In Assemblea i bilanci di genere degli Atenei: le laureate di Bologna guadagnano 260 euro al mese meno degli uomini
22.11.2019
Salari femminili ancora bassi rispetto a quelli maschili, meno donne nei luoghi di vertice, nonostante siano in numero più elevato tra le matricole, a dimostrazione che puntano sulla preparazione. Questo emerge dai dati presentati al seminario “Bilancio di genere e azioni per le pari opportunità nelle università dell’Emilia Romagna” che si è svolto questa mattina in Assemblea legislativa. “Una iniziativa- ha spiegato la presidente della commissione Parità Roberta Mori– che si inserisce tra gli indirizzi di mandato della nostra Regione, e che conferma come siano sempre più strutturali le politiche per la parità di genere. Ma bisogna parlarne in termini sempre più concreti, capendo quanto le diseguaglianze incidano nella società”. La consigliera regionale di Parità Sonia Alvisi ha ribadito il suo impegno “a lavorare sulle discriminazioni in ambito lavorativo, anche con azioni legate all’attività dell’ispettorato del lavoro”. Gli Atenei di Parma e Modena e Reggio non hanno dati legati al bilancio di genere, anche se l’intenzione è quella di attivarsi. Nel report Unimore emerge una percentuale di iscritte in una facoltà come Ingegneria, storicamente più maschile, pari al 15,8% nel biennio 2018/2019. Per quanto riguarda i report di Bologna e Ferrara, ecco i dati.
Bologna. Tra i docenti si manifesta un’evidente prevalenza maschile (60% contro il 40%) mentre le donne sono più numerose degli uomini fra gli studenti (56% contro 44%). Nell’arco dell’ultimo triennio non si sono verificate variazioni rilevanti, ma si può comunque notare una crescita dal 55,3% al 56,3% della presenza femminile tra le matricole. L’analisi della riuscita degli studi conferma un vantaggio femminile ma, una volta conseguita la laurea triennale, sono più gli uomini che proseguono gli studi (58% la percentuale di donne che proseguono nel biennio, 67 quella maschile), ma fra i laureati nel primo ciclo, lavorano più frequentemente le donne rispetto agli uomini (41% contro 34%), complice il fatto che spesso si tratta di un lavoro part time, che coinvolge il 19% delle laureate e solo il 14% dei laureati. Per quanto riguarda i valori medi dei salari e degli stipendi ottenuti a uno, tre e cinque anni dalla laurea, le donne continuano a guadagnare meno: maggiore è la distanza temporale dalla laurea, maggiore risulta lo svantaggio retributivo femminile, che raggiunge in media 258 euro mensili a cinque anni dal conseguimento del titolo per chi lavora a tempo pieno, 192 euro per i lavoratori part time. Se si osserva l’andamento tipico di una carriera accademica, che parte dalla posizione di studente passando per quella di dottorando di ricerca fino all’incardinamento (ricercatore, professore associato o ordinario) si nota un progressivo calo della presenza femminile. Infatti, nell’Ateneo di Bologna sono al 56% le matricole e al 57% le laureate, dato che attesta l’investimento in formazione. Quando si passa alle fasi successive della carriera, la percentuale di donne si abbassa progressivamente. E’ rosa il 48% degli iscritti al primo anno di dottorato, il 47% fra i ricercatori, il 43% dei docenti associati e infine il crollo al 26% tra gli ordinari. In termini assoluti, nel 2018, su 3.883 tra docenti, ricercatori e assegnisti queste sono le proporzioni: gli ordinari sono 687 (26% donne, 74% uomini), gli associati 1.065 (43% donne, 57% uomini), i ricercatori a tempo indeterminato sono 596 (50% ciascuno) e quelli a tempo determinato sono 395, con una media di presenza femminile al 42,5%, mentre gli uomini sono il 57,5%. Gli assegnisti di ricerca sono in totale 1.140: le donne sono il 53%, gli uomini 47%.