“Nuovi livelli essenziali delle prestazioni per i minori”

02.04.2015

“Nuovi livelli essenziali delle prestazioni per i minori”

Un lavoro “ambizioso negli intenti” e che “ha visto coinvolti esperti, associazioni, soggetti diversi” perché “definire cosa siano i Livelli essenziali delle prestazioni, i cosiddetti LEP, e come possano e debbano essere applicati sull’intero territorio nazionale, ha reso necessaria una riflessione ampia e competente”.

Luigi Fadiga, Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Emilia-Romagna, ha collaborato, insieme agli altri Garanti regionali, alla scrittura del documento “Verso la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni per i bambini e gli adolescenti”, presentato lunedì a Roma insieme al Garante nazionale Vincenzo Spadafora e il ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi.

Promosse dalla rete di associazioni “Batti il cinque!”, le nuove linee guide rispondono prima di tutto alla necessità di “definire finalmente precisi e specifici Livelli essenziali delle prestazioni che riguardino i servizi di welfare diretti ai cittadini minorenni e i loro diritti civili e sociali” e soprattutto “offrire pari opportunità di crescita e di sviluppo ai bambini e agli adolescenti su tutto il territorio nazionale”, spiega Fadiga. Infatti al momento “troppo forti sono le differenze tra le diverse zone del Paese, dopo che una modifica alla Costituzione ha avuto l’effetto di attribuire alla competenza esclusiva delle Regioni la materia dei servizi socio-assistenziali”, sottolinea.

“In Italia manca una strategia politica che definisca le modalità per garantire prestazioni ovunque e a tutti i soggetti da 0 a 18 anni, come stabilito in materia di diritti civili sia dalla Costituzione sia dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia”, avvertono i sostenitori della proposta di una nuova definizione per i Lep: si arriva addirittura a “disparità di trattamento da regione a regione e in certi casi da zona a zona, tra impossibilità di avere alcune prestazioni e assenza di standard strutturali e di strumenti normativi”.

Da una parte quindi il documento, concludono, ha lo scopo di “essere uno stimolo al legislatore e al programmatore per fare ordine e garantire pari accesso ai diritti su tutto il territorio nazionale”, dall’altra di “evitare parcellizzazioni di competenze e prevedere ‘azioni di sistema’, ragionare sulla definizione dei Lep e impegnarsi a garantirli”, perché “non si può tollerare che un bambino nato in una regione ‘dimenticata’ o in una famiglia in difficoltà non possa ricevere ciò che gli spetta di diritto, per crescere sano e diventare una persona consapevole”.

Azioni sul documento