Albicocca “Val Santerno di Imola”

L’albicocca (in dialetto Mugnèga) è caratterizzata da un sapore dolce e delicato e dalla morbida consistenza della polpa. É un tipico frutto estivo: le prime compaiono in giugno, le più tardive in luglio-agosto. L’albicocca è molto ricca di sostanze benefiche: numerosi sali minerali (in particolare il potassio), carotene, vitamine A, PP, e B, fibre alimentari e zuccheri. Contiene anche alcuni acidi che aumentano la riserva alcalina, naturale difesa dell’organismo.

L’albicocca Val Santerno d’Imola si coltiva dal fondovalle ad un’altitudine di circa 350 m s.l.m. Tra le varietà autoctone troviamo la Reale d’Imola o Mandorlona, la Bella d’Imola e la Precoce Cremonini o Precoce d’Imola i cui nomi come potete ben notare denotano il forte legame con questa terra.  La zona di coltivazione dell’albicocca Val Santerno d’Imola copre una superficie di 1.389 ettari per 16.000 t di produzione annuale. L’area interessata alla produzione comprende il comprensorio imolese e la Valle del Santerno, in particolare i comuni di Casalfiumanese, dove proprio la scorsa domenica si è tenuta la Sagra dell’albicocca, Borgo Tossignano e Fontanelice.

L’albicocca, che porta un nome di origine araba (al-barquq), arriva dalla lontana Cina, in cui era conosciuta già quattromila anni fa. Attraverso il Medio Oriente giunse fino al bacino del Mediterraneo. La coltura, dapprima localizzata in pianura e negli orti imolesi che circondavano la città, venne poi estesa ai terreni collinari. Il primo impianto intensivo si fa risalire al 1870 e si trovava nel podere Vallette di Pieve Sant’Andrea, nel comune di Casalfiumanese. La coltura ha costituito e costituisce una delle principali fonti di reddito per le aziende agricole e ha senz’altro contribuito ad arginare l’esodo rurale e il conseguente degrado ambientale.

L’albicocca è ottima consumata fresca, buonissima anche trasformata in marmellata e in questo caso utilizzata per realizzare squisite crostate.

Il salotto

Il salotto  secondo l'artista Tisselli

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