Fusioni Comuni. Su Lama Mocogno e Montecreto (Modena) decideranno i due consigli comunali, ma è scontro in commissione

Dopo il no di Montecreto, inferiore al sì di Lama, i dem col relatore Serri votano per un passaggio nelle due assemblee locali “come prevede la legge”. Sinistra italiana con le opposizioni compatte (Lega, M5s e sovranisti): “Nostra risoluzione approvata e collegata alla legge parla chiaro: col no di un solo soggetto processo da interrompere”

13/11/2018 17:37

Passa con il solo sì del Partito democratico e il no compatto di Lega Nord, Movimento 5 stelle, Misto-Mns e Sinistra italiana la proposta di chiedere il parere ai Comuni sulla fusione di Lama Mocogno e Montecreto, in provincia di Modena. Al referendum del 7 ottobre Lama Mocogno aveva votato a favore della fusione (750 sì), ma 286 elettori di Montecreto (numero più basso rispetto a Lama Mocogno) avevano votato per il no. I pareri in Commissione bilancio sono stati discordanti. Luciana Serri (Pd), relatrice del Pdl chiede che la scelta definitiva venga fatta dai Consigli comunali- così come previsto dalla legge regionale sul processo di fusione dei Comuni. Ma secondo Lega Nord, Sinistra italiana, Movimento 5 stelle e Misto-Mns non è questa la procedura corretta, visto che in Aula era stata votata, e approvata insieme alla legge, anche una risoluzione dove si stabiliva che nel caso in cui- anche in un solo Comune- avesse prevalso il no, il processo di fusione si sarebbe interrotto. Stefano Bargi (Lega Nord) relatore di opposizione, ricorda che “avevamo dichiarato e promesso ai cittadini che in questo caso la fusione non si sarebbe fatta; mi sembra deprecabile ritornare indietro sui nostri passi” aggiunge. Secondo Bargi si tratterebbe di una “situazione grottesca” che indica “una scelta politica ma non dell’Assemblea”.

Pur dichiarandosi favorevole ai processi di fusione, Igor Taruffi (Si) è d’accordo sul fatto che, in questo caso, è necessario fermarsi. “Lo sapevamo, ci avevamo messo la faccia, è una questione di responsabilità”, dichiara il consigliere di maggioranza, “non si deve chiedere ai sindaci un parere, bisogna arrestare il processo”. Critica Silvia Piccinini (M5s): “Bisognava specificare chiaramente questo passaggio ma mancava evidentemente la volontà politica”. Aggiunge Andrea Bertani (M5s), citando l’atto, che la risoluzione votata in Aula “impegna l’Assemblea ad interrompere il procedimento e non passare il pdl quando sfavorevole in uno dei Comuni. Il parere del Consiglio comunale viene richiesto solo quando prevalgono i sì dei due Comuni”. Allora “è evidente che questa è una scelta politica ma la legge ci dice altro”. Dello stesso parere Michele Facci (Misto-Mns): “Mi sembra un dibattito preoccupante. La risoluzione votata in Aula rappresenta un preciso impegno. Se non lo onoriamo, vuol dire che non diamo valore ai nostri atti di indirizzo”.
“Sono felice di aver detto davanti ai Comitati che quella risoluzione era da buttare; in effetti questo dibattito dimostra che era solo carta straccia” aggiunge Daniele Marchetti (Lega Nord).

Roberto Poli e Stefano Caliandro (Pd) supportano invece la scelta di Serri. “Noi rispettiamo la legge nel chiedere ai Comuni come procedere. Mi sembra corretto il passaggio” dichiara il primo. “Abbiamo l’obbligo di chiedere un parere al Consiglio comunale, non vedo perché non dovremmo farlo ed interrompere un processo in corso” aggiunge il capogruppo dem Caliandro.

(Francesca Mezzadri) 

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