Hu Jia, la Cina e il premio Sakharov

Hu Jia ha vinto il Premio Sakharov 2008 per la libertà di pensiero

Hu Jia e moglieIl Premio Sakharov, assegnato ogni anno dal Parlamento europeo a persone che si sono distinte nel panorama mondiale per la lotta ai diritti umani contro l´intolleranza quest´anno va a Hu Jia. E chi è Hu Jia? Per molti rimane un nome quasi sconosciuto, visto che i media ne parlano poco. E in modo contradditorio: qui in Europa vince il premio per la libertà di pensiero, per la Cina -o meglio per il ministro degli esteri cinesi -è un "criminale" visto che è in carcere da aprile del 2007 e sconta una condanna di tre anni e mezzo per incitamento alla sovversione dello Stato.

Hu Jia e la Cina - Ma che ha fatto Hu Jia per meritare questo? Come spiega anche Roberto Reale, vicedirettore di Rainews e autore del libro "Doppi giochi" che dedica un intero capitolo alla sua vicenda, Hu Jia è considerato un dissidente proprio perché ha denunciato la situazione dei contadini in Cina, ha portato avanti campagne sull´ambiente, sulla questione del Tibet, denunciando diverse violazioni dei diritti umani. In particolare ha realizzato un´inchiesta che ha portato alla luce il fatto che molti contadini cinesi negli anni passati a causa di trasfusioni infette hanno contratto l’AIDS.

La Cina: forse è meglio rischiararci un po´ le idee su questo stato che rappresenta 1/5 dell´intera popolazione mondiale dopo che quest´estate se n´è parlato tanto in occasione delle Olimpiadi. Prestazioni sportive a parte, la Cina è il paese con il più alto numero di condanne a morte, è il paese nel quale l´informazione stampa/web/Tv viene monitorata e censurata dal governo che propone ai cittadini e al resto del mondo un´unica versione dei fatti. E gli Stati occidentali questo lo sanno bene, ma forse in nome di un più grande interesse economico, nel migliore dei casi preferiscono soprassedere, e fare finta di nulla. In Cina, soprattutto nelle campagne, vige la più assoluta ignoranza e i contadini vivono al limite della sopravvivenza, costretti a lavorare per lo Stato, isolati dal resto del mondo e controllati dai cosiddetti “vigilantes" che non esitano ad esercitare nei loro confronti qualsiasi tipo di violenza. Spiega Reale "Hu Jia ha toccato un tema estremamente scabroso e questo ha cominciato a metterlo nei guai. Ha subito arresti, persecuzioni…Poi, lo scorso anno, insieme ad un avvocato, ha scritto un articolo, una lettera, "la vera Cina e le Olimpiadi", nella quale denunciava in sostanza le cose che accadevano in Cina e chiedeva che le Olimpiadi si svolgessero in un clima di rinnovato rispetto dei diritti umani." Qualche mese dopo è anche intervenuto in teleconferenza a una sessione del Comitato per i diritti umani del Parlamento europeo, portando la sua testimonianza sulla situazione nel Paese. Hu Jia non voleva l´isolamento del suo paese, non voleva che i Giochi si fermassero, voleva solo che le Olimpiadi fossero qualcosa di più di una gara sportiva, un´occasione per parlare di libertà...Ed è stato arrestato prima delle Olimpiadi del 2008 anche per evitare che parlasse con gli altri giornalisti stranieri, per evitare che il problema venisse fuori nell´unica occasione che ha avuto la Cina per mostrarsi al resto del mondo.

Segreti di Stato - Hu Jia è un uomo giovane, ha solo 35 anni, e ora è in carcere in quasi totale isolamento e ha problemi di salute. Non ha fatto nulla di sbagliato, anzi, ha semplicemente parlato dei problemi della sua gente come un qualsiasi reporter. Ma in Cina essere reporter, o meglio denunciare la verità è pericoloso.
Lo sapeva Wei Wenhua che ha filmato un pestaggio compiuto dai vigilantes e che per questo è stato ucciso. Forse invece non lo sapeva Shi Tao che si è limitato a mandare un´e-mail in forma anonima ad un amico americano spiegando che in Cina anche quest´anno l´anniversario della strage di piazza Tiananmen sarebbe passato sotto l´oblio e che, per questo, è stato condannato a 10 anni. Perché la strage di Tiananmen è tabù per il governo cinese. Nessuno ne deve parlare, questa storia non deve circolare neanche sul web – che infatti è costantemente controllato e monitorato dal governo - e quindi la maggior parte dei ragazzi cinesi ignora cosa sia accaduto in quella piazza nel 1989.
E con questo nome Tiananmen 2.0, è stata soprannominata la moglie di Hu Jia, Zeng Jinyan, che scrive un blog . Sì, perchè anche lei è un´attivista ben conosciuta (è stata citata dal Time come una delle 100 persone più influenti del mondo) per il suo blog dove non solo denuncia ciò che succede in Cina ma racconta anche la sua vita sotto sorveglianza costante della polizia. Infatti oltre ad essere conosciuta dal Time e da molti blogger, Zeng è ovviamente anche conosciuta dalla polizia cinese e da mesi è agli arresti domiciliari, sorvegliata a vista con la figlia di 11 mesi.

Insieme per i diritti umani - Ma riguardo al premio ricevuto da suo marito, non nasconde la sua gioia sperando che simili riconoscimenti rappresentino nel lungo periodo un aiuto per la lotta di Hu.
“Hu Jia è uno dei veri difensori dei diritti umani nella Repubblica popolare cinese" ha detto il presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Poettering "Assegnando a lui il Premio Sakharov, il Parlamento europeo invia un segnale di chiaro sostegno a tutti quelli che difendono i diritti umani in Cina”.
E anche gli altri attivisti cinesi vedono nel premio un incoraggiamento per chiunque difenda i diritti umani. Molti di loro come il giornalista Bao Tong, anche lui agli arresti domiciliari, sono sicuri che l´opinione pubblica non rappresenti l´unica voce del governo. Per questo continuano a combattere. Anche se è difficile.
Premiarli per il loro coraggio, raccontare le loro storie è il primo passo che i media possono fare per aiutarli - e aiutarci.
Chissà Hu Jia che ne pensa. Perché attualmente è rinchiuso in carcere a Pechino, malato, e riceve sporadiche visite dalla moglie sotto rigida sorveglianza. Chissà se crede che ne valga la pena o sia necessario fare qualcosa in più. Intanto noi media possiamo iniziare a compiere questo piccolo passo e parlare d lui. Per noi non è difficile. Anzi è un onore.

Francesca Mezzadri - ottobre 2008

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