A Nilda Nervi l'onoreficenza "Evita Companera"

Il Senato della Nazione Argentina ha premiato la donna di origini romagnole per la sua lunga attività politica e solidale
A Nilda Nervi l'onoreficenza "Evita Companera"

La premiazione in Senato

E’ un riconoscimento che premia una vita di impegno politico e sociale quella conferita dal Senato della Nazione Argentina a Nilda Nervi, argentina di origini emiliano romagnole (i suoi genitori María Lazzarini e Sebastiano Nervi, sono originari rispettivamente di  Montescudo e di Coriano in provincia di Rimini) e  residente a Viedma (Provincia di Río Negro). Si tratta dell’onoreficenza  “Evita Compañera” e viene assegnata a una donna per ogni provincia argentina, che per la sua attività  solidale esprima al meglio gli ideali  di María Eva Duarte de Perón (“Evita”), anche chiamata “La abanderada de los humildes”.

Nilda Nervi, classe 1942, è una militante política molto conosciuta a Viedma. Nel 1973 è stata consigliere comunale della città argentina e al tempo stesso direttrice provinciale del Ministero degli Affari Sociali. La sua carriera politica  l'ha vista  ancora due volte Consigliera comunale (nel 1995 e 2007), Deputata provinciale (2000) e Difensora del Popolo provinciale (2001). Tra le tante azioni messe in campo a favore delle donne, la legge comunale da lei proposta che istituisce a Viedma il Consiglio Comunale delle Donne, di cui lei stessa è stata poi eletta presidente dal voto popolare. Dopo il riconoscimento fattole dal Senato Nazionale, il 19 settembre scorso è stata premiata anche dal Consiglio Comunale di Viedma – su proposta di due giovani consiglieri comunali del Partido Justicialista, proposta accolta all’unanimità dal tutte le altre forze politiche - come esempio di militanza politica e compromesso sociale.

Nilda Nervi si è affiliata al Partido Justicialista nel 1972 e ha fatto parte della generazione dei giovani militanti politici che hano subito la feroce dittatura militare inziata nel 1976 e che ha portato alla morte di 30 mila “desaparecidos” per la maggior parte giovani. All’epoca Nilda era funzionaria politica ed è stata imprigionata, nonostante  fosse incinta di 6 mesi. Infatti, chi qui vi scrive,  è nata di 7 mesi e di soli 1,750 chilogrami, nel settembre 1976 mentre lei era detenuta in ospedale. Entrambe abbiamo avuta la fortuna di sopravvivere  e questo grazie solo alla sorveglianza di tanti compagni politici e di alcune buone persone che ci stavano attorno.  Ma la Giunta Militare ha bollato mia madre come “soggetto sovversivo”, accusa che ha significato il licenziamento dall’ impiego pubblico. Le è stato impedito di lavorare fino al 1983, con il ritorno della democrazia. Lei aveva 4 figli piccoli allora e quelli sono stati anni di fame per noi, dove  “il figlio maggiore si privava del cibo per fare mangiare la più piccola” come lei stessa  ha raccontato pubblicamente in Consiglio Comunale a Viedma il giorno del conferimento della seconda onoreficenza.

Rebeca Belloso Lazzarini, Viedma (Argentina)

 

 

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