Bruno Pulga

Bologna 1922-1993

img338.jpgDopo la prima formazione presso il Liceo Artistico di Bologna, segue i corsi di architettura presso le università di Venezia e di Firenze, ma la presenza di Giorgio Morandi, alla cattedra di incisione e di Virgilio Guidi, responsabile dell’insegnamento di pittura, lo inducono a completare gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Compie il primo viaggio a Parigi nel 1950.

Nel 1954 espone alla Galleria La Bussola di Torino insieme ad altri giovani pittori, presentati da Francesco Arcangeli che, pochi mesi dopo, ne cura la prima personale, allestita presso il Circolo di Cultura di Bologna. Di Pulga, il critico rileva la forza, il rigore, l’austerità, la capacità di “rischiare l’indistinto del colore cupo” pur di far emergere “il senso d’una notte, d’un crepuscolo, di una tristezza tra i monti…”. Nello stesso 1955 riceve premi a Spoleto, a La Spezia e a Bologna. Ai motivi di paesaggio, “di montagna severa, di costiere, d’altipiani, di mura umane come ruderi […]”, interpretati secondo i modi di “un nuovo, moderno sentimento di natura” aveva scritto Arcangeli, si associa, a partire da questo periodo, il tema delle teste, che diventerà ricorrente, anche ad anni di distanza, nel quale si osserva un accentuarsi di quei moti di chiusa drammaticità, di sentimenti compressi nelle paste cromatiche più spesse, che segni tracciati con maggior irruenza consentono di intravvedere.

Grazie al critico Marco Valsecchi, nel 1956, conosce Gino Ghiringhelli, il fondatore de Il Milione, e inizia a esporre con il gruppo di giovani artisti che operavano intorno alla galleria milanese.

Nel 1957 lavora per sei mesi a Londra, dove l’anno seguente tiene una personale presso la Galleria Matthiesen. Partecipa alla mostra Italia-Francia di Torino. Parte per la Germania. A Monaco, Enrich Steingräber lo presenta in occasione della personale alla Galleria Klihm e Andreas Gröte alla Galleria Frankische di Norimberga. Nello stesso anno, le edizioni de Il Milione pubblicano    la monografia dedicata a Pulga da Marco Valsecchi. La personale milanese del 1959, presso la stessa galleria, è introdotta da Luigi Carluccio. Soggiorna per alcuni mesi  a Berlino, poi a Parigi. Decide di trasferirsi nella capitale francese, dove si stabilisce già nel 1961. A partire da queste date alternerà i periodi di attività in Italia, prevalentemente nei mesi estivi, lavorando nello studio mantenuto a Paderno, sulla collina bolognese, a quelli all’estero.

A Parigi si lega d’amicizia con numerosi artisti: Music, Gischia, Hartung, Pignon,  Barbarigo,  con  alcuni  dei  quali  espone a più riprese, sotto l’insegna di gruppo “pittori di Parigi”. Le occasioni di presentare il suo lavoro si moltiplicano, in Italia  e nei principali paesi europei, a occuparsi della sua opera, subito consapevoli dell’originalità e del valore, sono critici di affermata autorevolezza: Marchiori, Ragghianti, Raimondi, De Solier, Lassaigne, Volpe, ai quali si aggiungeranno ben presto Mazzariol, Quintavalle, Tassi, Frank, Testori, Barilli. Nel 1963 è premiato dalla Biennale della Grafica di Venezia.

A quei mesi risalgono anche i dipinti raffiguranti le Falaises, le alte coste del nord della Francia, percorse dall’artista nel corso di solitarie esplorazioni. Sullo sfondo monocromo della tela o sui fogli si staglia, con la perentorietà di un ricordo indelebile, il profilo scosceso della roccia a picco sul mare. Sono opere di grande intensità e suggestione, delle quali Gröte ha giustamente sottolineato la qualità e il ruolo di cesura rispetto alle esperienze precedenti. Raggiunta la  piena  maturità,  nel pieno possesso di risorse linguistiche originali e potenti, Pulga, può ora esprimere altri contenuti, raccogliendo la sfida a trovare inedite e corrispondenti modalità di comunicazione. Nel 1965 inizia la collaborazione con la Galleria Lorenzelli   di Bergamo. Si apre la prima personale a Parigi, presso la Galleria Facchetti. Il Governo francese acquista un dipinto per le collezioni pubbliche.

Inizia a partecipare, dietro invito, alle edizioni del Salon de Mai, l’importante rassegna annuale che riporta su Parigi l’attenzione degli addetti ai lavori e del grande pubblico.

A partire dal 1970, oltre al disegno e alla pittura, Pulga si appassiona all’incisione e alla litografia. La Galleria Lorenzelli pubblica due album; mentre una serie di 4 incisioni, tirate in 35 esemplari e accompagnate da altrettante poesie di Jean Lescure, è diffusa dal noto Atelier Lacourière di Parigi. Il soggetto rinvia a eventi drammatici: operazioni chirurgiche, interventi spesso estremi per salvare una vita. Al tema, di profondo impatto emotivo, si riferiscono altresì un gruppo di dipinti caratterizzati dall’accentuato spessore della materia e dall’inedito taglio prospettico. Il punto di vista è ribassato e ribaltato rispetto al soggetto, chi osserva rimane esterno e ito rispetto agli enormi e indecifrabili misteri della vita, del dolore e della morte, concentrati in quei pochi centimetri di superficie dipinta.

Nel 1971 partecipa alla Biennale di San Paolo del Brasile.

Il 1972 è l’anno della grande consacrazione internazionale: Jacques Lassaigne presenta Bruno Pulga in un’antologica di ottanta opere al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Gli impegni si susseguono senza soluzione di continuità, in Italia, dove affronta personali a Bologna, Milano, Torino, nell’ambito della Biennale di Venezia e della Quadriennale di Roma, e all’estero; ai centri europei si associano, dopo l’America del sud, le esperienze espositive ad Alessandria d’Egitto e al Cairo. L’arte di Pulga, che persegue in assoluta autonomia  le sue ricerche esplorando inedite dimensioni, alla ricerca delle linee di forza originarie, quelle segrete, che il colore rivela e nasconde, che compongono le geometrie soggiacenti alle cose create, incontra ovunque accoglienze più che lusinghiere, sia da parte della critica, sia a livello di pubblico e di mercato.

E’ invitato alla Biennale di Venezia del 1978.

Nel 1980 inizia il “ciclo” degli Strati della memoria, grandi tele dalla tessitura ottenuta per reiterata sovrapposizione di strati lievi di pittura, progressivamente più aerea e luminosa.

Il già antico rapporto con la critica e il pubblico tedeschi è rinsaldato dalla personale organizzata alla Staatliche Galerie für Moderne Kunst di Monaco di Baviera,  nel  1982.  Alla fine dello stesso anno, tra le poche manifestazioni di rilievo dedicate alla sua opera da parte delle istituzioni italiane, si apre a Palazzo Massari, a Ferrara, curata da Franco Farina, la mostra riepilogativa degli ultimi dieci anni di lavoro di Pulga, nella quale erano presentati dipinti ad olio e opere su carta, chine, acquerelli e pastelli. La rassegna incontrò un vivissimo successo e contribuì a diffondere la conoscenza dell’artista in ambito italiano, in particolare presso il pubblico più giovane. Dell’accresciuto consenso nei confronti delle sua arte, dalle prove più antiche ai risultati recenti, sono testimonianza eloquente i continui inviti a prendere parte a eventi espositivi collettivi e individuali, provenienti da importanti gallerie italiane ed estere, altrettante occasioni di confronto accolte dall’artista fino al termine della sua lunga carriera.

Biografia di Michela Scolaro - presentazione mostra BRUNO PULGA Bologna - Parigi e ritorno c/o Fondazione del Monte 2009 con catalogo ed. Bononia University Press

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Paesaggio 1963 olio su tela cm. 66x55 Donazione eredi Bruno Pulga, Serenella Fantozzi in Pulga, Patrizia e Stefano Pulga Fotografia dell’opera Studio Pulga e Pedrini