La Garante Bruno alla Dozza

11.02.2014

La Garante Bruno alla Dozza

La Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, nella visita alla casa circondariale di Bologna di giovedì scorso, ha potuto rilevare un miglioramento delle condizioni di vita generali dei detenuti, derivante dalla combinazione di due fattori: la riduzione del numero delle presenze e l’ampliamento progressivo degli orari di apertura delle celle.

Alla data del 6 febbraio, nella casa circondariale di Bologna risultano essere presenti 842 detenuti (di cui 65 donne, 502 stranieri); 444 i condannati in via definitiva; 74 in alta sicurezza; 15 in semilibertà; 402 i tossicodipendenti; 46 nella sezione ‘protetti’.

Di particolare rilievo il numero degli stranieri e dei detenuti tossicodipendenti su cui potrebbe incidere il decreto legge ‘svuota carceri’ in corso di conversione; quest’ultimo provvedimento sta invece avendo un “apparente lieve impatto sulle scarcerazioni”, con particolare riferimento alla liberazione anticipata: 23 le persone scarcerate a fronte di 296 istanze inoltrate, alcune delle quali restano in attesa di risposta del Magistrato di sorveglianza.

In riferimento all’applicazione delle indicazioni contenute nella nota del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria - “Umanizzazione della pena” - del 25 luglio 2013, dal 10 febbraio l’apertura delle celle sarà garantita in ogni sezione fino a 8 ore.

Più adeguati gli ambienti del reparto penale (dove sono collocati i condannati in via definitiva alla reclusione a 5 o più anni), in cui i detenuti (ad oggi 93) sono 2 per cella, in regime aperto (con apertura delle celle fino ad oltre 9 ore giornaliere: tale regime di massima apertura vige anche nella sezione 1B Pegaso; 2A Orizzonte; e per le donne condannate in via definitiva.

Per lo più garantita la separazione degli imputati dai condannati in via definitiva, “risultando davvero modesta- sottolinea Desi Bruno- la percentuale delle situazioni detentive in cui non viene garantita, in ragione di oggettiva impossibilità dovuta al tasso di affollamento”.

È stata poi istituita la sezione per detenuti “dimittendi”, dove vengono collocate le persone nell’imminenza della scarcerazione.

A giudizio della Garante, “il lavoro resta il bisogno più impellente della popolazione detenuta, in particolare per quelle sezioni in cui si lavora, a rotazione, esclusivamente in mansioni cosiddette domestiche alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria (alta sicurezza e sezione protetti)”.

Il percorso di umanizzazione della pena che si va definendo in ambito regionale “va nel senso della necessaria implementazione delle attività a cui i detenuti possono dedicarsi, coniugando l’apertura delle celle con l’impiego utile del tempo a disposizione”.

Un contesto, però, nel quale “non ha ancora avuto modo di ripartire o di essere riqualificata quella che era stata l’esperienza delle tipografia interna. Anche il progetto che pensava di riutilizzare quegli spazi, impiantando un call center di Hera, pare sia tramontato”.

Continua positivamente, invece, l’esperienza dell’officina meccanica interna: 10 i detenuti che attualmente vi lavorano, regolarmente assunti; inoltre, alcuni ex detenuti, che avevano lavorato nell’officina durante il periodo detentivo, sono stati poi assunti dalla medesima impresa. Tre detenuti (1 assunto e 2 in borsa-lavoro) lavorano al progetto ‘Raee’, con attività di recupero di rifiuti di apparecchiatura elettrica ed elettronica, mentre sono quatro le donne impegnate nella sartoria (di cui una all’esterno).

Procede l’organizzazione del Polo universitario regionale nell’intento di renderlo pienamente funzionale con l’inizio del prossimo anno accademico.

Ancora, “permane la criticità legata al mancato utilizzo delle camere di sicurezza della Polizia di Stato” a seguito della dichiarazione di “non conformità” delle camere di sicurezza esistenti presso la Questura di Bologna: “Così gli arrestati in flagranza di reato dalla Polizia, nei cui confronti si procede per giudizio direttissimo, vengono consegnati alla casa circondariale e poi condotti innanzi al giudice monocratico (circa 176 i casi)”. In questo modo, specifica Desi Bruno, “si favorisce in parte il ripristino di quell’effetto ‘porta-girevole’ relativo agli ingressi in carcere per tempi limitati, a cui la legge 9/2012 aveva tentato di porre rimedio, distogliendo all’Amministrazione penitenziaria risorse umane e materiali”.L’auspicio è che “in tempi ragionevoli venga attuato un intervento di messa a norma degli ambienti delle camere di sicurezza della Polizia di Stato, così da consentire l’attuazione della legge 9/2012, come già richiesto in apposita nota dell’Ufficio del Garante nell’ottobre 2012, inviata tra gli altri al Questore di Bologna”.

Nel corso del sopralluogo alla casa circondariale di Bologna, la Garante ha infine avuto modo di effettuare numerosi colloqui individuali.

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