esponenti politici presenti e interessati, a parlarne e illustrare questo programma. Vi ringrazio.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie. Chiamo per l’ultimo intervento Marco Casali di Confagricoltura. Grazie anche per la presenza in sala dell'assessore Mammi.

     

    CASALI: Sì grazie per l'invito. Il tema prima sollevato devo dire che alla parte agricola interessa particolarmente, ma temo che finiremmo in una discussione particolarmente lunga, però la si può fare, magari, successivamente fuori molto volentieri. Politiche Agricole Comunitarie (PAC), elemento fondante della comunità economica europea, però la domanda sorge spontanea: gli agricoltori sono contenti della PAC che c'è stata e di quella che sostanzialmente verrà? Su quella che c'è stata, diciamo tranquillamente in modo inequivocabile che non sono contenti. La PAC ha costituito per quegli agricoltori che Confagricoltura soprattutto rappresenta, cioè, produttori, un sistema particolarmente ingessante, che ha limitato molto le loro capacità produttive e qui in un contesto nel quale tutti i dati ci dicono che abbiamo necessità di produrre. I dati Eurostat ci dicono adesso che abbiamo un’importazione di materie prime vegetali e una grande esportazione di prodotti agroalimentari, talvolta, e lo dico in questo caso soprattutto ai consiglieri, anche in questo caso ai parlamentari europei, non confondiamo mai l'agricoltura con il settore agro-industriale che sta bene, nonostante anche i dazi, l'agricoltore nella realtà è veramente in difficoltà. Spesso, quando sommiamo i dati, finiamo per avere una visione piuttosto distorta. Non sono contenti perché perché la loro funzione è ormai ricondotta a quella del servizio ecosistemico e abbiamo visto che questo servizio a un certo punto non sta pagando, e basta fare un giro in montagna, basta fare un giro anche nelle nostre colline, non sta pagando gli agricoltori e non sta pagando rispetto a tutte le città che abbiamo su quella retta storica che è la via Emilia; gran parte del nostro dissesto è inevitabilmente oggi dovuto all'abbandono di quella fascia collinare perché là il produttore si è dovuto trasformare in servitore ecosistemico con dubbi risultati. Quello che noi diciamo con una definizione magari anche provocatoria, ma lo abbiamo detto ripetutamente, dobbiamo riportare al centro uno slogan che deve essere chiaramente parte integrante dello slogan delle politiche agricole comunitarie: produrre non è peccato. Ed è una definizione un po' provocatoria che ci spinge però a declinare questo concetto nel concetto di intensificazione sostenibile. Ecco che, sotto questo profilo, se la politica agricola comunitaria riuscirà a portarsi anche con queste definizioni, mi rendo conto anche difficili da far passare all'opinione pubblica, ma fondamentali, se noi intraprendiamo la strada dell'intensificazione sostenibile, poi, essendo il termine “sostenibile” parte dell'intensificazione, magari anche quel servizio ecosistemico che oggi gli agricoltori svolgono, talvolta anche inutilmente, viene a perdere forse importanza perché integrata all'interno del procedimento produttivo. Dobbiamo ritornare a produrre e per farlo la Politica Agricola Comunitaria deve agire sui quattro fattori della produzione. Tre sono i fattori storici di qualsiasi produzione agricola, quello chimico, quello agronomico e quello genetico; oggi ne aggiungiamo un altro che è quello digitale. Su quello chimico, la Politica Agricola Comunitaria, attraverso tutta una serie di provvedimenti diretti e indiretti, ha oggettivamente stretto troppo sui presidi fitosanitari che gli agricoltori possono utilizzare. E allora vedete la domanda da parte del nostro agricoltore di Budrio che produce le patate è la seguente: ma l'agricoltore egiziano ha fatto il corso per il patentino fitosanitario? Ha fatto l'aggiornamento per il patentino fitosanitario? Tiene il quaderno di campagna? No, eppure quelle patate sostanzialmente entrano all'interno dei nostri sistemi e quindi è chiaro che, se noi non riusciamo a rendere fattore di qualità questa differenza, inevitabilmente deprimiamo l'agricoltore e la sua produzione. Oggi produrre delle patate significa, per queste ristrettezze che a livello comunitario sono state poste, produrre un 40% della produzione direttamente in scala. Il tema agronomico. Si è parlato prima dell'acqua: fondamentale, ma non è un solo fondamentale risparmiare l'acqua ed efficientarne l'utilizzo. Oggi è diventato fondamentale accumularla e non chiaramente disperderla involontariamente, come nel caso delle alluvioni che sono intercorse, quindi, ci aspettiamo dalla PAC un forte impegno, soprattutto in quella fascia collinare che, se oggi non ha la possibilità di accumulare acqua, poi può fare impianti che nella realtà hanno la migliore efficienza idrica del mondo ma in realtà poi sostanzialmente non pescano questo bene fondamentale. Altri elementi importanti della Politica Agricola Comunitaria del futuro: il miglioramento genetico. La produzione che noi oggi abbiamo è dovuta soprattutto al miglioramento genetico, ai nostri padri della genetica che sono riusciti a far fare salti grandiosi alle nostre produzioni. È chiaro che oggi però dobbiamo rivolgerci a delle forme nuove sotto questo profilo. Ci aspettiamo che la Politica Agricola Comunitaria e la comunità economica europea ci sostenga, ma anche la Regione, anche il governo. Oggi dobbiamo semplicemente incominciare a parlare di tecnologie di assistenza genetica di evoluzione assistita che rappresentano la frontiera che ci permette di entrare all'interno di questo tema della sostenibilità e sulle TEA ci aspettiamo una risposta perché da lì passa gran parte della nostra capacità di produrre. In ultimo il tema digitale. Come l'agricoltura sostanzialmente può entrare all'interno di questa digitalizzazione, dell’intelligenza artificiale. Bene, oggi, chi ha un campo di grano, chi ha un campo di medica, chi ha un frutteto, dovrebbe nella realtà registrare centinaia e centinaia di parametri epigei nel terreno e nell’aria. Bene, tutti questi parametri, oggi, abbiamo la possibilità di monitorarli nel tempo e nello spazio ed è fondamentale, parlo per riuscire a entrare all'interno di quel ragionamento dell’intensificazione sostenibile perché solo misurando quei parametri riusciremo chiaramente ad avere, in questo caso, contezza di quello che sta accadendo all'interno del nostro frutteto e all'interno del nostro vigneto. Quei parametri necessitano oggi di uno sviluppo e di una verifica statistica che solo programmi di intelligenza artificiale ci possono dare. E vedete che, quindi, il quarto tassello per la parte produttiva della Politica Agricola Comunitaria, quella digitale, quella dell'intelligenza artificiale, va poi, insieme agli altri elementi che ho citato, a costituire quel corollario fondamentale affinché si continui a produrre. La comunità economica europea è stata fatta nei Trattati di Roma, una grande modifica l'abbiamo avuta nel 1992 con la riforma MacSharry, che ha cambiato radicalmente la politica. Oggi, a nostro parere, ci troviamo di fronte a un bivio che è quello di ritornare a produrre in modo sostenibile, intensificando i fattori della produzione che vi citavo e le politiche agricole comunitarie che verrano, dovranno certamente prendere in considerazione questi aspetti. Grazie.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie a Marco Casari con cui chiudiamo gli interventi degli stakeholder. Ricordo ai consiglieri che è arrivato materiale anche da chi oggi non è presente, come ad esempio Federdistribuzione, che verranno ovviamente caricati su quello che è tutta la documentazione di commissione. Passerei, quindi, la parola, andando verso la chiusura, ai parlamentari europei presenti. Parto dalla rappresentanza femminile, l'onorevole Alessandra Moretti che aveva chiesto di intervenire per prima per motivi di spostamenti.

     

    MORETTI: Vi ringrazio. Come sapete, tra le commissioni -- Ambiente, Salute, Affari Esteri e, dagli interventi che ho sentito, la Regione Emilia-Romagna è impegnata su molti di questi fronti, lo stesso intervento che ha fatto Baruffi è stato un intervento che ha messo in luce come, anche la questione legata alla difesa comune europea, sia uno dei temi che seguite da vicino. Non mi addentrerò nello specifico nella materia dell’agricoltura perché so che a essere presente c’è Stefano Bonaccini che la sta seguendo da vicino, però, come commissione Ambiente, vi posso assicurare che le connessioni, anche relative con il settore agricolo, sono tante e c'è una tendenza, soprattutto grazie anche alla presenza di Dario Nardella del Partito,  coordinatore in Agricoltura, c’è la tendenza ad una forte e stretta connessione e collaborazione tra la commissione Ambiente e la commissione Agricoltura. In particolare, però, in questa legislatura sarà molto importante il finanziamento del Green Deal Europeo. È stato ricordato che la scorsa legislatura europea è stata la legislatura in cui l'Europa si è impegnata a sostenere la lotta al cambiamento climatico e la vostra regione è una delle regioni d'Italia più colpite dalle manifestazioni estreme del cambiamento climatico, quindi, siamo fortemente proiettati, anche attraverso i fondi di coesione, nel sostegno ai territori, come quello dell'Emilia-Romagna, contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza del territorio. Ma per fare questo dobbiamo finanziare il Green Deal e, quindi, investire in un futuro verde, colmando anche gli aspetti legati al bilancio. Questa settimana in Parlamento Europeo discuteremo proprio del bilancio europeo di lungo periodo perché, in un contesto così travagliato per l'Europa, così difficile, è chiaro che mettere in sicurezza le risorse europee significa mettere in sicurezza il destino anche delle nostre regioni, i servizi che le regioni erogano tutti i giorni ai loro cittadini. Come forze progressiste ci stiamo battendo perché siano confermati gli impegni sul clima e sull'ambiente, che sia inclusa anche però una dimensione sociale che mantenga e rilanci il modello di welfare social-democratico europeo nato dal dopoguerra. È chiaro che la politica industriale europea è una politica fondamentale, soprattutto perché potrà dare slancio e rilancio anche a quella nazionale che per il nostro partito è e deve essere una priorità. Nel settore Ambiente questa settimana discuteremo delle emissioni per le automobili. Voi sapete che la crisi dell'auto non è una crisi isolata, è una crisi che riguarda la competitività europea; l'Italia è tra i paesi europei che soffre di più da questo punto di vista proprio perché, anche per quanto riguarda questo settore, la produzione è in calo e, quindi, è chiaro che non è colpa ovviamente solo di questo governo, ma di una inattività di anni rispetto alle politiche industriali. Abbiamo attivato con il presidente Decaro, che è il presidente della commissione Ambiente, un confronto costante con l'ANFIA, Associazione Industria e Filiera Automotive, che ovviamente tendono ad aggiornare la Commissione Europea parlamentare proprio sui dati relativi alle auto, alla produzione ovviamente di autoelettrica e anche a tutte le richieste che il settore sta facendo e sta producendo. È chiaro che noi abbiamo la richiesta di sovvenzionare maggiormente il settore affinché ci sia un rilancio della produzione industriale e una copertura di quel gap che noi abbiamo in termini di tecnologia, innovazione e sviluppo rispetto a Stati Uniti e Cina. L'altro grande tema di cui ci stiamo occupando è il tema che riguarda la salute. Prima Davide Baruffi lo ha sottolineato con molta chiarezza: dopo il covid noi abbiamo sempre più bisogno di realizzare quell’Unione Europea della salute che è fondamentale per garantire una salute pubblica di qualità per tutti, cercando di colmare e di batterci anche contro le discriminazioni che ci sono tra nord e sud Europa e le discriminazioni in termini di disuguaglianza di servizi che colpiscono anche i cittadini italiani, in base alla regione in cui nascono. È chiaro che noi abbiamo voluto fortemente che nascesse una commissione autonoma sulla salute; questa battaglia è stata vinta dai progressisti e, quindi, anche il Partito Democratico ha avuto un ruolo importante e da questa legislatura c'è una commissione ad hoc che si occupa di salute e che tenderà a realizzare proprio l'Unione Europea della Salute con passi importanti come la creazione dell’autorità dell’ERA, che ha la responsabilità di lavorare sulla prevenzione delle minacce transfrontaliere alla salute, il rafforzamento del mandato di EMA - European Medicines Agency - e l’ECDC – European Centre for Disease Control - che sono delle istituzioni molto potenti e molto importanti. Dico questo perché l'uscita degli Stati Uniti dall'organizzazione mondiale di sanità deve responsabilizzare sempre di più l'Europa nel colmare quel gap che questa uscita inevitabilmente determinerà. Ci stiamo impegnando su questo, nella parte che riguarda, in particolare, i diritti, vista la situazione di profonda discriminazione, come vi dicevo prima, tra Stati membri nell'accesso ai servizi sanitari. Molti cittadini europei, purtroppo, patiscono il divario netto nella qualità dei servizi che determina conseguenze pesanti per la salute delle persone; su tutte, una speranza di vita diversa a seconda del paese in cui si risiede. È chiaro che noi vogliamo una direttiva per fissare dei servizi essenziali minimi, dei livelli essenziali minimi di prestazione sanitaria a livello europeo, questo sarebbe un passo importantissimo e su questo ci stiamo impegnando. Poi c'è la questione del personale sanitario, cioè il problema della carenza di personale medici e infermieri è preoccupante in Italia, ma è comune a tutti i paesi europei e, nel contesto europeo, si aggiunge anche il problema del cosiddetto Brain Drain, cioè la fuga di personale specializzato da paesi europei più poveri verso paesi più ricchi. Questo significa che paesi già in difficoltà, a causa della loro situazione economica nel fornire servizi sanitari, vengono ulteriormente penalizzati. Ci sarà un impegno per il divario sulla medicina di genere. Voi sapete che questo divario aumenta, non si sta riducendo, e quindi le discriminazioni di genere riguardo anche la ricerca scientifica su medicinali, da sempre progettati e studiati per l'uomo, sono inefficaci e addirittura pericolosi per la salute delle donne, quindi, conseguentemente anche per la salute dei bambini e quindi, su questo la Commissione Europea della Salute si sta impegnando insieme a tutti i commissari europei coinvolti. Infine, la materia della salute mentale è un tema che ci sta molto a cuore, che colpisce soprattutto i giovani, la nuova generazione, quindi, la Commissione Europea ha stanziato dei fondi rilevanti per la ricerca, ma per consentire soprattutto alle famiglie di accedere a servizi specifici per questo tipo di patologie. Chiudo con il ReArm EU, che coinvolge anche la commissione dove sono presente, la commissione Affari Esteri. È chiaro che la commissione e il Parlamento ha già votato per il sostegno alla creazione di una difesa comune europea, questa è anche la richiesta del nostro partito, del Partito Democratico, cioè no ad un riarmo individuale dei singoli paesi, ma sì ad un rafforzamento di una difesa comune, come è stato il disegno originario anche dei padri e delle madri fondatrici dell'Unione Europea. È chiaro che su questo il dibattito è molto intenso perché viene da più parti la preoccupazione per un incremento della spesa senza precedenti per quanto riguarda la spesa militare. Voi sapete che c'è da parte di Von der Layen l'intenzione di portare questa spesa all'obiettivo del 3% e l'Italia ha un problema enorme su questo perché si indebiterebbe troppo per arrivare a quella soglia e, quindi, il dibattito interno al governo su questo è molto intenso. La cosa sulla quale dobbiamo insistere è che insieme alla difesa comune non possiamo non avere una politica estera comune europea e questo servirà, soprattutto per le tensioni geopolitiche che si sono sviluppate tra Russia e Ucraina, quindi, l'attacco ad un paese europeo e poi alla situazione geopolitica in generale, dovrebbe rafforzare il ruolo dell'Europa nelle dinamiche e nelle trattative di pace dove l'Europa in questi mesi, in questi anni è stata totalmente isolata perché ininfluente, incapace di incidere. Quindi, l'intenzione e l'obiettivo dei progressisti, anche quindi del Partito Democratico, sarebbe quello di spingere per una difesa comune che si colleghi però fortemente anche ad una politica estera comune. Chiudo il mio intervento dicendovi che la disponibilità a organizzare e vi ringrazio perché siete una delle poche regioni che lo fa, questi incontri periodici, serve anche per noi, soprattutto per capire quelle che sono le esigenze che vengono dei territori, le esigenze degli stakeholder, ho sentito le categorie economiche e sociali presentare le loro istanze, sappiano queste e i consiglieri regionali coinvolti che da parte nostra, da parte dei parlamentari europei, c'è il bisogno di ascoltarvi, di essere in connessione sinergica con voi, per darvi delle risposte utili e per costruire anche dei disegni di direttive, di regolamento che siano effettivamente efficaci per i nostri territori. Grazie.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie a lei che, pur non essendo della Regione Emilia-Romagna, ha dimostrato disponibilità e interesse a intervenire oggi. Chiamo a parlare Stefano Cavedagna del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei.

     

    CAVEDAGNA: Grazie presidente. Grazie ai consiglieri e ai relatori. Grazie ovviamente a tutto il personale, agli stakeholder, un saluto ai colleghi, in particolare, il collega Bonaccini e la collega Moretti. Vado davvero ad affrontare tutte le tematiche perché molte sono state già affrontate e c'è sicuramente da fare prima una valutazione a livello generale sul tema comunitario, poi dopo, andare anche sul tema locale. Cercherò di essere veloce e di stare nei tempi. Non nego un certo piacere nell'essere qua, anche perché il tema della sessione Europea, nonché la legge europea della Regione Emilia-Romagna è stato oggetto della mia tesi di laurea, dopo aver avuto un percorso di collaborazione legislativo proprio qui, quindi, mi fa piacere poterlo fare in questa veste. Le tematiche affrontate sono state tantissime, non solo quello che è la condizione generale dell'Unione. Presto si farà uno Stato dell'Unione, abbiamo avuto recenti elezioni; l'incarico di una Commissione Europea che ha un mandato che, comunque, su tante tematiche dimostra di essere in sostanziale discontinuità rispetto a quello che è stato il mandato precedente; si parla molto di competitività, dovete sapere, lo potrà confermare il collega Bonaccini, che ad oggi le parole, prima, di alcuni soggetti particolarmente noti, tra i quali ovviamente il presidente Letta, ma poi il presidente Draghi, vengono utilizzate ad oggi come un mantra a livello europeo, in particolare, il tema della competitività; l'idea che quindi la transizione ecologica vada assolutamente bene, la decarbonizzazione, per carità, ci mancherebbe, ma questa non possiamo farla pagare alla nostra competitività e alla nostra crescita. Lo dico in una regione che è senza dubbio una delle regioni più produttive d'Italia, anzi, tecnicamente il distretto emiliano-romagnolo è probabilmente una delle realtà più produttive d'Europa e ancor di più che fa della presente normativa e anche della presenza istituzionale a Bruxelles uno dei suoi vanti. La Regione Emilia-Romagna, non devo insegnarlo a nessuno, è la prima regione d'Italia che ha portato una sua sede permanente all'Unione Europea, assieme al land dell'Assia, un land tedesco, assieme alla Regione Emilia-Romagna, hanno una sede istituzionale che garantisce un’interlocuzione costante per poi portare sul territorio quelle che sono le applicazioni normative in quella che è la dialettica normativa ascendente e discendente sulle direttive in campo locale. Ne cito una tra le tante, una delle prime applicazioni locali della direttiva bolkestein fu poi quella che istituì i SUAP - sportelli unici delle attività produttive - che conoscete tutti, soprattutto chi ha avuto a che fare con le amministrazioni locali. Quella era una implementazione locale, tramite legge regionale, quella che è la prima definita legge comunitaria, poi ad oggi legge europea sul nostro territorio. Son ostate affrontate tantissime tematiche, dal tema dell’immigrazione, rispetto al quale ci tengo a dire due parole, la linea che sta portando avanti il governo italiano è diventata grossomodo la linea generale europea, l'idea di stipulare gli accordi bilaterali con i paesi di partenza, in particolare del sud del Mediterraneo, il nord dell'Africa e non solo, al fine di prevedere effettivamente le partenze solo di coloro che hanno i requisiti per poter chiedere l'asilo e non si diventi una realtà che subisce un’immigrazione clandestina di persone che purtroppo l'asilo non ne hanno diritto. C'è il tema della difesa già citato, ReArm EU, termine, a nostro avviso, assolutamente infelice, come gruppo dei Conservatori avremmo preferito e in parte è stato ribattezzato Defend EU, cioè l'idea che sia importante attingere a dei fondi che vengano utilizzati per la nostra difesa nazionale che però prevedano uno scostamento da quelli che sono i vincoli del Patto di stabilità. Siamo tutti d'accordo, soprattutto in una ragione che fa del sistema di welfare un suo vanto, che l'idea di investire sulla difesa, andando a toccare sanità, scuole, pensioni e infrastrutture, non sia una scelta opportuna ed è per questo che il governo italiano, e penso si possa essere tutti d'accordo, ha ottenuto di poter aderire, volontariamente peraltro, a scelte di natura di difesa purché queste non andassero in qualche modo ad intaccare quelle che sono le voci di bilancio già dedicate e, pertanto, a poter fare scostamenti di bilancio ai quali siamo stati in qualche modo abituati già nel periodo pandemico, ricordo che il governo Conte e il governo Draghi hanno attinto a quattro o cinque scostamenti di bilancio particolarmente importanti a fronte di una esigenza. Tema del Democracy Shield, è stato citato nella lettera che abbiamo letto, secondo me, non del tutto propriamente, mi permetto di dire perché non si occupa di politiche LGBTQAI+ o come esattamente si dice, ma si occupa in particolare di evitare quelli che sono attacchi alla democrazia interna sia da attori esterni, siano essi statali o no, si parla tanto di hacker russi o di troll iraniani, ma ci sono anche tante tematiche riguardanti l'interno del nostro sistema democratico. Devo citare due temi, e nessuno si offenderà, il primo è quello ovviamente del Qatar Gate, che ci ha visto con una presenza esterna che è arrivata ad influenzare internamente quelle che erano le basi del sistema democratico europeo; un altro era quello interno, il già citato Greengate, dove pare che la Commissione Europea abbia elargito risorse ad alcuni stakeholder o associazioni cosiddette di categoria che poi dopo le avrebbero riversate - siamo ancora in fase di indagini in corso - utilizzati per influenzare alcune politiche cosiddette Green. Pongo un tema anche qui sull'idea del Green Deal. Il Green Deal, a nostro avviso, è una scelta esclusivamente ideologica che non aveva nulla a che fare con la realtà. Il cosiddetto Cleaning Industrial Deal ci sembra qualcosa di molto più concreto, cioè, l'idea che si possa effettivamente fare delle scelte rispettose in tema ambientale, perché è doveroso questo ed è importante che l'Europa sia un faro di questa fattispecie, ma al contempo lo si faccia senza distruggere la nostra capacità industriale. Va in questa direzione, non solo il Cleaning Industrial Deal, anche con vere e proprie risorse di finanziamento, anche con l'idea che l'Unione Europea si metta assieme per garantire un equo e giusto approvvigionamento energetico. Sappiamo tutti che, anche per il già citato conflitto in corso, le tematiche energetiche finiscono dopo sul tavolo del nostro tessuto industriale non solo in maniera preponderante. Va in questa direzione anche la normativa, che verrà revisionata presto, del SIBAM, quindi, l'idea che si faccia un saldo alle barriere europee di quello che è il costo della decarbonizzazione perché, ad oggi, è ormai chiaro che, se noi cerchiamo di andare verso la decarbonizzazione unilaterale all'interno del nostro spazio europeo e basta, le aziende chiudono in Europa per andare ad aprire in paesi che di decarbonizzazione letteralmente non si interessano – e vorrei poter utilizzare termini meno cortesi. Questo, purtroppo, significherebbe arrivare a depauperare la nostra produzione industriale per poi dopo relegarla a qualche altro paese, che purtroppo spesso è ubicato nel sud-est asiatico, e il saldo generale, a parità produttiva, finisce per essere più inquinante quando noi releghiamo la nostra capacità produttiva interna e la favoriamo nei confronti di qualcun altro. Tradotto: se una grande azienda emiliano-romagnola smette di produrre e delocalizza altrove, dove non ci sono le norme importanti che noi abbiamo, che talvolta forse ci hanno un po' tarpato le ali, finisce paradossalmente per inquinare poi dopo anche di più. Di conseguenza, il sistema SIBAM vuole andare anche in questa direzione per compensare questi rischi. Un altro tema che abbiamo posto è quello anche sulle Mission Trading System, che veniva citato prima di me, anche l'idea che ci sia un saldo. Ad oggi, voi sapete che larga parte delle aziende pagano il sistema delle quote per poter inquinare e produrre, è semplicemente una tassa ulteriore, senza averne chiare forme di beneficio. Tra l'altro, e su questo la Regione Emilia-Romagna dovrebbe, a mio avviso, occuparsene in particolare, l'Italia è uno di quei paesi sia a livello regionale che a livello nazionale, che non ha mai pensato seriamente di utilizzare questo gettito fiscale per investirlo in politiche di sostenibilità climatica e ambientale, ma semplicemente incamera queste risorse. Altri paesi, come la Germania, dedica una parte delle risorse della Mission Trading System nel fare delle attività di sostenibilità ambientale. In questo senso abbiamo chiesto e ne faremo proposte anche parlando con realtà del mondo dell'Industria italiana, l'idea che ci sia una forma di saldo. Se io, azienda o gruppo di aziende, faccio degli investimenti in tutela ambientale, che si può passare sia dalla mera piantumazione arborea, tema che tra l'altro vorrei sottolineare, purtroppo, la città di Bologna e anche la regione Emilia-Romagna, per anni, ha avuto un saldo di piantumazione arborea negativa, su questo bisogna investire sempre di più, alcune cose sono state fatte, c'è sempre tanto da fare. Questo vale per il fotovoltaico e vale per tanto altro. L'idea che però se io investo in qualcosa di sostenibile con le mie risorse devo avere una forma di scontistica sulle Mission Trading System. Questo lo sanno in particolare i nostri distretti produttivi. Primo tra tutti il distretto ceramico che è quello che forse è più energivoro di tutti ed è quello che forse si trova più nella crisi di questa spirale delle Mission Trading System che, purtroppo, subisce anche la concorrenza sleale da Cina e India, India in particolare. La Commissione Europea ha imposto dei dazi, visto che si è parlato tanto di dazi, come se noi non li conoscessimo, in realtà, mi duole dirlo, ma la l'Unione Europea è lo spazio economico che più impone dazi in tutto il mondo e, al contempo, fa più sussidi all'export in tutto il mondo, quindi, dobbiamo renderci conto dove invece è opportuno tutelare la nostra produttività. Il Dazio posto per i prodotti ceramici che arrivano in Europa è un dazio del 6%. Se ascoltiamo tutti i principali produttori, senza scomodare la grande realtà di Confindustria Ceramica, che fa degli ottimi studi a riguardo, gli stessi produttori hanno detto: se arrivassimo anche ad avere un dazio del 200% forse non riusciremo comunque ad avere delle condizioni di parità. Per dare un'idea di qual è il dumping che stiamo subendo, in particolare dall'India, rispetto a questo settore. Il tema dell'automotive tocca sottolinearlo, visto che ci fregiamo spesso di essere la Motor Valley d'Italia ed effettivamente lo siamo. Io qui credo che si deve fare una battaglia di sistema. Ci troviamo in una situazione, quella della vera e propria crisi del settore dell'automotive, non solo italiano ma in generale europeo, che ci deve far capire una cosa, se noi andiamo nel 2035 solo verso il tutto elettrico, non produrremo più altro in Europa, distruggendo un settore che cuba 13,8 milioni di dipendenti in tutta la sua filiera diretta e indiretta. Ad oggi, la cosa che noi stiamo chiedendo è quella di dire: sì, abbiamo perso incentivi fondamentali sul sistema elettrico, andiamo però anche su incentivi verso quelle che sono altre realtà, dei cosiddetti biocarburanti. Ne cito uno tra tanti: il biometano. L’Italia è all’avanguardia, non solo nella produzione del biometano, ma ancora di più la Pianura Padana e ancora di più l'Emilia-Romagna. Anche perché il biometano viene in larga parte prodotto da scarti agricoli. L'Italia ha anche una rete di circa 1600 distributori di metano che darebbero la possibilità di avere una copertura, ma ad oggi, l'Italia ha smesso di finanziarlo, l'Europa ha smesso di finanziare, da qualche anno, non solo la ricerca, ma anche la produttività e, ad oggi, potete vedere e constatare che anche chi fino a qualche anno fa aveva un auto a metano, non ce l'ha più, perché le case produttrici vanno, talvolta non tanto spontaneamente ma “spintaneamente”, verso una produzione di solo elettrico che non riescono a vendere. Non c'è bisogno di andare a disturbare i grandi gruppi produttori, basta venire anche sul nostro territorio a parlare con le principali realtà concessionarie, che sono in enorme difficoltà e addirittura stanno scegliendo talvolta, per evitare le sanzioni che per fortuna abbiamo a livello europeo posticipato, perché da gennaio 2025 sarebbero state comminate le sanzioni a coloro che non producevano sufficiente elettrico e l'obiettivo attuale era quello del 15% e ad oggi ne vendiamo meno del 8, nonostante già le case vadano verso l'idea di vendere flotte, anche soprattutto business, dove impongono all'acquirente di acquisire anche dei mezzi esclusivamente elettrici. Bisogna andare, per non avere una desertificazione, verso una diversificazione, accompagnare assieme ai carburanti cosiddetti tradizionali, ovviamente l'elettrico, ovviamente i cosiddetti biocarburanti. Tema dell'agricoltura: penso che il nostro territorio debba essere davvero tutelato in Europa e qua ci vuole una battaglia di sistema. Domani, come tutti sapete, s'inaugura MarkFrut, una realtà fiore all'occhiello della nostra Regione su scala europea e globale, di quello che è il mondo dell'ortofrutta. Provate però a parlare con un produttore di pera se ha prodotto qualcosa negli ultimi, verosimilmente no, perché le norme che arrivano anche dall’approvazione della Commissione Ambiente Europea, prevedono che tutti coloro che sono i sistemi produttivi, gli agenti, tutte quelle realtà chimiche che servono anche talvolta a combattere la presenza di realtà infestanti, hanno portato a un’incapacità produttiva del nostro territorio, ma penso che sarà un tema fondamentale che verrà affrontato tra i tanti che riguardano la nostra intera filiera agricola, sia quella produttiva, come citava giustamente poc'anzi il presidente Casali e anche quella della distribuzione. Tema dell'intelligenza artificiale, penso che su questo si possa essere d'accordo, ma immagino dirà qualcosa anche il collega Bonaccini. L'Emilia-Romagna e Bologna, in particolare, come localizzazione hanno la possibilità di diventare l’hub europeo dell'intelligenza artificiale. Sono stati fatti già importanti investimenti anche dalla Regione Emilia-Romagna; ad oggi, Bologna, tramite il progetto di Italia e AI Factory, ha avuto la possibilità di essere uno di quei due unici hub in tutta Europa che saranno la sede delle nuove tecnologie, delle nuove infrastrutture per l'intelligenza artificiale europea. Questo è un tema di sovranità anche digitale del nostro continente che, ad oggi, si trova - tradotto in poche parole - tra l'incudine e il martello di quelle che sono le principali intelligenze artificiali del mondo americano o di quello cinese. Invece, è fondamentale sviluppare una nostra realtà. Bologna lo può fare, anche grazie al grande lavoro che è stato fatto nel tempo della valorizzazione dell'ex manifattura Tabacchi, che fino a qualche anno fa era un posto di degrado e che, ad oggi, sta diventando sicuramente una realtà attrattiva, anche grazie a un'attenzione che questa Regione ha dato, anche grazie a un lavoro fatto dal nostro governo nazionale, i vari governi, gli ultimi, l'hanno fatto in diversi, anche sulla possibilità di sviluppare nel nostro territorio un hub fondamentale per l'intelligenza artificiale. Tema PNRR, sarebbe troppo facile affrontarlo, sapete quello che è lo stato anche della cantierizzazione per quelle che sono tante opere, prima tra tutte in questo territorio, quella della tranvia delle due linee bolognesi, non lo vorrei citare. Cito solo una cosa: rendiamoci conto che queste risorse sono fondamentali e che se c'è qualche ritardo lo paga l'Italia e di conseguenza le nostre stazioni appaltanti. Salto l'accordo di associazione con San Marino che è fondamentale; parlerò dell'alluvione. Sul tema dell'alluvione questa Regione deve impegnarsi al 100% a combattere il dissesto idrogeologico. Dal 2014 al 2020 non sono stati richiesti fondi FESR da parte della Regione; quelli che sono stati chiesti per il settennato successivo devono essere messi a terra. Ultima cosa: battaglia anche sul tema della pesca. Credo che sia fondamentale rendersi conto che siamo di fronte a una crisi, quella della presenza del granchio blu, rispetto alla quale anche questa Regione deve chiedere un intervento all'Europa. Non dico altro, avrei detto molto altro, ma penso ci saranno altre occasioni. Grazie e buon proseguimento di lavoro.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie. Chiamo a intervenire l’onorevole Stefano Bonaccini, già presidente della Regione Emilia-Romagna.

     

    BONACCINI: Provo a dire le cose fondamentali. Per fatto personale, non so a quale manifestazione pro cinghiali si riferisse la signora, che non conosco. Non ho mai nemmeno pescato una trota né sparato a un animale; ho sempre avuto e ho animali da gatti a cani. Dal punto di vista dell'Europa, io penso che alcune novità che, credo nessuno di noi avrebbe mai pensato di dover commentare nel corso della sua vita, stiano succedendo e ci danno un mondo che ci toglie anche riferimenti. Penso alla guerra in Ucraina e a ciò che sta accadendo dal punto di vista della sicurezza dell'Unione Europea, penso a Trump che ridurrà l'ombrello che ci ha protetti storicamente nel dopoguerra e io credo che sia giusto intervenire rafforzando la difesa comune, che non è il ricorso agli armamenti per i singoli paesi, già oggi l'Unione Europea spende complessivamente più di Cina e Russia, ma se anche aumentassero i singoli investimenti per ogni paese, noi e i nostri cittadini non saremmo più sicuri al giorno dopo perché non c'è interoperabilità tra i vari sistemi di difesa dei singoli paesi e quindi non comunicano. Sono certo che, se ci fosse già stata una difesa comune, magari anche un esercito comune europeo, ma mi limito alla difesa comune, non si sarebbe mai tentato Putin a bombardare e invadere l'Ucraina, perché la forza militare e di difesa sarebbe complessivamente molto più forte della sua. Peraltro, parliamo di difesa e spesso di armamenti, ma oggi la difesa significa per gran parte intelligenza artificiale, uso dei satelliti, droni e tutto quello che sta all'indirizzo nuove tecnologie. Come diceva Stefano Cavedagna, io ho votato la mozione che Fratelli d'Italia ha presentato in Parlamento Europeo, Von der Layen non poteva scegliere parola più idiota di ReArm EU, perché invece, avesse usato Defend US, secondo me, tre quarti del dibattito in questo paese non ci sarebbe stato. Poi il tema gestire più efficacemente le immigrazioni verso l'Europa. Guardate, tornassimo alla primavera demografica - e speriamo - oggi con l'inverno demografico, io sono nato nel 1967, un milione di bambini nati quell'anno, l'anno scorso non si è arrivati a 370 mila, ci vorranno 20-25 anni. Al 2050 il direttore dell’ISTAT nazionale ha indicato l'Italia come primo paese europeo, forse al mondo, che con questa curva, se non verrà corretta e riequilibrata, quindi, servono più migranti, non meno, è inutile che ci giriamo intorno, noi saremo il primo paese con più pensionati che lavoratori attivi. Oggi il rapporto è 2 a 1, diventerebbe meno di 1 a 1. D’altra parte, segli imprenditori dicessero quello che mi dicono ogni volta che li incontro e dicono a tutti noi è che manca capitale umano, manca a loro, ma anche all'università. L'Emilia-Romagna, con la Lombardia, sono le uniche due regioni che crescono in abitanti, seppur lievemente; le altre peggiorano tutti gli anni perché siamo tra i più attrattivi per chi viene a studiare e viene a lavorare, ma è evidente che, complessivamente, c'è un gap che rischia di portare il nostro paese ad avere, per i nostri figli e i nostri nipoti, se diventerà lo scenario, quello che ho descritto, come probabilmente diventerà, a perdere le grandi conquiste che le democrazie liberali, non tanto in Occidente, soprattutto in Europa perché così nemmeno gli Stati Uniti, hanno conquistato, a proposito di a cosa è servita l'Europa, nel secolo scorso, nel dopoguerra, la pensione per tutti, la scuola e la sanità pubblica. La terza è il tema degli impatti sempre più visibili del cambiamento climatico. L'abbiamo visto: 4 miliardi e mezzo di metri cubi d'acqua, lo chieda a qualsiasi scienziato, non li avrebbe contenuti nessun corso d'acqua, neanche scavando 5 metri più sotto. È stata l'alluvione peggiore mai registrata in Italia; quattro ore di pioggia, come avviene in un anno a Valencia, ha portato un’alluvione mai registrata per quantità di acqua caduta in poche ore in Europa. Io penso che dobbiamo tutti renderci conto che la decarbonizzazione è assolutamente ineludibile, persino indispensabile. Però, su questo alcuni punti di coincidenza anche con quello che ha detto Cavedagna, mi trovano d'accordo, il Green Deal va equilibrato. Non dobbiamo spostare le date, non ce lo chiedono neanche i costruttori di auto, al 2035 gli obiettivi; dobbiamo modulari e equilibrarli, perché se al 2035 ci guarderemo indietro e avremo lasciato sul campo, come potrebbe accadere, milioni di posti di lavoro o migliaia di imprese, chiaro che quell'obiettivo, per quanto teoricamente giusto, non sarebbe nella pratica sostenibile. Queste sono però tre questioni che ci portano a dover agire con una nuova bussola della competitività, come Baruffi ha molto bene indicato nella sua introduzione o relazione, e che la Regione credo abbia ben chiaro; e io penso che il rapporto Draghi, che è stato citato, sia la vera bussola rispetto a cosa dovremmo fare. Tre questioni per brevità: la prima, togliere il diritto di veto ai singoli Stati membri, non si comprende perché non sia già stato fatto; ci sono forze politiche in Europa non sono d'accordo, ma io faccio sempre l'esempio di un CDA di un'impresa o il direttivo di un'associazione di volontariato, una famiglia o questa stessa istituzione, ma vale anche per il Parlamento italiano, se in Regione Emilia-Romagna un solo consigliere di opposizione vota contro e tutti gli altri a favore, si parlerebbe di un grande risultato politico. In Europa su alcuni temi accade esattamente il contrario: basta uno, ha un cognome peraltro che conoscete tutti, per cercare di bloccare e impedire ciò che serve per la velocità a cui l'Europa deve dare risposte spesso lente al burocrate e, in quei due provvedimenti presi poche settimane fa, rispetto alla deburocratizzazione, sburocratizzazione su alcuni temi, io penso e credo che potranno essere importanti per dare una velocità di azione che l'Europa purtroppo non sempre ha garantito ai singoli Stati membri e alle politiche che venivano messe in campo. La seconda è il tema degli investimenti. Io credo che bisogna ricorrere al debito comune finalmente. Ho visto che anche la Germania, che oggi è in recessione, per la prima volta, attraverso il suo capogruppo, che è un nostro collega, ma ha un ruolo più importante di noi, è il capogruppo della principale forza politica del Parlamento europeo, il Partito Popolare, dice che il debito comune potrebbe essere un tabù che cade anche per la Germania e i tedeschi; 7-800 miliardi di euro di investimenti all'anno sarebbero necessari per farci ripartire, senza polemiche politiche. L'Italia comunque, Banca Itali, Oxe, Centro Studi, Confindustria, negli ultimi giorni l'hanno detto: saremo uno dei quattro paesi che cresceranno meno nei prossimi tre anni; la crescita prevista dal governo è stata dimessa; non cresceremo mai dell’1%; segnalo che la Spagna in questo momento sta crescendo cinque volte l'Italia, ma la stessa Germania, tra tre anni, nelle previsioni potrebbe superarci. Allora, proviamo insieme da italiani, a garantire quali politiche industriali servono, da un lato, quali investimenti dall'Europa devono arrivare perché noi oggi abbiamo una crescita che peraltro è drogata dal PNRR, quando terminerà il PNRR non ci sarà più quel fondo straordinario che il Next Generation EU aveva garantito e che per un terzo arrivava direttamente all’Italia e quindi io sono preoccupato perché noi rischiamo di essere il paese che nei prossimi cinque anni cresce meno per valore assoluto in Europa e che ha un problema davvero di garantire quella competitività che serve per essere la prima manifattura d'Europa e la seconda manifattura del paese, la prima regione italiana per quantità, ad esempio, di export e di valore aggiunto prodotto a livello pro capite. La terza è la diversificazione dei mercati. Noi abbiamo di diversificare i mercati. Lo dico alle associazioni agricole. Erano contrarie. Con le quali sto condividendo tutte le scelte strategiche, dirò tra un attimo, che stiamo facendo in Europa, a partire dal rapporto col presidente del CETA, sono milioni gli agricoltori europei guidati oggi da un italiano, il presidente di Confagricoltura. Quando ci chiesero di essere contro il CETA canadese, nove anni fa, dopo nove anni il rapporto col Canada è diventato di un surplus commerciale di 3,6 miliardi di euro a nostro vantaggio e di un 63% in più di esportazioni. Se noi diversificare i mercati, avremo meno necessità di essere dipendenti come lo siamo stati dalla Russia per il gas o dagli Stati Uniti per altre cose. Di fronte al rischio al rischio e alla minaccia dei dati, segnalo che se i dazi vengono introdotti, qualcuno ha detto persino che ci farebbero bene, una regione che ha 9 miliardi di euro, poco meno, di surplus commerciali con gli Stati Uniti e per un paese che ha 39 miliardi di euro di surplus commerciale con gli Stati Uniti, guardate che noi saremo quelli che la pagano di più. Basta parlare con gli imprenditori e gli industriali, te lo dicono ogni giorno. E avendo noi un export pro capite che nel 2023 è stato di 19200 euro a testa, 2300 euro più di ogni veneto e 3000 euro in più di ogni lombardo, parlo di due grandi forti e bellissime regioni. Però dobbiamo diversificare proprio per essere meno sottoposti a minacce, che oggi può essere Trump, domani può essere chiunque altro. Per cui, aprire a nuovi mercati; penso all'India e a gran parte del sud-est asiatico; penso al MERCOSUR. Io sono favorevole a correre i rischi che il MERCOSUR può portare, ma oggi sulla collocazione di alcuni nostri prodotti, ci sono dazi al 55%; quell'accordo prevederebbe di azzerarli o limitarli moltissimo. E la qualità delle nostre imprese, per merito loro e delle loro maestranze, sono spesso poco replicabili. È per questo che siamo ancora molto competitivi. Da ultimo, sul tema del digitale ha detto Stefano, non devo aggiungere più di tanto. Io penso davvero che avere il centro meteo che fa le previsioni in tutta Europa, il supercomputer che ci permette di averlo il sesto per potenza di calcolo al mondo, adesso con i nuovi investimenti e le 7 Giga Factory siamo tra i sette paesi - e in Italia, Bologna, è stata premiata sull'intelligenza artificiale - diventeremo in Europa coloro che hanno i computer più potenti, ma l'università delle Nazioni Unite, con la firma il ministro Tajani pochi mesi fa, è un fatto molto importante perché diventeremo attrattori, essendo la prima di tutti i paesi del Mediterraneo e questo è molto per quel capitale umano che abbiamo detto deve vederci creare e formare cervelli e talenti a disposizione di coloro che creano lavoro, il mondo delle imprese e il mondo della ricerca. Per quanto riguarda l'agricoltura, io sono stato relatore del QFP, cioè della proposta di bilancio pluriennale 28-34, l'abbiamo votata sorprendentemente - lo dico positivamente - da quasi tutto l'arco parlamentare europeo. Speriamo che venga adottata dalla Commissione Von Der Leyen, perché lì abbiamo chiesto di difendere la PAC almeno nella quantità di risorse che ha, di distribuirla dei pagamenti diretti, non più a tutti a pioggia, ma a coloro che davvero fanno agricoltura, sudano lavoro e oggi il problema del reddito, perché qualcuno la riceve anche in base a rendita di posizione, che non sono più giustificabili; di introdurre la cosiddetta riassicurazione di un fondo nuovo da 2 miliardi di euro perché i cambiamenti climatici nati, oggi molte compagnie di assicurazione non assicurano più quegli imprenditori e quelle imprese se non c'è un piede pubblico, io temo che il piede privato dall’acceleratore il piede lo tolga definitivamente. Abbiamo chiesto di nuove regole, se entreranno nuovi paesi europei. Sono europeista convinto, spero ne entrino altri. Attenti però, anche i più sinceri convinti democratici, non in termini di voto di partito, ma inteso come valore di libertà, di democrazia e di pace, che sono d'accordo sull’ingresso in prospettiva dell’Ucraina, nel momento in cui non avessimo regole un po' differenti per chi entra e chi c’era, segnalo che l'Ucraina dal punto di vista agricolo da sola rappresenterebbe il 20% dell'intera superficie agricola dell'Europa e se tu, a uno gli togli ciò che aveva, anche a chi ci crede più all’allargamento, potrebbe trovarsi in una situazione di grande difficoltà. Da ultimo, introdurre la indicizzazione dell'inflazione. Non è mai stato fatto e sono state perse alcune annualità perché l'inflazione è arrivata a due cifre. Credo che siano le scelte più importanti che l'Europa dovrà fare, non è detto che ci riesca, io me lo auguro, perché le istituzioni europee non finirebbero, ma temo un’Europa che, se da gigante commerciale economico, è ancora il primo al mondo, non diventa un gigante politico unito nelle politiche comuni, rischiamo in futuro di decidere di chi dobbiamo essere sudditi e credo che non ce lo possiamo permettere. Vi do solo un’accortezza che vale per tutti, l'ho detto al commissario Fitto, ho apprezzato il nuovo rapporto che il commissario all’Agricoltura e il commissario Fitto hanno presentato; attenti, perché c'è un rischio per le regioni che come la nostra, avevete visto questa mattina i dati del Ministero dell'Economia e Sole24ore, è la prima regione ancora una volta per capacità di spesa, programmazione dei fondi europei; attenti, perché rischiamo meno risorse per le politiche di coesione, che vuol dire almeno per le regioni comuni, ma soprattutto l'accentramento a un fondo unico, spero che siamo più o meno tutti d'accordo tra i partiti politici anche in Europa su questo; attenti, perché è un rischio grande, perché se c'è qualche regione che non li spende bene, è giusto che venga penalizzata. Ma questo non può andare a detrimento delle regioni, per fortuna, non solo l'Emilia-Romagna, che li spendono tutti perché sono vitali e funzionali alla competitività di questa regione come delle altre. La centralizzazione vorrebbe dire che vengono tagliate fuori o quasi, le regioni e i comuni nella programmazione dei fondi europei, quando oggi è stato, in questi anni, un grande valore poter decidere insieme ai territori, agli stakeholder e ai comuni quali sono le politiche da fare. Grazie mille presidente.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Grazie all'onorevole Bonaccini. Io a questo punto lascerei giusto due cenni di chiusura a tutti i contenuti e gli spunti che abbiamo sentito oggi. Questa poi ovviamente la partenza della sessione europea, avremo modo poi nelle varie commissioni di sviscerare quelli che sono i temi nello specifico. Ma chiedo quindi al consigliere Lori e al consegnare Pulitanò di intervenire in chiusura. Prego.

     

    LORI: Grazie presidente. Inizio con una battuta: le sole e tante sollecitazioni che abbiamo sentito questa mattina, mi farebbero dire che le poche settimane di lavoro che abbiamo davanti per arrivare all'aula, sono davvero poche perché la sessione comunitaria rappresenta, dal mio punto di vista, davvero una straordinaria opportunità per dare un contributo vero e fattivo a quelle che sono le politiche europee che però, come è emerso in maniera molto chiara e molto netta anche questa mattina, hanno un impatto molto significativo e rilevante anche nella nostra regione. Ringrazio naturalmente i colleghi che mi hanno assegnato la fiducia e che, quindi, insieme lavoreranno, così come naturalmente tutte le forze politiche rappresentate in Assemblea con il collega Pulitanò, per fare il meglio possibile nel tempo, non ampissimo, che ci è dato per costruire quel documento, quella risoluzione conclusiva che verrà proposta all'aula e che auspichiamo possa davvero poter raccogliere tutte le sollecitazioni e che possono essere davvero utili ai nostri cittadini, alle nostre cittadine, ma al sistema produttivo e al territorio dell'Emilia-Romagna, che sappiamo averne molto bisogno. L'assessore Baruffi ha richiamato nel suo intervento diversi temi e ha sottolineato anche, come già in questa fase, io mi riferisco in particolare al percorso legato all’attuazione dei fondi europei legati alla programmazione 2020-2027, che ci dice quanto si sta facendo; ma noi siamo in una stagione particolare: si aprono i lavori di una nuova composizione a livello di Commissione Europea, con un nuovo programma che è quello che approfondiremo; siamo nuovi noi, all'inizio di una legislatura; siamo in un tempo particolarmente complesso e articolata in cui c'è bisogno di risposte rapide e sono stati toccati in molti temi, penso a quello della semplificazione, ma anche al tema della competitività equa e sostenibile, sono tutti elementi che sono emersi questa mattina. Io non mi voglio dilungare oltre. Da parte mia, naturalmente, tutto l'impegno a garantire, insieme ai colleghi e ai presidenti delle commissioni e alle strutture tecniche, che ringrazio per il lavoro fatto fino ad ora, la dottoressa Palazzi e la dottoressa Lucertini in particolare, affinché quello che ci spetta, il lavoro che siamo tenuti a portare avanti, sia davvero il più condiviso, proficuo e arricchente per tutti, a partire da questa importante fase di ascolto degli stakeholder, verso i quali naturalmente rimaniamo tutti a disposizione anche nelle prossime settimane. Grazie.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Io ringrazio Barbara Lori, con la quale ho condiviso un un interesse per questa sessione europea, che spero anche nel suo ruolo di vicepresidente dell'Assemblea, di portare con delega ovviamente a questi temi, di portare avanti anche nei primi anni per avere l'anno prossimo una sessione che ci permetta anche di approfondire con i tempi dovuti. Prego, consigliere Pulitanò.

     

    PULITANÒ: Sì, grazie presidente. Mi unisco ai ringraziamenti nei confronti dell'assessore Baruffi, il presidente dell'Assemblea Fabbri e dell’onorevole Bonaccini, ringrazio anche della presenza l'onorevole Cavedagna. Sono veramente molto contento di rivestire il ruolo di relatore per questo processo che ci vedrà veramente molto impegnate, anche perché i dossier, come abbiamo potuto ascoltare oggi, sono veramente importanti e sono tanti: inverno demografico, piano di difesa comune, politica energetica, politica commerciale e intelligenza artificiale sono i dossier più importanti e sono anche le sfide più importanti che la nostra regione, unitamente all'Unione Europea, devono necessariamente portare avanti. Saremo molto impegnati e sinceramente non vedo l'ora di entrare nel vivo di questa sessione e veramente mi stuzzica molto sotto proprio il profilo europeo. Grazie e arrivederci.

     

    PRESIDENTE (Arletti): Concludiamo la seduta. Vi ricordo che ci riaggiorniamo per un'altra seduta prima del 28, ma il 28 di maggio sarà la nostra seduta conclusiva di sessione europea, quindi, vi ricordo questa data e poi ci ci aggiorniamo eventualmente per altre sedute.

     

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