Parte l’avventura europea: gli anni 50

02.07.2018

La storia dell’Unione europea viene convenzionalmente fatta iniziare con la famosa dichiarazione di Robert Schuman, rilasciata dal ministro degli esteri francese il 9 maggio 1950, ed elaborata di concerto con Jean Monnet: "La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche […] L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto…."

La CECA, il primo atto

Jean Monnet scrisse: "Un Piano che non parte dal principio di delega di sovranità non può fornire alcuna soluzione utile o contributo i gravi problemi che ci circondano. La cooperazione tra le nazioni, per quanto importante, non risolve nulla. Cosa cercare è una fusione degli interessi dei popoli europei, non solo mantenere l’equilibrio di questi interessi…"

Questa l’ispirazione di fondo che portò, sull’onda della dichiarazione Schuman, alla firma del Trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA)il 18 aprile 1951 a Parigi, cui aderirono Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

Con questa prima Comunità si voleva mettere sotto l’autorità di un organismo sovranazionale un settore delicato dell’economia postbellica, quello del carbone e dell’acciaio appunto.

Nasce la Comunità Economica Europea

Alcuni anni più tardi, gli stessi Stati istituivano sulla base dei Trattati di Roma del 25 marzo 1957, la Comunità economica europea (CEE) e la Comunità europea per l’energia atomica (CEEA o Euratom), che diedero il via alla loro attività con l’entrata in vigore dei trattati, il 1° gennaio 1958.

I sei stati membri della CEE scelsero quindi di ampliare il terreno di collaborazione in campo economico con la creazione di un mercato comune. L’idea di fondo corrisponde a reali esigenze delle popolazioni europee: per garantire sviluppo e benessere ai cittadini era necessario far si che si passasse dai mercati nazionali nei quali gli stati adottavano politiche protezioniste (dazi doganali ecc…) ad un mercato comune, più grande e quindi più competitivo a livello mondiale, dove merci, beni e persone potessero circolare liberamente.

La costruzione del mercato comune si fonda sulle cosiddette quattro libertà: circolazione dei beni, delle persone, dei capitali e dei servizi. Si realizza inoltre sulla base del progressivo ravvicinamento delle politiche economiche, alla sorveglianza permanente del mercato al rispetto delle regole di concorrenza e di trasparenza dei prezzi, al sostegno all’ammodernamento dei settori produttivi ed alla riconversione.

Nascono le politiche comuni: politica agricola comune (PAC), politica dei trasporti, politica commerciale comune. Nasce il Fondo Sociale Europeo (FSE). La Comunità economica europea diviene con il passare del tempo il polo principale intorno al quale si organizza la costruzione europea.

L’obiettivo di Euratom era invece il coordinamento dei programmi di ricerca nella prospettiva dell’uso pacifico dell’energia nucleare.

I Trattati di Roma che istituiscono la CEE ed EURATOM creano istituzioni comuni e meccanismi decisionali che sono espressione sia degli interessi nazionali sia di una visione comunitaria.

Gli europei negli anni '50

Nei popoli europei c'è fortissimo il desiderio di lasciarsi alle spalle la povertà e le devastazioni della guerra e pensano a costruirsi un futuro migliore di quello vissuto dai loro padri e dai loro nonni, che hanno vissuto le loro vite quasi completamente in guerra. La ricostruzione, avviata fin dall'immediato dopoguerra con il Piano Marshall, ha trasformato l'Italia e la Germania, ma anche gli altri paesi europei devastati dalla seconda guerra mondiale, in un enorme cantiere.

Dal 1946 e per tutti gli anni 50 e 60 dall'Italia partirono tantissimi lavoratori alla ricerca di un futuro migliore per sé e per le proprie famiglie. Questo esodo, dal sud al nord d'Italia e verso i paesi del Nord Europa (Belgio e Germania soprattutto, ma anche Francia) e i paesi di oltreoceano (USA e Australia), durò fino al 1973 quando, per la prima volta, il numero degli italiani che tornano in patria supera quello degli emigranti.

Si comincia dal maggio del 1946 con l’accordo commerciale tra Italia e Belgio, il primo dei molti siglati per aiutare l’emigrazione e il lavoro degli italiani all’estero. La situazione degli italiani che vanno all'estero spesso per svolgere lavori umili però non è semplice. Le condizioni di lavoro sono spesso terribili e gli episodi di discriminazione feroci. Gli accordi di Roma del 1957 faciliteranno l'emigrazione dal sud al nord europeo, ma non affronteranno il tema dei diritti dei lavoratori.

Emblematico il disastro di Marcinelle, una delle più gravi tragedie minerarie della storia che si verificò l’8 agosto 1956, nella miniera di carbone di Bois du Cazier (appena fuori la cittadina belga di Marcinelle) dove si sviluppò un incendio che causò una strage e dove persero la vita 262 minatori di cui 136 italiani.

 

Approfondimenti:

Firma dei Trattati di Roma - Il filmato originale d`introduzione all`evento (RAI La storia siamo noi video 6,30 minuti)

Marcinelle 1956-2016, sessant'anni fa la catastrofe dei minatori (Rai cultura Video 12 minuti)

Emigrazione del secondo dopoguerra (Il tempo e la storia RAI Play 45,03 minuti)