"Non servono più nuovi padiglioni"

16.06.2014

Ripensare “gli spazi di detenzione e sul loro utilizzo, rivedendo in maniera costruttiva il piano regionale e spostando le risorse dal finanziamento del piano di edilizia penitenziaria straordinaria con riferimento ai padiglioni ancora da costruire di Bologna e Ferrara” e “potenziare l’accesso alle misure alternative alla detenzione e di cura, come per esempio per la popolazione detenuta tossicodipendente”, perché rispetto “alla data della dichiarazione da parte del Consiglio dei Ministri dello stato di emergenza per l’eccessivo affollamento degli istituti”, cioè il 13 gennaio 2010, oggi “la previsione anche in questa Regione è di un progressivo auspicato diminuire delle presenze, anche per l’importante contributo delle recenti modifiche normative”.

Sono queste le richieste che Desi Bruno, Garante delle persone private della libertà personale della Regione Emilia-Romagna, ha avanzato in una missiva al ministro della Giustizia e al Dipartimento di amministrazione penitenziaria.

Bruno ricorda come il “Piano carceri” fu avviato in Emilia-Romagna nel 2011 con la previsione della “di sei nuovi padiglioni, strutturalmente tutti uguali e di 200 posti ciascuno, a Ferrara, Parma (in corso di costruzione), Reggio Emilia (progetto poi abbandonato per il possibile utilizzo dell’istituto che contiene l’OPG, in corso di superamento), Bologna, Modena e Piacenza, questi ultimi già costruiti e funzionanti”: allora però, rimarca la Garante, “ al 30 giugno 2011 erano 4091 le presenze dei detenuti in Regione Emilia-Romagna, di cui a Bologna 1.168 su una capienza regolamentare di 497, a Ferrara 471 su 256, a Modena 410 su 221, a Piacenza 361 su 178 e a Parma 547 su 418”. Oggi però invece “assistiamo a un trend di decrescita delle presenza di detenuti nelle carceri. Il dato regionale, al 30 aprile di quest’anno, è di 3.340 presenze, e negli istituti in cui è prevista e non ancora attuata la realizzazione del nuovo padiglione, è di 845 a Bologna e 333 a Ferrara”, con il risultato quindi che “nessun detenuto in Emilia-Romagna si trova in camere di pernottamento con spazi inferiori a tre metri quadri”.

Secondo Bruno quindi ora è importante non dimenticare che “la detenzione è, sì, una questione di metri quadrati a disposizione, ma non solo”: infatti “aprire nuovi padiglioni significa essere in condizioni di adeguare i numeri del personale civile e della polizia penitenziaria, la cui carenza è cronica, di poter adeguare le risorse, già adesso scarse, da destinare ai percorsi trattamentali per i detenuti, con la possibilità di partecipare a corsi di formazione e di espletare attività lavorative- ribadisce la Garante- e di destinarle, inoltre, a progetti terapeutici per la presenza di un numero elevato di persone tossicodipendenti e di persone con forte disagio psichico, a cui andrebbero rivolti interventi mirati”. Il tutto considerando che “sullo sfondo restano spesso senza risposte strutturali le gravi carenze igienico-sanitarie dei vecchi edifici, con una evidente disparità di trattamento tra detenuti allocati nella vecchia struttura e quelli che stanno nel nuovo padiglione”.

Il dubbio quindi è “se l’intervento di edilizia penitenziaria straordinaria possa ancora ritenersi, proprio in Emilia-Romagna, e con riferimento ai padiglioni che devono essere aperti, una risposta attuale ad una situazione che va modificandosi”. La proposta della Garante è allora “il potenziamento dell’offerta trattamentale intramuraria, soprattutto in tema di lavoro e formazione, e l’attuazione di forti politiche per potenziare l’accesso alle misure alternative alla detenzione e di cura, come per esempio per la popolazione detenuta tossicodipendente”.

 

Il sito ufficiale del piano carceri
L’intesa tra Regione e commissario delegato del Dipartimento amministrazione penitenziaria:

 

 

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