Donne più attive per la pace e la sicurezza mondiale

40 donne firmano per l'attuazione della Risoluzione 1325

Benita FerreroCos’è la Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza dell’UE e perché 40 tra le donne più in vista nel panorama politico mondiale hanno chiesto la sua attuazione con una lettera indirizzata al Segretario Generale ONU Ban Ki-Moon?

La Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza è stata adottata nell’ottobre 2000 per incrementare la presenza delle donne nel campo della prevenzione, gestione e soluzione dei conflitti. “Presenza” significa rappresentanza a tutti i livelli. Questo vuol dire che le donne non dovrebbero limitarsi a partecipare al processo di prevenzione e gestione dei conflitti, ma anche attivarsi, adottare decisioni in questo senso sia a livello regionale, che nazionale e internazionale.
Come spiega la Commissaria per le Relazioni esterne e la Politica europea di vicinato, Benita Ferrero-Waldner, che ha lanciato l’iniziativa lo scorso marzo in occasione di una conferenza internazionale dal titolo “Le donne: stabilizzando un mondo insicuro”, l’obiettivo è quello di “accrescere il contributo di noi donne nelle operazioni di peacekeeping nonché nella risoluzione dei conflitti e la riappacificazione a tutti i livelli possibili.”

Ma perché proprio le donne dovrebbero rivestire un ruolo particolare in questo settore? Perché spesso le “prime” vittime dei conflitti sono loro, come madri e donne. In molti paesi in guerra o sull’orlo di crisi, le donne vengono spesso picchiate o violentate, crimini che durante i conflitti non solo aumentano, ma restano frequentemente impuniti. Per questo è importante che ci siano altre donne, come loro, che scendano in campo per difendere e proteggere i diritti comuni, “rivolgendo così una particolare attenzione agli effetti che eventi traumatici come i conflitti hanno soprattutto nei loro confronti, e proteggendole da ogni tipo di violenza e sfruttamento sessuale” come specifica la Commissaria Ferrero-Waldner. E’ necessario che si crei una rete di protezione per assicurare tutela e garanzia alle donne, e la missiva chiede in questo senso un’azione coordinata da parte di tutte le organizzazioni internazionali, soprattutto l’ONU. Per questo, la lettera è stata indirizzata al Segretario Generale Ban Ki- Moon in occasione della 63esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Tra le firme quella della Vice presidente della Commissione e Responsabile per le Relazioni istituzionali, Margot Wallstrom, quella della Presidente della Finlandia, Tarja Halonen, del Primo ministro ucraino, Yulia Tymoshenko, del vice premier della Moldova, Zinaida Greciiani, dell’ex capo di stato dello Sri Lanka, Chandrika Bandaranaike Kumaratunga, e, per l’Italia, della vice Presidente del Senato della Repubblica e Commissaria europea, Emma Bonino. 40 firme di 40 sostenitrici attive nella politica che si sono distinte a livello mondiale e che oggi si impegnano a nome di tutte le donne con l’intento comune di fondare una società che rispetta e protegga i diritti delle donne. Affinché questo accada un primo passo lo devono compiere loro: le rappresentanti delle istituzioni europee e mondiali. Un rafforzamento del ruolo delle donne nella politica mondiale già c’è stato, ma c’è ancora molta strada da fare. E questo è solo un passo.

Francesca Mezzadri - ottobre 2008

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