Carlo Mastronardi

Prepotto (Ud) 1940

img235.jpgCarlo Mastronardi nasce a Prepotto (Udine) nel 1940. All’età di dieci anni la famiglia segue il padre medico e si trasferisce a Rubiera (Reggio Emilia), qui l’artista tuttora vive e lavora. Si diploma al liceo artistico di via di Ripet- ta a Roma e all’Accademia di Belle Arti di Bologna (dove segue i corsi di pittura con Ilario Rossi e di incisione con Paolo Manaresi).

All’ambiente bolognese, anche per i rapporti, spesso di amicizia, (Rossi e Mandelli in particolare) resterà sempre legato; a Bologna del resto, ha insegnato al Liceo Artistico fino al 2001.

La sua ricerca parte dai modelli dell’informale italiano:    la libertà compositiva, l’espressività del colore e della materia, l’emotività con cui il colore viene trascinato. La sua è una pittura gestuale, non segnica; l’energia del gesto è manifesta attraverso l’atto del dipingere. È un informale controllato, disciplinato dalla tenuta strutturale, dal bisogno di costruire, di dare al quadro un’architettura robusta. Resta però saldamente legato alla natura e alle cose.

Alle soglie degli anni ottanta il suo lavoro è approdato, con opere di straordinaria tensione formale e raffinatezza tonale sull’orlo dell’astrazione. Mentre nei dipinti precedenti il colore era una buccia sottile, quasi impercettibile, che rivestiva la tela, ora sente il fascino della materia e delle “paste alte”.

Con la materia e la luce opera una graduale depurazione degli elementi descrittivi. Alla fine degli anni ottanta è invitato alle due mostre nazionali al Castello di Mesola, “La natura morta” e “Il paesaggio senza territorio”, curate da Vittorio Sgarbi e nella primavera del 1989 gli viene dedicata una mostra personale ai Civici Musei di Reggio Emilia, ‘Grado Nero’ curata da Adriano Baccilieri.

Negli anni novanta la sua pittura si attesta sul fronte del grigio, anche se il nero tende a prendere il sopravvento. Nel 1992 nasce il gruppo dei dieci con la prima mostra “Conversazioni d’Autore” curato da Umberto Nobili.

L’anno successivo è invitato alla Prima Biennale d’Arte Contemporanea di Bologna curata da Pietro Bonfiglioli, tra il 1993 e il 1994 è la stagione in cui è a Milano in    due occasioni importanti: è invitato, con  due  opere,  nella sezione “Contaminazione dell’Informale” curato da Giancarlo Ossola, alla XXXII Biennale di Milano (Palazzo della Permanente), e tiene una mostra personale ‘Tutti i colori del nero’ presentato in catalogo da Marina di Stasio alla galleria S. Fedele.

Flaminio Gualdoni in un articolo sul Corriere della Sera: “L’informale ha una forma”, scrive che Mastronardi è “l’erede perfetto” del naturalismo informale che intende un modo di raccontare la natura non nella sua forma, ma nei ritmi e nelle crescite della sua interna energia. Conclude gli anni novanta con una personale a Casa Cini a Ferrara, “Nel colore la forma”. Agli inizi degli anni 200 fa diversi viaggi in Africa alla ‘scoperta’ dell’Arte Africana, in Burchina Faso e in Mali. Il paesaggio sulla falesia di Bandiagara lo influenza e lo si può riscontrare nei lavori successivi.

Sono anche gli anni delle mostre all’estero. Partecipa anche a diversi simposi d’arte internazionale e qui la sua tavolozza si arricchisce.

È invitato a mostre interessanti quali: “Le mani pensano” e “90 artisti per una bandiera”, entrambe curate da Sandro Parmiggiani, a “Un Novecento ritrovato” alla galleria Rezarte di Reggio Emilia, curato da Alberto Agazzani, dove dopo molti anni, sono esposte le opere del gruppo dei dieci nato nel lontano 1992.

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Case in collina 2017 olio su tela cm. 55x65