Servono nuove carceri?

02.04.2014

Servono nuove carceri?

“Il carcere dimezzato”, questo il titolo del convegno tenutosi il 26 marzo a Ferrara, a cui ha partecipato Desi Bruno, garante regionale per i detenuti.  L’intento degli organizzatori - il Garante comunale, Marcello Marighelli, e la Società della Ragione - è stato quello di sollecitare un ragionamento pubblico partecipato a partire dalla costruzione del nuovo padiglione detentivo di 200 posti. L’iniziativa, oltre agli interventi dei relatori, ha  registrato anche i pareri degli urbanisti e degli amministratori locali. Lo spunto della discussione, evidenziato nel sottotitolo è stato: “Il carcere di Ferrara aumenta i posti con la costruzione di  un contenitore di cemento. Servirà per ammassare corpi o per aumentare gli spazi di vita? Apriamo la discussione sul progetto”.

Nel Consiglio dei Ministri del 13 Gennaio 2010, il Governo annuncia l’adozione di un Piano Straordinario Penitenziario (il cd. “Piano Carceri”), sulla base di una dichiarazione dello stato di emergenza del sistema penitenziario italiano.  Tra i vari filoni di intervento viene prevista anche l’adozione di misure straordinarie di edilizia penitenziaria.  I dati statistici, a quella data, presentano profili drammatici. Al 31.12.2009 i detenuti presenti negli istituti di pena italiani sono 64.791, destinati a salire – nel giro di un anno – fino a quasi 68.000 unità, a fronte di una capienza regolamentare di 45.022 posti. Nel 2011 si registrano i primi segnali di un’inversione di tendenza, che prendono una piega decisamente meno timida solo a partire dall’estate del 2013. Dai 65.886 detenuti del 31.5.2013 siamo repentinamente passati ai 60.167 del 2.4.2014, con una capienza regolamentare complessiva di 48.309 posti, di cui 43.547 effettivamente disponibili.  Come viene rilevato in un comunicato stampa del DAP del 2.4.2014, “rispetto al 2010 i detenuti sono diminuiti di 7.734 unità, mentre la capienza regolamentare è aumentata di 3.287 posti”. In altre parole, il cronico problema del sovraffollamento viene fronteggiato attraverso una diminuzione del numero dei detenuti (che gli ultimi interventi legislativi dovrebbero contribuire a consolidare) ed un contestuale aumento dei posti detentivi disponibili.  Complessivamente non siamo ancora pronti a pareggiare i conti con la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma la strada è indubbiamente intrapresa.

 

La dimensione regionale non sfugge alle dinamiche appena segnalate. Al 31.12.2009, la popolazione detenuta dell’Emilia-Romagna si attestava sulle 4.488 presenze, a fronte di una capienza regolamentare di 2.382.  Al 28.2.2014, il dato è sceso a quota 3.528. Qui il Piano Carceri viene realizzato grazie all’intesa istituzionale fra il Commissario Delegato per l’emergenza conseguente al sovraffollamento ed il Presidente della Regione Emilia-Romagna del 6.5.2011: viene prevista la costruzione di 6 nuovi padiglioni – ognuno di 200 posti – a Ferrara, Parma, Reggio Emilia, Piacenza, Bologna e Modena.

Il primo padiglione ad essere ultimato è quello di Modena, seguito da Piacenza: è invece ancora in costruzione quello di Parma e devono partire i lavori per la costruzione di quelli di Bologna e Ferrara.  Il progetto di una nuova area detentiva a Reggio Emilia viene invece abbandonato: per sopperire al permanere di situazioni di sovraffollamento, infatti, si farà ricorso alla struttura attualmente destinata all’OPG, in via di superamento. Il nuovo padiglione di Modena si presenta sicuramente congruo dal punto di vista degli spazi e della luminosità (anche se manca un refettorio per i pasti in comune) e gli orari di apertura delle celle sono stati oggetto di un notevole ampliamento.  Ciò contribuisce, indubbiamente, a garantire condizioni detentive più dignitose e a contrastare il sovraffollamento: ma non bisogna dimenticare che la detenzione non è solo questione di metri quadrati disponibili.

Non basta costruire nuovi muri. Occorre personale di polizia penitenziaria ed educativo. Servono risorse da destinare a percorsi trattamentali (attività lavorative e di formazione per i detenuti), progetti terapeutici per persone tossicodipendenti e con forte disagio psichico, a cui destinare interventi extra-murari mirati. E non è tutto: l’intervento sulle nuove strutture non può lasciare senza risposte le gravi carenze igienico-sanitarie dei vecchi edifici. Ad oggi, in Emilia-Romagna ci sono ancora alcune centinaia di persone detenute che non dispongono dei 3 metri quadrati stabiliti dalla sentenza Torreggiani: questo problema va certamente affrontato e risolto. Muovendosi nella prospettiva di una – ulteriore – diminuzione delle presenze, non occorrerebbe ragionare su una possibile, diversa, destinazione delle risorse a disposizione per il completamento del piano di edilizia penitenziaria e su una diversa configurazione degli spazi per i detenuti?

Ma il problema degli spazi riporta alla necessità di affrontare, ancora una volta, il significato stesso della pena detentiva, i suoi criteri di giustificazione e di legittimazione. Riportare la detenzione fuori dal perimetro del “trattamento inumano e degradante” non determina, infatti, il venir meno dell’annosa questione (mai totalmente sopita) del “perché punire?”.

- PRAP Emila Romagna: "Nessuna persona allocata in camera di pernottamento con spazi a disposizione inferiori a mq 3" (pdf)

- La risposta di Desi Bruno alla Nota del PRAP dell'E-R in merito all’articolo "Giustizia: servono davvero nuove carceri?" (pdf)

 

Per approfondimenti: Statistiche DAP

La locandina del convegno

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