Garanti dei detenuti e Dap a confronto

09.06.2016

Garanti dei detenuti e Dap a confronto

La sezione per transessuali dell’istituto detentivo di Rimini, come esperienza utile alla costruzione di un percorso a livello nazionale; il problema ancora irrisolto dei detenuti con infermità psichica sopravvenuta collocati in situazioni provvisorie, come i cinquanta uomini ristretti dentro i locali dell’ex ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia ma provenienti da numerose altre regioni italiane alle quali dovrebbero fare ritorno, e le tre donne trasferite da Sollicciano a Bologna per essere sistemate in una sezione non idonea; utilizzare i contenuti dei protocolli siglati con il Provveditore dell’Emilia-Romagna come base di partenza per contribuire alla predisposizione della circolare sui compiti e le prerogative dei Garanti.

Sono questi i principali contributi che, a partire dall’esperienza sul territorio, la Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, Desi Bruno, ha portato all’incontro che si è tenuto a Roma la scorsa settimana tra il Garante nazionale, i Garanti regionali e il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Insieme al presidente Mauro Palma e agli altri componenti dell’Ufficio del Garante nazionale, erano presenti i rappresentanti delle figure di garanzia con competenze sui detenuti per le Regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia, e il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Santi Consolo.

Nella prima parte dei lavori, Consolo si è concentrato su una serie problemi strutturali e gestionali che interessano il mondo dell’esecuzione penale, a partire dagli istituti a custodia attenuta per madri detenute, che fanno registrare un numero di posti disponibili superiore a quelli necessari, a causa della diminuzione delle madri con figli in carcere: da qui la proposta di impiegare tali strutture per accogliere altre tipologie di ristretti, come i transessuali, con una soluzione che veda l’attivazione di almeno un presidio sanitario per ciascuna regione e l’inserimento dei detenuti transessuali nelle sezioni femminili, in modo da poter proseguire il protocollo terapeutico e dispiegare il trattamento risocializzante.

Altri temi sono stati il trasferimento dei detenuti, in particolare i soggetti a rischio suicidio, e la configurazione delle articolazioni psichiatriche nell’ambito delle singole realtà regionali. Il confronto ha poi toccato le presenze detentive dentro i singoli istituti e la necessità di procedere ad interventi di adattamento strutturale “solo in modo coerente ed economico rispetto alle reali esigenze di trattamento e di bilancio”.

Nella seconda parte dei lavori, il Garante nazionale e i colleghi regionali si sono confrontati sul contributo da offrire al Dipartimento nell’elaborazione della prossima circolare sul ruolo e le attività delle figure di garanzia negli istituti penitenziari: è stato accolto con favore il proposito già avviato da parte del Dipartimento di procedere ad una complessiva revisione delle circolari esistenti, in modo da sostituirle con provvedimenti quadro per singole materie, che contengano poche e chiare regole generali, così da risultare di maggiore efficacia nella concreta applicazione.

È stata infine condivisa l’opportunità che il Garante nazionale proceda a formalizzare la già espressa presa di posizione contro l’accorpamento di figure di garanzia che si occupano di materie diverse, come già accaduto o sta avvenendo in alcune realtà regionali. 

(Jacopo Frenquellucci)