"A Castelfranco progetti di lavoro insufficienti"

23.03.2016

Una casa-lavoro dove “il quadro relativo alla possibilità di lavorare all’interno della struttura rimane sconfortante” perché “risultano insufficienti i progetti di lavoro effettivo e remunerato, lavorando le persone per lo più alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e a rotazione, mentre solo pochi internati sono impiegati nell’azienda zootecnica e nel lavoro agricolo e delle serre, che dovrebbero essere la vera ricchezza della struttura”. Sono comunque stati attivati 3 corsi di formazione professionale per 15 persone ciascuno: uno da elettricista, già ultimato, uno da agricoltore e uno di teatro.

È questa la situazione nella casa di reclusione di Castelfranco Emilia, nel modenese, così come raffigurata dall’Ufficio della Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, che giovedì 17 marzo ha visitato la struttura.

“Senza l’avvio di attività lavorative all’interno, anche con il coinvolgimento della società esterna, continuerà a mancare il lavoro che dovrebbe essere proprio il presupposto stesso dell’esistenza della struttura, avendosi un evidente spreco delle potenzialità a disposizione, che vanno dal ricco patrimonio agrario, una superficie di 22 ettari, a quello degli spazi laboratoriali a disposizione, da anni ormai del tutto inutilizzati”, commenta la Garante regionale, Desi Bruno.

Sono diverse le “criticità riscontrate, emerse anche dal confronto con l’area educativa della struttura”, che ora per la figura di garanzia dell’Assemblea legislativa “risulta opportuno rilevare”.

L’area educativa riferisce della vicenda di un ragazzo che è “un mero caso di disagio sociale e affettivo, con modesti e datati precedenti penali da cui è stato prosciolto per totale capacità d’intendere e di volere, in ragione di una diagnosi di ritardo mentale medio”. Gli è stata applicata la misura di sicurezza detentiva della casa di lavoro perché ha trasgredito alle prescrizioni della libertà vigilata, allontanandosi, a più riprese, dalla struttura di accoglienza che lo ospitava: il giovane è entrato nella casa di lavoro di Castelfranco alla fine del 2015 e, come riferisce l’area educativa, “ha mantenuto regolare condotta impegnandosi in tutte le attività in atto nell’istituto, evidenziando un ottimo comportamento e ben adeguato ai contesti in cui è stato inserito”, ma, a seguito di un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Bologna, attende l’esecuzione del ricovero in una Rems.

Bruno segnala poi il caso di “un piccolo nucleo di internati stranieri irregolari (circa una decina) per i quali, nell’assenza di percorsi di regolarizzazione praticabili e di una rete di riferimento all’esterno, è altamente probabile che possano mancare alla Magistratura di sorveglianza elementi idonei a fondare un giudizio di cessata pericolosità sociale, con conseguente proroga della misura di sicurezza”. Inoltre, fa notare la Garante, alcuni di questi ristretti “sono irregolarmente presenti in Italia e hanno presentato, nel corso dell’internamento, istanze per la sostituzione della misura di sicurezza attuale con l’espulsione dallo Stato, ma non vengono riconosciuti dal Paese di provenienza oppure potrebbero essere oggetto di persecuzione in ragione delle attuali condizioni politiche del Paese, come ad esempio la Siria”.

Inoltre, riporta Bruno, è stato segnalato che da quando è entrato in funzione il nuovo sistema con tessera telefonica per effettuare le chiamate ai familiari, il costo della singola telefonata sarebbe raddoppiato. Della questione sarebbe, secondo quanto riferito, già stato investito il magistrato di sorveglianza territorialmente competente. 
Come noto però, ricorda la Garante, perdura la vacanza del magistrato di sorveglianza di Modena, attualmente per ragioni di ordine personale, che ha competenza territoriale sulla struttura, il cui ruolo è temporaneamente affidato, in supplenza, ad altri magistrati di sorveglianza che ne espletano, a turni tendenzialmente mensili, le funzioni.  Da agosto 2014, l’Ufficio del Garante ha segnalato la questione al Ministero della Giustizia, al Consiglio superiore della Magistratura e ai parlamentari eletti in Emilia-Romagna, da quando cioè non viene garantita la piena operatività dell’Ufficio di sorveglianza di Modena, mancando, nei fatti, il magistrato di sorveglianza con la titolarità della funzione.

(jf)