L’UE e la co-creation: come costruire un’Europa più verde con i cittadini

A maggio si è svolta l’ultima “EU Green Week”, la più grande occasione dell’anno per trattare le politiche ambientali della Commissione europea: una serie di conferenze a Bruxelles ed eventi in tutta Europa per creare insieme le regole per un’Europa più green.

In collaborazione con EU Events >> English version

L’edizione della Green Week di quest’anno è stata incentrata sullo stato di attuazione delle leggi in materia ambientale, parlando non solo di legislazione, ma del ruolo attivo dei cittadini europei, secondo lo slogan “Take the initiative!”. I cittadini hanno un ruolo chiave nelle politiche europee e sono proprio loro i primari promotori e al contempo principali beneficiari delle normative in campo ambientale.

UE: l’ultima “linea di difesa” della Natura

Le leggi ambientali ci accompagnano ogni giorno, anche se spesso non ce ne accorgiamo: hanno un enorme impatto sugli europei migliorando la qualità dell'aria che respiriamo, la qualità dell’acqua, la tutela della natura che ci circonda, incoraggiano il riciclaggio e la gestione dei rifiuti. Per raggiungere gli ambiziosi ma necessari obiettivi preposti dall’UE, le norme devono essere attuate correttamente e come dice lo stesso Karmenu Vella, membro della Commissione europea responsabile per l'ambiente, gli affari marittimi e la pesca, “l'azione deve continuare - perché si possono fare progressi ambientali solo se li portiamo avanti insieme. Ci sono notevoli sforzi in corso in tutta l'Unione europea - il compito da attuare ora è quello di mantenere lo slancio in corso!".

Le leggi europee in campo ambientale sono ampiamente condivise, ma non pienamente attuate e spesso non vengono sempre ben integrate nella legislazione degli altri settori. Come è stato ben evidenziato da molti relatori alle conferenze svolte a Bruxelles, una legge “è utile solo se viene messa in pratica” e come lo stesso Vella sostiene “non si può arrestare il cambiamento climatico con un’idea, neppure fermare la perdita di biodiversità...se implementassimo tutte le leggi che l’Unione europea ha ideato per l’ambiente, risparmieremmo 55 miliardi di euro, ovvero i costi relativi all’impatto sanitario e i costi diretti sull’ambiente, senza contare le 400 mila morti premature dovute all’inquinamento dell’aria”.

Cittadini e comunità locali, ONG, giuristi e professori sollecitano continuamente un’azione per contenere il declino ambientale nel quale viviamo, ben lontano dagli obiettivi preposti: come riportaEster Asin, direttrice dell'Ufficio europeo delle politiche del WWFsolo il 33% delle specie animali e vegetali, solo il 16% degli habitat protetti dalla Direttiva Habitat (la direttiva europea che impone ai paesi dell'UE di proteggere gli habitat di specie di piante e animali a rischio e gli stessi habitat a rischio) sono in uno stato favorevole di conservazione... abbiamo perso l’83% delle specie marine negli ultimi 10 anni.”

Come si può colmare il “gap” tra legislazione ed azione?

Varie sessioni a Bruxelles si sono focalizzate sul ruolo dei cittadini nel facilitare l'attuazione uniforme delle leggi ambientali in Europa, come questi possono difendere i propri diritti ecologici e quale ruolo potrebbe svolgere il nuovo Parlamento europeo nel colmare le lacune dell'attuazione e del rispetto della legislazione ambientale.

Come sostiene Anna Heslop, avvocato di Client Earth e project leader del progetto Wildlife, "La legge è uno degli strumenti più importanti per proteggere l'ambiente. I cittadini e la società civile dovrebbero sentirsi autorizzati a utilizzarla per tenere conto del ruolo dei governi e delle imprese, al fine di lottare per la loro salute e salvaguardare i luoghi in cui vivono.”

Per questo sono state valutate e discusse oltre alle principali motivazioni interne che hanno determinato questo “gap” attuativo (dalla non corretta comunicazione alla lunghezza dei processi di attuazione, alla scarsità di ispettori) anche le lacune che si interpongono tra i promotori della legge e gli attuatori, la non equa implementazione delle leggi, l’accesso e la garanzia alla giustizia in materia ambientale.

Come affermato da Paul Speight, capo-unità per l'applicazione dell'ambiente, Direzione generale per l'ambiente, sono tre i principali attori della piramide attuativa della legislazione europea: “Commissione, Stato membro e attori locali”. I cittadini sono la “chiave” per l’implementazione di queste leggi: organizzazioni come le ONG e i gruppi locali hanno un ruolo cruciale nella scelta democratica, specialmente quando propongono modifiche e portano di lamentele, proponendo spesso le modifiche migliori.

Ma come si crea questa sinergia tra cittadino ed istituzione?

Lo scorso aprile, la Commissione europea ha pubblicato una serie di relazioni sullo stato di attuazione delle leggi ambientali in ogni Stato membro, l’Environmental Implementation Review - EIR, un’iniziativa concepita come un processo di analisi inclusivo e partecipativo per migliorare l’attuazione della legislazione e della politica ambientale UE in essere.  

Un’altro esempio di processo partecipativo è stata la consultazione pubblica conclusasi lo scorso marzo: la Water Framework Directive Fitness Check, che ha raccolto il maggior numero possibile di pareri sul modo in cui la Direttiva quadro sulle acque e la Direttiva sulle alluvioni hanno contribuito a modificare, rispettivamente, la gestione sostenibile dell’acqua e il miglioramento dello stato dei corpi idrici e le strategie per ridurre il rischio di inondazioni in tutta l’Unione europea. Tale questionario online ha comportato un dialogo tra i principali portatori d’interesse e legislatori degli Stati membri; è stata la terza più grande consultazione pubblica effettuata nella storia della Commissione europea.

Uno strumento unico nel suo genere è “l’iniziativa dei cittadini europei”, che consente a cittadini di diversi paesi dell’UE di riunirsi per proporre modifiche legislative concrete a favore di una causa comune. Tale iniziativa determina una partecipazione diretta nelle politiche europee riguardo a qualsiasi settore per il quale la Commissione europea ha la facoltà di proporre un atto legislativo. A tale strumento si affianca possibilità di proporre reclami, raccogliere prove e costruire casi.

Il Legislatore europeo non dialoga da solo, in accordo con lo spirito europeo di condivisione delle scelte e in linea con la convenzione di Aarhusche attribuisce al pubblico - individui e associazioni che li rappresentano- il diritto di accedere alle informazioni e di partecipare nelle decisioni in materia ambientale, così come ad avere diritto di ricorso se questi diritti non vengono rispettati.

Il giorno dopo le elezioni europee: un’Europa dal “cuore verde”

I cittadini dell'UE beneficiano di alcuni tra i più elevati standard ambientali al mondo. L’Unione europea, insieme ai governi nazionali, ha fissato obiettivi precisi fino al 2020 in modo da orientare la politica ambientale europea, elaborando una visione fino al 2050, grazie al sostegno di programmi di ricerca, normative e finanziamenti specifici.

Lepolitiche ambientali e la legislazione dell’UE tutelano gli habitat naturali, mantengono pulite l’acqua e l’aria, garantiscono un adeguato smaltimento dei rifiuti, migliorano la conoscenza delle sostanze tossiche e sostengono la transizione delle imprese verso un’economia circolare sostenibile.

L’UE ha infatti imposto limiti sulla vendita e uso della plastica monouso entro il 2021 con la Direttiva proposta lo scorso 21 maggio, che comporterà un risparmio di 22 miliardi di euro; a marzo, il Parlamento europeo ha imposto limiti e controlli su tutto il “ciclo di vita” delle emissioni delle autovetture allo scopo di limitare la produzione dei gas serra (soprattutto in seguito allo scandalo Dieselgate). Nel promuovere una transizione verso un’economia circolare, nel novembre del 2018, il Parlamento europeo ha imposto di produrre tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili almeno il 32% del consumo finale lordo dell'UE entro il 2030.

Una giusta implementazione fa risparmiare denaro, salva specie animali e vegetali, migliora i nostri standard di vita, rivelandosi una “questione democratica e sociale”, una scelta che l’Europa fa promuovendo una più ampia partecipazione attiva e diretta dei cittadini, che decidono così le regole a cui saranno assoggettati.

Federica Milioni