Di pianura in pianura

Il ricercatore Antonio Canovi, ha percorso lo stesso viaggio dall’Emilia alla pampa Argentina compiuto dagli emigranti della Bassa reggiana. Ricostruendo le traiettorie degli spostamenti attraverso le generazioni, le storie familiari e le appartenenze.

Mary Bassi, Pampa argentina

A Mar del Plata Canovi, accompagnato dalla presidente dell’associazione Emilia-Romagna Sandra Nannetti, conosce Jorge Horacio Manfredi e il padre Norberto. Parlano, passano in rassegna la storia familiare nell’italiano corretto di Jorge Horacio, appreso per rimpossessarsi della lingua appartenuta da sempre alla sua famiglia. A un certo punto, Norberto fa il nome di un cugino deceduto, Fernando Manfredi, e subito Canovi cattura la prova della filiazione con il Fernando intervistato a Poviglio.
Prendendo la strada del Sur, oltrepassata la corona di comuni che compongono la Gran Buenos Aires, lo storico peripatetico arriva a Tres Arroyos per ascoltare i ricordi di Emilia Vernizzi, il cui primo impatto con la pampa è stato – ricorda - “Cielo e mucche. Cielo e mucche”. Non dissimile da quello di Franca Gatti, emigrata da Gattatico, sempre nel Reggiano, che vi ha aggiunto la piccola epica ferroviaria del “treno famoso che partiva alle sei del mattino dalla stazione Retiro di Buenos Aires e a Mendoza ci arrivava di mezzanotte. Dai, dai con quel treno che passava per quei paesucoli, della gran polvere, delle immense praterie, con mucche mucche mucche, al pascolo, pecore al pascolo, una miseria! Mo’ mamma! Mo’ che brút lavòr (…) ma dove siamo venuti! Quella polvere… Su quel treno che andava a carbone, tra il fumo e la polvere e quei sedili di legno”.

Link all'articolo "Di pianura in pianura" pubblicato sulla rivista ER  n° 3 / 2009