“Disponibili a chiudere il Cie di Modena”

30.07.2013

“Disponibili a chiudere il Cie di Modena”

Da una parte il Governo, che per bocca del sottosegretario agli Interni, Domenico Manzione, si dice disponibile a “verificare le condizioni per una eventuale chiusura del centro di identificazione ed espulsione di Modena” e ritiene necessario tanto “rivedere le modalità amministrative per l'affidamento dei servizi” quanto “aprire una riflessione sulla funzione complessiva dei Centri di identificazione”, dall’altra la proposta del sindaco della città va ancora oltre: “Chiudiamo il Cie che sta solo creando problemi alla città e usiamo quell'edificio- ha dichiarato Roberto Pighi - per affrontare con determinazione, percorrendo strade innovative, l'emergenza delle carceri stracolme e disumane”: cresce il numero di autorità che condividono la richiesta reiterata più volta dalla Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, di “arrivare al superamento dei centri di detenzione amministrativa”.

 

E in merito alla vicenda Bruno ha scritto la scorsa settimana al Prefetto e al sindaco di Modena, al direttore del Dipartimento di sanità pubblica dell’azienda Usl di Modena e all’assessore regionale alla Sanità per denunciare gravi carenze igieniche e strutturali nel Centro di identificazione ed espulsione: le conseguenze, avverte, sono “le degradanti condizioni di vita dei ristretti e le difficoltà lavorative degli operatori”. Già lo scorso 11 maggio, la Garante si era rivolta alle autorità competenti per segnalare una serie di gravi disservizi riscontrati all’interno del Cie di via La Marmora. Quella situazione si è ulteriormente aggravata, mettendo a repentaglio sia le condizioni di vita dei reclusi (circa 20, in questi giorni, molti dei quali impegnati nel Ramadan), che la sicurezza degli operatori di polizia e dei dipendenti del Consorzio Oasi. Oltre che per conclamate mancanze del Consorzio aggiudicatario dell’appalto - che si ricorda essere stato vinto su base d’asta 30 euro al massimo ribasso - la sospensione dei servizi ai detenuti si sta determinando anche – scrive Desi Bruno – “per l’esercizio legittimo del diritto di sciopero da parte degli operatori dipendenti, che lamentano continui ritardi nei pagamenti dello stipendio”. Annunciato per il 9 luglio e poi rinviato, lo sciopero è in corso da quattro giorni. Già nelle ultime visite la Garante aveva verificato forti contestazioni da parte dei ristretti in merito a qualità del cibo, assenza di materassi, carenze igieniche, nonché la presenza di gravi casi psichiatrici, a cui la struttura non riesce a far fronte.

 

Per questi motivi, Desi Bruno chiede al Prefetto di Modena di autorizzare al più presto una visita dell’Azienda Usl, affinché controlli tutti gli aspetti igienico-sanitari relativi alla struttura del Cie, come già è stato per Bologna, e verifichi se l’attuale situazione sia compatibile con gli standard minimi di rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone ristrette anche ai fini della chiusura. “Di fronte a tutte queste criticità - conclude Bruno- ci si chiede se non sia venuto il momento di ripensare anche alla natura di strutture ampiamente sottoutilizzate, dispendiose” e ribadendo un concetto già più volte espresso la Garante ritiene sia “necessario arrivare al superamento dei centri di detenzione amministrativa, frutto di una legislazione sull’immigrazione all’evidenza inadeguata. Poche le espulsioni, troppe le storie drammatiche, spesso di persone non socialmente pericolose”.

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