Ancora in 203 all'Opg di Reggio Emilia

09.05.2014

Ancora in 203 all'Opg di Reggio Emilia

Nella giornata di martedì 6 maggio, Desi Bruno, Garante regionale delle persone private della libertà personale, si è recata all’Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Reggio Emilia; nella visita, la Garante era accompagnata dal direttore, Paolo Madonna, dal comandante di Polizia penitenziaria, e dal personale del suo ufficio. Nella struttura sono presenti 203 internati, di cui 41 stranieri: 27 minorati psichici, 5 in osservazione psichiatrica, 52 prosciolti per infermità mentale, 17 in sospensione della pena per sopraggiunta infermità, 27 in esecuzione provvisoria di misura di sicurezza, 32 in esecuzione di misura di sicurezza di casa di cura e custodia, 38 in licenza di esperimento finale e 30 in licenza a termine. Sono meno di 40 le persone che hanno residenza o domicilio in Emilia-Romagna.

 

Rispetto alle visite precedenti, le condizioni della struttura risultano invariate. Sono in corso i lavori di rifacimento del tetto. Nel reparto “Centauro”, che ospita le persone considerate non adatte alla vita in comunità, le celle sono prevalentemente chiuse ed è sempre presente un presidio di Polizia penitenziaria. In tutti gli altri reparti le celle sono aperte dalle 8 alle 20, è presente esclusivamente il personale sanitario e l’intervento della Polizia penitenziaria viene richiesto solo in caso di bisogno. Il comandante della Polizia penitenziaria dichiara che il letto di contenzione è stato eliminato dalla struttura. La Garante segnala l’anomalia rappresentata dalla presenza di cinque persone in osservazione psichiatrica, nonostante presso la Casa circondariale di Piacenza sia stata aperta una apposita sezione, risultata vuota durante l’ultima visita dell’Ufficio (in data 16 aprile 2014). Altra criticità è rappresentata dalle 32 persone presenti alle quali è stata applicata la misura di sicurezza della casa di cura e custodia, ma che si trovano collocate all’interno dell’Opg; in particolare, non esiste – a livello sanitario – una diversa gestione di questi soggetti. La distribuzione degli internati, infatti, non dipende né dal tipo di patologia, né dalla gravità del reato commesso, né dalla categoria giuridica alla quale il soggetto appartiene, ma si effettua esclusivamente sulla base del suo grado di “compensazione”: se non mostra comportamenti violenti nei confronti di se stesso o degli altri, viene tendenzialmente indirizzato nel reparto a regime “aperto”.

 

Il numero di internati rende evidente la difficoltà di presa in carico all’esterno dei soggetti che non sono più considerati socialmente pericolosi: da qui, la necessità di implementare strutture esterne atte ad accogliere più persone in licenza finale di esperimento (come, ad esempio, la comunità di Sadurano, in provincia di Forlì). Con tutta evidenza, continuano ad arrivare al’Opg di Reggio Emilia persone provenienti da regioni esterne al bacino d’utenza previsto (Emilia-Romagna, Marche, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Province di Bolzano e Trento). Per rendere plausibile la chiusura della struttura entro l’aprile 2015, la Garante segnala la necessità di porre freno agli ingressi delle persone provenienti da altre regioni e contestualmente aumentare il numero delle licenze finali di esperimento, in strutture idonee.

 

A breve la Garante conta di tornare a Reggio Emilia per visitare anche la Casa circondariale.

 

39 anni per (non) chiudere gli Opg, l'approfondimento a cura dell'ufficio della Garante

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