Covid e carceri. Il Garante regionale dei detenuti: utili misure alternative rivolte al reinserimento

25.02.2021

Covid e carceri. Il Garante regionale dei detenuti: utili misure alternative rivolte al reinserimento

“Affollamento nell’affollamento, emergenza nell’emergenza, l’amplificarsi dei problemi e non la loro soluzione sembra essere il paradigma del carcere, emerso in tutta la sua enormità quando, all’inizio del 2020, con l’evidenza della pandemia e delle sue drammatiche conseguenze sono state emanate le prime raccomandazioni di carattere igienicosanitario per prevenire i possibili contagi”. Marcello Marighelli, Garante delle persone private della libertà personale, è intervenuto in mattinata all’iniziativa “Carcere, Covid-19 e Comunità” promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per approfondire la situazione degli istituti penitenziari della nostra regione in relazione all’emergenza sanitaria.

“Si è palesato il paradosso del distanziamento tra le persone nel carcere, della promiscuità, dell’uso delle mascherine, del frequente lavaggio delle mani, dell’uso dei disinfettanti nel carcere, della penuria di tutto e delle docce e dei servizi igienici inadeguati”, ha poi proseguito il Garante.

Al 31 dicembre 2019 i detenuti presenti nelle carceri emiliano romagnole erano 3.834 e grazie al grande lavoro della magistratura di sorveglianza al 31 dicembre 2020 sono scesi a 3.139. L’emergenza però non è affatto finita, ancora una volta il carcere si sta chiudendo alla presenza della comunità esterna, anche la mobilità dei detenuti all’interno per svolgere attività, scuola, sport è difficoltosa e limitata. l’articolo 27 della Costituzione rischia uno stato di “sospensione” per quanto riguarda il senso rieducativo del carcere.

Cosa potrebbe sostituire il carcere?

“Un maggior ricorso alla misura alternativa, una misura parallela al carcere, certamente - ha concluso il Garante -non premiale ma fatta comunque di rinunce e impegno, una misura che, come la detenzione, va nella direzione dell’estinzione della colpa ma può aiutare il detenuto a iniziare il suo percorso di reinserimento nella società e attenuare il rischio di recidiva. L’esperienza ci insegna che se la comunità funziona e opera su principi condivisi che portano tutti a lavorare insieme e ognuno si sente parte attiva il cambiamento è possibile e il diritto alla speranza si realizza”.

 

Sulla pagina Facebook dell’associazione (https://it-it.facebook.com/apg23) è disponibile la registrazione dell’evento.

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