La Garante in visita al Pratello

13.12.2013

La Garante in visita al Pratello

Nell’ultimo mese, la Garante regionale dei diritti dei detenuti, Desi Bruno, ha visitato il carcere del Pratello per due volte.

Entrambe le occasioni hanno permesso alla Garante di vedere al lavoro i ragazzi ristretti: una prima volta nell’ambito di una cena organizzata, cucinata e servita per una cinquantina di ospiti, una seconda volta all’interno della rappresentazione teatrale “Il patto con il diavolo” diretta dal regista Paolo Billi.

“Mi ha fatto particolarmente piacere essere presente, perché queste esperienze ci dimostrano che è possibile offrire a questi ragazzi esperienze professionalizzanti e di crescita personale”, commenta Desi Bruno.

Certo, i numeri in questo momento aiutano.

All’inizio del mese di dicembre, il carcere del Pratello contava  la presenza di 13 ragazzi detenuti: di questi, 4 in esecuzione di una pena definitiva e tutti gli altri in custodia cautelare. In proposito è possibile apprezzare un trend di decremento, dopo i livelli record di presenze registrati nell’aprile del 2012 (con più di 25 ragazzi detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 22).

Per quanto riguarda la Comunità ministeriale di Bologna, a ottobre del 2013 si contava il passaggio di 32 ragazzi dall’inizio dell’anno, con una presenza media giornaliera di 5,5 minori. Nel 2012 sono stati 51 i ragazzi passati per la Comunità, di cui 32 stranieri.

Istituto Penale per Minorenni e Comunità Ministeriale sono le due strutture sostanzialmente deputate alla custodia dei minori autori di reato.

Poi ci sono le strutture convenzionate, il regime cautelare o esecutivo in casa, quello alternativo in stato di libertà, … Complessivamente, i ragazzi che, ogni anno, a vario titolo vengono presi in carico dagli Uffici dei Servizi Sociali Minorili (USSM) sono centinaia.

“Questi dati ci dicono moltissimo dell’attuale sistema di giustizia penale minorile”, continua Desi Bruno.

La riforma del processo penale minorile operata con il D.P.R. n°448-1988 ha sicuramente consentito di fare passi da gigante sul punto: pur non avendo eliminato la possibilità di ricorrere al carcere per i minori di età, sicuramente l’ha però ridotto ad extrema ratio.

In questo senso, fondamentale si è rivelata l’introduzione di due istituti (il proscioglimento per irrilevanza del fatto e la sospensione del processo con messa alla prova) che hanno ridimensionato l’intervento penale sui minori e, nel caso della messa alla prova, anche il ricorso al carcere per gravi reati.

Tuttavia la riforma del 1988, pur all’avanguardia rispetto al trattamento degli imputati minorenni nel resto d’Europa, non si è spinta fino al punto di individuare un diverso sistema sanzionatorio, che ha ancora come termine di confronto e commisurazione la reclusione, né un diverso e specifico ordinamento penitenziario per i minori autori di reato, ai quali si continua ad applicare quello dei maggiorenni.

Da questo punto di vista, pertanto, molto si può ancora fare.

La fuoriuscita dal penitenziario per i minori in qualche modo equipaggiati di capitale sociale (gli italiani, tipicamente) va infatti in parallelo con una detenzione ormai appannaggio quasi esclusivo dei ragazzi stranieri.

Non a caso, dei 13 ragazzi detenuti attualmente al carcere del Pratello, 11 sono nati all’estero e gli altri 2 sono nati in Italia da genitori stranieri.

E’ oggi particolarmente importante dare vita a interventi mirati per la popolazione detenuta straniera, che presenta necessità peculiari.

“Da questo punto di vista, il mio Ufficio ha recentemente firmato un protocollo d’intesa insieme al Centro di Giustizia Minorile per la costituzione di uno sportello di informazione giuridica e consulenza extra-giudiziale in favore dei minorenni stranieri dell’area penale interna ed esterna, nonché di consulenza e supporto alle direzioni e agli operatori delle strutture in materia di immigrazione. Credo molto in questo progetto, che considero uno degli interventi necessari per dare effettiva risposta ai problemi indifferibili di questi ragazzi. Il permesso di soggiorno è tipicamente fra questi”, prosegue Desi Bruno.

Attualmente il carcere minorile conosce una popolazione detenuta che va dai 14 fino ai 21 anni: chi è entrato in carcere prima del diciottesimo anno di età, infatti, per legge vi rimane fino al compimento del ventunesimo anno di età.

“Si tratta di una fascia di età eccessivamente ampia, che presenta problemi disomogenei e che necessiterebbe di idonei percorsi differenziati”.

Queste, a parere della Garante regionale dei detenuti, sono oggi le sfide che il sistema della giustizia penale minorile è chiamata ad affrontare, anche a Bologna.

Sicuramente permane anche la necessità di garantire spazi adeguati alla realizzazione dei percorsi trattamentali: “da questo punto di vista, è necessario che i lavori dell’area cortiliva vengano necessariamente conclusi”, è il commento conclusivo di Desi Bruno.

Azioni sul documento