Quando Costituzione e Corano si incontrano

11.11.2014

Quando Costituzione e Corano si incontrano

Una trentina di persone, scaffali ricolmi di libri, dialoghi in arabo e in italiano. E’ iniziato mercoledì 5 novembre, nelle sale della biblioteca dell’area pedagogica della Casa circondariale “Dozza” di Bologna, il corso “Diritti, doveri, solidarietà. La Costituzione italiana in dialogo con il patrimonio culturale arabo-islamico”, destinato ai detenuti arabi e musulmani iscritti ai corsi scolastici dell’anno scolastico 2014-2015. 

L’iniziativa è promossa dal Cpia, Centro per l’istruzione degli adulti metropolitano di Bologna, e nasce dalla collaborazione tra Garante delle persone private della libertà personale della Regione Emilia-Romagna, i responsabili e i docenti dei corsi scolastici istituiti presso l’istituto penale bolognese, l’Istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria “Don Paolo Serra Zanetti” e la Conferenza regionale del volontariato  della giustizia. In particolare, il progetto prende avvio da un’idea di Ignazio De Francesco della Piccola Famiglia dell’Annunziata (islamologo e volontario dell’associazione Avoc) e si articolerà in 24 lezioni, da novembre 2014 fino a maggio 2015.

Verrà proposta la lettura della prima parte della Costituzione italiana e delle fonti arabo/islamiche antiche e moderne, comprese le Carte costituzionali di alcuni Paesi del Nord-Africa e del Medio Oriente.  Per offrire maggiori opportunità di confronto e dialogo, le singole lezioni saranno affidate a docenti universitari e personalità della società civile. Sarà poi presente con la sua telecamera Marco Santarelli (già autore di Milleunanotte, girato presso la Casa Circondariale “Dozza”), per realizzare un documentario dell’iniziativa. 

Il primo appuntamento è stato dedicato ad una presentazione generale dell’iniziativa e dei partecipanti e a una analisi di alcuni dati statistici relativi alla presenza della popolazione straniera sul territorio italiano. I numeri, reperibili sul sito dell’Istat, sono rilevanti. Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2013 erano 4.387.721: l’8,2% in più rispetto a quelli dell’anno precedente.  Questa circostanza comporta la necessità di affrontare seriamente una questione: per uno straniero che lascia il proprio Paese d’origine è possibile un’effettiva integrazione, senza dover rinunciare alle proprie radici? “Una società basata solamente sulla dicotomia tra diritti e doveri risulterebbe puramente disumana: solo attraverso la solidarietà è possibile esprimere in massimo grado il livello di integrazione di ogni membro del corpo sociale”, ha dichiarato De Francesco al termine del suo intervento.

Il pomeriggio è stato poi arricchito dalla presenza di Yassine Lafram, marocchino, già mediatore culturale presso il Cie di Bologna, impegnato con il Comune nel coordinamento delle comunità islamiche bolognesi.  Attraverso il racconto della propria esperienza migratoria, ha voluto lanciare ai partecipanti un messaggio chiaro: si può essere legati a più terre senza tradirne nessuna; si può amare l’Italia rimanendo musulmani, superando eventuali conflitti interiori.  “Ogni storia migratoria è una storia a sé, ma tutte, anche quelle apparentemente più semplici, ad esempio perchè collegate a ricongiungimenti familiari, si portano dietro una serie di difficoltà e disagi. Da questo punto di vista, la lingua rappresenta un veicolo di comunicazione estremamente importante, perché consente non solo di acquisire informazioni e notizie, ma di comunicare se stessi, di raccontarsi”.

 

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