Coronavirus. Dai sindacati: per la messa in sicurezza delle carceri in regione, necessario screening per il personale e per i detenuti. Videoconferenza con il Garante regionale Marighelli

14.04.2020

Coronavirus. Dai sindacati: per la messa in sicurezza delle carceri in regione, necessario screening per il personale e per i detenuti. Videoconferenza con il Garante regionale Marighelli

Fin da subito Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna e le categorie delle lavoratrici e lavoratori che operano nel sistema carcerario della regione si sono attivate per affrontare con urgenza il tema della salute e sicurezza negli istituti penitenziari del nostro territorio, in seguito all’emergenza sanitaria Covid-19.

Le strutture penitenziarie attuali, infatti, così come edificate e progettate negli anni, presentano diverse difficoltà oggettive che limitano il rispetto delle distanze sociali indicate nei recenti decreti ministeriali. A queste difficoltà si aggiunge il gravoso e più volte denunciato sovraffollamento delle carceri emiliane, soprattutto in alcune realtà come la Dozza di Bologna (che a fronte di una capienza regolamentare di 500 detenuti attualmente ne ospita circa 750).

Da tempo noti e puntualmente segnalati anche i problemi d’organico presenti in tutti i settori operanti quali polizia penitenziaria, educatori, esecutori dell’esecuzione penale esterna, personale sanitario, magistrati di sorveglianza, direttori e dirigenti degli istituti che, nonostante l’emergenza sanitaria in corso con conseguente carenza di dispositivi di protezione individuale e gli episodi di proteste violente registrate nell’ultimo periodo in regione, hanno sempre e comunque continuato a operare e a portare avanti con la massima professionalità e abnegazione il proprio mandato. Infatti, solo di recente è pervenuta e subito stata distribuita una prima fornitura dei dispositivi di protezione individuale, che deve essere implementata garantendone un costante approvvigionamento. 

Altra novità positiva è lo screening per la sorveglianza sanitaria deciso dalla Regione dopo le richieste di Cgil, Cisl e Uil. Durante un incontro avvenuto la scorsa settimana, la Regione ha convenuto che i test sierologici veloci vengano fatti non solo al personale sanitario ma pure a quello volontario che opera nelle strutture sanitarie e sociosanitarie, al personale addetto alle pulizie (il cui lavoro è molto importante per la sanificazione delle strutture), oltre a tutte le forze dell’ordine come la polizia penitenziaria, gli agenti di polizia municipale e i vigili del fuoco (su questo nei prossimi giorni è atteso un crono programma delle Ausl).

Riteniamo necessario allargare, come peraltro si è già iniziato a fare, lo screening a tutte le persone detenute, anche al fine di allentare le tensioni che tutt’ora persistono. Occorre poi prevedere un’informazione capillare a operatori e detenuti, predisporre luoghi idonei per eventuali misure di isolamento, facilitare i contatti a distanza tra popolazione detenuta e familiari e continuare - con le modalità attualmente possibili - gli interventi di natura socioeducativa, in un’ottica di riduzione di fattori di stress e tensione.

Nella giornata di ieri abbiamo avuto un incontro in videoconferenza con il Garante regionale dei detenuti: con lui abbiamo condiviso la necessità di porre rimedio ai problemi strutturali del nostro sistema, con l’obiettivo di ottenere il necessario nonché urgente alleggerimento del nostro sistema carcerario.

Abbiamo anche chiesto un confronto al Provveditorato regionale alle carceri e alla Regione Emilia-Romagna per definire assieme le misure urgenti da applicare per la prevenzione, in linea con quanto previsto dai protocolli già sottoscritti, per la messa in sicurezza delle nostre carceri e per garantire la salute del personale e dei detenuti.

7 aprile 2020

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