N. 8 - L'economia dell'Emilia RomagnaRapporto annuale

Il quadro macroeconomico

Nel 2022 è proseguita la crescita dell'attività economica in Emilia-Romagna, dopo il forte recupero dell'anno precedente. L'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia mostra un aumento del prodotto del 3,7 per cento, un dato in linea con la media italiana; il livello ha superato di circa 2 punti percentuali quello raggiunto nel 2019. L'espansione è stata sostenuta dai consumi delle famiglie, sospinti soprattutto dall'uscita dalle misure di restrizione alla mobilità, e dagli investimenti delle imprese. La crescita ha perso slancio nella seconda parte dell'anno risentendo dell'incertezza generata dal conflitto in Ucraina, del progressivo rialzo del tasso di inflazione e dell'orientamento restrittivo della politica monetaria.

Le imprese

L'incremento dell'attività ha interessato tutti i settori, sebbene con intensità differente. Dopo la forte espansione dell'anno precedente che aveva consentito di recuperare i livelli di produzione pre-pandemici, il valore aggiunto dell'industria ha registrato un modesto aumento, sostenuto soprattutto dalla domanda estera. Il comparto ha risentito del rialzo dei prezzi dei beni energetici e delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento. Nel settore delle costruzioni l'attività, seppure in decelerazione, è rimasta sostenuta, continuando a beneficiare degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli edifici. Il terziario ha trainato la crescita del prodotto regionale, accelerando rispetto all'anno precedente e superando i livelli del 2019. L'espansione è riconducibile soprattutto ai comparti legati al turismo e a quello dei trasporti, che avevano sofferto maggiormente durante la crisi sanitaria.

Le condizioni economiche del settore produttivo sono rimaste favorevoli, sebbene la quota di imprese che hanno chiuso l'esercizio in utile sia leggermente diminuita. I margini di profitto nella manifattura, comparto maggiormente esposto all'aumento dei costi delle materie prime e dei beni energetici, avrebbero registrato un calo complessivamente contenuto; i rincari sarebbero stati in larga parte traslati sui prezzi di vendita. Le disponibilità finanziarie delle imprese sono rimaste ampie. Dopo un prolungato periodo di crescita, è cessato l'accumulo di liquidità: nella seconda parte dell'anno il comparto produttivo ha fatto fronte alle proprie esigenze finanziarie accrescendo il ricorso a risorse interne e riducendo la domanda di credito bancario divenuto più costoso.

Il mercato del lavoro e le famiglie

La dinamica congiunturale favorevole si è riflessa in un'ulteriore incremento sia degli occupati sia delle ore lavorate pro capite; tuttavia soltanto l'occupazione alle dipendenze è tornata sui livelli pre-pandemia mentre il numero di lavoratori autonomi è rimasto ancora inferiore al 2019. Il consolidamento della ripresa economica ha favorito la creazione di posizioni lavorative a tempo indeterminato e la riduzione del lavoro a tempo parziale; anche le richieste di integrazione salariale sono sensibilmente diminuite. Il tasso di disoccupazione ha continuato a scendere, attestandosi su valori storicamente contenuti.

Il miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro ha sostenuto il reddito nominale delle famiglie, che tuttavia in termini reali si è moderatamente ridotto a causa dell'inflazione. Il tasso di crescita dei prezzi al consumo aveva raggiunto lo scorso dicembre un livello elevato (11,6 per cento), in linea con la media italiana. L'aumento è stato trainato dai rincari delle utenze domestiche e dei beni alimentari e ha colpito in misura maggiore i nuclei meno abbienti, per i quali queste categorie di spesa assorbono una quota più alta del bilancio familiare. Nonostante la flessione del potere d'acquisto i consumi hanno continuato ad aumentare in misura robusta, sostenuti anche dai risparmi accumulati durante la pandemia.

L'indebitamento delle famiglie è aumentato. Sono cresciuti in misura sostenuta i mutui erogati ai giovani per l'acquisto di abitazioni, grazie soprattutto al rafforzamento delle garanzie pubbliche a loro favore. Nell'ultimo trimestre dell'anno, in concomitanza con il dispiegarsi degli effetti del rialzo dei tassi di riferimento, il flusso dei nuovi mutui ha iniziato a diminuire.

Il mercato del credito

In un contesto di mutato orientamento della politica monetaria, nel secondo semestre la domanda di prestiti di famiglie e imprese è diminuita e le condizioni di offerta si sono fatte lievemente più restrittive. I finanziamenti al settore privato non finanziario hanno sensibilmente rallentato nell'ultima parte dell'anno. Il costo del credito è aumentato sia per le imprese sia per le famiglie. La rischiosità è rimasta su livelli storicamente bassi. L'uscita graduale dalle misure di sostegno adottate durante la pandemia non ha avuto riflessi significativi sulla qualità dei finanziamenti.

La finanza pubblica decentrata

È proseguita la crescita della spesa degli enti territoriali regionali, sebbene a un ritmo inferiore rispetto all'anno precedente. All'aumento della parte corrente hanno contribuito i rincari dell'energia nonché, per il personale della sanità, il rafforzamento degli organici e i rinnovi contrattuali. L'espansione degli investimenti pubblici, in atto da un quinquennio, ha perso slancio; in termini pro capite la spesa si è attestata su un livello ancora inferiore di circa un terzo rispetto al valore massimo osservato nel 2008. Le entrate degli enti territoriali sono lievemente diminuite.

Nell'ambito dei programmi di finanziamento definiti dall'Unione europea la Regione ha completato il ciclo di pagamenti a valere sui fondi di coesione 2014-2020, complessivamente pari a 1,3 miliardi di euro. In attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) ad aprile scorso la dotazione assegnata agli enti regionali ammontava a 6,1 miliardi. Le gare finora realizzate hanno interessato il 36 per cento degli importi da porre a bando.

I primi mesi del 2023 e le aspettative

Nel primo trimestre dell'anno in corso l'andamento di ITER per le regioni del Nord Est suggerisce una prosecuzione della fase espansiva, a un ritmo in linea con quello nazionale che è risultato superiore alle attese.

Sulla dinamica del prodotto nella parte restante dell'anno gravano le pressioni inflazionistiche ancora elevate e la connessa intonazione restrittiva della politica monetaria; vi si aggiungono gli effetti, ancora difficili da quantificare, dell'alluvione che ha colpito un'ampia porzione del territorio regionale, localizzata prevalentemente in Romagna. Nei comuni interessati si concentra circa un quarto del valore aggiunto e degli addetti dell'industria e dei servizi privati della regione e quasi un terzo delle superfici agricole.

Le aspettative rilevate dall'indagine della Banca d'Italia, formulate alla vigilia degli eventi alluvionali, prefigurano per il 2023 una sostanziale invarianza delle vendite e un lieve calo degli investimenti nei settori dell'industria e dei servizi. Per le costruzioni l'attuazione del PNRR potrebbe contribuire a sostenere i livelli di attività, anche in considerazione del minore stimolo proveniente dalle agevolazioni fiscali.

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