"Una soluzione condivisa per il carcere di Ferrara"

19.04.2016

La Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno è attenta alla protesta dei sindacati di Polizia penitenziaria del carcere di Ferrara rappresentati dalle sigle Osapp e Sappe, che chiedono la rimozione del comandante di reparto attualmente in servizio per via del suo “atteggiamento troppo permissivo nei confronti dei detenuti”.

Nella giornata di venerdì infatti la figura di garanzia dell’Assemblea legislativa ha incontrato la direzione della struttura, insieme al Garante dei detenuti comunale della città estense, e ha chiesto notizie sull'andamento della protesta. 

La Garante si trovava già a Ferrara per un convegno a cui ha partecipato in mattinata, dal titolo “La lotta al sovraffollamento carcerario in Europa - Modelli di pena e di esecuzione nell’esperienza comparata”: Bruno in particolare è stata una dei protagonisti del dibattito su “Strutture carcerarie e trattamento penitenziario”. Il convegno è stato l’atto conclusivo del progetto di ricerca “Prison overcrowding and alternatives to detention”, realizzato con il sostegno del programma di giustizia penale dell’Unione europea.

La casa circondariale di Ferrara conta al momento 322 detenuti, rende noto la Garante, di cui 126 stranieri: 231 di loro scontano una condanna definitiva.

Come riporta la stampa locale, i due sindacati hanno spiegato il 10 aprile, nel corso di una conferenza stampa, le ragioni della loro protesta, motivata principalmente dalle “difficoltà oggettive molto gravi nella gestione dei detenuti, in particolare dopo la sentenza Torreggiani emessa della Corte europea dei diritti dell’uomo contro il sovraffollamento delle carceri italiane che dal 2013 ha consentito la circolazione dei detenuti nel carcere”. Secondo gli agenti della polizia penitenziaria “ci vogliono regole più incisive per gestire meglio i detenuti, non si può prescindere dalle regole e dalla sicurezza. Se il problema della sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria non viene risolta, chiediamo la sostituzione del comandate del reparto e attueremo altre manifestazioni eclatanti. Negli ultimi periodi sono successi episodi molto gravi da parte dei detenuti verso gli agenti e questo crea l’idea nei carcerati che tutto sia ammesso”.

La Garante ritiene che il processo di apertura degli spazi avviato dopo la sentenza Torreggiani e a seguito della circolare sulla umanizzazione della pena sia “un processo irreversibile, sia pure da contemperare con le richieste di tutela del personale che opera in carcere, anche con l’ausilio di idonei strumenti di monitoraggio”. L’apertura delle celle, sostiene Bruno, “ha bisogno di essere compresa anche dagli stessi detenuti, chiamati a uno sforzo di maggior responsabilità, a cui si deve consentire però di non oziare ma di avere un tempo in carcere produttivo e di miglioramento della propria personalità, al fine anche di ridurre la recidiva e avere maggiore sicurezza sociale”.

Ciò impegna tutti, conclude la figura di Garanzia, “e lo sforzo di questi anni della direzione per incrementare le attività e le possibilità di inserimento, in sinergia con tutti gli operatori penitenziari e con le istituzioni del territorio nonchè con l'attuale magistrato di sorveglianza, è sotto gli occhi di tutti”.

(jf)