Cooperazione Emilia-Romagna-Rasd per la salute dei bimbi del deserto
14.03.2017
RABOUNI- Un popolo di rifugiati, ma con un programma sanitario che cerca di coprire al meglio crisi ed emergenze. Quello che viene messo in piedi dal Ministero della salute della Repubblica araba Saharawi democratica (Rasd), anche grazie all’aiuto di molte associazioni, è quasi impensabile considerando le condizioni di vita nel deserto, in un clima torrido e inospitale, in accampamenti spesso provvisori e in situazioni di povertà. Eppure- come spiega alla delegazione dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna il ministro Mohamed Lamin Deddi- oltre a quello nazionale nei campi ci sono cinque ospedali e quattro dispensari materno-infantili, e altri due nei territori liberati, al di là del muro marocchino che taglia in due il Sahara occidentale. Reparti ad hoc ginecologici, pediatrici, per le malattie croniche, di salute mentale, di vigilanza per le epidemie, di formazione e informazione sanitaria. “In questi ultimi anni- aggiunge il ministro- si sono registrati molti casi di anemia e malnutrizione infantile che riguardano principalmente bambini e donne incinte, oltre che di diabete per i più anziani”. Vaccinazioni, programmi di cura contro le epatiti, progetti materno-infantili, il laboratorio di farmacia dove vengono prodotti medicinali: in questi campi il ministro vorrebbe si desse continuità ai progetti in corso.
Il problema principale resta sempre la prevenzione. I genitori portano i bambini alle visite solo quando stanno già male ed è difficile diagnosticare in tempo le malattie. Da qui è nato il progetto portato avanti dall’associazione modenese Kabara Lagdaf cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna, e in collaborazione con l’Ospedale di Modena, il Comune di Ravenna e Cisp Emilia-Romagna. “Abbiamo messo in piedi con il Ministero della salute della Rasd una commissione chirurgica che si occupa di operare sul campo e rafforzare e ampliare le conoscenze mediche e scientifiche in loco”, spiega il presidente dell’associazione Fabio Campioli. Non solo: l’obiettivo è anche quello di favorire una maggiore sensibilizzazione sulla prevenzione precoce di diverse patologie, tra cui la calcolosi renale che colpisce molti bambini.
Ci si attiva anche nelle scuole. In quella di Smara c’è un piccolo studio medico- una stanzetta con bambole e alcune apparecchiature- e due dottori e un dentista Saharawi che visitano i bambini durante l’orario scolastico e, offrendo dentifrici e spazzolini, tentano di indirizzarli verso sane abitudini quotidiane.
E sempre nell’ottica della prevenzione, in Italia, da qualche anno esiste anche la campagna nazionale di accoglienza dei bambini Saharawi, lanciata in collaborazione con il Ministero Rasd. Un centinaio di loro in estate sono ospiti di famiglie, associazioni e comuni dell’Emilia-Romagna che li accolgono nelle loro case e strutture per evitare che siano esposti al torrido sole del deserto dei campi. Con il contributo del Servizio sanitario regionale, i bambini in quel periodo sono anche sottoposti a screening sanitari e visite di controllo. “I piccoli ambasciatori di pace- ricorda Barbara Lori dell’Intergruppo di amicizia con il popolo Saharawi- sono sempre accolti con grande gioia in Emilia-Romagna e con la loro presenza portano anche un sostegno alla causa Saharawi”.
(Corrispondenza di Francesca Mezzadri)