La crisi del 1929

Il crollo della Borsa
Stati Uniti, Anni Trenta. Poveri e disoccupati dormono in un ricovero di fortuna.Negli anni venti, gli USA erano lo stato capitalista più forte del mondo. Mentre poche gigantesche compagnie dominavano interi settori essenziali della vita economica, come la fabbricazione dell'acciaio, la produzione d'energia elettrica o l'estrazione del petrolio, una schiera di altre industrie inondava lo sterminato mercato interno (rigorosamente protetto da altissimi dazi doganali) di beni di consumo, fra i quali andò assumendo un posto sempre crescente l'automobile. Grazie alla rivoluzione introdotta dalla catena di montaggio, una FORD modello T, che nel 1908 costava mille dollari, nel 1924 poteva essere acquistata per soli trecento dollari, col risultato che la cifra totale degli esemplari venduti risultò essere, alla fine del 1926, di 15 milioni.

La situazione dell'economia americana era decisamente più critica nel settore dell'agricoltura. La fine della guerra (e, quindi, dell’esportazione di derrate alimentari verso l’Europa) provocò un crollo dei prezzi. Sempre più indebitati, molti agricoltori andarono completamente in rovina, innescando quel processo di contrazione della domanda (cioè dei consumi) che sta alla base della cosiddetta grande depressione.

Il disastro cominciò a manifestarsi in tutta la sua ampiezza nell'ottobre del 1929; la Borsa di New York (sita in Wall Street), dopo un periodo di forsennata speculazione finanziaria, registrò un brutale ribasso del valore dei titoli. Gli operatori finanziari avevano intuito che il mercato non era più capace di assorbire la mole sempre crescente dei prodotti sfornati dalle fabbriche. Quindi, cercarono di liberarsi il più in fretta possibile, e a tutti i costi, delle azioni di imprese che, di lì a poco, avrebbero fortemente ridotto le vendite dei loro prodotti, al limite del fallimento.

Fallimenti e disoccupazione di massa

Iniziata in un settore specifico, quello finanziario, la crisi si estese nel giro di poco tempo a tutti gli altri comparti, fino a travolgere l'intera economia degli Stati Uniti. Mentre più di 5 000 banche dovettero cessare la loro attività, i fallimenti commerciali e industriali, tra il 1929 e il 1932, procedettero al ritmo dell' 11% all'anno. La produzione industriale, negli USA, diminuì del 45%, col risultato che i disoccupati passarono dai 2 milioni dell'inizio del 1929, a 8 milioni all'inizio del 1931, a 12 milioni nel 1932 e infine a 17 milioni nel 1933; nel 1935, più del 25% dell'intera popolazione attiva statunitense era ancora senza lavoro.

Il presidente Herbert Hoover, repubblicano, non seppe trovare alcun rimedio alla crisi. Fiducioso nella capacità del mercato di auto-regolarsi, e convinto che ogni intervento dello Stato nella sfera della economia equivalesse ad un opprimente socialismo nemico dell'individuo e della sua libertà di iniziativa, Hoover non si curò neppure di venire incontro alle necessità più elementari dei disoccupati. Lasciato a se stesso, il paese, venne assumendo un aspetto spettrale, mentre la vita di milioni di americani passava brutalmente dalla prosperità degli anni Venti alla drammatica miseria dei primi anni Trenta.

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