Approvata la Direttiva sui rimpatri dell’Ue: un’Europa unita o “fortezza”?

E' stata approvata dal Parlamento europeo la nuova e prima direttiva sul rimpatrio: numerose le polemiche.

profugoIl Parlamento europeo ha approvato con 396 voti favorevoli, 197 contrari e 106 astensioni, e dopo non poche discussioni con il Consiglio, la direttiva sul rimpatrio di extracomunitari dell´Ue che rappresenta una prima tappa verso una politica europea di immigrazione. Le misure adottate in questo primo atto legislativo di Parlamento e Consiglio in merito all´ immigrazione, sono state oggetto di accesi dibattiti.

Un’Europa unita - La direttiva nasce con l’obiettivo di regolare i flussi migratori in tutto il territorio dell’Ue e stabilire regole comuni riguardo ai rientri di immigrati non in regola. Diversi i punti previsti nella direttiva: dai tempi di rimpatrio, alle condizioni, la tutela, fino ai casi “speciali”. Ed è proprio su questi punti che la direttiva non trova un pieno accordo.
In particolare alcuni parlamentari di sinistra, sostenuti dalle Ong, contestano il provvedimento riguardo la reclusione fino a 18 mesi per gli immigrati clandestini e il divieto di reingresso per 5 anni, nonché la mancanza di norme tutelari per i minori e le famiglie.
Al contrario i sostenitori della direttiva si mostrano particolarmente soddisfatti per il risultato raggiunto che rappresenta innanzitutto un primo passo verso una legge unitaria europea in materia di immigrazione e che, oltretutto, garantisce un’adeguata protezione dei diritti umani. Come sostiene infatti la parlamentare italiana Roberta Angelilli, in questo modo viene stabilita una tempistica certa riguardo il periodo di permanenza dei clandestini nei centri di custodia, cosa che prima veniva lasciata all’arbitrio di ogni Stato membro, con conseguenze che avrebbero potuto essere ben peggiori. Inoltre la direttiva promuove il cosiddetto “ritorno volontario”, fissato entro un periodo compreso tra i 7 e i 30 giorni, inferiore addirittura ai 7 giorni nei casi in cui la persona venga considerata un pericolo per la sicurezza pubblica, misura giudicata dall’Angelilli adeguata per “un’Europa dei diritti e delle regole che devono finalmente essere rispettate”. Anche il divieto di reingresso per una durata non superiore ai 5 anni (tranne in casi di alta pericolosità dell’individuo) valido per tutta l’Ue permetterà un potenziamento dei controlli alle frontiere esterne dell’Ue e una maggiore cooperazione allo sviluppo con paesi terzi, scoraggiando in questo modo l’immigrazione clandestina.

Un’Europa “fortezza” - Di tutt’altra idea Giusto Catania che definisce la direttiva “una vergogna, un insulto alla civiltà giuridica dell’Europa” visto che non è ammissibile rinchiudere per 18 mesi persone che si sono macchiate della sola colpa di clandestinità. Secondo il parlamentare bisognerebbe ascoltare innanzitutto la società, i capi di Stato dei paesi terzi, Amnesty International, le chiese, il sindacato che giudicano queste politiche repressive e ci esortano a ricordare una delle più grandi tragedie dell’Unione europea, ovvero i morti nei nostri mari: ben 12.000 negli ultimi 10 anni. Tragedie che forse potrebbe essere non così frequenti con meno repressione e più accoglienza.
Dello stesso parere anche la parlamentare Helene Goudin che immagina che il risultato di questa direttiva segnerà solo “un aumento dell’immigrazione illegale, del traffico di esseri umani, nonché dell’odio per il sistema che sta istituendo l’Occidente. Un’Europa “fortezza” per usare le sue parole, o “un’Europa costruita sul principio della diffidenza”, per usare quelle di Claudio Fava che giudica devastante “la possibilità di privare della libertà personale un individuo per un provvedimento amministrativo senza che abbia compiuto alcun tipo di reato”.
E, come sostenuto dagli altri parlamentari di sinistra, sono ben poche le misure tutelative all’interno della direttiva stessa. Quasi nessuna tutela per i minori non accompagnati che dovranno essere trattenuti “solo in mancanza di altra soluzione e per un periodo il più possibile breve in funzione delle circostanze”. L’emendamento che chiedeva maggiore garanzie nei loro riguardi è stato infatti respinto con 256 voti favorevoli. Scarse salvaguardie anche per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari e le garanzie di assistenza legale.
E il parlamentare inglese Jean Lambert si dichiara preoccupato riguardo le conseguenze che tali provvedimenti, come la detenzione, potrebbero avere sulla salute anche mentale delle persone trattenute e sulle loro vite familiari, o sulla destinazione nella quale far tornare le persone una volta espatriate.
E sarà anche “un passo fermo e decisivo verso la regolamentazione dell’immigrazione legale”, come sostiene il parlamentare Diaz de Mera Garcia Consuegra, ma, privilegiando una politica punitiva, la direttiva non aiuterà chi cerca di uscire dallo stato di clandestinità – condizione spesso drammaticamente necessaria per sopravvivere.

Francesca Mezzadri - giugno 2008

Il Dossier e il dibattito in Parlamento

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