Ebrei e Polacchi ad Oswecim

Prima dell’arrivo dei nazisti
Auschwitz, 2000. Il portone di ingresso del campo di concentramento denominato Auschwitz INel corso dell’Ottocento, la regione di Auschwitz (denominata Alta Slesia) fu interessata dal fenomeno dell’industrializzazione, a causa dei suoi ricchi giacimenti carboniferi. A partire dal 1856, la città divenne sede di un’importante stazione ferroviaria: ai primi del XX secolo, era attraversata da ben tre linee, che portavano a Vienna, a Cracovia e a Katowice/Kattowitz.

Negli anni Trenta, Oswiecim contava circa 14 000 abitanti. La presenza di cittadini di lingua e cultura tedesca era molto scarsa; assai consistente, invece, la presenza ebraica, pari a circa metà della popolazione. I polacchi cattolici erano dediti in prevalenza all’agricoltura, mentre gli ebrei (molti dei quali erano emigrati lì nella seconda metà dell’Ottocento) si dedicarono al commercio, al credito o alle libere professioni. Anche la prestigiosa fabbrica di liquori, che dal 1804 produceva l’Acquavite di Oswiecim, era stata fondata da un imprenditore ebreo: Jakob Haberfeld. I rapporti tra polacchi cattolici ed ebrei furono a lungo abbastanza buoni: l’antisemitismo era molto più scarso che in tante altre zone della Polonia. La carica di primo borgomastro era riservata ad un cattolico, ma quella di secondo borgomastro era occupata da un ebreo.

Negli anni Trenta la situazione peggiorò: agli ebrei, ad esempio, fu vietato di frequentare il parco cittadino e il locale centro di balneazione sul fiume Sola. Gli ebrei, comunque, possedevano numerose sinagoghe (oggi, ne è rimasta una soltanto), un proprio corpo di pompieri, società sportive, associazioni culturali e giornali in lingua yiddish. Sul piano politico, va poi ricordata un’attività particolarmente vivace del movimento sionista.

Con l’arrivo dei nazisti, tutti gli abitanti israeliti della città furono espulsi; dopo essere stati trasferiti nei ghetti di Chrzanow, Bedzin e Sosnowiec, furono quasi tutti uccisi nelle camere a gas del nuovo campo denominato Auschwitz II-Birkenau.
Strutture preesistenti

Alla fine dell’Ottocento, la regione di Oswiecim era terra di frontiera tra l’impero asburgico e l’impero tedesco. Poiché la Germania era molto più avanzata dell’Austria-Ungheria, sotto il profilo economico, molti individui andavano in Sassonia in cerca di lavoro. Nell’ottobre 1916, l’amministrazione comunale concesse al governo imperiale la possibilità di costruire un campo di sosta per questi Sachsengänger, cioè per i lavoratori stagionali diretti, appunto, nella vicina Sassonia. Tale struttura consisteva di 22 edifici in muratura e di 90 capannoni in legno, capaci di dare ospitalità a circa 12 000 emigranti.

Dopo il passaggio di Oswiecim alla Polonia indipendente, questa vasta area venne adibita a usi diversi: alcuni edifici ospitarono 4000 profughi fuggiti dalla regione di Teschen (assegnata dalla Conferenza di Versailles alla Cecoslovacchi), altri furono assegnati all’ente polacco che gestiva il monopolio dei tabacchi, mentre i rimanenti passarono sotto controllo dell’esercito, che li adibì a caserme. Questo complesso militare, insieme all’importanza del nodo ferroviario, attirò l’attenzione dei nazisti, che scelsero infine Auschwitz per costruire un lager.

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