Marighelli in commissione parità: "A Modena più stranieri ma non è sovraffollato"

06.02.2017

Marighelli in commissione parità:

“Non c’è una situazione di sovraffollamento nella casa circondariale di Modena, ma una presenza molto significativa di detenuti stranieri, che raggiunge quasi il 67% rispetto ad una media negli istituti della regione che è di circa il 47%. E’ quanto ha riferito Marcello Marighelli, Garante regionale dei detenuti, nel corso dell’audizione convocata dalla commissione per la parità e i diritti, presieduta da Roberta Mori, dove ha riferito alcuni dati sulla struttura, al centro di una vertenza sindacale del personale di polizia penitenziaria “in corso da almeno tutto il 2016”.

Secondo i dati raccolti dal Garante nella visita fatta nella struttura modenese il 18 gennaio scorso i detenuti sono 457 (418 uomini e 39 donne) a fronte di una ‘capienza tollerabile’, riconosciuta anche da una sentenza della Corte di giustizia europea, di 618 persone (576 uomini e 36 donne). I detenuti italiani sono 151, mentre quelli di altra nazionalità sono 306 (tra i quali 78 marocchini, 68 tunisini, 44 albanesi, 26 rumeni, 16 nigeriani, 7 algerini, mentre i restanti provengono da Ghana, Moldavia, Pakistan e Georgia. Il personale di polizia previsto in organico è di 256 unità, ma quello effettivamente in servizio è di 210 (di cui 11 sono assenti per maternità o lunga malattia). Nell’area educativa sono in servizio 5 persone a fronte delle 8 previste.

Proprio sul personale Marighelli ha confermato “una carenza negli organici molto evidente: per la polizia penitenziaria è oltre il 22% e per il personale giuridico educativo di oltre il 37%. Tuttavia– ha chiarito– il problema della carenza di personale caratterizza tutta la regione. A settembre 2016 – ha riferito- gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente presenti nelle varie sedi di detenzione erano 1.831 contro una previsione di 2.391 unità. E pertanto – ha assicurato il Garante – i numeri sconsigliano una valutazione della situazione di Modena come straordinariamente critica rispetto ad altri istituti di pari dimensione in Emilia-Romagna”.

Secondo Marighelli “la presenza nell’ultimo anno nella posizione di Provveditore regionale “di diverse figure di ottime capacità, ma impegnate su un territorio troppo vasto (comprendente Emilia-Romagna e Marche) e per periodi brevi, avrebbe -a suo avviso- limitato le possibilità di risolvere i problemi sollevati dalle rappresentanze sindacali. L’opinione di Marighelli è quindi che “l’avvicendamento dei vertici del carcere di Modena non risolverebbe nessuno dei problemi sul tappeto, anzi mortificherebbe un impegno che vede oltre 100 detenuti coinvolti in attività scolastiche o formative, 88 detenuti in attività lavorativa interna e 25 all’esterno, attuando uno sforzo organizzativo coerente con il rinnovato quadro normativo nazionale e con il contesto internazionale richiesto dal Ministero della Giustizia.

Su questo ultimo aspetto Marighelli ha anche giudicato positivamente l’impegno della Regione per la formazione professionale in carcere: per l’area penale adulti le risorse regionali assegnate nel 2016 ammontano a 550.000 euro. In particolare all’Istituto di Modena, secondo solo a Bologna, sono andati circa 73.600 euro.

Tra le varie osservazioni il Garante ha fatto notare che per quanto riguarda le condizioni di detenzione in generale il manifestarsi di reazioni da parte dei detenuti che danno origine a denunce da parte degli agenti di polizia penitenziaria per oltraggio, resistenza o aggressione sono, a suo avviso, da mettere in relazione al mutamento delle caratteristiche sociali e delle condizioni giuridiche delle persone in carcere, dove rimangono coloro che non riescono ad usufruire delle misure alternative alla detenzione o premiali per mancanza di risorse e di relazioni o per una pesante situazione penale.

In conclusione il Garante ha auspicato che la nomina del nuovo Provveditore regionale consenta una appropriata ripresa del confronto sindacale per il miglioramento delle condizioni di lavoro per tutti gli operatori penitenziari. E per quanto riguarda il suo “programma di lavoro in sintesi” ha annunciato l’impegno per avviare con il provveditorato una verifica dello stato di attuazione dei protocolli tra Regione e amministrazione penitenziaria con particolare riferimento alla territorializzazione della pena, affinché i detenuti siano collocati il più possibile vicino ai luoghi di provenienza dove hanno relazioni familiari e sociali; alla differenziazione dei circuiti detentivi, per riportare ogni istituto agli scopi per cui è progettato; al progetto dimittendi per assistere coloro che stanno per uscire dal carcere nel difficile passaggio alla libertà  e alla ripresa del lavoro e di una vita sociale.

(Isabella Scandaletti)