Premessa

Ursula von der Leyen,

presidente della Commissione europea

Sono certa che molti di voi saranno d’accordo sul fatto che il 2020 è stato un anno da dimenticare all’istante, ma anche da ricordare per sempre.

Da dimenticare all’istante, ovviamente a causa della pandemia.

Gli effetti della crisi del coronavirus sono stati avvertiti in ogni casa, in ogni paese e in ogni angolo della nostra Unione. Sono sinceramente vicina a tutti coloro che hanno perso i loro cari o hanno sofferto a causa della malattia.

Il 2020 è stato tuttavia anche un anno da ricordare.

Sono da ricordare tutti gli operatori sanitari, che per salvare la vita altrui lottano eroicamente contro questo nemico invisibile. Vorrei rendere omaggio ad ognuno di loro e a tutti i lavoratori in prima linea che ci aiutano ad andare avanti e che contribuiscono a tenere attiva la nostra economia in un periodo così difficile.

È stato un anno da ricordare perché, di fronte alla tragedia umana in corso, l’Europa si è attivata in un’ampia mobilitazione collettiva senza precedenti nella storia della nostra Unione. I paesi, le città e le regioni hanno fornito il loro contribuito affinché le attrezzature mediche potessero raggiungere chi ne aveva bisogno. Aerei europei hanno consegnato migliaia di tonnellate di materiali di emergenza alle comunità più vulnerabili in tutto il mondo e hanno portato a casa oltre 600 000 cittadini bloccati all’estero.

Le aziende hanno rinnovato le loro linee di produzione per soddisfare la domanda di disinfettanti, mascherine e attrezzature mediche. Il mondo intero si è riunito per realizzare una raccolta globale di fondi senza precedenti e sono stati messi a disposizione quasi 16 miliardi di euro per rendere accessibili a tutti vaccini sicuri ed efficaci, perché sappiamo che nessuno è sicuro fino a quando non lo saremo tutti.

I vaccini ci aiuteranno a tornare progressivamente alla nostra vita normale, ma non rimedieranno alle conseguenze economiche della pandemia di COVID-19, né alla persistente minaccia che i cambiamenti climatici rappresentano per il nostro pianeta. Per questo motivo, insieme alle misure per affrontare il coronavirus, abbiamo continuato a intraprendere azioni coraggiose che ci avvicinano alla neutralità climatica: maggiori riduzioni delle emissioni, massicci investimenti nelle tecnologie verdi e realizzazione dell’intero potenziale digitale dell’Europa.

Sono sicura che ci riusciremo. Il nostro strumento per la ripresa NextGenerationEU, che comprende 750 miliardi di euro, rappresenta la base del più grande bilancio a lungo termine della storia dell’Unione europea, con una capacità finanziaria totale di 1 800 miliardi di euro. Abbiamo un’opportunità unica di investire in un futuro migliore per i nostri figli e per i nostri nipoti, in un’Europa più sana, più verde e più intelligente, dove vivere bene, avere buone prospettive di lavoro e prosperare, in un’Europa in cui nessuno è lasciato indietro.

È stato un anno difficile, ma la nostra risposta alla pandemia ci garantirà di uscirne più forti, più resilienti e più uniti. Non sono mai stata così orgogliosa di essere europea e mai così convinta del valore di agire insieme per affrontare le sfide più difficili.

Il 2020 è stato anche l’anno in cui il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea. Rispetto la decisione del popolo del Regno Unito, per il quale ci sarà sempre un posto nella famiglia delle nazioni europee. Per noi è però giunto il momento di lasciarci alle spalle la Brexit. Il futuro appartiene all’Europa.

Nel 2020 abbiamo visto gli aspetti migliori dell’umanità. Cogliamo l’occasione per farne tesoro. Abbiamo proposto iniziative per combattere il razzismo, l’odio e la discriminazione in tutte le sue forme. Le pagine seguenti offrono una panoramica di tali iniziative e di tutto il lavoro svolto dall’Unione europea durante la pandemia.

Stiamo facendo i primi passi verso la ripresa, pieni di speranza e determinazione. L’Europa può contare sulle persone, sulla visione, sui piani e sulle risorse che la porteranno al successo.

Viva l’Europa!

Ursula von der Leyen

I membri della Commissione europea

Da sinistra a destra:

In prima fila: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione.

In seconda fila: Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo, Un’economia al servizio delle persone; Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo, Green Deal europeo; Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva, Un’Europa pronta per l’era digitale, e Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente, Un’Europa più forte nel mondo.

In terza fila: Margaritis Schinas, vicepresidente, Promozione dello stile di vita europeo; Věra Jourová, vicepresidente, Valori e trasparenza; Maroš Šefčovič, vicepresidente, Relazioni interistituzionali e prospettive strategiche; Dubravka Šuica, vicepresidente, Democrazia e demografia, e Johannes Hahn, commissario, Bilancio e amministrazione.

In quarta fila: Janusz Wojciechowski, commissario, Agricoltura; Nicolas Schmit, commissario, Lavoro e diritti sociali; Elisa Ferreira, commissaria, Coesione e riforme; Mariya Gabriel, commissaria, Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e giovani; Paolo Gentiloni, commissario, Economia; Ylva Johansson, commissaria, Affari interni, e Thierry Breton, commissario, Mercato interno.

In quinta fila: Helena Dalli, commissaria, Uguaglianza; Stella Kyriakides, commissaria, Salute e la sicurezza alimentare; Adina Vălean, commissaria, Trasporti; Janez Lenarčič, commissario, Gestione delle crisi; Didier Reynders, commissario, Giustizia, e Olivér Várhelyi, commissario, Vicinato e allargamento.

In sesta fila: Jutta Urpilainen, commissaria, Partenariati internazionali; Virginijus Sinkevičius, commissario, Ambiente, oceani e pesca; Kadri Simson, commissaria, Energia, e Mairead McGuinness, commissaria, Servizi finanziari, stabilità finanziaria e Unione dei mercati dei capitali.

Due operatori con le mascherine scaricano scatole di mascherine a marchio rescEU da un piccolo aereo da trasporto.

Una risposta concertata alla COVID-19

Introduzione

L’arrivo della pandemia di COVID-19 in Europa ha causato tragedie umane, confinamenti e un rallentamento economico senza precedenti. L’Unione europea (UE) ha dato rapidamente prova di solidarietà. L’UE ha protetto vite umane e mezzi di sussistenza concentrandosi su azioni che hanno fornito una risposta immediata ed efficace alla crisi. Nel corso del 2020 sono state adottate oltre 1 350 misure per attenuare la crisi, tra cui quasi 400 decisioni in materia di aiuti di Stato che hanno fornito un’ancora di salvezza alle imprese europee.

Nei primi giorni e nelle prime settimane successivi allo scoppio della pandemia, i sistemi sanitari europei sono stati rafforzati a livello nazionale, regionale e locale e gli ospedali di tutta l’UE hanno trattato pazienti di altri paesi. Squadre sanitarie mobili sono state inviate per fare fronte alle necessità più urgenti. Oltre 600 000 cittadini dell’UE bloccati all’estero sono stati rimpatriati e sono stati mobilitati investimenti pubblici e privati per sviluppare vaccini sicuri ed efficaci per tutti, in tutto il mondo.

La centrale di coordinamento della Commissione per le attrezzature mediche ha aiutato gli Stati membri a collaborare per superare le carenze.

L’UE e gli Stati membri hanno mobilitato 4 200 miliardi di euro, ovvero oltre il 30 % del prodotto interno lordo dell’Unione, per attenuare gli effetti della crisi.

Un grafico che riassume i finanziamenti dell’UE per la ripresa economica nel 2020.

Su un totale di 4200 miliardi di euro, 575 miliardi di euro sono stati stanziati per le misure nazionali adottate nel quadro della flessibilità delle norme di bilancio dell’UE (clausola di salvaguardia generale), 100 miliardi di euro per l’assistenza finanziaria dell’UE per regimi di riduzione dell’orario lavorativo, 70 miliardi di euro per il sostegno diretto dell’UE, tra cui l’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus, 3045 miliardi di euro per le misure nazionali di liquidità, compresi i regimi approvati in base alle norme sugli aiuti di Stato temporanee e flessibili dell’UE, 240 miliardi di euro per il sostegno degli Stati membri in caso di crisi pandemica nel quadro del meccanismo europeo di stabilità e 200 miliardi di euro per i finanziamenti del gruppo Banca europea per gli investimenti per le imprese.

Anche il bilancio dell’UE è stato mobilitato nella massima misura possibile per fornire un sostegno finanziario diretto agli Stati membri in difficoltà. Nei primi giorni della crisi la Commissione ha presentato le iniziative di investimento in risposta al coronavirus, che hanno consentito agli Stati membri di utilizzare i fondi di coesione per sostenere i settori più esposti delle loro economie. È stato attivato lo strumento per il sostegno di emergenza, per fornire sostegno finanziario diretto alle esigenze strategiche a livello europeo e la Commissione ha avviato l’iniziativa SURE (strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza) per contribuire a mantenere i posti di lavoro e sostenere le famiglie.

La pandemia di coronavirus ha causato un grave shock alle economie mondiali e dell’UE, con profonde conseguenze socioeconomiche. Malgrado la risposta strategica rapida e globale tanto a livello dell’UE quanto a livello nazionale, è stato fin da subito evidente che nel 2020 l’economia dell’Unione avrebbe subito una recessione di proporzioni storiche.

Serviva quindi una risposta più incisiva per porre rimedio ai danni economici e sociali causati dalla pandemia. Il rafforzamento del bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027 e NextGenerationEU, il piano temporaneo per la ripresa, costituiscono insieme il più ampio pacchetto di incentivi mai finanziato dal bilancio dell’Unione, comprendente 1 800 miliardi di euro. I fondi aiuteranno l’UE a sostenere i cittadini, le imprese e le regioni, in particolare quelli maggiormente colpiti dalla crisi. Il pacchetto contribuirà a ricostruire un’Europa post-COVID-19 più verde, più digitale e più resiliente.

Nell’ambito della strategia dell’UE in materia di vaccini la Commissione ha concluso accordi con sei aziende (AstraZeneca, BioNTech/Pfizer, CureVac, Johnson & Johnson, Moderna e Sanofi/GlaxoSmithKline) per garantire la fornitura di un’ampia gamma di vaccini contro la COVID-19 sicuri ed efficaci per le persone che vivono nell’UE.

Senza compromessi in termini di sicurezza o di efficacia, il primo vaccino è stato distribuito nell’UE prima della fine dell’anno. Il 21 dicembre la Commissione europea ha rilasciato un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per il vaccino anti-COVID-19 messo a punto da BioNTech/Pfizer, il primo di questo tipo autorizzato nell’UE. Durante le giornate europee della vaccinazione, dal 27 al 29 dicembre, sono state effettuate le prime vaccinazioni negli Stati membri.

Passando in rassegna il 2020 risulta chiaramente il gravissimo impatto della pandemia di COVID-19. Quindici milioni di persone sono state contagiate nell’Unione europea e più di 350 000 persone hanno perso la vita a causa della malattia. La lotta contro la COVID-19 prosegue nel 2021.

Una risposta senza precedenti alle esigenze urgenti

Su mandato del Consiglio europeo, la Commissione europea ha coordinato una risposta comune europea alla pandemia di COVID-19, adottando misure volte a rafforzare i settori della sanità pubblica e ad attenuare l’impatto socioeconomico della pandemia. La Commissione ha mobilitato tutti i mezzi a sua disposizione per aiutare gli Stati membri a coordinare le loro risposte nazionali e ha fornito informazioni obiettive sulla diffusione della COVID-19 e sulle misure efficaci per contenerla.

L’UE ha agito rapidamente per affrontare le sfide poste dalla pandemia. Il 28 gennaio è stato attivato il meccanismo di protezione civile dell’Unione per iniziare a rimpatriare i cittadini dell’UE bloccati all’estero (fino alla fine dell’anno, circa 408 voli hanno aiutato 90 000 cittadini dell’UE a rientrare a casa).

Il 13 marzo la Commissione ha chiesto una risposta economica coordinata alla crisi del coronavirus e, il 16 marzo, ha istituito un gruppo consultivo di esperti guidato dalla presidente Ursula von der Leyen e dalla commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides, per fornire consulenza e guidare la risposta dell’UE alla crisi. I lavori del gruppo di esperti e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie sono stati successivamente integrati dalla nuova piattaforma europea di consulenza scientifica sulla COVID-19. Composta da consulenti scientifici degli Stati membri sulla COVID-19, la piattaforma mira a coordinare meglio la consulenza scientifica e a condividere le buone pratiche in materia di misure nazionali di sanità pubblica relative alla COVID-19.

Una volontaria usa una macchina da cucire in casa.
A Msida, vicino La Valletta, un gruppo di volontari della Fondazione Nonni di Malta ha realizzato mascherine e le ha consegnate gratuitamente a casa a persone anziane o fragili, Msida, Malta, 19 novembre 2020.

Sostegno di emergenza

La Commissione ha mobilitato tutte le risorse del bilancio dell’UE per rispondere a esigenze urgenti che potevano essere soddisfatte con maggiore efficienza operando in modo strategico e coordinato a livello europeo. Lo strumento per il sostegno di emergenza, con una dotazione di 2,7 miliardi di euro, ha finanziato un’ampia gamma di azioni e una grande parte del suo bilancio sostiene l’iniziativa relativa ai vaccini, cui partecipano tutti i 27 Stati membri. La Commissione ha acquistato e distribuito agli Stati membri 10 milioni di mascherine per gli operatori sanitari. Sono stati inoltre erogati finanziamenti per la formazione in materia di test e terapia intensiva, l’acquisto di robot a raggi ultravioletti per disinfettare gli ospedali e il sostegno alla sperimentazione clinica delle terapie contro la COVID-19.

Un robot azionato a distanza entra in una stanza d’ospedale, mentre un operatore sanitario aziona i comandi sullo sfondo.
I robot UVD sono impiegati per disinfettare gli ospedali con luce ultravioletta. Questo robot, qui fotografato nell’ospedale universitario di Odense, può disinfettare una tipica camera di degenza in appena 15 minuti, contribuendo così a prevenire e ridurre la diffusione della COVID-19. La Commissione europea distribuirà 200 di questi robot agli ospedali di tutta Europa grazie allo strumento per il sostegno di emergenza dell’UE, Odense, Danimarca, 18 novembre 2020.

I test sono uno strumento fondamentale per rallentare la diffusione della COVID-19. Il 28 ottobre la Commissione ha adottato una raccomandazione sulle strategie di test per la COVID-19, comprendenti il ricorso ai test antigenici rapidi, e il 18 novembre è stata adottata una raccomandazione specifica della Commissione sui test antigenici rapidi. Il 18 dicembre la Commissione ha inoltre presentato una proposta di raccomandazione del Consiglio relativa a un quadro comune per i test antigenici rapidi e il riconoscimento reciproco dei risultati dei test per la COVID-19. La Commissione ha mobilitato 100 milioni di euro a titolo dello strumento per acquistare direttamente test antigenici rapidi e consegnarli agli Stati membri. Il 18 dicembre ha firmato un contratto quadro con Abbott e Roche che consente l’acquisto di oltre 20 milioni di test antigenici rapidi, finanziati dallo strumento. Tali test saranno messi a disposizione degli Stati membri dall’inizio del 2021 nell’ambito del sostegno UE ai test per la COVID-19.

rescEU — una riserva comune europea di forniture mediche

Il 19 marzo la Commissione ha dato prova di solidarietà istituendo la riserva medica di rescEU, la prima scorta comune europea di attrezzature mediche di emergenza, tra cui mascherine e ventilatori, per aiutare gli Stati membri a far fronte a carenze di attrezzature. Ubicata negli Stati membri, rescEU ha fornito circa 3 milioni di mascherine protettive di alta qualità per i servizi di primo intervento, compresi gli operatori del settore medico e della protezione civile, in Spagna, Croazia, Italia, Lituania, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Kosovo (tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo).

Il meccanismo di protezione civile ha inviato ventilatori, indumenti protettivi e disinfettanti ai paesi in difficoltà e ha fornito squadre mediche di emergenza. Medici norvegesi, polacchi e rumeni hanno contribuito a curare pazienti in Italia e Lituania, mentre squadre mediche tedesche, italiane e lituane hanno sostenuto i loro colleghi in Armenia e Azerbaigian. Un pacchetto sulla mobilità ha contribuito a finanziare il trasporto di pazienti, squadre mediche e forniture mediche essenziali.

Garantire la disponibilità di forniture mediche e di alimenti

Dall’inizio della pandemia l’UE ha sostenuto i produttori per garantire la disponibilità di attrezzature mediche e farmaci essenziali. La Commissione ha adottato misure intese a mettere l’industria nelle condizioni idonee per intensificare o riorientare la produzione, anche chiedendo alle organizzazioni europee di normazione di mettere gratuitamente a disposizione di tutti gli interessati le norme relative alle mascherine e altri dispositivi di protezione individuale. Molte imprese in tutta Europa si sono attrezzate e hanno riconvertito la loro produzione per soddisfare la domanda di dispositivi di protezione individuale, disinfettanti e dispositivi medici.

In aprile la Commissione ha accolto le richieste di tutti gli Stati membri e del Regno Unito di rinunciare temporaneamente ai dazi doganali e all’IVA sull’importazione di dispositivi medici e di protezione dai paesi che non fanno parte dell’Unione.

Due vigili del fuoco ispezionano un ventilatore su una banchina di carico.
Consegna di attrezzature mediche fornite dalla riserva rescEU a Praga, in Cechia, il 24 ottobre 2020.

La Commissione europea ha immediatamente affrontato le preoccupazioni in merito a possibili carenze di prodotti alimentari adottando, in aprile, misure di emergenza per garantire una maggiore flessibilità nell’accesso ai fondi della politica agricola comune e alle risorse del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e per attuare misure volte a stabilizzare i mercati agroalimentari.

Sfruttare appieno la flessibilità delle norme fiscali e in materia di aiuti di Stato

In marzo la Commissione ha preso una decisione senza precedenti attivando la clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita nel quadro della sua strategia di risposta rapida e incisiva alla pandemia. Dopo l’approvazione del Consiglio, ciò ha consentito agli Stati membri di adottare provvedimenti per affrontare adeguatamente la crisi avvalendosi di tutti gli strumenti di politica economica a loro disposizione, discostandosi dalle consuete regole del quadro di bilancio europeo.

Meno di una settimana dopo che l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l’Europa una delle zone più colpite dalla pandemia di COVID-19, la Commissione ha adottato un quadro temporaneo per gli aiuti di Stato per consentire agli Stati membri di avvalersi pienamente della flessibilità offerta dalle norme in materia di aiuti di Stato per sostenere le imprese colpite dalla crisi. In tale contesto la Commissione ha approvato le misure di aiuto notificate da tutti gli Stati membri e dal Regno Unito. Nel corso del 2020 la Commissione ha adottato quasi 400 decisioni approvando 500 misure nazionali per un importo stimato complessivo di 3 000 miliardi di euro.

Iniziative di investimento in risposta al coronavirus

Una delle prime misure varate dall’UE per sostenere finanziariamente gli Stati membri nella loro risposta alla crisi è stata l’iniziativa di investimento in risposta al coronavirus, avviata nel marzo 2020. Mobilitando i fondi non utilizzati già destinati agli Stati membri dell’UE, l’iniziativa ha consentito un immediato incremento di liquidità a favore dei bilanci degli Stati membri e delle regioni e li ha aiutati a utilizzare i fondi della politica di coesione per finanziare la spesa sanitaria e i regimi di disoccupazione parziale, nonché per offrire sostegno in capitale di esercizio alle piccole e medie imprese. Il campo di applicazione del Fondo di solidarietà dell’Unione europea è stato esteso anche alle gravi emergenze di sanità pubblica, consentendo in tal modo agli Stati membri di ricevere a titolo di tale Fondo un sostegno per affrontare la crisi della COVID-19.

Da aprile, grazie all’iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus, è più semplice e agevole utilizzare in modo rapido i Fondi strutturali e di investimento europei esistenti per le misure connesse alle crisi e il contributo dell’UE ai programmi della politica di coesione è aumentato fino al 100 % per le domande di pagamento presentate tra il 1º luglio 2020 e il 30 giugno 2021.

In dicembre la Commissione ha annunciato i risultati delle due iniziative per il 2020. Dall’inizio della crisi l’UE ha mobilitato ingenti finanziamenti per combattere gli effetti della pandemia. Le piccole e medie imprese hanno beneficiato della maggior parte dei finanziamenti disponibili, oltre 10 miliardi di euro, che le hanno aiutate a rimanere a galla. Tre miliardi di euro sono stati destinati alle persone, compresi i servizi sociali per i gruppi vulnerabili e i regimi temporanei a favore dell’occupazione per i lavoratori. Sono stati infine stanziati 6,6 miliardi di euro per sostenere il settore sanitario, oltre ai 10,2 miliardi di euro del bilancio dell’UE già assegnati a questo settore per il periodo 2014-2020 (si noti che vi sono sovrapposizioni tra i gruppi di beneficiari).

L’82 % dei programmi della politica di coesione in 25 Stati membri e nel Regno Unito è stato modificato fornendo ai bilanci nazionali 3,2 miliardi di euro di finanziamenti aggiuntivi, data la possibilità di utilizzare il tasso di cofinanziamento dell’UE del 100 %.

Un grafico che elenca alcune delle iniziative del programma «Strumento di sostegno per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza», per aiutare gli Stati membri a proteggere i lavoratori e i posti di lavoro.

Con le sue iniziative il programma mira a proteggere i posti di lavoro, a fornire un sostegno finanziario temporaneo, a garantire la rapidità di impiego, a integrare gli sforzi nazionali e la solidarietà tra gli Stati membri.

Sostenere l’occupazione e proteggere i mezzi di sussistenza

Nel mese di aprile 2020 la Commissione ha istituito lo strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE), un regime di sostegno a breve termine per contribuire a proteggere i posti di lavoro e i lavoratori colpiti dalla pandemia. Alla fine del 2020 era stato approvato un sostegno finanziario totale di 90,3  miliardi di euro per aiutare 18 Stati membri nell’ambito di SURE, e 39,5 miliardi di euro erano stati erogati a 15 di essi: Belgio, Grecia, Spagna, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia. Gli Stati membri possono ancora presentare richieste di sostegno finanziario nell’ambito di SURE, la cui capacità finanziaria complessiva arriva fino a 100 miliardi di euro.

L’assistenza finanziaria nell’ambito di SURE è fornita sotto forma di prestiti contratti dall’UE sui mercati per conto dei suoi Stati membri. Per la maggior parte degli Stati membri l’assunzione di prestiti avviene a condizioni più favorevoli di quelle che possono ottenere sui mercati da soli. I prestiti aiutano gli Stati membri ad affrontare aumenti repentini della spesa pubblica per il mantenimento dell’occupazione. Nello specifico, concorrono a coprire i costi direttamente connessi all’istituzione o all’estensione di regimi nazionali di riduzione dell’orario lavorativo e di altre misure analoghe, rivolte in particolare ai lavoratori autonomi, introdotte in risposta alla pandemia.

Un grafico che illustra la distribuzione dei fondi del programma SURE tra gli Stati membri dell’UE.

Alla fine del 2020 il fondo del programma Sure di 90,3 miliardi di euro aveva distribuito 7,8 miliardi di euro al Belgio, 511 milioni di euro alla Bulgaria, 2 miliardi di euro alla Cechia, 2,5 miliardi di euro all’Irlanda, 2,7 miliardi di euro alla Grecia, 21,3 miliardi di euro alla Spagna, 1 miliardo di euro alla Croazia, 27,4 miliardi di euro all’Italia, 479 milioni di euro a Cipro, 192 milioni di euro alla Lettonia, 602 milioni di euro alla Lituania, 504 milioni di euro all’Ungheria, 244 milioni di euro a Malta, 11,2 miliardi di euro alla Polonia, 5,9 miliardi di euro al Portogallo, 4,1 miliardi di euro alla Romania, 1,1 miliardi di euro alla Slovenia e 631 milioni di euro alla Slovacchia. Gli importi sono arrotondati.

Nel 2020 la Commissione, a nome dell’UE, si è rivolta ai mercati tre volte per emettere obbligazioni nell’ambito di SURE. Per ogni emissione la domanda ha superato l’offerta di oltre dieci volte, dimostrando la fiducia riposta nell’UE in quanto emittente e debitore, e come importante attore globale sui mercati finanziari. Le obbligazioni emesse dalla Commissione a titolo dello strumento SURE beneficiano dell’etichetta di «obbligazioni sociali». Ciò garantisce a chi investe in tali obbligazioni che i fondi così mobilitati saranno realmente destinati a scopi sociali.

Strategia dell’UE sui vaccini

Il 17 giugno la Commissione ha presentato la strategia dell’UE sui vaccini per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini contro la COVID-19. La strategia mira a garantire un accesso equo e a prezzi abbordabili a vaccini sicuri ed efficaci per tutti nell’UE il più rapidamente possibile, guidando nel contempo lo sforzo di solidarietà globale volto a garantire che tutti abbiano accesso a un vaccino a prezzi abbordabili. La strategia mira inoltre a garantire che negli Stati membri siano stati effettuati preparativi per distribuire i vaccini, pianificare il trasporto e l’impiego e individuare i gruppi prioritari che dovrebbero essere vaccinati per primi.

Per sviluppare vaccini contro la COVID-19 sicuri ed efficaci in tempi così brevi è stato necessario effettuare le sperimentazioni cliniche e, contemporaneamente, investire nella capacità di produzione necessaria per fabbricare milioni, o addirittura miliardi di dosi di vaccino. Gli accordi preliminari di acquisto contribuiscono a ridurre il rischio connesso agli investimenti effettuati dai fabbricanti nello sviluppo di potenziali vaccini, massimizzando così le possibilità di sviluppare, fabbricare e utilizzare rapidamente vaccini sicuri ed efficaci e garantire che i cittadini dell’UE vi abbiano accesso. La Commissione ha negoziato con le aziende farmaceutiche per conto degli Stati membri dell’UE e ha firmato inizialmente sei accordi, mentre ulteriori colloqui esplorativi con altri fabbricanti di vaccini si sono conclusi nel 2020 o sono previsti per l’inizio del 2021.

Un grafico che riassume gli acquisti di vaccini contro la Covid-19 effettuati dalla Commissione europea.

Finora la Commissione si è assicurata quasi 2,3 miliardi di dosi: Fino a 405 milioni di dosi da Cure Vac, fino a 400 milioni di dosi da Astra Zeneca, fino a 400 milioni di dosi (se il vaccino è monodose) da Johnson e Johnson, fino a 160 milioni di dosi da Moderna, fino a 600 milioni di dosi da Bio N Tech-Pfizer e fino a 300 milioni di dosi da Sanofi-GSK.

Le cifre sono tratte dalla comunicazione della Commissione del 19 gennaio 2021 dal titolo «Fare fronte comune per sconfiggere la COVID-19».

Per assistere gli Stati membri nella preparazione delle loro strategie di vaccinazione, il 15 ottobre e il 2 dicembre la Commissione ha pubblicato gli elementi chiave di cui tener conto, in linea con le competenze stabilite nei trattati dell’UE. Tra questi figurano la necessità di garantire la capacità dei servizi di vaccinazione di distribuire i vaccini contro la COVID-19; la facilità di accesso ai vaccini per le popolazioni bersaglio; l’impiego di vaccini con caratteristiche ed esigenze di stoccaggio e di trasporto diverse; e una comunicazione chiara per conquistare la fiducia dei cittadini.

Il primo vaccino ad avere ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata, il 21 dicembre, è stato prodotto dalla BioNTech/Pfizer. La sua distribuzione è iniziata entro pochi giorni, in tempo per l’avvio delle Giornate europee della vaccinazione il 27, 28 e 29 dicembre. L’autorizzazione fa seguito a una raccomandazione scientifica positiva, basata su una valutazione approfondita della sicurezza, efficacia e qualità del vaccino da parte dell’Agenzia europea per i medicinali ed è approvata dagli Stati membri.

Parallelamente la Commissione ha dimostrato la propria solidarietà con i partner mondiali contribuendo allo strumento per l’accesso globale ai vaccini contro la COVID-19 (COVAX), l’iniziativa mondiale volta a garantire un accesso equo ai vaccini contro la COVID-19 a prezzi accessibili, con 500 milioni di euro provenienti da fondi dell’UE (100 milioni di euro in sovvenzioni e un prestito di 400 milioni di euro sostenuto dalla garanzia del Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile). A dicembre Team Europa — la Commissione europea e gli Stati membri dell’UE — aveva stanziato più di 850 milioni di euro a favore di COVAX, rendendo l’intera Unione europea inizialmente il principale donatore di COVAX. Si tratta di un contributo essenziale a sostegno dell’obiettivo di COVAX di fornire 1,3 miliardi di dosi di vaccino ai paesi a basso e medio reddito entro la fine del 2021.

Primo piano di un operatore con dispositivi di protezione che apre il coperchio della prima di una pila di scatole contenenti fiale, sotto la supervisione di un collega. © Lusa 2020
Tecnici di laboratorio aprono una scatola contenente flaconcini di vaccino contro la COVID-19, Montemor-o-Velho, Portogallo, 26 dicembre 2020.
Un’operatrice medica in camice e mascherina viene vaccinata da una collega, mentre altri operatori medici vengono vaccinati sullo sfondo. © Ospedale universitario di Helsinki, 2020
Personale del distretto ospedaliero di Helsinki e Uusimaa, in Finlandia, viene vaccinato contro la COVID-19, 27 dicembre 2020.
© Ospedale universitario di Helsinki, 2020
Una donna anziana con una mascherina viene vaccinata da un operatore sanitario che indossa dispositivi di protezione. © fotobpb, 2020
Un’ospite della casa di cura per persone anziane Los Olmos viene vaccinata contro la COVID-19, Guadalajara, Spagna, 27 dicembre 2020.
© fotobpb, 2020

COVAX è il pilastro dell’acceleratore per l’accesso agli strumenti COVID-19 per quanto riguarda i vaccini ed è frutto di una collaborazione globale volta ad accelerare lo sviluppo, la produzione e l’accesso equo ai test, alle cure e ai vaccini contro la COVID-19. Alla collaborazione partecipano governi, scienziati, imprese, la società civile, filantropi e organizzazioni sanitarie mondiali quali la Fondazione Bill & Melinda Gates, la Coalizione per l’innovazione in materia di preparazione alle epidemie, la Fondazione per la nuova diagnostica innovativa, Gavi, il Fondo globale, Unitaid, Wellcome, l’Organizzazione mondiale della sanità, la Banca mondiale e il dispositivo di finanziamento globale.

Immagini delle prime vaccinazioni in tutta l’Unione europea in vari Stati membri.
VIDEO le prime vaccinazioni contro la COVID-19 negli Stati membri dell’UE.

Riunire la comunità mondiale

Il 4 maggio 2020 la Commissione ha avviato la Risposta globale al coronavirus, l’azione globale per l’accesso universale a vaccini, terapie e test contro il coronavirus a prezzi accessibili. Si tratta della risposta della Commissione all’invito globale ad agire rivolto dall’Organizzazione mondiale della sanità il 24 aprile, a fronte della pandemia. La Risposta globale al coronavirus mira inoltre a rafforzare i sistemi sanitari ovunque e a sostenere la ripresa economica nelle regioni e nelle comunità più fragili del mondo.

Immagine della videoconferenza «Obiettivo globale» con il logo e vari oratori, tra cui la presidente Ursula von der Leyen.
Il vertice di finanziamento «Obiettivo globale: uniti per il nostro futuro» organizzato dalla Commissione europea e «Global Citizen» si è svolto il 27 giugno 2020.

Il vertice dei donatori e il concerto «Obiettivo globale: uniti per il nostro futuro», organizzati dalla Commissione e Global Citizen il 27 giugno, hanno segnato una tappa fondamentale dell’impegno globale di lotta contro il coronavirus e sono stati un ottimo esempio di come le istituzioni europee, in questo caso Consiglio e Commissione, agiscano a livello mondiale affiancate da partner e cittadini impegnati.

Grazie alle due iniziative di raccolta fondi, alla fine di giugno 2020 erano stati promessi 15,9 miliardi di euro per la Risposta globale al coronavirus, di cui 1,4 miliardi di euro impegnati dalla Commissione europea (un miliardo di euro in sovvenzioni e 400 milioni di euro in garanzie sui prestiti).

Il piano per la ripresa dell’Europa

Il 27 maggio la Commissione ha proposto il più ampio pacchetto di finanziamenti mai varato dall’UE per sostenere la ripresa dell’Europa dalla pandemia, che va ad aggiungersi ai 4,2 miliardi di euro mobilitati dall’UE e dagli Stati membri. Alla riunione di luglio il Consiglio europeo ha approvato all’unanimità un finanziamento totale di 1 800 miliardi di euro, che combina il nuovo strumento NextGenerationEU da 750 miliardi di euro e un bilancio dell’UE modificato per il periodo 2021-2027 pari a 1 074 miliardi di euro. Il pacchetto aiuterà i cittadini, le imprese e le regioni più colpite dalla crisi, costruendo nel contempo un continente più verde, più digitale e più resiliente.

Il 10 novembre il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno raggiunto un accordo politico sul pacchetto, che comprendeva un rafforzamento di 15 miliardi di euro per una serie di programmi chiave, quali Orizzonte Europa, Erasmus+ e UE per la salute (EU4Health).

Da sinistra a destra, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, tutti con le mascherine, nel Parlamento europeo, si salutano con i gomiti invece di stringersi le mani.
Il 23 luglio 2020, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha parlato alla seduta plenaria del Parlamento europeo delle conclusioni del Consiglio europeo straordinario (17-20 luglio), dedicato principalmente al bilancio dell’Unione europea per il periodo 2021-2027. Grazie all’adozione dello strumento per la ripresa economica NextGenerationEU, sono stati raccolti 750 miliardi di euro per combattere la crisi economica legata alla pandemia di coronavirus (COVID-19). Da sinistra a destra: Ursula von der Leyen, Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e David Sassoli, presidente del Parlamento europeo.

Per finanziare la ripresa e NextGenerationEU, la Commissione contrarrà prestiti sui mercati dei capitali per conto dell’UE. In questo modo NextGenerationEU non richiederà nell’immediato contributi nazionali aggiuntivi da parte degli Stati membri. Il rimborso dei fondi raccolti avverrà a lungo termine, fino al 2058. Per facilitare il rimborso dei finanziamenti raccolti sul mercato, la Commissione proporrà nuove fonti di entrate per il bilancio dell’UE. La prima nuova risorsa propria, che sarà introdotta nel 2021, si baserà sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati e contribuirà agli obiettivi strategici del Green Deal europeo (cfr. «Creare un’Europa climaticamente neutra, pronta per l’era digitale»). A metà del 2021 la Commissione presenterà ulteriori proposte di nuove risorse proprie basate su un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, su un prelievo digitale e su un sistema riveduto di scambio di quote di emissione dell’UE.

Per contribuire alla ripresa verde e digitale, i finanziamenti provenienti dal bilancio a lungo termine e da NextGenerationEU saranno assegnati in linea con questi due obiettivi strategici. Almeno il 30 % dei fondi sarà speso per la lotta ai cambiamenti climatici, il che rende il bilancio 2021-2027 e NextGenerationEU il più grande pacchetto di investimenti verdi mai visto al mondo.

Oltre il 50 % dei fondi sarà destinato a nuove priorità. Tra i programmi figurano ricerca e innovazione (Orizzonte Europa), transazioni climatiche e digitali eque (Fondo per una transizione giusta e Europa digitale), preparazione, ripresa e resilienza (tramite il dispositivo per la ripresa e la resilienza), rescEU, ed il nuovo programma UE per la salute, EU4Health. Questi programmi andranno ad aggiungersi alle politiche agricola e di coesione, anch’esse modernizzate.

Il dispositivo per la ripresa e la resilienza sarà al centro di NextGenerationEU. Aiuterà l’UE ad uscire più forte dalla crisi attuale offrendo agli Stati membri 672,5 miliardi di euro di prestiti e sovvenzioni nei primi anni, cruciali, della ripresa.

Un grafico che presenta la ripartizione del sostegno finanziario per gli investimenti pubblici e le riforme.

I finanziamenti a titolo di NextGenerationEU per un totale di 750 miliardi di euro sono ripartiti tra il dispositivo per la ripresa e la resilienza (672,5 miliardi di euro, di cui 360 miliardi di euro in prestiti e 312,5 miliardi di euro in sovvenzioni), React-EU (47,5 miliardi di euro), il Fondo per una transizione giusta (10 miliardi di euro), sviluppo rurale (7,5 miliardi di euro), Orizzonte Europa (5 miliardi di euro), rescEU (1,9 miliardi di euro) e investEU (5,6 miliardi di euro).

Ogni Stato membro è stato invitato a presentare un piano di ripresa e resilienza che delinei il programma nazionale di investimenti e riforme, tenendo conto delle sfide di politica economica illustrate nelle recenti raccomandazioni specifiche per paese, in particolare le raccomandazioni formulate nel 2019 e nel 2020. I piani dovrebbero consentire agli Stati membri di rafforzare il loro potenziale di crescita economica, la creazione di posti di lavoro e la resilienza economica e sociale, nonché di conseguire gli obiettivi delle transizioni verde e digitale.

In dicembre i negoziatori hanno raggiunto un accordo provvisorio che consente l’entrata in vigore del dispositivo all’inizio del 2021. La Commissione ha fornito agli Stati membri orientamenti per la preparazione dei loro piani di ripresa e resilienza e li ha fortemente incoraggiati a includervi investimenti e riforme in sette settori prioritari, a portare avanti la ripresa verde e digitale e a investire nel capitale umano.

REACT-EU (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe — Assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa) è un altro strumento nell’ambito di NextGenerationEU, che mantiene le norme eccezionali in materia di flessibilità nel quadro dell’iniziativa di investimento in risposta al coronavirus e fornisce ulteriori 47,5 miliardi di euro di finanziamenti per la politica di coesione fino al 2023 in settori quali l’assistenza sanitaria e l’occupazione. REACT-EU preparerà inoltre la transizione verso un’Europa verde e digitale e fungerà da ponte tra soluzioni di emergenza e soluzioni a medio termine. NextGenerationEU fornirà inoltre integrazioni di diverse iniziative dell’UE, tra cui il Fondo per una transizione giusta, InvestEU, il meccanismo di protezione civile rescEU e Orizzonte Europa.

Restrizioni di viaggio e garanzia della libera circolazione in Europa

Per rallentare la diffusione della COVID-19 e proteggere la salute e il benessere delle persone, gli Stati membri hanno adottato varie misure, alcune delle quali hanno avuto un impatto sul diritto dei cittadini di circolare liberamente in tutta l’UE. Tali misure comprendevano spesso restrizioni all’ingresso in un altro Stato membro o altre prescrizioni specifiche (come l’obbligo di quarantena) applicabili ai viaggiatori transfrontalieri, compresi quelli che si spostano per motivi di lavoro. La Commissione europea è intervenuta per garantire la libera circolazione di cittadini, merci e servizi, nel pieno rispetto delle misure in materia di salute e sicurezza.

In risposta all’invito del Consiglio europeo del 26 marzo la Commissione ha presentato, in cooperazione con il presidente del Consiglio europeo, una tabella di marcia europea verso la revoca delle misure di contenimento del coronavirus.

Il 13 ottobre il Consiglio ha adottato una raccomandazione per coordinare l’approccio alla limitazione della libertà di circolazione in risposta alla pandemia, sulla base della proposta della Commissione del 4 settembre. Gli Stati membri hanno convenuto di coordinare i loro sforzi in quattro settori chiave:

  • criteri comuni per l’introduzione delle restrizioni di viaggio da parte degli Stati membri;
  • una mappa comune che evidenzi i livelli di rischio nelle regioni dell’UE e dello Spazio economico europeo utilizzando un sistema a semaforo;
  • un approccio comune da applicare ai viaggiatori provenienti da zone a rischio (test e autoisolamento);
  • la messa a disposizione tempestiva di informazioni chiare al pubblico.

Il 17 marzo gli Stati membri dell’UE hanno deciso di limitare i viaggi non essenziali verso l’UE sulla base della raccomandazione della Commissione per proteggere la salute delle persone nell’UE e impedire l’ulteriore diffusione del virus dall’UE verso altri paesi e viceversa. Le norme sono state prorogate più volte, in funzione dell’evoluzione della situazione epidemiologica. L’elenco dei paesi extra-UE si basava su una serie trasparente di criteri e veniva rivisto periodicamente, l’ultima volta il 17 dicembre.

Basandosi su una proposta della Commissione, il 30 giugno il Consiglio ha adottato una raccomandazione sulla graduale revoca delle restrizioni temporanee. La raccomandazione comprendeva un elenco dei paesi non appartenenti all’UE i cui residenti erano esentati da tali restrizioni e un elenco delle categorie di viaggiatori aventi una funzione o una necessità essenziale autorizzati ad entrare nell’UE indipendentemente dal loro luogo di origine. Il 28 ottobre la Commissione ha pubblicato orientamenti per aiutare gli Stati membri a garantire un’attuazione coerente della raccomandazione del Consiglio. La Commissione ha formulato inoltre linee guida dirette agli Stati membri per garantire che la ripresa delle operazioni di visto all’estero sia ben coordinata con la revoca graduale delle restrizioni di viaggio.

Queste azioni contribuiscono a limitare la diffusione del coronavirus, a tracciarne più facilmente la diffusione e a rendere più efficace la risposta comune dell’UE. La crisi sanitaria ha messo in evidenza la necessità di un maggiore coordinamento in materia sanitaria mentre ci avviciniamo all’Unione europea della salute (per ulteriori informazioni, cfr. «Proteggere le persone e le libertà»).

A seguito del rapido aumento dei casi di COVID-19 in alcune parti del Regno Unito alla fine del 2020, in gran parte dovuti a una nuova variante del virus, il 22 dicembre la Commissione ha adottato una raccomandazione su un approccio coordinato alle misure in materia di viaggi e trasporti per limitare l’ulteriore diffusione della nuova variante.

Aiutare i cittadini dell’UE bloccati all’estero a tornare a casa

Molti cittadini dell’UE si sono trovati bloccati lontano da casa quando i loro voli sono stati sospesi ed è iniziata la chiusura delle frontiere. L’UE e gli Stati membri hanno riportato a casa oltre 600 000 persone. Il meccanismo di protezione civile dell’UE ha facilitato e cofinanziato 408 voli di rimpatrio per portare a casa più di 100 300 persone, tra cui 90 000 cittadini dell’UE rimasti bloccati all’estero.

Gli Stati membri hanno dato prova di solidarietà organizzando trasporti per portare a casa cittadini di altri Stati membri e i propri cittadini. Un passeggero su tre tra quelli rimpatriati era cittadino dell’UE di nazionalità diversa da quella del paese che organizzava il volo. Ad esempio, la Francia ha rimpatriato cittadini di 26 Stati membri dell’UE. Un volo da Wuhan, Cina, all’inizio di febbraio ha trasportato 64 cittadini francesi e 135 cittadini di altri Stati membri.

Garantire la libera circolazione delle merci e aiutare i lavoratori che attraversano le frontiere

La pandemia ha causato gravi perturbazioni dei viaggi e dei trasporti in Europa. Le diverse misure sanitarie restrittive introdotte dagli Stati membri in marzo e aprile hanno portato alla chiusura delle frontiere o a controlli rigorosi e migliaia di camion sono rimasti bloccati in lunghe code. Per mantenere il flusso di merci attraverso le frontiere interne dell’UE, salvaguardare le catene di approvvigionamento essenziali e proteggere i lavoratori del settore dei trasporti, la Commissione ha collaborato rapidamente con gli Stati membri per designare valichi di frontiera «corsia verde» attraverso la rete transeuropea di trasporto, in modo che i camion potessero attraversare la frontiera entro al massimo 15 minuti. I programmi Copernicus e Galileo di osservazione della Terra e di navigazione hanno contribuito a individuare le strozzature e a mantenere attivi i trasporti. In ottobre la Commissione ha esteso l’approccio «corsia verde» al trasporto multimodale, compreso il trasporto merci ferroviario e per vie navigabili e il trasporto aereo di merci, e ha sottolineato la necessità di garantire una connettività essenziale per i passeggeri.

Sin dall’inizio della pandemia, la Commissione ha collaborato strettamente con gli Stati membri per garantire un approccio coordinato alle questioni relative alle frontiere e un graduale ritorno alla libera circolazione. L’UE ha adottato orientamenti per aiutare i datori di lavoro e i lavoratori a riprendere il lavoro in un ambiente sicuro e sano, nonché orientamenti per migliorare la protezione dei lavoratori stagionali. Ha inoltre aggiornato la normativa UE per tenere conto dei nuovi rischi sul luogo di lavoro e offrire una protezione aggiuntiva a tutti i lavoratori, in particolare a quelli che operano a diretto contatto con il coronavirus. Sono stati forniti ulteriori consigli pratici per garantire che i lavoratori critici potessero attraversare le frontiere dell’UE per raggiungere il loro posto di lavoro e contribuire a mantenere in sicurezza e in salute la popolazione dell’UE e a garantire la disponibilità di prodotti alimentari.

In marzo la Commissione ha pubblicato orientamenti relativi alle misure per la gestione delle frontiere destinate a proteggere la salute e a garantire la fornitura di merci e servizi essenziali, compresi medicinali e attrezzature mediche per il personale medico in prima linea. Agli orientamenti hanno fatto seguito, in maggio, orientamenti e raccomandazioni per aiutare gli Stati membri a revocare gradualmente i controlli temporanei alle frontiere e le restrizioni di viaggio, mettendo in atto tutte le necessarie misure di sicurezza.

Tenere a galla il turismo in Europa

Il turismo, che contribuisce per quasi il 10 % al prodotto interno lordo dell’Europa e costituisce una fonte fondamentale di occupazione e di reddito in molte regioni, è stato uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia.

Per aiutare gli Stati membri a coordinare i lavori per ripristinare in sicurezza il turismo in seguito ai blocchi nazionali in primavera, nel mese di maggio la Commissione ha proposto un pacchetto di misure su viaggi e turismo nel 2020 e oltre. Il pacchetto comprendeva raccomandazioni sulla revoca graduale delle restrizioni per contribuire a riprendere le attività imprenditoriali, lavorative e sociali, anche ripristinando la libera circolazione e riavviando i trasporti, offrendo nel contempo alle strutture turistiche orientamenti in ambito sanitario.

Un grafico sull’importanza del turismo nell’UE.

L’importanza del turismo nell’UE. 0,56 euro di valore aggiunto per ogni euro generato dal turismo. Il turismo contribuisce con il 10% al Pil dell’UE. Il turismo sostiene 2,4 milioni di imprese, di cui oltre il 90% è costituito da piccole e medie imprese. L’UE è leader mondiale nel settore del turismo, con il 40% degli arrivi internazionali. L’85% degli europei trascorre le vacanze estive nell’UE.

Per tenere pienamente informati i cittadini sulla situazione in rapida evoluzione, in giugno la Commissione ha lanciato il sito web Re-open EU che presenta informazioni chiare, affidabili e in tempo reale sulle possibilità di viaggio e le relative restrizioni in materia di salute e sicurezza in tutti gli Stati membri dell’UE. Solo durante l’estate è stato consultato da quasi 8 milioni di persone. Visto il suo successo, in ottobre Re-open EU è diventato uno sportello unico per le informazioni sulla situazione pandemica, le misure di sanità pubblica, le restrizioni di viaggio e i servizi turistici. Dal 14 dicembre Re-open EU è disponibile anche come app mobile gratuita per Android e iOS.

Soluzioni digitali per contribuire a contrastare la pandemia

Le soluzioni digitali hanno svolto un ruolo fondamentale nell’affrontare molte sfide connesse alla rapida comparsa della pandemia di coronavirus. Le app di tracciamento dei contatti e di allerta, a complemento dell’attuale tracciamento manuale dei contatti, possono svolgere un ruolo cruciale contribuendo ad interrompere la catena di trasmissione del virus e a salvare vite umane.

L’UE ha contribuito a garantire un approccio coordinato tra gli Stati membri che hanno avviato app di tracciamento dei contatti e di allerta, nel rispetto delle norme sulla protezione dei dati e sulla privacy. Il bilancio dell’UE ha finanziato lo sviluppo e la diffusione di una soluzione europea per l’interoperabilità delle app di tracciamento basate su un’architettura decentrata, ovvero quasi tutte le app nazionali sviluppate nell’UE. Questa soluzione ha consentito alle app mobili di tracciamento dei contatti e di allerta di realizzare appieno il loro potenziale, anche quando le persone attraversano le frontiere.

Grazie al sostegno della Commissione, gli Stati membri hanno adottato le misure necessarie per rendere interoperabili le loro app nazionali, mentre in ottobre la Commissione ha avviato il servizio gateway europeo di interoperabilità per collegare tra loro le app. Sempre più app nazionali si collegano a quelle degli altri paesi non appena entrano in funzione.

Il portale europeo di dati sulla COVID-19 è stato avviato in aprile per raccogliere e condividere dati di ricerca e ha rapidamente raccolto una quantità impressionante di dati, tra cui oltre 25 000 sequenze virali e oltre 100 000 pubblicazioni scientifiche. La piattaforma ha ricevuto più di 2,9 milioni di richieste di dati da più di 92 000 utenti unici in oltre 170 paesi.

L’intelligenza artificiale e i robot hanno aiutato gli ospedali. Uno strumento di intelligenza artificiale finanziato dalla Commissione aiuta i medici a diagnosticare la COVID-19 attraverso la TAC ed è già stato impiegato in tutta l’UE, mentre negli ospedali sono stati impiegati robot di disinfezione a raggi ultravioletti per pulire le stanze rapidamente, riducendo la diffusione del coronavirus ed eliminando l’onere e il rischio di infezione per il personale.

Il programma spaziale dell’UE, in particolare attraverso la sua componente di osservazione della Terra, Copernicus, e il suo sistema di navigazione satellitare, ha fornito un contributo importante. Fin dall’inizio della crisi i satelliti dell’UE hanno monitorato la congestione del traffico ai valichi di frontiera tra Stati membri e mappato strutture sanitarie, ospedali e altre infrastrutture critiche. In combinazione con l’intelligenza artificiale, i dati rilevati dai satelliti forniscono alle autorità pubbliche nazionali e dell’UE modelli per comprendere meglio la situazione di emergenza e affrontarla in modo più efficiente.

Il 5 giugno la Commissione ha lanciato, in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea, lo strumento RACE (Rapid Action on Coronavirus and Earth observation), che utilizza dati satellitari per misurare l’impatto dei lockdown e monitorare il recupero post-lockdown avvalendosi di dati economici e ambientali.

Lottare contro la disinformazione concernente la COVID-19

Sullo sfondo del manifesto di una campagna di informazione sulla Covid-19, primo piano di una donna con una mascherina che legge sul suo telefonino.
Le tecnologie digitali sono più importanti che mai per tenerci informati e connessi durante la pandemia. L’UE opera per contrastare la disinformazione in modo che i cittadini possano fidarsi delle informazioni sulla COVID-19.

La situazione attuale si è rivelata un terreno fertile per teorie complottiste volte a screditare i dati scientifici relativi alle origini, alla diffusione e alle terapie anti-COVID-19. La pandemia ha inoltre provocato un aumento dell’incitamento all’odio e degli attacchi razzisti e antisemiti online e ha fatto crescere il numero dei commercianti disonesti che vendono prodotti falsi online sostenendo che questi possano prevenire il virus o curare la malattia.

La Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna hanno lavorato a stretto contatto sulla questione, insieme ad altre istituzioni dell’UE, agli Stati membri e ai partner internazionali del G7 e della NATO. Il 10 giugno la Commissione e Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione, hanno presentato una serie di azioni per contrastare la disinformazione sulla COVID-19. Tra queste figurano il rafforzamento delle comunicazioni e della diplomazia pubblica nell’immediato vicinato dell’UE e nel resto del mondo, unitamente al sostegno ai media e ai giornalisti indipendenti. La Commissione ha esortato tutti gli attori, compresi i mercati online e i social media, a contribuire alla lotta contro la disinformazione sul coronavirus. Entro la fine dell’anno sono state pubblicate quattro serie di relazioni sulle azioni intraprese.

In risposta all’invito della Commissione le piattaforme hanno rimosso o bloccato milioni di pubblicità ingannevoli e offerte di prodotti. Nel 2020 sono state denunciate, pubblicate e aggiornate sul sito web EUvsDisinfo oltre 700 narrazioni di disinformazione sul coronavirus.

Le azioni confluiscono nelle altre attività che l’UE sta svolgendo nel campo della disinformazione e, in particolare, nel piano d’azione per la democrazia europea e la legge sui servizi digitali. La Commissione utilizza tutti gli strumenti a sua disposizione e finanzia la ricerca per contribuire alla lotta contro la cattiva informazione e la disinformazione sulla COVID-19.

Sostenere la ricerca per la diagnostica, le terapie e i vaccini

Un grafico che presenta la ripartizione dei finanziamenti dell’UE a favore dei progetti di Orizzonte 2020 connessi alla Covid-19.

Nel 2020 la Commissione ha distribuito finanziamenti per un milione di euro a favore di vari progetti di ricerca e innovazione per lottare contro la Covid-19, tra cui 400,1 milioni di euro per meccanismi di finanziamento, 235,8 milioni di euro per gli inviti a presentare proposte di Orizzonte 2020, 165,6 milioni di euro per l’acceleratore del Consiglio europeo per l’innovazione, 100 milioni di euro per la coalizione per l’innovazione in materia di preparazione alle epidemie, 72 milioni di euro per l’iniziativa sui medicinali innovativi, 25,3 milioni di euro per il partenariato Europa-paesi in via di sviluppo per gli studi clinici, 15 milioni di euro per il portale europeo di dati sulla Covid-19, 6 milioni di euro per l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, 3,5 milioni di euro per tecnologie per l’informazione e la comunicazione nel settore sanitario.

Ripartizione di un miliardo di euro investito dall’UE in ricerca e innovazione nel 2020 per lottare contro la COVID-19 (milioni di euro mobilitati e impegnati).

Quando la pandemia ha colpito l’Europa, la Commissione europea si è impegnata a stanziare poco più di un miliardo di euro a titolo di Orizzonte 2020, il programma di ricerca e innovazione dell’UE (2014-2020), per affrontare la COVID-19. Oltre a finanziare la ricerca e l’innovazione, urgentemente necessarie, attraverso Orizzonte 2020, la Commissione ha contribuito a coordinare le iniziative scientifiche a livello nazionale e dell’UE. Già in gennaio erano stati mobilitati 48 milioni di euro di finanziamenti a sostegno di 18 nuovi progetti di ricerca. In giugno la Commissione e gli Stati membri hanno concordato un piano d’azione comprendente dieci azioni a breve termine nel campo della ricerca e dell’innovazione per affrontare la COVID-19.

Nel corso dell’anno sono stati stanziati 602,3 milioni di euro per sostenere progetti di ricerca e innovazione volti ad affrontare molti aspetti della pandemia. Questi progetti riguardano lo sviluppo di diagnosi, trattamenti, vaccini, aspetti epidemiologici, preparazione e risposta ai focolai, aspetti socioeconomici, salute mentale, produzione e tecnologie digitali, nonché le infrastrutture e le risorse di dati che rendono possibile la ricerca. Altri 21,4 milioni di euro saranno concessi sotto forma di sovvenzioni.

La Commissione ha inoltre mobilitato 400 milioni di euro dallo strumento di finanziamento InnovFin, di Orizzonte 2020. Di questo importo, 178,5 milioni di euro sono stati stanziati per accelerare lo sviluppo di vaccini (tra cui quelli di BioNTech e CureVac) e altri interventi, farmaci, dispositivi medici e diagnostici o nuove infrastrutture critiche di ricerca e innovazione, compresi gli impianti di produzione. Altri 221,6 milioni di euro saranno concessi a titolo dello strumento di finanziamento per le malattie infettive.

La risposta dell’UE a livello mondiale

L’UE ha mobilitato 38,5 miliardi di euro per combattere la COVID-19 su scala mondiale. La risposta dell’UE ha seguito l’approccio Team Europa, che combina risorse dell’UE, dei suoi Stati membri e delle istituzioni finanziarie, in particolare la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, per sostenere ciascun paese partner e aumentare l’impatto sul terreno. I fondi sono stati utilizzati per la risposta alle emergenze e per far fronte a necessità umanitarie urgenti: rafforzare i sistemi sanitari, idrici, igienico-sanitari e nutrizionali, e attenuare l’impatto economico e sociale della pandemia di coronavirus in tutto il mondo. L’UE e i suoi Stati membri continuano ad essere, insieme, uno dei maggiori contributori finanziari all’Organizzazione mondiale della sanità in quanto partner principale nella lotta contro la pandemia e i suoi effetti.

Un grafico che presenta la ripartizione dei finanziamenti dell’UE a favore dei progetti di Orizzonte 2020 connessi alla Covid-19.

Nel 2020 la Commissione ha distribuito finanziamenti per un milione di euro a favore di vari progetti di ricerca e innovazione per lottare contro la Covid-19, tra cui 400,1 milioni di euro per meccanismi di finanziamento, 235,8 milioni di euro per gli inviti a presentare proposte di Orizzonte 2020, 165,6 milioni di euro per l’acceleratore del Consiglio europeo per l’innovazione, 100 milioni di euro per la coalizione per l’innovazione in materia di preparazione alle epidemie, 72 milioni di euro per l’iniziativa sui medicinali innovativi, 25,3 milioni di euro per il partenariato Europa-paesi in via di sviluppo per gli studi clinici, 15 milioni di euro per il portale europeo di dati sulla Covid-19, 6 milioni di euro per l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, 3,5 milioni di euro per tecnologie per l’informazione e la comunicazione nel settore sanitario.

La pandemia ha posto sfide logistiche cruciali alla comunità umanitaria. L’assenza di voli commerciali ha creato un arretrato nella fornitura di assistenza vitale, mentre in molti settori le necessità sono aumentate in modo esponenziale. In maggio l’Unione ha risposto istituendo il ponte aereo umanitario dell’UE, un’iniziativa temporanea per contribuire a consegnare aiuti umanitari e forniture mediche essenziali. I voli del ponte aereo hanno trasportato attrezzature mediche essenziali così come merci e personale umanitario, e hanno fornito assistenza alle operazioni di rimpatrio organizzate dagli Stati membri dell’UE. Tutti i voli sono stati finanziati dall’UE e operati in coordinamento con gli Stati membri, le organizzazioni umanitarie e gli Stati beneficiari. Alla fine dell’anno 67 voli del ponte aereo avevano trasportato 1 150 tonnellate di attrezzature e forniture mediche, insieme a quasi 1 700 operatori sanitari e umanitari, in zone critiche dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina.

Un operaio osserva mentre scorte di mascherine protettive sono caricate su un aereo.
Un carico di mascherine protettive viene caricato su un volo da Lione (Francia) a Bangui (Repubblica Centrafricana) nell’ambito del ponte aereo umanitario dell’UE, 7 maggio 2020.

Per garantire che le persone più vulnerabili non debbano subire le conseguenze più gravi, in maggio la Commissione ha pubblicato i primi orientamenti sulle modalità di invio degli aiuti umanitari connessi al coronavirus verso paesi e zone soggetti a sanzioni dell’UE, al fine di aiutare le persone in difficoltà indipendentemente dal luogo in cui si trovano. La Commissione ha inoltre contribuito a mantenere il commercio di medicinali e dispositivi di protezione individuale con paesi extra-UE durante la crisi e ha proposto un accordo commerciale multilaterale per i prodotti sanitari in seno all’Organizzazione mondiale del commercio.

La pandemia ha avuto conseguenze immediate sul modo in cui gli Stati membri hanno attuato le norme dell’UE in materia di asilo e rimpatrio e ha avuto un effetto dirompente sul reinsediamento delle persone bisognose di protezione internazionale. La Commissione ha pubblicato orientamenti sulla continuità di tali procedure, garantendo nel contempo la protezione della salute e dei diritti fondamentali delle persone.

Le misure di sostegno dell’UE hanno anche aiutato in modo specifico 79,5 milioni di persone vittime di sfollamento forzato in tutto il mondo, molte delle quali si sono ritrovate intrappolate tra la guerra e la pandemia.

Giovani manifestano per il clima a Varsavia, in Polonia. © Piotr Lapinski/NurPhoto/NurPhoto tramite AFP

Creare un’Europa climaticamente neutra, pronta per l’era digitale

La crisi climatica rimane la sfida decisiva della nostra epoca. Se non controllata, le sue conseguenze sull’ambiente, sulla salute e sui mezzi di sussistenza rischiano di essere persino maggiori di quelle della pandemia di coronavirus. Il decennio 2010-2019 è stato il più caldo mai registrato. Gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici in Europa e nel mondo sottolineano l’urgente necessità di accelerare la transizione verde. La tecnologia digitale, che è stata così indispensabile durante la pandemia, sarà fondamentale a questo scopo. Insieme, il Green Deal europeo e la digitalizzazione promuoveranno l’occupazione e la crescita in Europa, miglioreranno l’ambiente e renderanno le nostre società più resilienti.

«Prima o poi i nostri scienziati e ricercatori troveranno un vaccino contro il coronavirus. Ma non c’è vaccino contro i cambiamenti climatici. Per questo motivo l’Europa deve ora investire in un futuro pulito»

Green Deal europeo

L’UE ha già iniziato a lavorare per garantire che l’Europa diventi il primo continente climaticamente neutro entro il 2050. Questo obiettivo, centrale nel Green Deal europeo, sarà conseguito principalmente riducendo le emissioni di gas a effetto serra, investendo nelle tecnologie verdi e proteggendo l’ambiente naturale.

Un’infografica a forma di cerchio che illustra i diversi settori di intervento e le diverse azioni nell’ambito del Green Deal europeo.

Le politiche e le azioni del Green Deal europeo: patto per il clima e legge sul clima; investire in trasporti più intelligenti e più sostenibili; ambire ad un’industria più verde; eliminare l’inquinamento; garantire una transizione giusta per tutti; finanziare progetti verdi; migliorare l’efficienza energetica degli edifici; guidare la transizione verde a livello mondiale; dal produttore al consumatore; proteggere la natura; promuovere l’energia pulita.

Raggiungere questo obiettivo significa creare un’economia pulita e circolare, ripristinare la biodiversità e ridurre l’inquinamento. A tal fine è necessario un intervento da parte di tutti i settori dell’economia, compresi l’industria, l’energia, i trasporti, la produzione alimentare, l’agricoltura e l’edilizia. L’UE collabora inoltre con partner di tutto il mondo per raggiungere gli obiettivi climatici e migliorare le norme ambientali a livello globale.

Per mettere nero su bianco l’obiettivo dell’UE e instradare l’Unione in un percorso irreversibile verso un futuro più sostenibile, nel marzo 2020 la Commissione ha proposto una legge europea sul clima. La proposta mira a tradurre in legge l’obiettivo stabilito nel Green Deal europeo di rendere l’economia e la società dell’UE climaticamente neutre entro il 2050. La legge intende garantire che tutte le politiche europee contribuiscano a tale obiettivo e che tutti i settori dell’economia e della società facciano la loro parte. In questo modo si garantirà agli investitori e alle imprese la prevedibilità necessaria per investire nell’inverdimento delle loro attività e nella riduzione del loro impatto ambientale.

Obiettivi climatici più ambiziosi per l’Europa e per il mondo

Nel mese di dicembre i leader dell’UE hanno approvato un obiettivo più ambizioso: ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Questo traguardo era stato proposto dalla Commissione nel mese di settembre, quale tappa necessaria per instradare l’UE in un percorso equilibrato per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Nel prossimo decennio l’UE continuerà a far leva sui solidi risultati già conseguiti in materia di azione per il clima e parallela crescita economica: nel 2019 le emissioni dell’UE erano diminuite del 24 % rispetto al 1990, a fronte di una crescita dell’economia, nello stesso periodo, di oltre il 60 %.

Un diagramma a barre che illustra le riduzioni delle emissioni dell’UE tra il 1990 e il 2019 e gli obiettivi climatici per il 2030 e il 2050.

Tra il 1990 e il 2019 le emissioni di gas a effetto serra dell’UE sono diminuite del 24%. Il precedente obiettivo per il 2030 era ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990. Il nuovo obiettivo è ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. La strategia a lungo termine dell’UE si propone di azzerare le emissioni nette entro il 2050.

Seguendo l’esempio dell’UE, governi di tutto il mondo hanno fatto annunci importanti per rafforzare la lotta contro i cambiamenti climatici. Insieme al presidente del Consiglio europeo Charles Michel e ad altri leader europei, la presidente von der Leyen ha presentato il nuovo obiettivo dell’UE ad altri leader mondiali in occasione del vertice sull’ambizione climatica, evento tenuto per celebrare il quinto anniversario dell’accordo di Parigi e il conto alla rovescia in vista della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) che si svolgerà a Glasgow nel 2021.

Un’infografica che illustra i benefici del nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030.

Il nuovo obiettivo per il 2030 presenta tra l’altro i seguenti benefici per i cittadini: energia più pulita; una riduzione del 60% dell’inquinamento atmosferico entro il 2030; la riduzione delle bollette energetiche; un peso minore sulle spalle delle generazioni future; un milione di punti di ricarica elettrica in tutta l’UE; un’economia dell’UE moderna e resiliente; nuovi posti di lavoro verdi e locali; migliori condizioni di vita e di salute, con un risparmio di 110 miliardi di euro per la spesa sanitaria entro il 2030; trasporti pubblici puliti e meno inquinamento; maggiore sicurezza energetica, con un risparmio di 100 miliardi di euro entro il 2030 grazie alla riduzione delle importazioni.

I benefici del nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

L’azione dell’UE per attuare l’accordo di Parigi

L’accordo di Parigi, adottato nel 2015 da 195 paesi, definisce un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici. Ciascuna delle parti dell’accordo di Parigi stabilisce l’entità del proprio contributo per raggiungere gli obiettivi comuni. Il 18 dicembre l’UE e gli Stati membri hanno presentato una versione comune aggiornata del contributo stabilito a livello nazionale, ossia i rispettivi piani d’azione per limitare le emissioni di gas a effetto serra. L’obiettivo dell’UE, che si era impegnata a ridurre entro il 2030 le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40 % rispetto ai livelli del 1990, era già uno dei più ambiziosi al mondo. Il nuovo, ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni del 55 % dimostra l’impegno dell’UE ad assumere una leadership mondiale in materia di clima.

L’UE e i suoi Stati membri rappresentano, nel loro insieme, il principale fornitore a livello mondiale di finanziamenti pubblici per il clima, con 21,9 miliardi di euro erogati nel 2019, il 7,4 % in più rispetto al 2018. Dal 2013 l’UE ha costantemente aumentato il suo contributo finanziario internazionale annuo per il clima, per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra e a far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici.

David Sassoli ospita un dibattito online.
David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ospita il dibattito online intitolato «L’Europa sarà la forza trainante una trasformazione verde e socialmente equa?». Bruxelles, Belgio, 23 settembre 2020.

Una ripresa verde

Il nuovo, ambizioso obiettivo climatico per il 2030 contribuirà a indirizzare la ripresa economica dell’UE dalla pandemia e richiederà notevoli investimenti verdi per garantire la sostenibilità della ripresa. La spesa dell’UE dovrebbe essere coerente con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e con il principio del «non nuocere» del Green Deal, in base al quale le risorse non dovrebbero essere investite in maniera contraddittoria rispetto agli obiettivi climatici dell’UE.

A sottolineare l’impegno dell’UE, almeno il 30 % dell’importo di 1 800 miliardi di euro concordato nel quadro del bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027 e di NextGenerationEU dovrebbe essere speso in politiche e programmi legati al clima. I finanziamenti devono essere coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Si tratta del più grande pacchetto di investimenti verdi mai visto al mondo. Per concretizzarlo, gli Stati membri dovranno impegnarsi a inserire nei rispettivi piani per la ripresa e la resilienza almeno il 37 % di investimenti verdi, condizione necessaria per accedere alla quota maggiore dei finanziamenti nell’ambito di NextGenerationEU (cfr. anche «Una risposta concertata alla COVID-19»).

La Commissione intende raccogliere il 30 % dei fondi nel quadro di NextGenerationEU attraverso l’emissione di obbligazioni verdi, un prodotto sempre più popolare per gli investitori che cercano modalità per contribuire a finanziare la transizione verso un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale. Le obbligazioni verdi saranno quindi fondamentali per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e svolgeranno un ruolo ancora più importante nello sbloccare il potenziale del settore privato per affrontare i cambiamenti climatici e promuovere una ripresa economica sostenibile dopo la pandemia.

Tutti devono fare la propria parte nella lotta ai cambiamenti climatici. Il patto europeo per il clima, varato in dicembre, vuole contribuire a stimolare cambiamenti nei comportamenti di tutti i soggetti, dai singoli alle grandi multinazionali. Assegna a tutti i cittadini che combattono i cambiamenti climatici, e in particolare ai giovani, un ruolo nell’elaborazione di nuove azioni per il clima, condividendo informazioni e sostenendo attività e soluzioni tanto nuove quanto già esistenti.

Video che riassume la necessità di affrontare la minaccia del cambiamento climatico.
VIDEO Il patto europeo per il clima.

Il contributo della ricerca e dell’innovazione alla realizzazione del Green Deal europeo

Un’infografica a forma di cerchio che riporta diversi settori tecnologici.

Il Fondo per l’innovazione — introdurre sul mercato le nuove tecnologie: cattura, uso e stoccaggio di CO2; stoccaggio dell’energia; industrie ad alta intensità energetica; energie rinnovabili.

Il Fondo per l’innovazione è uno dei maggiori programmi di finanziamento al mondo per la dimostrazione di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio. Non si tratta di un programma di ricerca, bensì di uno strumento che mira piuttosto a portare sul mercato tecnologie altamente innovative. Le risorse del fondo derivano dalla vendita all’asta di 450 milioni di quote del sistema UE di scambio delle quote di emissioni dal 2020 al 2030. La dotazione del fondo potrebbe ammontare a circa 10 miliardi di euro, in funzione del prezzo del carbonio. Nel 2020 il primo invito a presentare proposte del Fondo per l’innovazione, relativo a progetti su vasta scala, ha messo a disposizione oltre un miliardo di euro per progetti nel campo delle tecnologie pulite. Il 1º dicembre è stato pubblicato un altro invito relativo a progetti su piccola scala, con una dotazione di 100 milioni di euro per tecnologie di punta per le energie rinnovabili, le industrie ad alta intensità energetica, lo stoccaggio di energia e la cattura, l’uso e lo stoccaggio del carbonio.

Nell’ambito dell’ultimo e più corposo invito a titolo di Orizzonte 2020 saranno effettuati investimenti per un miliardo di euro in progetti che contribuiscano a realizzare il Green Deal europeo, a proteggere maggiormente la biodiversità e gli habitat europei e ad accelerare una ripresa sostenibile.

Finanziare la transizione sostenibile

Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 sono necessari ingenti investimenti pubblici e maggiori sforzi per indirizzare i capitali privati verso l’azione per il clima e l’ambiente. Riorientare i capitali privati verso investimenti più sostenibili comporta un riesame globale del funzionamento del nostro sistema finanziario. Si tratta di un passo necessario per consentire all’UE di rendere più sostenibile la crescita economica, garantire la stabilità del sistema finanziario e promuovere maggiore trasparenza e una visione a lungo termine nell’economia. Questa impostazione costituisce anche il fulcro del progetto dell’Unione dei mercati dei capitali dell’UE.

In gennaio la Commissione ha annunciato il piano di investimenti del Green Deal europeo, che farà leva sul sostegno finanziario dell’UE per mobilitare investimenti pubblici e fondi privati che si dovrebbero tradurre in almeno 1 000 miliardi di euro di investimenti sostenibili in un periodo di dieci anni.

Il piano si articola in tre dimensioni. La prima riguarda il finanziamento: il bilancio dell’UE destinerà all’azione per il clima e l’ambiente una quota di spesa pubblica senza precedenti, attirando i fondi privati, e in questo contesto la Banca europea per gli investimenti svolgerà un ruolo di primo piano. Oltre al tema del finanziamento, il piano fornirà incentivi per sbloccare e riorientare gli investimenti pubblici e privati.

La seconda dimensione riguarda un quadro favorevole agli investimenti: l’UE fornirà strumenti utili agli investitori, facendo della finanza sostenibile un pilastro del sistema finanziario. Agevolerà inoltre gli investimenti sostenibili da parte delle autorità pubbliche incoraggiando pratiche di bilancio e appalti verdi e mettendo a punto soluzioni volte a semplificare le procedure di approvazione degli aiuti di Stato nelle regioni interessate dalla transizione giusta. Nell’ambito della terza dimensione la Commissione fornirà alle autorità pubbliche e ai promotori sostegno pratico in fase di pianificazione, elaborazione e attuazione dei progetti sostenibili.

Fermo restando che il piano di investimenti del Green Deal europeo si prefigge di soddisfare le esigenze di finanziamento di tutte le regioni, il meccanismo per una transizione giusta fornirà un sostegno mirato nell’intento di mobilitare almeno 100 miliardi di euro in investimenti nel periodo 2021-2027 per aiutare le regioni, le industrie e i lavoratori che incontreranno le sfide più pressanti nella transizione verso un’economia climaticamente neutra. La Commissione europea sostiene gli Stati membri nell’elaborazione dei piani territoriali per una transizione giusta, necessari per accedere ai finanziamenti del caso.

Grazie alla nuova normativa (regolamento in materia di tassonomia), si sta procedendo a creare il primo sistema mondiale di classificazione per le attività economiche sostenibili. Si tratta di una svolta, perché gli investitori e l’industria avranno ora una definizione comune di ciò che è «verde», e questo imprimerà un reale impulso agli investimenti in progetti verdi e sostenibili.

Energia per un’economia climaticamente neutra

Per realizzare i suoi obiettivi climatici entro il 2050, l’Europa deve trasformare il suo sistema energetico, responsabile del 75 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. Nel corso dell’anno la Commissione ha varato diverse iniziative per decarbonizzare il settore energetico.

Riconoscendo le rigidità e gli sprechi eccessivi insiti nel sistema energetico dell’UE, in luglio la Commissione ha pubblicato una strategia per l’integrazione del sistema energetico, che si basa su tre assi portanti: elettrificazione su vasta scala, maggiore circolarità e sviluppo di gas e combustibili verdi (come l’idrogeno).

Queste misure aumenteranno la flessibilità del sistema, consentiranno la decarbonizzazione nei settori problematici e contribuiranno a integrare la crescente quantità di energia rinnovabile che sarà immessa nella rete nei prossimi anni. Un sistema del genere, interconnesso e flessibile, risulterà più efficiente e ridurrà i costi per la società. Ad esempio, l’energia elettrica che alimenta le automobili europee potrebbe arrivare dai pannelli solari sui nostri tetti.

Parallelamente la Commissione ha varato una strategia per stimolare lo sviluppo dell’idrogeno rinnovabile, che svolgerà un ruolo importante nel conseguimento dell’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, in particolare nei settori economici in cui l’elettrificazione è più difficile, come l’industria pesante e alcuni ambiti dei trasporti.

Una navetta passeggeri alimentata a idrogeno.
Hydroville è la prima navetta passeggeri certificata che utilizza l’idrogeno per alimentare un motore diesel. Viene utilizzata principalmente per testare la tecnologia a idrogeno per le navi marittime commerciali, ma anche per il trasporto di pendolari da Kruibeke ad Anversa durante l’ora di punta per evitare ingorghi, Anversa, Belgio, 19 giugno 2020.

La Commissione ha anche varato l’alleanza europea per l’idrogeno pulito, riunendo industria, autorità pubbliche, società civile e altri portatori di interessi, per convogliare gli investimenti nella produzione di idrogeno pulito.

Rendere i nostri edifici più sostenibili

La strategia per l’ondata di ristrutturazioni è stata avviata in ottobre per migliorare la prestazione energetica degli edifici, responsabili del 40 % del consumo energetico dell’UE e del 36 % delle emissioni di anidride carbonica (CO2) legate all’energia. Raddoppiare i tassi di ristrutturazione nei prossimi dieci anni ridurrà notevolmente le emissioni, creerà posti di lavoro e stimolerà la crescita; per questo l’ondata di ristrutturazioni è una delle iniziative faro del pacchetto per la ripresa. Migliorerà la qualità della vita delle persone che vivono e utilizzano gli edifici, promuoverà la digitalizzazione e stimolerà il riutilizzo e il riciclo dei materiali. Entro il 2030 potrebbero essere ristrutturati 35 milioni di edifici e creati fino a 160 000 nuovi posti di lavoro verdi nel settore edile.

La raccomandazione della Commissione sulla povertà energetica del 14 ottobre mira ad aiutare i quasi 34 milioni di persone nell’UE che non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la propria abitazione. Il nuovo Bauhaus europeo farà anch’esso da traino per dare vita al Green Deal. Sarà un forum, un laboratorio di sperimentazione e un hub per creare reti, in cui designer, architetti, artisti, scienziati, ingegneri e studenti si incontreranno per esplorare idee per una vita sostenibile.

Video sul risparmio energetico negli edifici europei.
VIDEO Un’ondata di ristrutturazioni per l’Europa.

Energie rinnovabili

Nelle valutazioni dei piani per l’energia e il clima degli Stati membri, pubblicate in ottobre, la Commissione ha sottolineato che è necessaria una maggiore ambizione per conseguire gli obiettivi dell’UE. La decarbonizzazione del settore energetico attraverso le energie rinnovabili è una delle chiavi di volta del Green Deal europeo.

Una mappa che riporta esempi di progetti offshore di energie rinnovabili in Europa.

Esempi di progetti e di siti di produzione (in senso orario): eolico offshore fissato al fondale, Kårehamn Offshore Windfarm, 48 megawatt; produzione di alghe per biocarburanti, Macro Fuels, maturità commerciale prevista per il 2030; siti di produzione, convertitori di potenza, mozzi e alberi; energia del moto ondoso, Iswec, 50 kilowatt; eolico galleggiante, Wind Float Atlantic, 25 megawatt; energia mareomotrice, Hydroquest Ocean, 1000 kilowatt; fotovoltaico solare offshore galleggiante, Oceans of Energy, 17 kilowatt (previsti 50 kilowatt per fine 2020); eolico offshore fissato al fondale, Horns Rev 3, 406,7 megawatt.

Le energie rinnovabili offshore figurano tra le tecnologie con il maggiore potenziale di espansione, dati il gran numero e la varietà dei bacini marittimi nell’UE e il costante calo dei costi dei nuovi impianti. La strategia dell’UE per le energie rinnovabili offshore, pubblicata in novembre, valuta il potenziale del settore e propone modi per sostenerne lo sviluppo a lungo termine. Obiettivo della strategia è raggiungere, entro il 2050, 300 gigawatt di energia eolica offshore e 40 gigawatt di energia oceanica, come il moto ondoso e le maree. Lo sviluppo di energia offshore naturale, pulita e in quantità abbondante dimostrerà che il rafforzamento dell’economia blu e la protezione della natura marina possono andare di pari passo.

Negli ultimi dieci anni l’UE ha migliorato le infrastrutture energetiche transfrontaliere grazie alle reti transeuropee dell’energia. A titolo del meccanismo per collegare l’Europa sono stati erogati 4,7 miliardi di euro per finanziare 95 progetti di infrastrutture energetiche (noti come progetti di interesse comune). La proposta della Commissione del dicembre 2020 allinea le norme sulla rete energetica agli obiettivi del Green Deal europeo. Il nuovo regolamento proposto sosterrà l’UE nel conseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni, promuovendo l’integrazione delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie pulite nel sistema energetico.

L’UE ha annunciato investimenti per quasi un miliardo di euro in dieci progetti di infrastrutture energetiche nell’ambito del meccanismo per collegare l’Europa. La maggior parte dei finanziamenti sarà destinata alla costruzione di Harmony Link, un cavo elettrico che collegherà la Lituania e la Polonia attraverso il Mar Baltico e, connettendo la regione al resto dell’Unione europea, ne ridurrà l’eccessiva dipendenza dalle importazioni di un’unica fonte di energia.

Produzione e consumo sostenibili

Nuovo piano d’azione per l’economia circolare

Il Green Deal europeo non si limita alla riduzione delle emissioni ma riguarda anche la modernizzazione dell’economia, della società e dell’industria e la costruzione di un mondo più forte e sostenibile. Nel mese di marzo, nel quadro del pacchetto sulla strategia industriale per l’Europa, la Commissione ha pubblicato un nuovo piano d’azione per l’economia circolare al fine di rendere l’economia dell’UE adatta a un futuro verde, rafforzarne la competitività proteggendo nel contempo l’ambiente e conferire nuovi diritti ai consumatori. Il piano interessa l’intero ciclo di vita dei prodotti: progettazione, fabbricazione, consumo, riparazione, riutilizzo, riciclo e reinserimento delle risorse nell’economia.

Un’infografica con esempi di azioni che l’UE adotta per responsabilizzare i consumatori.

Cibo e imballaggi: punto negativo: nel 2017 i rifiuti di imballaggio in Europa hanno raggiunto un record di 174 chili per abitante; punto positivo: sarà presentata una nuova iniziativa legislativa per sostituire gli imballaggi monouso. Plastica: punto negativo: secondo le stime il consumo di plastica raddoppierà nei prossimi vent’anni; punto positivo: i prodotti monouso saranno progressivamente eliminati e sostituiti da prodotti durevoli riutilizzabili. Prodotti tessili: punto negativo: a livello mondiale, ogni secondo viene incenerito o conferito in discarica il corrispettivo di un intero camion di prodotti tessili; punto positivo: la promozione di nuovi modelli imprenditoriali incentiverà la cernita, il riutilizzo e il riciclaggio dei prodotti tessili e consentirà ai consumatori di scegliere prodotti sostenibili. Rifiuti: punto negativo: ogni persona produce in media quasi mezza tonnellata di rifiuti urbani all’anno; punto positivo: saranno introdotte misure per prevenire e ridurre i rifiuti.

L’impatto ambientale di un prodotto è determinato, fino all’80 %, sin dalla fase di progettazione. Per questo i prodotti venduti nell’UE dovrebbero essere progettati per durare più a lungo, essere più facili da riutilizzare, riparare e riciclare, e incorporare la maggiore quantità possibile di materiali riciclati. Il piano d’azione si concentra sui settori in cui il potenziale di circolarità è massimo, come l’elettronica, le batterie e i veicoli, gli imballaggi, la plastica, i tessili, le costruzioni e gli alimenti. Dando concretezza alla prima iniziativa tra le misure annunciate, nel mese di dicembre la Commissione ha proposto requisiti obbligatori per rendere tutte le batterie più sostenibili e più sicure durante il loro intero ciclo di vita. Il piano d’azione per l’economia circolare mira inoltre a garantire che i consumatori siano informati sulla riparabilità e durabilità dei prodotti e a stabilire il «diritto alla riparazione».

Un grafico che illustra perché abbiamo bisogno di batterie sostenibili.

Perché servono pile e batterie sostenibili? Si prevede che la domanda mondiale di pile e batterie aumenterà di 14 volte entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2018), trainata in gran parte dai trasporti elettrici. L’UE potrebbe generare il 17% di questa domanda entro il 2030, attestandosi al secondo posto a livello mondiale. L’UE diventerà il secondo mercato al mondo di pile e batterie, anche in termini di produzione.

Nel 2020 è stato inoltre varato il fondo europeo a sostegno della bioeconomia circolare, con una dotazione di 175 milioni di euro per promuovere innovazioni sostenibili a sostegno del Green Deal europeo. Frutto di un’iniziativa della Commissione e della Banca europea per gli investimenti, cui la Commissione contribuisce con 100 milioni di euro provenienti da Orizzonte 2020, si tratta del primo fondo di investimento incentrato esclusivamente sulla bioeconomia circolare nell’UE.

Garantire l’accesso alle materie prime critiche

Un accesso affidabile alle materie prime è essenziale per poter compiere con successo le transizioni verde e digitale. Di conseguenza la domanda di molti tipi di materie prime nell’UE aumenterà drasticamente. Ad esempio la domanda di litio — materiale chiave per le batterie dei veicoli elettrici e dei telefoni — potrebbe aumentare di sei volte entro il 2050, mentre quella dei magneti di terre rare utilizzati nei veicoli elettrici, nella tecnologia digitale e nei generatori eolici potrebbe aumentare di dieci volte. Attraverso il piano d’azione per le materie prime critiche e l’alleanza europea per le materie prime la Commissione intende ridurre la dipendenza dai paesi terzi, diversificare le fonti di approvvigionamento e migliorare l’efficienza delle risorse, promuovendo nel contempo un approvvigionamento responsabile a livello mondiale.

Una mappa che mostra i principali paesi fornitori dell’UE di materie prime critiche.

Una mappa dei principali paesi fornitori dell’UE di materie prime critiche (da sinistra a destra). * = Quota della produzione mondiale. Stati Uniti: Berillio* 88%; Messico: Fluorite 25%; Brasile: Niobio 85%; Cile: Litio 78%; Norvegia: Silicio metallico 30%; Germania: Gallio 35%; Francia: Afnio 84%, Indio 28%; Spagna: Stronzio 100%; Marocco: Fosforite 24%; Guinea: Bauxite 64%; Repubblica democratica del Congo: Cobalto 68%, Tantalio 36%; Sud Africa: Iridio* 92%, Platino* 71%, Rodio* 80%, Rutenio* 93%; Finlandia: Germanio 51%; Turchia: Antimonio 62%, Borati 98%; Kazakhstan: Fosforo 71%; Indonesia: Gomma naturale 31%; Australia: Carbone da coke 24%; Russia: Palladio* 40%; Cina: Barite 38%, Bismuto 49%, Magnesio 93%, Grafite naturale 47%, Scandio* 66%, Titanio* 45%, Tungsteno* 69%, Vanadio* 39%, Terre rare leggere 99%, Terre rare pesanti 98%.

I principali paesi fornitori dell’UE di materie prime critiche (fonte: comunicazione della Commissione sulla resilienza delle materie prime critiche, 3 settembre 2020).

Alimenti e agricoltura sostenibili

La strategia «Dal produttore al consumatore» proposta in maggio mira a rendere i sistemi alimentari dell’UE più sostenibili e resilienti entro il 2030 e a garantire che l’agricoltura, la pesca e l’acquacoltura contribuiscano adeguatamente agli obiettivi climatici dell’UE. La strategia intende ricompensare gli agricoltori, i pescatori e gli altri operatori della filiera alimentare che hanno già compiuto la transizione verso pratiche sostenibili, come pure consentire la transizione di tutti gli altri e creare ulteriori opportunità per le loro imprese.

Un’infografica che elenca i diversi obiettivi della strategia «Dal produttore al consumatore».

Transizione verso un sistema alimentare dell’UE più sano e sostenibile, pietra angolare del Green Deal europeo. La strategia «Dal produttore al consumatore» consentirà di: garantire che gli europei dispongano di alimenti sani, sostenibili e a prezzi accessibili; far fronte ai cambiamenti climatici; proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità; garantire un ritorno economico giusto nella catena di approvvigionamento; accrescere l’agricoltura biologica.

Fissando obiettivi ambiziosi per i settori prioritari della catena alimentare, l’UE intende svolgere un ruolo guida verso un mondo più sano e sostenibile. La strategia prevede misure per fornire migliori informazioni ai consumatori e incoraggiare l’industria ad aumentare la disponibilità e l’accessibilità economica di alimenti nutrienti e sostenibili.

La strategia mira a ridurre del 50 %, entro il 2030, sia l’uso dei pesticidi e i rischi che ne derivano sia le perdite di nutrienti, a ridurre del 50% le vendite di antimicrobici per gli animali da allevamento e per l’acquacoltura e a fare in modo che il 25 % dei terreni agricoli europei sia destinato all’agricoltura biologica. Tra le altre ambizioni figurano il miglioramento del benessere degli animali e la riduzione dell’impronta ambientale dell’UE. Nell’ambito di Orizzonte Europa saranno investiti 10 miliardi di euro nella ricerca e nell’innovazione in materia di alimenti, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, pesca, acquacoltura e ambiente.

L’anidride carbonica (CO2) non è l’unico gas a effetto serra di cui è necessario ridurre le emissioni. Il metano è secondo solo alla CO2 quanto a incidenza sui cambiamenti climatici; per questo la nuova strategia sul metano è fondamentale per conseguire l’obiettivo dell’UE di ridurne le emissioni di almeno il 55 % entro il 2030. La strategia è incentrata sulla riduzione delle emissioni di metano nei settori dell’agricoltura, dei rifiuti e dell’energia e sarà composta da una serie di azioni intersettoriali e settoriali tanto all’interno dell’UE quanto a livello internazionale.

Proteggere l’ambiente e la biodiversità

Biodiversità

La nuova, ambiziosa strategia sulla biodiversità proposta in maggio affronta le principali cause della perdita di biodiversità, come l’uso non sostenibile della superficie terrestre e del mare, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, l’inquinamento e le specie esotiche invasive.

Un’infografica che illustra i risultati che si vogliono raggiungere con la strategia per la biodiversità.

La nuova strategia dell’UE sulla biodiversità consentirà di: creare zone protette per almeno il 30% della superficie terrestre dell’UE e il 30% dei mari dell’UE, con una protezione più rigorosa delle foreste primarie e antiche ancora esistenti nell’UE e obiettivi giuridicamente vincolanti di ripristino della natura nel 2021; ripristinare gli ecosistemi terrestri e marini degradati in tutta l’UE aumentando l’agricoltura biologica e gli elementi del paesaggio ricchi di biodiversità sui terreni agricoli, arrestando e invertendo il declino degli impollinatori, ripristinando lo scorrimento libero di almeno 25000 chilometri di fiumi nell’UE, riducendo del 50% i rischi e l’uso dei pesticidi entro il 2030 e piantando 3 miliardi di alberi entro il 2030.

La strategia propone di stabilire obiettivi vincolanti per ripristinare gli ecosistemi e i fiumi che hanno subito danni, migliorare la salute degli habitat e delle specie protetti dell’UE, riportare gli impollinatori nei terreni agricoli, ridurre l’inquinamento, inverdire le nostre città, rafforzare l’agricoltura biologica e migliorare la salute delle foreste europee. Mira a condurre la biodiversità europea su un percorso di ripresa entro il 2030, ad esempio trasformando almeno il 30 % della superficie terrestre e dei mari d’Europa in zone protette gestite in maniera efficace e destinando almeno il 10 % delle superfici agricole ad elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità.

Un’aquila che sta per spiccare il volo.
Il progetto «Pannon Eagle LIFE» mira a proteggere l’aquila imperiale dell’Europa orientale riducendo la mortalità causata dall’uomo nella regione della Pannonia. Il progetto realizza diversi interventi di conservazione in Austria, Cechia, Ungheria, Serbia e Slovacchia. Nella foto, un’aquila si abitua a volare con un dispositivo che emette segnali sulla schiena, Jászberény, Ungheria, 14 ottobre 2020.

In marzo la Commissione ha varato la coalizione globale per la biodiversità. Centinaia di parchi nazionali, acquari, giardini botanici, zoo e musei delle scienze e di storia naturale uniscono le forze per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi della natura. In occasione del vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità di settembre, oltre 70 capi di Stato o di governo, insieme alla presidente von der Leyen, hanno approvato l’impegno dei leader a favore della natura, impegnandosi su dieci azioni decisive per affrontare l’emergenza che interessa la natura.

Video sulla nuova strategia dell’UE in materia di sostanze chimiche.
VIDEO Strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità.

Un ambiente privo di sostanze tossiche

Per proteggere meglio le persone e l’ambiente e promuovere l’innovazione volta a ottenere sostanze chimiche sicure e sostenibili, in ottobre la Commissione ha presentato la strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili. Le sostanze chimiche sono essenziali per la vita moderna e vengono utilizzate in molti settori, tra cui la salute, l’energia, i trasporti e l’edilizia abitativa. Ma alcune di queste sostanze possono nuocere all’ambiente e alla salute umana. L’UE dispone già di leggi sofisticate in materia di sostanze chimiche, ma si prevede che entro il 2030 la produzione mondiale raddoppierà e crescerà anche l’impiego di queste sostanze nei prodotti di consumo. La strategia rappresenta il primo passo verso l’ambizione in materia di inquinamento zero e l’ambiente privo di sostanze tossiche annunciati nel Green Deal europeo.

Mobilità sostenibile e intelligente

I trasporti e la mobilità svolgono un ruolo fondamentale nella vita delle persone e nell’economia dell’UE, ma non senza costi per la società. Effetti negativi quali le emissioni di gas a effetto serra, l’inquinamento atmosferico e idrico, gli incidenti, il traffico, il rumore e la perdita di biodiversità incidono sulla salute e sul benessere. Attualmente i trasporti sono responsabili di un quarto delle emissioni totali di gas a effetto serra dell’UE. Per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica dell’UE, tali emissioni dovranno diminuire del 90 % entro il 2050. Ciò richiederà un cambiamento nel modo in cui le persone e le merci circolano in Europa. A tal fine l’innovazione e la digitalizzazione svolgeranno un ruolo fondamentale.

La strategia della Commissione per una mobilità intelligente e sostenibile, pubblicata in dicembre, traccia il percorso per costruire un sistema dei trasporti verde, digitale e resiliente per le generazioni future. La strategia definisce inoltre riforme, politiche e azioni indispensabili per sostenere la ripresa del settore dei trasporti, uno dei più duramente colpiti dalla pandemia. Tappe concrete manterranno sulla buona strada il sistema europeo dei trasporti, verso un futuro intelligente e sostenibile.

Un’infografica che illustra in che modo l’UE può ridurre del 90% le emissioni di gas a effetto serra nel settore dei trasporti entro il 2050.

L’UE deve ridurre del 90% le emissioni di gas a effetto serra nel settore dei trasporti entro il 2050. In che modo? Riducendo la dipendenza dai combustibili fossili: entro il 2030 saranno in circolazione almeno 30 milioni di automobili e 80000 autocarri a emissioni zero; entro il 2030 in Europa vi saranno almeno 100 città a impatto climatico zero; entro il 2030 i viaggi collettivi programmati inferiori a 500 chilometri dovrebbero essere neutri in termini di emissioni di carbonio all’interno dell’UE; entro il 2035 saranno pronti per il mercato aeromobili di grandi dimensioni a emissioni zero. Rendendo disponibili alternative: entro il 2030 tutte le città di grandi e medie dimensioni metteranno in atto i propri piani di mobilità urbana sostenibile; entro il 2030 il traffico ferroviario ad alta velocità raddoppierà; entro il 2050 il traffico merci su rotaia raddoppierà; entro il 2030 aumenteranno del 25% il trasporto per vie navigabili interne e il trasporto marittimo a corto raggio. Fissando prezzi che riflettono l’impatto ambientale: l’internalizzazione dei costi esterni dei trasporti al più tardi entro il 2050 garantirà che gli utenti dei trasporti sostengano tutti i costi, che non saranno più a carico della società.

Mobilità sostenibile: il futuro che ci attende.

Veicoli più puliti e più sicuri

A partire da gennaio hanno iniziato ad applicarsi norme più rigorose sulle emissioni di CO2 consentite per i nuovi autoveicoli e furgoni. Tali veicoli sono responsabili, rispettivamente, di circa il 12 % e il 2,5 % delle emissioni totali di CO2 dell’UE. Tra i benefici previsti figurano la riduzione, entro il 2030, del 23 % delle emissioni prodotte dal trasporto su strada rispetto ai livelli del 2005 e la creazione di 60 000 nuovi posti di lavoro (fino a 80 000 se le batterie saranno prodotte nell’UE). Per il 2021 è stata annunciata una proposta relativa a norme più rigorose in materia di emissioni di CO2, in linea con il più ambizioso obiettivo di riduzione complessiva entro il 2030. La Commissione sta inoltre lavorando a nuove, ambiziose norme relative alle emissioni inquinanti delle autovetture, annunciate per il 2021.

Secondo le nuove norme, che si applicano da gennaio, a partire da luglio 2022 i nuovi modelli di automobili dovranno essere dotati di caratteristiche tecnologiche avanzate per contribuire a migliorare la sicurezza e ridurre gli incidenti. A partire da settembre 2020 si applicano inoltre nuove norme volte a garantire che, prima di essere immesse sul mercato, tutte le autovetture soddisfino determinati requisiti ambientali, di sicurezza e di produzione. Tali norme comprendono maggiori controlli sulle automobili già presenti sul mercato e introducono una vigilanza a livello dell’Unione europea, anche consentendo alla Commissione di avviare azioni di richiamo in tutta l’UE e di irrogare nei confronti dei costruttori che violano la legge sanzioni fino a 30 000 euro per automobile.

La trasformazione digitale dell’UE

Una parrucchiera durante il bingo online organizzato per i suoi clienti.
Nei pressi di Dublino, Irlanda, la proprietaria di un salone di parrucchiere chiuso per il lockdown da coronavirus organizza partite di bingo online nella sua comunità, soprattutto per combattere la noia tra persone sole, 13 novembre 2020.

La tecnologia digitale non è mai stata così importante nella nostra vita. Durante la crisi COVID-19 si è rivelata di valore inestimabile per mantenere i contatti tra le persone e l’operatività delle imprese, segnando anche un punto di svolta nel modo in cui la tecnologia viene utilizzata nell’istruzione e nella formazione. I supercomputer contribuiscono a prevedere l’evoluzione della pandemia e le applicazioni di allerta e di tracciamento dei contatti possono aiutare a interrompere la catena di trasmissione del virus.

La pandemia ha anche evidenziato l’importanza di sviluppare le competenze digitali di tutti i cittadini dell’UE e di migliorare l’accesso alla rete internet ad alta velocità per le abitazioni, le imprese e i servizi pubblici. Le start-up europee basate sulla tecnologia digitale possono fornire ad altre piccole e medie imprese e alle grandi industrie le soluzioni innovative necessarie per questa trasformazione. Le tecnologie digitali sono inoltre fondamentali per conseguire gli obiettivi climatici dell’UE, anche attraverso i sistemi energetici intelligenti, l’agricoltura di precisione e la mobilità intelligente.

Uno studente universitario dà una lezione online a una studentessa della scuola secondaria.
In Germania, alcuni studenti universitari hanno creato a titolo volontario la «scuola del coronavirus» per fare lezioni online agli studenti delle scuole secondarie che hanno perso diversi mesi di scuola nella prima metà del 2020. In questa foto uno dei volontari aiuta una studentessa a fare i compiti di latino, Berlino, Germania, 16 novembre 2020.

La strategia digitale europea

Le basi per la trasformazione digitale sono già state gettate e i progressi costanti nel mercato unico digitale apportano reali benefici ai consumatori e alle imprese in tutta l’UE e non solo. La Commissione è decisa a far sì che gli anni 2020 siano il «decennio digitale» dell’Europa. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione la presidente von der Leyen ha esortato l’UE a farsi capofila dell’innovazione digitale, con un piano comune e obiettivi chiaramente definiti per il 2030, ad esempio per quanto riguarda la connettività, le competenze e i servizi pubblici digitali. Nell’ambito dello strumento dell’Unione europea per la ripresa, NextGenerationEU, gli Stati membri sono invitati a investire nella trasformazione digitale il 20 % del sostegno finanziario proveniente dal dispositivo per la ripresa e la resilienza (cfr. anche «Una risposta concertata alla COVID-19»).

Nel 2020 la Commissione ha varato la strategia digitale europea «Plasmare il futuro digitale dell’Europa», che annuncia nuove politiche e iniziative per garantire che l’UE colga i vantaggi che la tecnologia può apportare alle persone, all’economia e alla società, preservando nel contempo i nostri beni più preziosi: democrazia, equità, inclusività e modello sociale europeo.

La strategia mette in evidenza come le soluzioni digitali possano far avanzare gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal europeo e spiana la strada affinché l’UE diventi un modello globale per l’economia digitale. Queste azioni apriranno a nuove opportunità per le imprese, concentrandosi al contempo su uno sviluppo tecnologico rispettoso dei diritti delle persone e guadagnandone la fiducia.

Un’infografica che illustra come le tecnologie digitali contribuiranno a realizzare un’UE climaticamente neutra.

Le tecnologie digitali sono fondamentali per conseguire la neutralità climatica dell’UE entro il 2050, obiettivo fissato nel Green Deal europeo, ad esempio: reti energetiche, agricoltura di precisione, mobilità e trasporti, edifici intelligenti, spazi di dati verdi e potere dei dati.

Il successo della trasformazione digitale dell’UE dipenderà dalla creazione di contesti efficaci nel garantire tecnologie affidabili e dare alle imprese la fiducia e i mezzi per la digitalizzazione. La strategia in materia di dati e il libro bianco sull’intelligenza artificiale sono i primi pilastri della nuova strategia digitale europea. I due strumenti sono incentrati sulla necessità non solo di mettere le persone al primo posto nello sviluppo delle tecnologie ma anche di difendere e promuovere i valori e i diritti europei quando progettiamo, sviluppiamo e diffondiamo tecnologie.

Norme dell’UE su internet adatte all’era digitale

Un uomo guarda lo schermo del suo smartphone.

Nel mese di dicembre la Commissione ha proposto una riforma ambiziosa dello spazio digitale — una serie completa di nuove norme per tutti i servizi digitali, compresi i social media, i mercati online e altre piattaforme online che operano nell’Unione europea: la legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali. In virtù della legge sui servizi digitali, obblighi vincolanti a livello dell’UE si applicheranno a tutti i servizi digitali che collegano i consumatori a beni, servizi o contenuti e saranno previste nuove procedure per una più rapida rimozione dei contenuti illegali e una protezione globale dei diritti fondamentali degli utenti online. Il nuovo quadro, che riequilibrerà i diritti e le responsabilità degli utenti, delle piattaforme di intermediazione e delle autorità pubbliche, mette al centro i cittadini dell’UE e si basa sui valori europei, tra cui il rispetto dei diritti umani, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e lo Stato di diritto. La proposta è integrata dal piano d’azione per la democrazia europea volto a rendere le democrazie più resilienti.

La legge sui mercati digitali affronta le conseguenze negative derivanti da determinati comportamenti delle piattaforme che hanno assunto il ruolo di controllori dell’accesso al mercato digitale (i cosiddetti gatekeeper). Si tratta di piattaforme che hanno un impatto significativo sul mercato unico, fungono da importante punto di accesso attraverso il quale gli utenti commerciali raggiungono i consumatori e godono di una posizione consolidata. Ciò può conferire loro il potere di agire come legislatori privati e di fare da strozzatura tra imprese e consumatori. Le nuove norme della legge sui mercati digitali definiranno e vieteranno tali pratiche sleali messe in atto dai gatekeeper. L’obiettivo è creare condizioni di parità per le grandi piattaforme online e consentire alle start-up dell’UE di crescere, espandersi e competere, garantendo così prezzi, qualità, scelta e innovazione migliori per gli utenti.

In dicembre la Commissione ha inoltre adottato il piano d’azione per i media e l’audiovisivo per sostenere la ripresa e la trasformazione digitale dei media dell’UE. Il piano integrerà le azioni esistenti a sostegno della libertà dei media e dei media e della cultura digitale.

Nel corso dell’anno hanno iniziato ad applicarsi in tutta l’UE diverse e importanti normative. Tra queste figurano la primissima serie di norme per le piccole imprese e gli operatori commerciali di piccole dimensioni sulle piattaforme online e le norme che disciplinano il coordinamento su scala UE delle legislazioni nazionali su tutti i media audiovisivi e l’accessibilità dei siti web degli enti pubblici. Ha preso effetto anche la legislazione recante un insieme chiaro di norme per i servizi di telecomunicazione, che offre maggiore protezione ai consumatori e promuove gli investimenti nelle reti di nuova generazione.

Cibersicurezza e protezione dei dati

Un cursore passa sulla parola che significa «sicurezza» su uno schermo. © Pixabay

Le minacce informatiche sono aumentate durante la pandemia e l’UE ha proposto interventi su vari fronti. In febbraio la Commissione ha adottato la comunicazione «Plasmare il futuro digitale dell’Europa», che ha posto un elevato livello di cibersicurezza al centro della trasformazione digitale dell’UE; il 16 dicembre ha poi annunciato una nuova strategia dell’Unione europea per la cibersicurezza.

La strategia dell’UE per la cibersicurezza per il decennio digitale descrive in che modo l’UE può sfruttare e rafforzare gli strumenti e le risorse a sua disposizione per raggiungere la sovranità tecnologica e intensificare la cooperazione con i partner di tutto il mondo. Esorta a integrare la cibersicurezza in tutti gli investimenti digitali previsti nel periodo di bilancio 2021-2027 e propone iniziative in tre settori di intervento dell’UE: promozione della resilienza, sovranità tecnologica e leadership; sviluppo della capacità operativa di prevenzione, deterrenza e risposta; promozione di un ciberspazio globale e aperto. Tali iniziative comprendono l’unità congiunta per il ciberspazio, un «ciberscudo» di centri operativi per la sicurezza collegati, responsabile di individuare i segnali precursori di un attacco e rafforzare la leadership per garantire un’internet globale e aperta.

Anche la presidente von der Leyen ha annunciato una proposta relativa a un’unità congiunta per il ciberspazio al fine di coordinare ulteriormente le capacità operative di cibersicurezza in tutta l’UE. La strategia digitale europea prevede anche una revisione del regolamento in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche, oggetto di una consultazione pubblica nel 2020. La strategia è stata accompagnata dalla revisione della direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, la prima normativa in materia di cibersicurezza a livello dell’UE.

Le sanzioni sono una delle opzioni disponibili del pacchetto di strumenti della diplomazia informatica dell’UE per prevenire, scoraggiare e contrastare attività informatiche dolose condotte contro l’UE o i suoi Stati membri. Nel mese di luglio il Consiglio ha imposto sanzioni per la prima volta nei confronti di sei persone e tre entità responsabili di aver compiuto vari attacchi informatici. Le sanzioni imposte includono il divieto di viaggio e il congelamento dei beni. È fatto inoltre divieto alle persone ed entità dell’UE di mettere fondi a disposizione delle persone ed entità inserite in elenco.

La relazione della Commissione sui primi due anni di applicazione del regolamento generale sulla protezione dei dati indica che è stata conseguita la maggior parte dei suoi obiettivi, in particolare offrendo ai cittadini un solido nucleo di diritti azionabili e creando un nuovo sistema europeo di governance e di contrasto.

Sfruttare il potere dei dati

I dati costituiscono una risorsa essenziale per la competitività, la creazione di posti di lavoro e il miglioramento della società in generale. L’innovazione guidata dai dati apporterà enormi benefici ai cittadini, ad esempio migliorando la medicina personalizzata, la mobilità intelligente e contribuendo al conseguimento dell’obiettivo di neutralità climatica dell’UE entro il 2050.

L’accesso al volume di dati in costante crescita e la capacità di utilizzarli sono essenziali per l’innovazione e la crescita economica. La strategia europea per i dati mira a creare un vero spazio europeo dei dati, un mercato unico in cui i dati possano circolare liberamente all’interno dell’UE e in tutti i settori. Spazi comuni europei di dati in vari settori, ad esempio salute, ambiente e sicurezza, garantiranno la disponibilità di un volume maggiore di dati da utilizzare nell’economia e nella società, consentendo nel contempo alle imprese e alle persone che li generano di mantenerne il controllo. Ciò accrescerà anche la sovranità tecnologica dell’UE nelle tecnologie abilitanti fondamentali e nelle infrastrutture per l’economia dei dati, contribuendo allo sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale affidabili. A tal fine nel mese di novembre l’UE ha proposto un quadro normativo per la governance dei dati, il loro riutilizzo e l’accesso ai dati tra le singole imprese, tra le imprese e le amministrazioni pubbliche e all’interno delle amministrazioni.

Intelligenza artificiale e supercomputer

Ursula von der Leyen con un robot.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, in visita all’AI Experience Center presso la Vrije Universiteit Brussel, Bruxelles, Belgio, 18 febbraio 2020.

I dati sono il carburante delle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, che possono migliorare le nostre vite, ad esempio attraverso diagnosi mediche più accurate, una maggiore efficienza dell’agricoltura e un sistema di produzione più efficiente. L’intelligenza artificiale si sta sviluppando rapidamente, motivo per cui l’UE deve non solo mantenere ma anche aumentare il proprio livello di investimenti. L’intelligenza artificiale comporta al tempo stesso potenziali rischi, che devono essere affrontati per garantire che venga utilizzata in modo tale da guadagnare la fiducia dei cittadini. Come delineato nel libro bianco dedicato a questo tema, l’UE assumerà un ruolo guida nello sviluppo di un’intelligenza artificiale basata sull’eccellenza e sulla fiducia. La Commissione sostiene un approccio normativo e di investimento con il duplice obiettivo di promuovere l’adozione dell’intelligenza artificiale e di affrontare i rischi associati a determinati utilizzi di questa nuova tecnologia. Per conseguire tali obiettivi e sulla base dei risultati di una consultazione pubblica, nel 2021 saranno presentati una proposta legislativa e un piano aggiornato per coordinare gli sforzi con gli Stati membri.

I supercomputer svolgono un ruolo importante nelle nostre vite: ad esempio contribuiscono a prevedere l’evoluzione della pandemia e a trovare una cura per la COVID-19, aiutano a comprendere meglio i disturbi neurologici e a prevedere e monitorare gli effetti del riscaldamento globale. Nel quadro dell’agenda digitale europea, a settembre la Commissione ha pubblicato una proposta per aiutare l’UE a mantenere il suo ruolo guida nella tecnologia di supercalcolo, con un investimento di 8 miliardi di euro in supercomputer di prossima generazione.

Un’infografica che riporta alcuni dati sull’intelligenza artificiale e l’UE.

L’intelligenza artificiale e l’UE in cifre: i finanziamenti dell’UE per la ricerca e l’innovazione in intelligenza artificiale sono stati aumentati a 1,5 miliardi di euro per il periodo 2018-2020. Non è stato abbastanza. L’obiettivo è attrarre oltre 20 miliardi di euro di investimenti totali annui in intelligenza artificiale nell’UE nei prossimi dieci anni. In Europa sono prodotti oltre un quarto di tutti i robot industriali e per servizi personali.

Connessioni più veloci e migliori per le persone nell’UE

Due persone confrontano delle informazioni sui loro smartphone.

La Commissione ha pubblicato in settembre una raccomandazione nella quale invita gli Stati membri a promuovere gli investimenti nelle infrastrutture per la connettività a banda larga ad altissima capacità, compreso il 5G, che rappresentano l’elemento portante principale della trasformazione digitale e sono un pilastro essenziale della ripresa. La raccomandazione invita gli Stati membri a sviluppare, entro la fine di marzo 2021, un approccio comune sotto forma di un pacchetto di strumenti contenente le migliori pratiche.

È fondamentale garantire la sicurezza delle reti 5G dell’UE. In gennaio l’UE ha approvato il pacchetto di strumenti comune contenente misure concordate dagli Stati membri e volto ad affrontare i rischi per la sicurezza connessi al lancio del 5G. Secondo una relazione pubblicata in dicembre, la maggior parte degli Stati membri è già sulla buona strada nell’attuazione delle misure raccomandate. Si continuerà a lavorare in maniera coordinata per garantire la sicurezza delle reti 5G a livello dell’UE.

Competenze per l’era digitale

Una donna guarda lo schermo di un laptop e prende appunti a mano.

Le competenze digitali sono necessarie per tutti, non solo per far fronte all’attuale pandemia ma anche in ragione della domanda di alfabetizzazione digitale nel mondo del lavoro e nella società di oggi. Un giovane su cinque in tutta l’UE non raggiunge un livello basilare di competenze digitali e molte famiglie a basso reddito non hanno accesso ai computer. L’agenda europea per le competenze ha fissato diversi obiettivi da raggiungere entro il 2025; uno di questi è far sì che il 70 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni disponga delle competenze digitali di base, a fronte del 56 % nel 2019.

Sulla base degli insegnamenti tratti dalla pandemia di coronavirus, il nuovo piano d’azione per l’istruzione digitale della Commissione sosterrà le persone, gli istituti di istruzione e formazione e gli Stati membri nei loro sforzi di adattamento alla transizione digitale (per ulteriori informazioni, cfr. «Costruire un’Europa equa e sociale»).

Al centro degli sforzi per la ripresa figurano anche gli investimenti e le riforme per l’adeguamento dei sistemi di istruzione al fine di sostenere le competenze digitali e l’istruzione e formazione professionale per tutte le età. La Commissione incoraggia gli Stati membri a includere tali investimenti e riforme nei loro piani per la ripresa e la resilienza.

Finanza digitale

Un’infografica che illustra i benefici della finanza digitale.

I benefici della finanza digitale: prodotti finanziari migliori per i consumatori e nuove modalità per far arrivare i finanziamenti alle imprese dell’UE, in particolare le PMI; sostegno alla strategia di ripresa economica dell’Europa e apertura di nuovi canali per mobilitare i finanziamenti a sostegno del Green Deal e della nuova strategia industriale per l’Europa; la finanza digitale transfrontaliera accrescerà l’integrazione dei mercati finanziari nell’Unione bancaria e nell’Unione dei mercati dei capitali; aumento della capacità dell’Europa di mantenere e rafforzare la sua autonomia strategica aperta nel settore dei servizi finanziari.

I consumatori e le imprese dell’UE utilizzano sempre più servizi finanziari digitali per molti scopi diversi, e ancora di più durante la pandemia. La Commissione mira a promuovere un’innovazione responsabile nel settore finanziario dell’UE, in particolare per le start-up digitali altamente innovative, attenuando nel contempo i potenziali rischi connessi alla protezione degli investitori, al riciclaggio di denaro e alla criminalità informatica.

In settembre la Commissione ha adottato una serie di misure volte a rendere i servizi finanziari dell’UE più favorevoli al digitale e a stimolare l’innovazione responsabile e la concorrenza tra i fornitori di servizi finanziari nell’UE. Tra queste figurano una strategia sui pagamenti al dettaglio e proposte legislative sulle cripto-attività e sulla resilienza operativa digitale. Queste misure mirano a rafforzare la competitività dell’UE nel settore finanziario e a fornire alle persone l’accesso a prodotti finanziari e metodi di pagamento innovativi, garantendo nel contempo la tutela dei consumatori e la stabilità finanziaria. In linea con la più vasta strategia della Commissione in materia di dati e con il lancio di applicazioni blockchain affidabili per i servizi pubblici, l’obiettivo è promuovere la condivisione dei dati e la finanza aperta, mantenendo nel contempo gli standard molto elevati dell’UE in materia di privacy e protezione dei dati. Tali misure saranno fondamentali per la ripresa economica dell’UE in quanto sbloccheranno nuovi canali di finanziamento per le imprese, contribuendo nel contempo a realizzare il Green Deal europeo, la transizione digitale dell’Europa e la nuova strategia industriale per l’Europa.

Due persone si riparano sotto un ombrello decorato con la bandiera dell’UE.

Proteggere le persone e le libertà

La pandemia di COVID-19 ha causato un grave shock economico nell’Unione europea ed è quindi probabile che povertà, esclusione sociale e disuguaglianze siano destinate ad aumentare. Milioni di persone nell’UE risentono degli effetti sociali della pandemia. Nel 2020 i cittadini sono sempre stati al centro del processo decisionale dell’Unione europea, che si è adoperata per garantire una ripresa inclusiva ed equa per tutti che desse priorità alla salute e alla sicurezza.

Durante tutto l’anno l’UE ha avviato numerose nuove iniziative, che spaziano dall’assistenza sanitaria all’integrazione sociale e alla lotta contro le minacce alla sicurezza.

Costruire un’Unione europea della salute

Spetta agli Stati membri definire le politiche sanitarie nazionali, con il sostegno dell’UE nel migliorare la sanità pubblica, affrontare malattie gravi e croniche come il cancro e combattere gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero. La pandemia di COVID-19 ha tuttavia evidenziato la necessità di un maggiore coordinamento dell’UE prima, durante e dopo una crisi sanitaria. Senza un approccio coordinato gli Stati membri non riescono a garantire ai loro cittadini il miglior livello di protezione e assistenza in caso di crisi.

Grafico che riassume gli insegnamenti tratti dalla pandemia di Covid-19.

Questi alcuni degli insegnamenti tratti dalla pandemia di Covid-19: intensificare la cooperazione e la creazione di strutture solide a livello dell’UE, realizzare valutazioni del rischio comuni e cooperare alla messa in comune dei dati per disporre di maggiori informazioni e migliori risorse per pianificare la preparazione e la risposta.

Nel suo discorso sullo stato dell’Unione pronunciato nel mese di settembre, la presidente von der Leyen ha annunciato un’Unione europea della salute più forte quale priorità per gli anni a venire. Sarà così possibile non solo rafforzare la risposta europea alle crisi, ma si potrà fare molto di più per migliorare tutti gli aspetti riguardanti la salute dei cittadini: il piano europeo di lotta contro il cancro (che sarà adottato nel 2021) consentirà di affrontare le problematiche connesse a tale malattia, mentre grazie alla strategia farmaceutica miglioreranno la disponibilità e l’accessibilità economica dei medicinali. Grazie a un’Unione europea della salute più forte ci si adopererà al massimo per contrastare le vulnerabilità dei nostri sistemi sanitari.

Preparazione e risposta alle emergenze sanitarie

Nel mese di novembre, quando è stato compiuto il primo passo verso l’Unione europea della salute, la Commissione europea ha presentato proposte per aiutare l’UE a prepararsi alle minacce sanitarie transfrontaliere e a rispondervi meglio. Dichiarando una situazione di emergenza a livello dell’Unione si potranno attivare in futuro misure di risposta strettamente coordinate. Per una migliore preparazione sono necessari dati migliori nonché risorse e competenze ben pianificate; per questo motivo la Commissione ha proposto di conferire un ruolo più incisivo alle agenzie dell’UE che si occupano di salute: il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e l’Agenzia europea per i medicinali. La Commissione intende inoltre proporre l’istituzione di un’apposita agenzia incaricata di rispondere alle emergenze biomediche: l’Autorità per la risposta alle emergenze sanitarie.

La mancanza di accesso ai dati e una capacità limitata di reagire in modo adeguato ai focolai su vasta scala hanno ostacolato l’azione del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie durante la pandemia in corso. Assumendo un ruolo più incisivo, l’Agenzia europea per i medicinali si troverebbe in una posizione migliore per garantire le forniture di medicinali, offrire consulenza su cure emergenti e coordinare le sperimentazioni cliniche nel corso di una crisi sanitaria.

Una strategia farmaceutica per l’Europa

Il 25 novembre la Commissione ha adottato la sua strategia farmaceutica per l’Europa per garantire ai pazienti l’accesso a medicinali innovativi e a prezzi contenuti, sostenendo al contempo la competitività, l’innovazione e la sostenibilità dell’industria farmaceutica dell’UE. La strategia consentirà all’UE di soddisfare il suo fabbisogno di farmaci anche in tempi di crisi, grazie a catene di approvvigionamento solide; in quanto elemento chiave dell’Unione europea della salute contribuirà inoltre a creare un sistema farmaceutico dell’UE adeguato alle esigenze future e resiliente alle crisi, anche grazie agli insegnamenti tratti dalla pandemia di COVID-19.

Grafico che illustra la situazione dell’industria farmaceutica in Europa nel 2020.

A che punto siamo: oltre 15 milioni di casi di Covid-19 in Europa; aumento della spesa farmaceutica, che rappresenta già il 20-30% delle spese ospedaliere; farmaci non sempre disponibili e non sempre a prezzi contenuti; tra le esigenze non ancora soddisfatte figurano la resistenza antimicrobica (responsabile di circa 33000 decessi all’anno) e la mancanza di trattamento per il 95% delle malattie rare.

Grafico che descrive la portata della strategia farmaceutica sull’intero ciclo di vita dei medicinali.

La strategia riguarda tutte le fasi del ciclo di vita dei medicinali: 1) ricerca e innovazione; 2) autorizzazione, valutazione delle tecnologie sanitarie e immissione in commercio; 3) approvvigionamento di medicinali; 4) distribuzione ai pazienti.

Rafforzare la nostra democrazia

In una democrazia sana e prospera i cittadini possono esprimere le loro opinioni liberamente, scegliere i loro leader politici e avere voce in capitolo sul loro futuro. Affinché possano partecipare in maniera significativa, i cittadini devono essere messi nella condizione di formarsi le proprie opinioni personali. Dovrebbero poter compiere scelte elettorali in uno spazio pubblico che consenta la libera espressione di una pluralità di opinioni e nella quale i media, il mondo accademico e la società civile possano svolgere il loro ruolo nel promuovere un dibattito aperto, libero da interferenze ostili, nazionali o straniere. L’esperienza recente ha dimostrato che la democrazia nell’UE si trova ad affrontare sfide che vanno dall’ascesa dell’estremismo alle ingerenze elettorali, dalla diffusione di informazioni manipolative alle minacce ai giornalisti.

Il piano d’azione per la democrazia europea contribuirà alla partecipazione attiva dei cittadini e rafforzerà la democrazia in tutta l’UE. Per far fronte alle sfide poste ai nostri sistemi democratici e colmare la distanza percepita tra cittadini e responsabili politici, il piano d’azione prevede misure volte a promuovere elezioni libere ed eque, rafforzare la libertà dei media e contrastare la disinformazione. Le misure avranno un’incidenza sui settori in cui i sistemi democratici e i cittadini europei sono maggiormente vulnerabili.

Su un piano più concreto, per contribuire a proteggere l’integrità delle elezioni e promuovere la partecipazione democratica il piano d’azione annuncia nuove proposte legislative intese a garantire una maggiore trasparenza della propaganda politica e rivedere le norme sul finanziamento dei partiti politici europei. Attraverso la rete di cooperazione europea in materia elettorale la Commissione istituirà inoltre un meccanismo congiunto per contrastare le minacce ai processi elettorali.

Per quanto riguarda la libertà dei media e il pluralismo, la Commissione emanerà inoltre una raccomandazione per migliorare la sicurezza fisica e online dei giornalisti, ponendo l’accento sulle nuove minacce, in particolare nei confronti delle giornaliste donne, e presenterà un’iniziativa volta a proteggere i giornalisti e la società civile dalle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica.

Tra le altre misure volte a promuovere il pluralismo dei media figurano l’istituzione dell’Osservatorio sulla proprietà dei mezzi di informazione, la pubblicazione di orientamenti sulla trasparenza della proprietà dei media, la promozione di una distribuzione trasparente ed equa della pubblicità statale, il sostegno alla diversità dei media e la messa in atto di un approccio europeo per dare debito rilievo ai servizi di media audiovisivi di interesse generale. La Commissione sosterrà la cooperazione tra i consigli nazionali dei media, le autorità indipendenti di regolamentazione dei media, altri organismi di autoregolamentazione dei media e le reti di giornalisti, oltre ad avviare iniziative per promuovere la deontologia e i partenariati giornalistici.

Infine la Commissione intensificherà il proprio impegno per contrastare la disinformazione e le ingerenze straniere. L’attività dell’UE in questo ambito continuerà a essere fermamente ancorata ai valori e ai principi europei e garantirà pienamente il diritto dei cittadini alla libertà di espressione e all’accesso ai contenuti legali disponibili online. In concreto, la Commissione orienterà l’attività in corso per rafforzare l’attuale codice di buone pratiche sulla disinformazione. Pubblicherà orientamenti chiari per le piattaforme, su come potenziare le azioni finalizzate a contrastare la disinformazione e introdurrà un solido quadro di monitoraggio e sorveglianza. La Commissione collaborerà inoltre con gli Stati membri per sviluppare e rafforzare il pacchetto di strumenti dell’UE per contrastare le ingerenze e le operazioni di influenza straniere.

Una democrazia sana si fonda sull’impegno dei cittadini e su una società civile attiva, non solo in occasione delle elezioni. In tutti i punti del piano d’azione si pone un forte accento sulla responsabilizzazione dei cittadini e della società civile.

Il piano è incentrato sullo sviluppo dell’alfabetizzazione mediatica, per aiutare i cittadini di tutte le età a orientarsi nel panorama dell’informazione, e sull’incoraggiamento alla partecipazione a livello locale, nazionale e dell’UE.

L’Osservatorio europeo dei media digitali è stato avviato nel mese di giugno per sostenere il lavoro dei verificatori dei fatti (fact checker) indipendenti e dei ricercatori universitari, in collaborazione con le organizzazioni attive nel settore dei media e gli esperti di alfabetizzazione mediatica. L’intento è far sì che l’Osservatorio diventi il polo europeo della lotta alla disinformazione online.

Primo piano di manciate di stelle blu e gialle nelle mani di due persone.

Salvaguardare lo Stato di diritto

Nel mese di settembre la Commissione ha pubblicato la prima relazione annuale sulla situazione dello Stato di diritto, che comprende capitoli dedicati ai singoli Stati membri e valuta gli sviluppi, positivi e negativi, che si sono verificati in tutta l’UE. La relazione evidenzia che molti Stati membri presentano standard elevati nell’ambito dello Stato di diritto, ma che permangono sfide importanti. Tiene inoltre conto degli sviluppi derivanti dalle misure di emergenza adottate dagli Stati membri a seguito della crisi del coronavirus. La relazione riguarda i quattro pilastri principali che hanno una forte incidenza sullo Stato di diritto: i sistemi giudiziari nazionali, i quadri anticorruzione, il pluralismo e la libertà dei media e altre questioni istituzionali relative al bilanciamento dei poteri, che è fondamentale per il buon funzionamento della democrazia.

La nuova relazione sullo Stato di diritto mira ad estendere le misure in vigore nell’UE mediante un nuovo strumento di prevenzione e ad avviare un dibattito sulla cultura dello Stato di diritto in tutta l’UE. Dovrebbe aiutare tutti gli Stati membri a esaminare modalità per affrontare le problematiche e imparare dalle reciproche esperienze e mostrare in che modo lo Stato di diritto possa essere ulteriormente rafforzato nel pieno rispetto dei sistemi costituzionali e delle tradizioni nazionali.

Nel gennaio 2020, nel contesto di una causa pendente relativa al regime disciplinare dei giudici polacchi, la Commissione ha chiesto alla Corte di giustizia di imporre misure provvisorie alla Polonia, ordinandole di sospendere l’attività della sezione disciplinare della Corte suprema nei procedimenti disciplinari nei confronti dei giudici. La decisione è stata presa alla luce della pronuncia pregiudiziale della Corte di giustizia del 19 novembre 2019 sull’indipendenza di questa nuova sezione disciplinare e della successiva sentenza della Corte suprema polacca del dicembre 2019, in cui si afferma che la sezione non soddisfa i requisiti del diritto dell’UE in materia di indipendenza della magistratura e che pertanto non è un organo giurisdizionale indipendente ai sensi del diritto dell’Unione. L’attività continuativa condotta da tale sezione in occasione dei procedimenti disciplinari nei confronti dei giudici ha determinato il rischio di arrecare un danno irreparabile ai giudici polacchi e di compromettere l’indipendenza della magistratura polacca. L’istanza della Commissione è stata accolta dalla Corte nella sua decisione dell’8 aprile 2020.

Inviando una lettera di costituzione in mora nel mese di aprile, la Commissione ha avviato un procedimento di infrazione nei confronti della Polonia in merito alla legge sulla magistratura del 20 dicembre 2019, entrata in vigore il 14 febbraio 2020. La Commissione riteneva che questa legge compromettesse l’indipendenza dei giudici polacchi e fosse incompatibile con il primato del diritto dell’UE. La nuova legge impedisce ai tribunali polacchi di applicare direttamente alcune disposizioni del diritto dell’UE che tutelano l’indipendenza dei giudici e di sottoporre alla Corte di giustizia questioni pregiudiziali in tale materia. La Commissione ha esaminato attentamente la risposta del governo polacco alla lettera di costituzione in mora e, poiché le preoccupazioni da essa sollevate non erano state prese in considerazione, ha attivato la seconda fase della procedura di infrazione inviando un parere motivato alla Polonia il 30 ottobre 2020.

Inoltre il 3 dicembre 2020 la Commissione ha trasmesso alla Polonia un’ulteriore lettera di costituzione in mora nell’ambito della procedura di infrazione riguardante, tra l’altro, le recenti decisioni della sezione disciplinare della Corte suprema in merito alla revoca dell’immunità dei giudici nel contesto delle indagini penali.

Coinvolgere i cittadini

Nel mese di dicembre il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno concordato il registro per la trasparenza rafforzato comune alle tre istituzioni, aumentando così la trasparenza e il controllo pubblico sul modo in cui le istituzioni dell’UE interagiscono con i rappresentanti dei gruppi di interesse.

Conferenza sul futuro dell’Europa

Il successo e la resilienza dell’UE dipendono dal sostegno e dall’impegno dei suoi cittadini. Dare agli europei maggiore voce in capitolo nel costruire il futuro dell’Unione è una delle priorità politiche della presidente von der Leyen. Nel 2020 l’UE si è preparata ad avviare la Conferenza sul futuro dell’Europa per coinvolgere i cittadini nella definizione delle politiche dell’UE. La Commissione ha presentato le sue proposte a gennaio e i preparativi sono proseguiti nel corso dell’anno.

La conferenza consentirà agli europei di ogni estrazione sociale e di ogni parte dell’UE di esprimere le loro opinioni e di avanzare proposte sul futuro del nostro continente. Si intende dialogare con il maggior numero possibile di persone in Europa, in particolare i giovani e coloro che solitamente non si occupano di questioni europee. I dibattiti si svolgeranno a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale e dell’UE. La presidente von der Leyen si è impegnata a dare seguito a quanto concordato.

Il video mostra cittadini che pongono le loro domande a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e la sua risposta.
VIDEO La campagna «Chiedete alla presidente» avvicina ancor di più i cittadini all’UE: chiunque può ora registrare un breve video con la propria domanda e avere la possibilità di ricevere la risposta dalla stessa presidente von der Leyen.

Iniziativa dei cittadini europei

In luglio il Parlamento e il Consiglio hanno adottato misure per far fronte agli effetti della pandemia di COVID-19 sul funzionamento dell’iniziativa dei cittadini europei. Le misure di confinamento istituite negli Stati membri per motivi sanitari hanno limitato la possibilità di organizzare eventi per promuovere iniziative e raccogliere firme su carta. Le nuove norme consentono una proroga dei termini per la raccolta delle firme a sostegno delle iniziative dei cittadini avviate durante la pandemia.

Migliori condizioni per i consumatori

La nuova agenda dei consumatori adottata dalla Commissione nel mese di novembre definisce le azioni che l’UE intraprenderà in risposta alle nuove sfide poste dalla COVID-19 e dalle transizioni verde e digitale, tra cui le preoccupazioni connesse all’ambiente e alla sostenibilità, l’applicazione efficace dei diritti dei consumatori e la protezione dei consumatori vulnerabili. L’attuazione di queste proposte comporterà una più stretta cooperazione tra l’UE e le autorità nazionali e migliorerà la governance della politica dei consumatori dell’UE. Nel mese di novembre il Parlamento e il Consiglio hanno adottato una direttiva che darà vita a un nuovo sistema europeo di ricorso collettivo, grazie al quale le organizzazioni potranno difendere gli interessi collettivi dei consumatori più agevolmente, intentando azioni presso i tribunali o presso le autorità competenti per conto dei consumatori danneggiati da violazioni del diritto dell’UE.

Migliorare le dogane dell’UE

Grafico che illustra i principali dati doganali dell’UE.

Principali informazioni sulle dogane dell’UE. Nel 2019 la quota dell’UE del commercio mondiale era pari al 15,3%, con oltre 850000 dichiarazioni doganali al giorno. Ogni mese i 27 Stati membri esportano e importano merci da e verso il resto del mondo per un valore di circa 339 miliardi di euro. L’Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode) ha raccomandato il recupero di oltre 2,7 miliardi di euro di dazi doganali non pagati per merci sottovalutate e di 300 milioni di euro per casi relativi a dazi antidumping nel settore dei pannelli solari, del biodiesel e in altri settori tra il 2017 e il 2019. Nel 2018 sono stati sequestrati quasi 27 milioni di articoli in violazione dei diritti di proprietà intellettuale, per un valore di vendita di quasi 740 milioni di euro.

Le dogane svolgono un ruolo essenziale nell’agevolare il regolare flusso delle merci in sicurezza, impedendo al contempo l’ingresso nell’UE di prodotti non sicuri o illegali. Le entrate doganali contribuiscono inoltre al bilancio dell’UE. Nel mese di settembre la Commissione ha presentato un nuovo piano d’azione per l’unione doganale, che definisce una serie di misure per rendere le dogane dell’UE più intelligenti, innovative ed efficienti. Le misure sono volte a tutelare meglio i bilanci pubblici e privati, eliminando al contempo gli oneri superflui per le imprese, gli operatori economici e le amministrazioni. Nel mese di ottobre la Commissione ha presentato il primo risultato concreto del piano d’azione. L’ambiente dello sportello unico migliorerà l’interconnessione tra tutte le autorità operanti alle frontiere dell’UE e consentirà alle imprese di espletare le formalità doganali su un portale unico in uno Stato membro.

Un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo

In settembre la Commissione ha proposto un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo. Il patto risponde all’esigenza di una riforma strutturale della politica migratoria dell’UE, affinché sia in grado di far fronte alle sfide attuali e future nel pieno rispetto dei valori europei e dei diritti fondamentali. Garantisce il diritto a soggiornare nell’UE a coloro che hanno realmente bisogno di protezione, mentre gli altri dovranno essere rimpatriati in maniera efficace e dignitosa.

Nel nuovo patto figurano tutti gli elementi necessari per un approccio globale dell’UE in materia di migrazione, tra cui procedure di asilo e rimpatrio più efficaci, gestione rafforzata delle frontiere, rafforzamento dei percorsi migratori legali verso l’UE, integrazione dei migranti nella società e partenariati più forti con i paesi terzi. Migliorerà inoltre la solidarietà e l’equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri, intensificherà la cooperazione e il coordinamento in tema di ricerca e salvataggio e istituirà un sistema di risposta alle situazioni di crisi e un sistema di monitoraggio permanente della migrazione. Il meccanismo di solidarietà proposto garantirà che tutti gli Stati membri ricevano l’aiuto di cui hanno bisogno in caso di pressioni migratorie o in seguito a operazioni di ricerca e soccorso.

Il patto mira inoltre a rafforzare i partenariati reciprocamente vantaggiosi con i paesi di origine e di transito per contribuire ad affrontare sfide comuni, ad esempio offrire sostegno alle comunità di accoglienza, lottare contro le cause profonde della migrazione irregolare, contrastare il traffico di migranti, sostenere la gestione delle frontiere e sviluppare percorsi legali.

Un elenco grafico dei vantaggi di una valida gestione della migrazione e di procedure di asilo efficaci.

Procedure rapide e integrate garantiranno responsabilità più chiare, contribuendo a ripristinare la fiducia tra gli Stati membri. Altri vantaggi di una valida gestione della migrazione e di procedure di asilo efficaci sono la certezza e la protezione dei migranti e dei rifugiati, il funzionamento efficace del sistema e la credibilità dell’applicazione delle norme.

Ha inoltre contribuito a rafforzare la gestione delle frontiere dell’UE sulla scorta dell’attuazione del regolamento relativo alla guardia di frontiera e costiera europea, anche preparando il corpo permanente della guardia di frontiera e costiera europea al suo primo impiego il 1° gennaio 2021 ed elaborando il ciclo politico strategico pluriennale per la gestione europea integrata delle frontiere.

Il nuovo patto introduce operazioni di selezione (screening) alle frontiere esterne dell’UE e nel territorio degli Stati membri, comprensive di verifica dell’identità e controlli sanitari e di sicurezza, per i cittadini di paesi terzi che attraversano illegalmente le frontiere esterne o che chiedono protezione internazionale. Al fine di garantire la sicurezza delle frontiere esterne, prevede inoltre l’attuazione (e l’interoperabilità) di sistemi informatici nuovi e migliorati per registrare gli arrivi e i richiedenti asilo, migliorando così la sicurezza. Salvare vite umane in mare continua a essere una priorità: il patto affronta le sfide connesse alle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, in particolare la gestione delle persone soccorse in mare che sbarcano sul territorio dell’UE.

Nel primo forum Schengen, convocato il 30 novembre dalla Commissione, i deputati del Parlamento europeo e i ministri degli Interni si sono riuniti in videoconferenza per discutere di come affrontare le sfide che si presentano nello spazio Schengen.

Grafico sull’approccio europeo alle operazioni di ricerca e soccorso in mare.

Un approccio europeo alle operazioni di ricerca e soccorso in mare. La ricerca e il soccorso sono un obbligo giuridico e un dovere morale. Dal 2015 sono 600000 le persone salvate in mare con operazioni gestite dagli Stati membri o da Frontex. Le continue operazioni di ricerca e soccorso da parte di navi private comportano anche responsabilità per gli Stati membri. La responsabilità della ricerca e del soccorso ricade sugli Stati membri costieri, ma la gestione della migrazione in Europa è responsabilità dell’UE nel suo insieme.

Proteggere le persone in stato di necessità

Nel nuovo patto sulla migrazione e l’asilo vengono presentate varie proposte per garantire protezione alle persone che ne hanno necessità, comprese le persone più vulnerabili. Il primo passo sarà l’adozione delle proposte elaborate dalla Commissione nel 2016 in merito alla modifica della direttiva sulle condizioni di accoglienza, del regolamento sul quadro per il reinsediamento e del regolamento qualifiche. Il patto garantisce inoltre che nel contesto delle procedure di frontiera, di asilo e di rimpatrio venga data priorità all’interesse superiore dei minori migranti. Durante il 2020 questa aspirazione è divenuta realtà attraverso la ricollocazione di 2 209 minori non accompagnati, famiglie, richiedenti asilo vulnerabili e rifugiati riconosciuti dalla Grecia in altri Stati membri dell’UE, con il sostegno della Commissione europea.

Un gruppo di adolescenti e bambini che indossano mascherine saluta durante l’imbarco su un aereo.
Rifugiati minorenni non accompagnati lasciano la Grecia per ricominciare in condizioni sicure in Germania. La Commissione ha organizzato e finanziato la ricollocazione in altri Stati membri dell’UE di migranti minorenni non accompagnati e rimasti bloccati, Atene, Grecia, 18 aprile 2020.

La Commissione si è immediatamente attivata in seguito agli incendi che nel mese di settembre hanno distrutto il centro di accoglienza e identificazione di Moria. Ha finanziato il trasferimento di tutti i 406 minori non accompagnati da Moria alla terraferma, continuando a coordinare e finanziare le ricollocazioni volontarie dalla Grecia verso 13 Stati membri, l’Islanda, la Norvegia e la Svizzera. In pieno accordo con le autorità greche, la Commissione ha anche istituito un’apposita task force per sostenere in modo duraturo la gestione della migrazione in Grecia. La sua priorità assoluta è stata l’attuazione di un progetto pilota congiunto con le autorità greche per costruire a Lesbo una nuova struttura di accoglienza atta a garantire una gestione efficace della migrazione.

Charles Michel, circondato da giornalisti, rilascia una dichiarazione alla stampa. © Nicolas Economou/NurPhoto/NurPhoto tramite AFP
Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, parla ai giornalisti durante la visita al nuovo campo profughi temporaneo Kara Tepe a Lesbo dopo l’incendio nel campo di Moria, in Grecia, 15 settembre 2020.

Percorsi sicuri e legali verso l’Europa

Il patto sottolinea la necessità di completare la riforma in corso della direttiva «Carta blu UE» per attrarre i talenti altamente qualificati necessari alle economie dell’UE e annuncia l’adozione nel 2021 di un pacchetto sulle competenze e sui talenti. La Commissione propone inoltre di avviare partenariati volti ad attrarre talenti per sostenere programmi di mobilità e migrazione con paesi terzi di importanza fondamentale. L’UE agevolerà e coordinerà i partenariati fornendo finanziamenti e sostegno.

Nel 2020 i residenti dell’UE nati al di fuori dell’Unione erano 34 milioni di persone (l’8 % della popolazione). Un sistema sano ed equo di gestione della migrazione deve anche garantire a tutti coloro che si trovano legalmente nell’UE di poter partecipare e contribuire al benessere, alla prosperità e alla coesione delle società europee. Un tale sistema, che favorisce la coesione sociale e il dinamismo economico, offre esempi positivi di come l’UE possa gestire l’impatto della migrazione e della diversità costruendo società aperte e resilienti.

Sebbene la politica di integrazione sia principalmente di competenza degli Stati membri, la Commissione sta intensificando il suo sostegno con un nuovo piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027. Il piano, che si fonda su ampie consultazioni, affronta i temi dell’integrazione e dell’inclusione sociale in ambiti quali l’occupazione, l’istruzione, la sanità, l’edilizia abitativa, la parità, la cultura e lo sport.

Un grafico che illustra i partenariati per i talenti per migranti e rifugiati come percorso sicuro e legale verso l’UE.

Partenariati per i talenti per migliorare le opportunità occupazionali nei paesi di origine e percorsi legali per entrare nell’UE. I partenariati per i talenti consentiranno di sostenere la migrazione legale con i partner principali, intensificando la cooperazione esistente. Detti partenariati offriranno programmi di mobilità professionale/formativa con finanziamenti dell’UE e corrispondenti ai posti vacanti e alle competenze richieste dall’UE. I programmi dei partenariati per i talenti comprendono lo sviluppo di capacità per la formazione professionale e l’integrazione dei migranti rimpatriati e la collaborazione con ministeri, datori di lavoro e parti sociali, settore dell’istruzione e diaspora.

Video di Suaad Alshleh che parla del suo viaggio di rifugiata dalla Siria per diventare studentessa di medicina in Irlanda.
VIDEO Suaad Alshleh è una studentessa a Dublino, Irlanda, che studia per diventare medico. Era una rifugiata venuta dalla Siria.

Nuove norme sulle procedure di rilascio dei visti

Gli Stati membri dell’UE ospitano alcune tra le principali destinazioni turistiche al mondo. Il numero delle domande di visto trattate aumenta di anno in anno ed è probabile che questa tendenza continui una volta revocate le restrizioni globali connesse alla COVID-19. Le nuove norme sui visti di breve durata divenute applicabili nel mese di febbraio agevolano i viaggiatori in regola che richiedono un visto per recarsi nell’UE e forniscono al contempo maggiori strumenti per contrastare la migrazione irregolare. Inoltre l’UE può ora adattare l’applicazione di determinate norme alle modalità secondo cui un paese terzo coopera al rimpatrio e alla riammissione dei propri cittadini che soggiornano irregolarmente nell’UE.

Sicurezza e difesa

Nel mese di luglio la Commissione ha definito una nuova strategia dell’UE per l’Unione della sicurezza per il periodo 2020-2025, incentrata sui settori in cui l’UE può sostenere con più efficacia gli Stati membri nel promuovere la sicurezza per tutti coloro che vivono nell’Unione europea. La strategia delinea gli strumenti e le misure da sviluppare nei prossimi cinque anni per garantire la sicurezza di tutti negli ambienti fisici e digitali. L’ambito di applicazione della strategia va dalla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata alla prevenzione e all’individuazione delle minacce ibride, dall’aumento della resilienza delle nostre infrastrutture critiche, alla promozione della cibersicurezza, della ricerca e dell’innovazione.

Video sulla nuova strategia dell’UE per la sicurezza.
VIDEO L’Unione europea della sicurezza contribuisce a proteggere tutti in Europa.

Lotta contro la criminalità organizzata e transfrontaliera

Nel 2020 la Commissione ha intensificato la lotta contro la criminalità organizzata e i criminali internazionali avviando iniziative su vari fronti diversi. Negli ultimi anni si è registrato un drastico aumento delle segnalazioni di abusi sessuali su minori online in tutti gli Stati membri e vi sono segnali di un aggravamento del problema a causa della pandemia. In luglio la Commissione ha adottato una nuova strategia dell’UE per una lotta più efficace contro gli abusi sessuali su minori, intesa principalmente a garantire che sia posto in essere un quadro giuridico adeguato, a rafforzare la risposta delle autorità di contrasto e a incentivare una risposta coordinata in materia di prevenzione, indagine e assistenza alle vittime che coinvolga tutti i soggetti pertinenti. Nel mese di settembre la Commissione ha inoltre proposto una normativa provvisoria per garantire che i fornitori di servizi di comunicazione online potessero continuare ad applicare misure volontarie per l’individuazione e la segnalazione di abusi sessuali su minori online e la rimozione di materiale pedopornografico.

Da diversi anni l’UE coordina le azioni volte a contrastare il traffico di armi da fuoco, ma le nuove minacce richiedono nuove azioni. Nel mese di luglio la Commissione ha adottato un nuovo piano d’azione 2020-2025 dell’UE sul traffico di armi da fuoco, incentrato sulla riduzione dell’accesso al mercato nero delle armi da fuoco e sul miglioramento della capacità delle autorità di contrasto e della cooperazione internazionale. La Commissione mira a contrastare l’aumento del traffico di stupefacenti e il consumo di droghe illecite in Europa con la nuova agenda e il nuovo piano d’azione dell’UE in materia di droga 2021-2025, che affrontano il problema della droga a livello nazionale, internazionale e dell’UE ponendo un particolare accento sul miglioramento della sicurezza (per quanto riguarda tutti gli aspetti del narcotraffico), su una maggiore prevenzione e un migliore accesso alle cure e sulla riduzione dei rischi e dei danni.

In giugno l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione e la formazione delle autorità di contrasto (Europol) ha istituito il Centro europeo per la criminalità finanziaria ed economica per rispondere all’aumento esponenziale della criminalità finanziaria ed economica e della criminalità organizzata su larga scala e alle richieste di sostegno operativo degli Stati membri.

Prevenire e contrastare il terrorismo e la radicalizzazione

La Commissione ha adottato varie iniziative per rafforzare l’attuazione del quadro giuridico dell’UE nel settore della lotta al terrorismo. Nel mese di giugno la Commissione ha pubblicato linee guida per assistere le autorità nazionali, le imprese e i mercati online nell’attuazione delle norme sulle sostanze chimiche che potrebbero essere utilizzate in modo improprio per fabbricare esplosivi artigianali (precursori di esplosivi). Inoltre è stato varato un programma di monitoraggio online per registrare l’impatto di tali norme. Nel mese di settembre la Commissione ha pubblicato una relazione in cui valuta le misure adottate dagli Stati membri per conformarsi alle norme dell’UE sulla lotta al terrorismo. Queste norme costituiscono il principale strumento di giustizia penale a livello dell’UE per contrastare il terrorismo.

In dicembre la Commissione ha proposto un nuovo programma di lotta al terrorismo per potenziare la resilienza dell’UE nei confronti del terrorismo. Il programma, che si fonda sul lavoro svolto negli ultimi anni, prevede misure volte a sostenere gli Stati membri per anticipare e prevenire le minacce terroristiche nonché per proteggersi e reagire. La Commissione ha inoltre proposto di rafforzare il mandato di Europol sottoponendo a revisione il regolamento Europol. L’iniziativa, che intende migliorare il sostegno fornito da quest’agenzia agli Stati membri per combattere il terrorismo e le gravi forme di criminalità, promuoverebbe ulteriormente la cooperazione e la condivisione di informazioni.

Grafico che riassume l’azione dell’UE per affrontare le minacce alla sicurezza in evoluzione.

Affrontare le minacce in evoluzione: l’UE sostiene le autorità di contrasto e giudiziarie nazionali con strumenti per rispondere alle nuove minacce, lottare contro la criminalità informatica, contrastare i contenuti illegali online e combattere le minacce ibride.

I negoziati si sono conclusi con la definizione di un regolamento sulla prevenzione della diffusione di contenuti terroristici online, che consentirà di rimuovere rapidamente la propaganda terroristica garantendo al contempo la libertà di espressione e una maggiore trasparenza; proseguono in parallelo i lavori nell’ambito del forum dell’UE su internet, che combatte la diffusione della propaganda terroristica online. La Commissione ha inoltre fornito un sostegno più mirato agli Stati membri e agli operatori di prima linea mediante la rete UE di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione in settori prioritari precedentemente individuati.

Proteggere le infrastrutture critiche

Le persone fanno affidamento sulle infrastrutture chiave, fisiche e digitali, come aeroporti, centrali elettriche, strutture mediche o reti di telecomunicazione, per molti servizi essenziali. Queste infrastrutture devono essere resilienti per far fronte a tutti i generi di rischi, siano essi naturali o di origine umana, accidentali o dolosi. In dicembre la Commissione ha proposto una nuova direttiva sulla resilienza dei soggetti critici alla base di servizi essenziali in vari settori.

Riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo

Il nuovo piano d’azione della Commissione sul riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo mira a colmare eventuali lacune e rimuovere possibili anelli deboli nelle norme dell’UE volte a contrastare queste minacce. Il piano d’azione si fonda su sei pilastri, ciascuno dei quali è stato concepito per migliorare la lotta globale dell’UE contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo e rafforzare sulla scena mondiale il ruolo dell’UE in questo ambito. Questi sei pilastri, combinati tra loro, garantiranno una maggiore armonizzazione delle norme dell’UE e quindi una loro maggiore efficacia. Si prevedono una migliore supervisione delle modalità di applicazione delle norme e un migliore coordinamento tra le autorità degli Stati membri.

Grafico su un ambiente della sicurezza adeguato alle esigenze del futuro.

Un ambiente della sicurezza adeguato alle esigenze del futuro: L’UE sostiene la protezione delle infrastrutture critiche da un’ampia gamma di minacce e il rafforzamento della loro resilienza nei confronti di dette minacce. I principali settori di intervento sono il rafforzamento della cibersicurezza e la protezione degli spazi pubblici.

Grafico che riassume le azioni dell’UE per proteggere i cittadini europei dal terrorismo e dalla criminalità organizzata.

Proteggere gli europei dal terrorismo e dalla criminalità organizzata. Sono necessari continui sforzi per lottare contro il terrorismo: privando i terroristi dei mezzi per agire, limitando l’accesso alle armi da fuoco, ai finanziamenti, agli esplosivi o ai prodotti chimici; con la prevenzione, rafforzando il contrasto alla radicalizzazione. L’UE sostiene la lotta contro la criminalità organizzata in settori nuovi e tradizionali quali il traffico di stupefacenti, di armi da fuoco e di esseri umani; la criminalità finanziaria; la corruzione; la criminalità ambientale. Tra le iniziative adottate dalla Commissione figurano il programma dell’UE in materia di lotta contro la droga 2021-2025, il piano d’azione dell’UE sul traffico di armi da fuoco 2020-2025, la prima relazione sullo Stato di diritto nell’UE, il piano d’azione sull’integrazione e l’inclusione, il programma dell’UE contro il terrorismo e la revisione del mandato di Europol.

Relazione sui progressi compiuti nell’Unione della sicurezza, 9 dicembre: sintesi delle iniziative intraprese finora.

Industria della difesa

La frammentazione dell’industria della difesa mette in discussione l’abilità dell’Unione europea di costruire la prossima generazione di capacità critiche di difesa, il che limiterebbe l’autonomia strategica e la sovranità dell’UE nonché la sua capacità di agire in qualità di garante della sicurezza. Nel 2020 è stato compiuto un notevole passo avanti in tal senso con due innovativi programmi pilota dell’UE: l’azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa, con una dotazione di 90 milioni di euro, e il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa, che dispone di una dotazione di 500 milioni di euro. Nel corso dell’anno sono stati erogati a titolo dell’azione preparatoria 23 milioni di euro per finanziare dieci progetti di ricerca nel settore della difesa, mentre a valere sul programma di sviluppo 200 milioni di euro sono stati destinati a 16 progetti. I programmi spianano la strada verso un Fondo europeo per la difesa a pieno titolo che, a partire dal 2021, contribuirà a creare una base industriale integrata di difesa in tutta l’UE.

In parallelo, gli Stati membri e il servizio europeo per l’azione esterna hanno continuato a lavorare all’attuazione delle iniziative nell’ambito della difesa, tra cui la cooperazione strutturata permanente in materia di difesa e la revisione coordinata annuale sulla difesa. Il Consiglio ha conferito all’alto rappresentante/vicepresidente Josep Borrell l’incarico di sviluppare una bussola strategica per rafforzare una comune cultura europea della sicurezza e della difesa e per definire orientamenti politici nei settori della gestione delle crisi, della resilienza, dello sviluppo delle capacità e dei partenariati.

Collage di diverse banconote dell’euro.

Rafforzare l’economia

Un periodo difficile per l’economia dell’UE

La pandemia di coronavirus rappresenta uno shock senza precedenti per l’economia mondiale e per quella dell’UE, con conseguenze sociali ed economiche molto gravi. Secondo le previsioni d’autunno della Commissione l’economia dell’UE avrebbe subito nel 2020 una contrazione del 7,4 %, prima di tornare a registrare una crescita del 4,1 % nel 2021 e del 3 % nel 2022. Sebbene la pandemia abbia colpito le economie di tutti gli Stati membri, la portata dell’impatto e la forza della ripresa saranno notevolmente diverse da una regione all’altra.

L’aumento deI tasso di disoccupazione a livello dell’UE nel suo complesso, dal 6,7 % nel 2019 al 7,7 % nel 2020, colpisce in modo sproporzionato le donne, i giovani, i lavoratori scarsamente qualificati e temporanei. Povertà, esclusione sociale e disuguaglianze sono probabilmente destinate ad aumentare, per cui è importante che la ripresa sia inclusiva ed equa per tutti.

Le sfide poste dalla pandemia nel 2020 evidenziano ancora una volta l’importanza del coordinamento delle politiche economiche nell’UE. Il semestre europeo fornisce un quadro consolidato per il coordinamento delle politiche economiche e occupazionali che guiderà l’Unione e i suoi Stati membri nelle sfide della ripresa e delle transizioni verde e digitale. Il semestre europeo e il nuovo dispositivo per la ripresa e la resilienza sono quindi strettamente collegati. I piani per la ripresa e la resilienza degli Stati membri saranno valutati alla luce delle raccomandazioni specifiche per paese, che riflettono le sfide principali cui ciascuno Stato membro deve far fronte. Proprio in virtù di tale collegamento, il calendario del semestre europeo per il ciclo 2020-2021 è stato temporaneamente adattato al varo del nuovo dispositivo.

Nel 2020 la Commissione ha inoltre iniziato a integrare nel semestre europeo gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, nell’ambito della sua strategia incentrata sulla sostenibilità competitiva e sulla costruzione di un’economia al servizio delle persone e del pianeta, in linea con il Green Deal europeo.

Un uomo in tenuta da lavoro bianca spinge un pannello a incastro per comporre ambulatori medici temporanei in un parcheggio.
Installazione di un ospedale mobile, un prototipo, finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale, per aiutare gli ospedali della regione a far fronte all’aumento del numero di pazienti dovuto al coronavirus, Bayonne, Francia, 9 novembre 2020.

Nella prima metà del 2020 sono stati investiti in tutta l’UE, a titolo dei quattro fondi della politica di coesione, 23 miliardi di euro — oltre il 5 % in più dalla fine del 2019, nonostante l’incertezza economica dovuta alla pandemia. Ci si sta adoperando alacremente ai fini di una riprogrammazione nell’ambito delle due iniziative di investimento in risposta al coronavirus messe in atto nei mesi di marzo e aprile grazie a una proposta immediata della Commissione e alla rapida approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio, che consentono di mettere a disposizione fondi e di assegnarli alle azioni specifiche connesse alla crisi intraprese in tutti gli Stati membri (cfr. anche «Una risposta concertata alla COVID-19»).

Una cartina che sintetizza una serie di progetti di sostegno nel contesto della pandemia finanziati dall’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus e dall’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus in diversi Stati membri dell’UE.

I finanziamenti messi a disposizione nell’ambito dell’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus (CRII) e dell’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus (CRII+) hanno sostenuto gli acquisti di emergenza di dispositivi medici e hanno aiutato le imprese a rimanere in attività. Ecco alcuni esempi (in senso orario). La Polonia ha acquistato 536 ventilatori e 120 veicoli di soccorso. La Slovacchia ha acquistato 110 veicoli di soccorso supplementari. In Romania, sostegno per il capitale di esercizio di piccole e medie imprese per un importo di 800 milioni di euro. La Bulgaria ha acquistato 317 ventilatori e oltre 2 milioni di mascherine. In Grecia, sostegno per il capitale di esercizio di piccole e medie imprese per un importo di 1,3 miliardi di euro. L’Italia ha sostenuto 470 laboratori e finanziato 2,5 milioni di test di Sars Co V 2. La Spagna ha creato quasi 3800 nuovi posti letto in unità di terapia intensiva, ha acquistato 1,8 miliardi di dispositivi di protezione individuale e 2170 ventilatori. Il Portogallo ha sostenuto la produzione di dispositivi medici, test e dispositivi di protezione individuale. In Ungheria, sostegno per il capitale di esercizio di piccole e medie imprese per un importo di 320 milioni di euro. La Francia ha fornito 223 milioni di euro in sovvenzioni e strumenti finanziari a oltre 3200 piccole e medie imprese. L’Irlanda ha finanziato l’acquisto di 65 milioni di dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari.

Una nuova strategia industriale per l’Europa

Nel mese di marzo la Commissione ha pubblicato una nuova strategia industriale per l’Europa, che delinea le modalità per creare le condizioni giuste affinché l’industria possa rimanere competitiva a livello mondiale e guidare le transizioni verde e digitale. La pandemia ha accelerato queste tendenze e messo in luce come la dipendenza dell’UE da fonti esterne a livello mondiale possa incidere sulla nostra capacità di reagire alle situazioni di crisi. La strategia contribuirà a sostenere la ripresa dell’Europa e garantire la resilienza dell’economia.

Un grafico che sintetizza l’impatto della nuova strategia industriale per l’Europa sulla competitività dell’UE a livello mondiale e sulle transizioni verde e digitale.

Il Green Deal europeo è la nuova strategia di crescita dell’Europa. Il fulcro è costituito dall’obiettivo di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Sono necessarie le giuste condizioni che consentano agli imprenditori di trasformare le idee in prodotti e servizi e alle imprese di ogni dimensione di prosperare e crescere. L’UE deve far leva sull’impatto, le dimensioni e l’integrazione del suo mercato unico per far sentire la propria voce nel mondo e imporre standard mondiali. Le tecnologie digitali stanno trasformando il volto dell’industria e il modo di fare affari. Esse consentono agli operatori economici di essere più proattivi e ai lavoratori di acquisire nuove competenze, ma sostengono anche la decarbonizzazione della nostra economia.

Dal mese di marzo la Commissione ha presentato diverse proposte relative agli obiettivi della strategia: un piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare, un piano d’azione per le materie prime critiche, una strategia dell’UE per l’idrogeno per sostenere le transizioni verde e digitale della nostra industria (cfr. anche «Creare un’Europa climaticamente neutra, pronta per l’era digitale») e un piano d’azione sulla proprietà intellettuale per sostenere la sovranità tecnologica e la resilienza industriale dell’UE. In parallelo, la Commissione si è adoperata per rafforzare il ruolo degli ecosistemi industriali analizzandone le esigenze di investimento. Affinché l’UE possa garantire condizioni di parità nel mercato unico, la Commissione ha pubblicato un libro bianco e ha condotto ampie consultazioni sugli effetti distorsivi delle sovvenzioni estere e sulle modalità per contrastarli.

La strategia per le PMI che accompagna il pacchetto sulla strategia industriale mira a liberare il pieno potenziale dei 25 milioni di piccole e medie imprese europee. Iniziative quali i consulenti in materia di sostenibilità e la strategia di investimento Escalar, volta a stanziare fino a 1,2 miliardi di euro in investimenti in capitale di rischio e private equity per innovazioni pionieristiche, sosterranno il processo di adeguamento di tali imprese e svolgeranno un ruolo cruciale nella trasformazione industriale.

La trasformazione industriale dell’Europa si basa anche su un mercato unico integrato e ben funzionante. Per affrontare gli ostacoli rimanenti la Commissione ha proposto azioni volte a una migliore applicazione delle vigenti norme sul mercato unico, tra cui l’istituzione di una task force per l’applicazione delle norme sul mercato unico, che ha avuto un ruolo importante nel far fronte alle restrizioni connesse alla pandemia. Grazie alle nuove norme in vigore sul reciproco riconoscimento delle merci sarà inoltre possibile per le imprese vendere i loro prodotti in tutta Europa in modo più rapido e agevole.

Politica spaziale

Le tecnologie, i dati e i servizi spaziali possono rafforzare la base industriale dell’UE sostenendo lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi, compresa la diffusione di tecnologie innovative d’avanguardia. A titolo di esempio citiamo Galileo, la componente di navigazione del programma spaziale dell’UE, che nel 2020 ha rafforzato la sua presenza sul mercato con oltre 1,7 miliardi di smartphone compatibili. Grazie a Galileo i dati di posizionamento forniti dai dispositivi mobili sono più accurati e affidabili, in particolare nelle aree urbane.

Nel dicembre 2020 il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico provvisorio in merito al regolamento dell’UE sullo spazio, che ingloba tutte le componenti del programma spaziale dell’UE con una dotazione di 13 miliardi di euro (la più consistente di sempre a livello dell’UE nel settore dello spazio). Il nuovo regolamento riflette il crescente coinvolgimento e le sempre maggiori aspirazioni dell’UE in questo settore, che vanno ben oltre i programmi faro Copernicus e Galileo per includere nuove azioni a sostegno della sicurezza nello spazio, dell’accesso indipendente allo spazio e dell’imprenditorialità nel settore spaziale. In parallelo sono proseguiti anche i negoziati su un accordo quadro relativo al partenariato finanziario tra la Commissione, l’Agenzia spaziale europea e la futura Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale al fine di definire le modalità di attribuzione dei compiti tra le due agenzie, in linea con il regolamento sullo spazio.

Un satellite che orbita intorno alla Terra con la catena montuosa delle Ande visibile sullo sfondo. © ESA/ATG medialab
Il satellite Sentinel-6 Michael Freilich, del programma Copernicus di osservazione della Terra, è stato lanciato il 21 novembre 2020. Utilizza la più recente tecnologia di altimetria radar per raccogliere dati sulla topografia degli oceani, consentendo di misurare l’aumento del livello del mare. Questi dati forniti da Sentinel-6 saranno essenziali per la climatologia e per le decisioni strategiche e per proteggere le persone a rischio dall’innalzamento del livello del mare.
© Nicolas Economou/NurPhoto/NurPhoto tramite AFP

Trasporto aereo

Nel mese di settembre la Commissione ha presentato i suoi piani per modernizzare lo spazio aereo europeo mediante la proposta di revisione del cielo unico europeo 2+. Si tratta di un’iniziativa che mira a rendere più efficiente la gestione del traffico aereo e contribuire a ridurre i ritardi e l’impatto ambientale dei voli, garantendo al tempo stesso un elevato livello di sicurezza e tenendo sotto controllo i costi sostenuti dagli utenti dello spazio aereo.

Ricerca e innovazione di eccellenza

Nel mese di ottobre, con la comunicazione sul nuovo Spazio europeo della ricerca, la Commissione ha stabilito i suoi piani per la ricerca e l’innovazione a sostegno della ripresa dell’UE e delle transizioni verde e digitale. La comunicazione definisce le condizioni necessarie per creare uno spazio europeo della ricerca competitivo e orientato al talento. Le 14 azioni proposte contribuiranno a dare priorità agli investimenti, migliorare l’accesso all’eccellenza, formare e attrarre i migliori talenti, trasformare le idee innovative in nuovi prodotti e servizi e aprire la strada alla scienza.

Nel giugno 2020 la Commissione ha istituito il Fondo del Consiglio europeo per l’innovazione per effettuare investimenti in capitale proprio o in quasi-equity di start-up e piccole e medie imprese. Questa è la prima volta che la Commissione effettua investimenti azionari diretti nelle società. Complessivamente sono state preselezionate 140 imprese operanti in vari settori ad alta intensità tecnologica (tra cui sanità, digitale ed energia), che hanno ricevuto investimenti azionari per un importo pari a quasi 600 milioni di euro.

Nel mese di giugno la Commissione, la Banca europea per gli investimenti e la Investitionsbank Berlin hanno annunciato la prima tornata di finanziamenti a titolo del Fondo dell’UE per la lotta contro la malaria, che promuove soluzioni innovative e accessibili per prevenire e curare la malaria. Finanziamenti per l’ammontare di 70 milioni di euro sosterranno progetti scientificamente promettenti non ancora adottati dall’industria farmaceutica. Il fondo è sostenuto dal Finanziamento dell’UE per l’innovazione (InnovFin) e dal Fondo europeo per gli investimenti strategici, due iniziative congiunte della Commissione e della Banca europea per gli investimenti.

Video che illustra il nuovo Spazio europeo della ricerca.
VIDEO Il nuovo Spazio europeo della ricerca

Unione bancaria e Unione dei mercati dei capitali

Dato che la crisi del coronavirus colpisce anche il settore creditizio, i nostri mercati finanziari e la forza della ripresa dipendono dal corretto funzionamento dei mercati dei capitali e dall’accesso ai finanziamenti. In giugno il Parlamento ha approvato il rapido intervento relativo al regolamento sui requisiti patrimoniali per incentivare le banche a concedere prestiti alle imprese e alle famiglie e nel mese di luglio la Commissione ha annunciato misure finalizzate ad agevolare i mercati dei capitali nel sostenere le imprese dell’UE a riprendersi dalla crisi.

Per contribuire ad attenuare ulteriormente gli effetti della pandemia sulle persone e sulle imprese, a seguito di due incontri organizzati dalla Commissione con rappresentanti dei consumatori e delle imprese, delle banche europee, di altri soggetti prestatori e del settore assicurativo, nel mese di luglio è stato elaborato un elenco di migliori pratiche. L’elenco indica in che modo questi operatori del mercato possano sostenere i cittadini e le imprese per tutto il tempo in cui perdurerà la crisi. Le discussioni rientrano in un più ampio sforzo della Commissione volto ad aumentare l’erogazione di prestiti.

In settembre la Commissione ha annunciato un nuovo piano d’azione per realizzare un’Unione dei mercati dei capitali al servizio delle persone e delle imprese. Nonostante si tratti di un progetto a lungo termine, le misure a breve termine possono fare la differenza: ad esempio semplificare i requisiti di quotazione per le piccole e medie imprese, sostenere maggiori investimenti azionari a lungo termine da parte delle imprese di assicurazione e delle banche, incoraggiare le banche ad avvalersi in misura maggiore della cartolarizzazione e migliorare l’accesso degli investitori alle informazioni.

Molte famiglie e imprese hanno subito una forte pressione finanziaria a causa della pandemia. Garantire che le banche continuino a offrire credito ai cittadini e alle imprese è pertanto una priorità assoluta per la Commissione. Alla fine del 2020 la Commissione ha proposto una strategia per i crediti deteriorati che, garantendo la tutela dei debitori, possa contribuire a prevenire l’aumento dei crediti deteriorati, come successo all’indomani dell’ultima crisi finanziaria. L’obiettivo è contribuire a una ripresa rapida e sostenibile dell’economia una volta superata la pandemia, preservando al contempo la stabilità del settore finanziario europeo e la capacità delle banche di concedere prestiti all’economia reale.

Con l’adozione nel 2020 del regolamento in materia di tassonomia sulla finanza sostenibile, l’Unione dei mercati dei capitali è diventata più verde e aiuta l’UE a conseguire i suoi obiettivi climatici favorendo gli investimenti del settore privato in progetti verdi e sostenibili (cfr. anche «Creare un’Europa climaticamente neutra, pronta per l’era digitale»).

Fiscalità e dogane eque, semplici e moderne

L’equità fiscale è fondamentale per proteggere il gettito pubblico, creare parità di condizioni e garantire la giustizia sociale. Nel 2020 la Commissione ha avviato i lavori per rinnovare il contesto fiscale in Europa, al fine di renderlo più equo e più favorevole alla crescita. In luglio ha presentato un nuovo pacchetto fiscale comprendente un piano d’azione per una fiscalità equa e semplice, in modo da facilitare la vita ai contribuenti onesti e renderla più difficile agli evasori fiscali. A seguito di una proposta presentata dalla Commissione in luglio, nel mese di novembre gli Stati membri hanno concordato nuove norme in materia di trasparenza fiscale per le piattaforme digitali. Il Consiglio ha inoltre adottato conclusioni relative a una concorrenza fiscale equa nell’UE e oltre, che risponde alla comunicazione della Commissione del 15 luglio.

Per quanto riguarda le dogane, nel mese di settembre la Commissione ha varato un nuovo piano d’azione per l’unione doganale, che definisce una serie di misure per rendere le dogane dell’UE più intelligenti, innovative ed efficienti. Nel mese di ottobre ha adottato l’iniziativa riguardante un ambiente dello sportello unico dell’Unione europea per le dogane, una soluzione digitale orientata al futuro per una condivisione più rapida ed efficiente dei dati elettronici tra le diverse autorità governative coinvolte nello sdoganamento delle merci alle frontiere.

Concorrenza leale

La futura strategia industriale, ecologica e digitale dell’Europa deve basarsi su una concorrenza leale. La politica di concorrenza garantisce condizioni di parità che incentivano le imprese a investire, innovare e crescere. Contribuisce alla competitività dell’economia dell’UE e delle imprese europee e protegge l’accesso delle imprese dell’UE a fattori produttivi di alta qualità a prezzi attraenti, garantendone la competitività a livello nazionale e mondiale. La solidità delle norme dell’UE in questo settore consente una cooperazione nell’ottica della concorrenza, sostiene la crescita e lo sviluppo di imprese forti, siano esse di grandi dimensioni o PMI, e contribuisce a rendere più verde la nostra economia.

Nel 2020 la Commissione ha proseguito la sua azione esecutiva a livello di controllo degli aiuti di Stato, delle operazioni di concentrazione tra imprese e di applicazione delle norme antitrust in tutti i mercati, tra cui quelli delle industrie digitali, farmaceutiche, di base e di altro tipo.

È importante sottolineare che, nel contesto della risposta economica alla COVID-19, in marzo la Commissione ha adottato un quadro temporaneo per gli aiuti di Stato al fine di consentire agli Stati membri di avvalersi appieno della flessibilità prevista dalle norme dell’UE sugli aiuti di Stato per sostenere le imprese colpite dalle conseguenze senza precedenti della pandemia. Nel corso dell’anno la Commissione ha adottato quasi 400 decisioni che approvavano 500 misure nazionali notificate dai 27 Stati membri e dal Regno Unito nel contesto della pandemia di coronavirus.

Negli ultimi anni si sono verificati cambiamenti a un ritmo sempre più rapido e il mondo è diventato sempre più digitale e interconnesso. In questo contesto la Commissione ha continuato le riflessioni in corso sulle modalità di applicazione delle regole di concorrenza, proseguendo al contempo la revisione delle norme in materia di concorrenza relative al controllo degli aiuti di Stato, delle operazioni di concentrazione tra imprese e l’antitrust, in linea con le priorità verdi e digitali della presidente von der Leyen.

Inoltre, per far fronte in modo più efficace ai problemi che sorgono nei mercati digitali esposti a fallimenti del mercato, ad esempio la funzione di controllo dell’accesso esercitata da alcune piattaforme digitali (i cosiddetti gatekeeper), il 15 dicembre la Commissione ha presentato una legge sui mercati digitali e una legge sui servizi digitali (per ulteriori informazioni su queste iniziative, cfr. «Creare un’Europa climaticamente neutra, pronta per l’era digitale»).

Due adulti e un bambino, seduti su un divano, guardano insieme lo schermo di uno smartphone.

Costruire un’Europa equa e sociale

Un’Europa sociale forte per le transizioni verde e digitale

Un grafico che illustra i dati sulle problematiche sociali.

Solo 1 lavoratore scarsamente qualificato su 25 ha accesso alla formazione permanente. Nel 2018 il divario retributivo di genere era pari al 14,1%. Solo il 50% delle persone con disabilità che vogliono lavorare ha un lavoro. Più di 1 bambino su 5 è a rischio di povertà e di esclusione sociale. Il 40% dei tumori è prevenibile. La disoccupazione giovanile nelle regioni europee varia dal 2,8% al 64%.

La ripresa economica dalla pandemia di coronavirus deve essere equa e inclusiva e preparare nel contempo i cittadini alla duplice transizione verde e digitale. L’UE darà priorità alla dimensione sociale dell’economia, in particolare sostenendo gli Stati membri nella piena attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e nel 2020, basandosi su tale strumento, la Commissione europea ha avviato iniziative per favorire un’Europa sociale forte. Gli Stati membri, le regioni e i partner dell’UE sono stati invitati a presentare le loro opinioni su come realizzare gli obiettivi del pilastro in preparazione di un nuovo piano d’azione nel 2021.

Un grafico che riporta i dati sulle difficoltà dei lavoratori con salario minimo ad arrivare alla fine del mese.

Il grafico riporta la percentuale di lavoratori con salario minimo che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Il 2% ci arriva con molta facilità, il 7% con facilità e il 21% abbastanza facilmente. Il 39% ha qualche difficoltà e il 20% ha difficoltà. Infine, l’11% ha grande difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Molti di questi lavoratori sono lavoratori agricoli o addetti alle pulizie, e la maggioranza, quasi il 60% nell’UE, sono donne. Fonte: calcoli Eurofound basati sulle statistiche EU-SILC 2018.

Garantire a ogni lavoratore nell’UE un salario minimo adeguato che consenta una vita dignitosa è uno dei principi del pilastro e una priorità per la presidente von der Leyen. Per questo motivo in ottobre la Commissione ha proposto di migliorare l’adeguatezza e la portata della retribuzione minima in Europa. La direttiva proposta mira a garantire che tutti i lavoratori nell’UE godano di un salario minimo adeguato che consenta una vita dignitosa ovunque lavorino. Promuove inoltre la contrattazione collettiva relativa alla fissazione dei salari in tutti gli Stati membri e mira a ridurre le disparità salariali e la povertà lavorativa, rispettando nel contempo la diversità dei contesti e delle tradizioni nazionali.

Sviluppare le competenze delle persone

Le trasformazioni verde e digitale stanno cambiando il nostro modo di lavorare, imparare, partecipare alla società e la nostra vita quotidiana. Nel contempo la pandemia ha avuto ripercussioni profonde per milioni di persone nell’UE che hanno perso il lavoro o hanno subito una significativa perdita di reddito. L’Europa può affrontare queste sfide e cogliere queste opportunità solo se i suoi cittadini sviluppano le competenze necessarie.

L’agenda europea per le competenze è un piano di cinque anni per aiutare i cittadini e le imprese a sviluppare e utilizzare competenze maggiori e migliori. L’agenda mobilita i partner pubblici e privati con una serie di obiettivi ambiziosi per lo sviluppo delle competenze da raggiungere entro il 2025.

L’agenda per le competenze comprende dodici azioni organizzate intorno a quattro elementi costitutivi: un patto per le competenze volto a promuovere un’azione comune che massimizzi l’impatto degli investimenti volti a migliorare le competenze della forza lavoro; azioni volte a garantire che le persone abbiano le competenze necessarie per lavorare; strumenti e iniziative per sostenere le persone nei loro percorsi di apprendimento permanente; un quadro per sbloccare gli investimenti nelle competenze.

L’agenda è stata avviata il 1º luglio 2020 e sono già in corso azioni nell’ambito di sette delle dodici iniziative faro. Le restanti cinque iniziative faro saranno avviate nel 2021.

Creare maggiori opportunità per i giovani

Un grafico che illustra l’evoluzione della disoccupazione giovanile dal 2008.

Il grafico illustra l’evoluzione della disoccupazione giovanile nell’UE tra il 2008 e il 2020. Dopo un aumento costante da poco meno del 16% nel 2008 ad un picco del 24,9% nel 2013, la disoccupazione giovanile ha iniziato a diminuire costantemente, per risalire leggermente al 17,7% nel novembre 2020.

La pandemia ha aggravato la già difficile situazione che spesso i giovani incontrano quando si affacciano sul mercato del lavoro. Con il pacchetto di sostegno all’occupazione giovanile adottato a luglio, l’UE mira a sostenere i giovani mettendo a disposizione un numero maggiore di apprendistati e garantendo che tutti i giovani di età inferiore ai trent’anni ricevano un’offerta di lavoro, formazione o ulteriore istruzione entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione. L’iniziativa mira inoltre a rendere l’istruzione e la formazione professionale più moderne, attraenti e adatte alle economie digitale e verde.

Il pacchetto di sostegno all’occupazione giovanile propone inoltre di rafforzare la garanzia per i giovani in modo da raggiungere un numero di giovani ancora più importante in futuro. A novembre il Consiglio ha adottato la proposta della Commissione che comprende miglioramenti quali il potenziamento della capacità di coinvolgere i giovani vulnerabili e l’innalzamento dell’età massima a 29 anni. Finanziamenti dell’UE sono quindi a disposizione degli Stati membri per rafforzare il sostegno all’occupazione giovanile, con l’obiettivo generale di investire 22 miliardi di euro mediante lo strumento per la ripresa NextGenerationEU e il bilancio 2021-2027.

Un grafico che illustra in che modo l’UE aiuta gli Stati membri a costruire un ponte verso il lavoro.

L’UE aiuta gli Stati membri ad affrontare la sfida della disoccupazione giovanile. Decine di miliardi di euro che alimentano il piano di ripresa per i giovani saranno spesi per «un ponte verso il lavoro» (rafforzamento della garanzia per i giovani), per preparare al futuro le politiche dell’UE in materia di istruzione e formazione professionale e per imprimere un nuovo slancio agli apprendistati e ad altre misure supplementari a sostegno dell’occupazione giovanile. Gli Stati membri devono dare priorità agli investimenti a sostegno dei giovani nel breve e medio termine.

Un ponte verso il lavoro per la prossima generazione: in che modo l’UE sostiene gli Stati membri nell’affrontare questa sfida con determinazione.

Realizzare lo spazio europeo dell’istruzione

Maggiori opportunità per i giovani significa anche migliorare la qualità, l’inclusività e le dimensioni digitale e verde dei sistemi di istruzione. Per questo motivo in settembre la Commissione, in stretta collaborazione con gli Stati membri, ha pubblicato una comunicazione sulla realizzazione dello spazio europeo dell’istruzione entro il 2025. La comunicazione dimostra come gli Stati membri possano plasmare insieme un’UE in cui alunni e insegnanti siano liberi di apprendere e lavorare in tutto il continente e in cui gli istituti di istruzione possano associarsi liberamente, in Europa e altrove. Tappe fondamentali chiare sono state fissate dall’UE e dagli Stati membri per conseguire tale obiettivo, che sarà sostenuto anche mediante lo strumento NextGenerationEU e il programma Erasmus+.

L’istruzione e la formazione digitali

Una donna al lavoro sul suo computer. © Technocité, 2020
Technocité, vicino alla città di Mons in Belgio, lavora con studenti adulti e persone in cerca di lavoro per aiutarli a sviluppare le competenze necessarie per lavorare nei settori digitali e creativi. Durante il primo lockdown nazionale, in primavera, 2 020 istituti di istruzione di tutto il paese sono rimasti chiusi per mesi. Per Technocité l’alternativa era chiara: adattarsi rapidamente o chiudere per sempre. Grazie ad un finanziamento europeo di 3,3 milioni di euro, Technocité è riuscita a reinventare i propri metodi di lavoro. Tutti i corsi sono stati trasferiti online per consentire agli studenti di continuare a seguirli a distanza.

La crisi del coronavirus ha posto la didattica a distanza al centro delle pratiche di istruzione, evidenziando l’urgente necessità di migliorare l’istruzione digitale. Nel quadro dei suoi sforzi volti a promuovere la transizione digitale, in settembre la Commissione ha adottato un nuovo piano d’azione per l’istruzione digitale che propone una serie di iniziative per un’istruzione digitale di alta qualità, inclusiva e accessibile nell’UE e richiede una maggiore cooperazione tra gli Stati membri e tra le parti interessate al fine di adeguare all’era digitale i sistemi di istruzione e formazione. La Commissione istituirà un polo europeo dell’istruzione digitale al fine di promuovere la cooperazione tra i settori strategici pertinenti, creare una rete di servizi di consulenza nazionali e rafforzare il dialogo tra il pubblico e il privato.

Intensificare l’azione per un’Unione dell’uguaglianza

L’UE è attivamente impegnata nella realizzazione di un’Unione dell’uguaglianza. Ciò significa portare avanti politiche e azioni che mettano in discussione gli stereotipi ancora troppo spesso presenti nella società e creare le condizioni che consentono a ciascuno di esprimere i propri talenti indipendentemente dal sesso, dalla razza o dall’origine etnica, dall’età, dalla disabilità, dall’orientamento sessuale o dalle convinzioni religiose. Un’UE più equa garantirà inoltre che il processo decisionale tenga conto delle esigenze di tutti nella società.

In occasione del ventesimo anniversario della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in dicembre la Commissione ha adottato una nuova strategia per migliorarne l’applicazione. La relazione della Commissione del giugno 2019 e le consultazioni avviate per preparare la strategia hanno evidenziato che negli Stati membri non sono sfruttate appieno tutte le potenzialità della Carta. Le persone non conoscono bene i propri diritti e vorrebbero sapere come farli valere qualora venissero violati. La strategia propone modi per garantire un’applicazione efficace della Carta, anche mediante la responsabilizzazione dei tribunali e delle organizzazioni della società civile, e per migliorare la consapevolezza dei cittadini in merito ai loro diritti.

Parità di genere

La creazione di un’Unione dell’uguaglianza è una priorità assoluta per la Commissione e una necessità per un’UE equa, forte e prospera per tutte le donne e tutti gli uomini, le ragazze e i ragazzi in tutta la loro diversità. A marzo la Commissione ha presentato una strategia per la parità di genere al fine di colmare i divari e consentire all’Unione europea di realizzare appieno il suo potenziale in tutta la società, anche nei settori dell’istruzione, dell’occupazione, delle imprese e della politica. Tale strategia definisce una visione, obiettivi politici e azioni per compiere progressi concreti in materia di parità di genere nell’UE e per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Le azioni delineate comprendono un’iniziativa volta a prevenire e combattere forme specifiche di violenza di genere, azioni volte a contrastare gli stereotipi di genere, misure volte a garantire l’equilibrio tra vita professionale e vita privata e la parità di retribuzione, nonché uno sforzo per raggiungere l’equilibrio di genere nei processi decisionali e nella politica.

Un grafico che illustra i dati sulle problematiche di genere.

Il 33% delle donne nell’UE ha subito violenze fisiche e/o sessuali. Il 22% delle donne nell’UE ha subito violenze per mano del proprio partner. Il 55% delle donne nell’UE ha subito molestie sessuali e, rispetto agli uomini, per le donne è maggiore la probabilità di subire molestie sessuali online. Solo il 67% delle donne nell’UE ha un’occupazione, contro il 78% degli uomini. Solo il 7,8% dei presidenti dei consigli di amministrazione e l’8,2% degli amministratori delegati sono donne.

I lockdown e le restrizioni alla circolazione hanno rallentato la diffusione della COVID-19, ma in molte situazioni hanno anche confinato le vittime di violenza domestica insieme ai loro aggressori. Sebbene sia troppo presto per disporre di dati affidabili, l’Organizzazione mondiale della sanità ha segnalato un aumento significativo della violenza domestica a causa delle misure di confinamento. La Commissione ha organizzato seminari online con gli Stati membri sugli aspetti della pandemia relativi alla parità di genere. Sono state trattate le buone pratiche in materia di lotta alla violenza domestica, gli aspetti relativi alla parità di genere nel lavoro e nell’assistenza e l’equilibrio di genere nel processo decisionale, tutti nel contesto della COVID-19. Circa 18 milioni di euro provenienti dall’iniziativa Spotlight sono stati riorientati per affrontare la violenza contro le donne e le ragazze durante la pandemia. L’iniziativa Spotlight è stata avviata nel 2017 con le Nazioni Unite. L’UE ha contributo con 500 milioni di euro ai lavori per eliminare tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze.

Lotta al razzismo

Collage composto da volti raffiguranti persone di vari gruppi etnici e di diverse età.

Sebbene il razzismo e la discriminazione razziale siano vietati nell’UE, persistono ancora in molte forme, talvolta associati alla discriminazione per motivi di religione o convinzioni personali, genere, orientamento sessuale, età, disabilità o provenienza da un contesto migratorio. In settembre la Commissione ha presentato il piano d’azione dell’UE contro il razzismo 2020-2025 per riunire gli attori a tutti i livelli per affrontare in modo più efficace il razzismo, compreso il razzismo strutturale. Tale piano richiede agli Stati membri un’applicazione più rigorosa del diritto dell’UE vigente. Inoltre prevede la nomina di un coordinatore dell’UE per la lotta al razzismo e misure volte ad aiutare gli Stati membri a rendere più eque le attività di polizia al fine di prevenire atteggiamenti discriminatori, compresa la profilazione razziale ed etnica. Infine, entro il 2022, gli Stati membri dovranno presentare piani nazionali di lotta al razzismo.

Uguaglianza, inclusione e partecipazione dei Rom

Secondo un’indagine del 2019, il 45 % dei Rom ha subito discriminazioni nei 12 mesi precedenti. La più grande minoranza etnica europea continua a essere vittima di una discriminazione e di un’esclusione socioeconomica intollerabili nella vita quotidiana; sono ancora diffusi gli stereotipi e i pregiudizi negativi. In ottobre la Commissione ha presentato un quadro strategico rafforzato dell’UE in materia di uguaglianza, inclusione e partecipazione dei Rom per i prossimi dieci anni.

Video sulla nuova strategia per le pari opportunità per i i Rom.
VIDEO Pari opportunità #EU4Roma.

Tutti i Rom dovrebbero avere l’opportunità di sfruttare appieno le loro potenzialità e di impegnarsi nella vita politica, sociale, economica e culturale. Il quadro precedente si concentrava principalmente sull’integrazione socioeconomica. Il nuovo quadro strategico dell’UE per i Rom fissa una serie di obiettivi minimi da raggiungere entro il 2030. Tali obiettivi saranno raggiunti attraverso un approccio più globale che integri l’inclusione dei Rom emarginati mediante la promozione dell’uguaglianza e della partecipazione per tutti. La Commissione ha inoltre proposto al Consiglio una raccomandazione relativa all’uguaglianza, all’inclusione e alla partecipazione dei Rom che comprende un elenco di misure specifiche che gli Stati membri devono adottare per conseguire gli obiettivi comuni a livello dell’UE. Il quadro strategico è in linea con i lavori della Commissione in altri settori, tra cui il bilancio dell’UE per il periodo 2021-2027, il piano d’azione dell’UE contro il razzismo 2020-2025, la strategia dell’UE sui diritti delle vittime e la strategia per la parità di genere.

Parità LGBTIQ

La prima strategia della Commissione per la parità delle persone LGBTIQ pubblicata a novembre definisce le azioni dell’UE per affrontare le discriminazioni e le sfide cui devono far fronte le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer. La Commissione sta progettando un’iniziativa volta ad ampliare l’elenco degli eurocrimini al fine di includervi l’incitamento all’odio omofobico e i reati generati dall’odio e propone di sostenere gli Stati membri nell’elaborazione di piani d’azione nazionali, organizzare campagne di sensibilizzazione a livello dell’UE, finanziare le organizzazioni della società civile e integrare la parità delle persone LGBTIQ nelle politiche dell’UE.

Un grafico che sintetizza la prima strategia dell’UE sulle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer.

La prima strategia della Commissione europea per l’uguaglianza delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer nell’UE definisce una serie di obiettivi chiave per quattro pilastri da conseguire entro il 2025. Occorre: combattere la discriminazione nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer; garantire l’incolumità delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer; costruire società inclusive per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer; e guidare la lotta a favore dell’uguaglianza delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer nel mondo.

Diritti delle persone con disabilità

Le persone con disabilità possono essere esposte a un maggiore rischio di povertà, a un più basso livello di istruzione, a barriere che ostacolano la loro piena partecipazione alla società e a una mancanza di indipendenza e autonomia che possono compromettere la loro dignità e i loro diritti fondamentali. La pandemia di COVID-19 ha aggravato ulteriormente tali disuguaglianze. In novembre la Commissione ha pubblicato la sua valutazione della strategia europea sulla disabilità 2010-2020. Ha rilevato che, sebbene vi siano margini di miglioramento, la strategia ha avuto un impatto positivo sull’inclusione delle questioni relative alla disabilità nella legislazione e nella politica dell’UE. Tra gli esempi figurano l’adozione dell’atto europeo sull’accessibilità, della direttiva sull’accessibilità del web e della legislazione relativa ai diritti dei passeggeri.

Strategia dell’UE sui diritti delle vittime

In giugno la Commissione ha pubblicato la prima strategia dell’UE sui diritti delle vittime. L’obiettivo principale è quello di garantire che tutte le vittime di un reato possano far valere pienamente i propri diritti, indipendentemente dal luogo dell’UE in cui il reato è stato commesso o dalle circostanze. La strategia propone azioni per consentire alle vittime di denunciare i reati, chiedere un risarcimento e superare le conseguenze del reato, e promuove la formazione delle autorità giudiziarie e di contrasto. La relazione sull’attuazione della direttiva sui diritti delle vittime, pubblicata a maggio, ha messo in luce carenze che la strategia mira a risolvere nella maggior parte degli Stati membri per quanto riguarda diritti quali l’accesso alle informazioni, i servizi di sostegno e la protezione.

Anticipare le sfide future per rafforzare la resilienza dell’UE

Una cultura dell’anticipazione e della preparazione è fondamentale per affrontare le sfide di domani. Nella sua prima relazione di previsione strategica la Commissione si concentra sull’integrazione della previsione strategica nel processo decisionale dell’UE, definendo un quadro a livello della Commissione e proponendo la previsione strategica quale strumento per rafforzare la resilienza dell’UE in quattro dimensioni: sociale ed economica, geopolitica, verde, digitale. Anticipare le tendenze future è essenziale per garantire che i responsabili politici tengano conto di questioni a lungo termine come, ad esempio, le sfide demografiche.

Video sulle megatendenze future.
VIDEO Il contributo della previsione strategica alle transizioni verde e digitale e alla transizione giusta e per rendere l’Europa più resiliente.

Il cambiamento demografico sta trasformando la società europea. In giugno la Commissione ha pubblicato la sua prima relazione sull’impatto delle tendenze demografiche in tutta l’UE. Evidenzia i legami tra le tendenze e gli impatti demografici e il potenziale di ripresa dalla crisi generata dal coronavirus. La relazione dà il via ai lavori della Commissione in questo settore e contribuirà a individuare il modo migliore per sostenere le persone, le regioni e le comunità più colpite. Inoltre costituisce la base per il libro verde sull’invecchiamento e la visione a lungo termine per le zone rurali, previsti per il 2021. Trasformare le sfide demografiche in opportunità contribuirà a realizzare le trasformazioni verde e digitale indispensabili per un futuro prospero e sostenibile. Si tratterà di esaminare l’assistenza sanitaria, il benessere, i bilanci pubblici e l’accesso ai servizi alla luce dell’evoluzione demografica al fine di adeguare meglio le politiche alle esigenze e alle realtà sul campo.

Un grafico che illustra i dati delle previsioni demografiche.

Nel 2018 l’aspettativa di vita alla nascita ha raggiunto i 78,2 anni per gli uomini e gli 83,7 anni per le donne. Secondo le proiezioni tale crescita continuerà: gli uomini nati nel 2070 vivranno fino a 86,1 anni e le donne fino a 90,3 anni. Nel 2018 il numero medio di nascite per donna era di 1,55 e l’età mediana al momento del parto era di 31,3 anni. Nel 2070 le nascite dovrebbero aumentare a 1,66 e l’età mediana raggiungerà i 31,7 anni. Entro il 2070, secondo le proiezioni, la quota della popolazione di età pari o superiore a 65 anni sarà pari al 30,3% (rispetto al 20,3% nel 2019) e sarà del 13,2% la quota della popolazione di età pari o superiore a 80 anni (rispetto al 5,8% nel 2019).

Un’insegnante tiene lezioni all’aperto nell’ambito del progetto EU4Schools in Albania. © PSNU Albania, 2020

Promuovere gli interessi e i valori europei nel mondo

Rafforzare e approfondire la cooperazione con l’Africa

Ursula von der Leyen, al centro, con diversi commissari europei e rappresentanti dell’Unione africana.
Decima riunione tra la Commissione UE e la Commissione dell’Unione africana, Addis Abeba, Etiopia, 27 febbraio 2020.

Nel 2020 si è registrato un crescente slancio nelle relazioni con l’Africa, una massima priorità per l’UE. A fine febbraio la presidente von der Leyen e la maggior parte dei membri della Commissione hanno partecipato alla decima riunione tra la Commissione e la Commissione dell’Unione africana ad Addis Abeba, Etiopia.

La riunione faceva parte del dialogo in corso con l’Unione africana e, oltre ad avviare i preparativi per il sesto vertice del 2021, ha offerto l’opportunità di discutere sfide comuni quali la pace e la governance, i cambiamenti climatici, l’occupazione e gli investimenti sostenibili, la digitalizzazione, la mobilità e la migrazione.

Ursula von der Leyen e Tewolde GebreMariam in un hangar vicino a un aereo.
La presidente von der Leyen ha visitato l’Accademia aeronautica di Addis Abeba. L’UE cofinanzia questa scuola internazionale grazie alla quale i giovani possono diventare piloti, assistenti di cabina o ingegneri di volo. Tewolde GebreMariam, amministratore delegato di Ethiopian Airlines (a sinistra), e Ursula von der Leyen (centro).

A marzo la Commissione e l’alto rappresentante Josep Borrell hanno pubblicato una comunicazione congiunta dal titolo «Verso una strategia globale per l’Africa», che mira a portare al livello successivo il partenariato tra i due continenti e propone partenariati più forti in cinque settori chiave: transizione verde, trasformazione digitale, crescita sostenibile, pace e governance, migrazione e mobilità.

Un grafico sulle relazioni economiche UE-Africa.

I grafici riportano i dati del 2018 relativi agli aiuti pubblici allo sviluppo a favore dell’Africa e agli scambi commerciali dell’Africa per partner. L’UE e i suoi 27 Stati membri hanno fornito all’Africa il 46% degli aiuti pubblici allo sviluppo, pari a 19,6 miliardi di euro. Al secondo posto si collocano gli Stati Uniti, con il 25%, pari a 10,7 miliardi di euro. Fonte: OCSE DAC2A 2018. Non sono disponibili dati per la Cina. Il 32% degli scambi commerciali complessivi dell’Africa, pari a 235 miliardi di euro, si sono svolti con l’UE; il 17%, pari a 125 miliardi di euro, con la Cina; il 6%, pari a 46 miliardi di euro, con gli Stati Uniti. Fonte: Fondo monetario internazionale, 2018.

Video sugli aspetti principali del futuro partenariato con l’Africa.
VIDEO Verso una strategia globale per l’Africa.

A novembre, grazie alla conclusione di dieci accordi di garanzia finanziaria del valore di 990 milioni di euro con istituzioni finanziarie partner, la Commissione europea ha compiuto un importante passo in avanti nella promozione degli investimenti in Africa e nel vicinato dell’UE, contribuendo a stimolare la ripresa mondiale dalla pandemia. Si prevede che, insieme, tali garanzie genereranno complessivamente fino a 10 miliardi di euro di investimenti. Tali garanzie fanno parte della risposta di Team Europa alla pandemia di COVID-19.

Allargamento dell’UE

La politica di allargamento dell’UE ha acquisito nuovo slancio in febbraio, quando la Commissione ha presentato le sue proposte per rafforzare il processo di adesione al fine di renderlo più credibile, prevedibile e dinamico, con una rinnovata attenzione alle riforme fondamentali e un orientamento politico più forte. A marzo l’UE ha compiuto un passo storico decidendo di avviare negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord. Gli Stati membri hanno ribadito il loro inequivocabile sostegno alla prospettiva europea dei Balcani occidentali in occasione del vertice UE-Balcani occidentali di maggio.

Per sostenere la ripresa economica a lungo termine e accelerare la convergenza con l’UE, in ottobre la Commissione ha presentato un piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali, mobilitando fino a 9 miliardi di euro in sovvenzioni, mentre un nuovo strumento di garanzia per i Balcani occidentali dovrebbe aumentare gli investimenti fino a 20 miliardi di euro. Il piano promuove inoltre una forte integrazione regionale attraverso un mercato regionale comune, che i leader dei Balcani occidentali hanno approvato al vertice di Sofia di novembre nel quadro del processo di Berlino. In occasione del vertice i leader dei Balcani occidentali si sono impegnati a migliorare ulteriormente la cooperazione regionale per proseguire il loro cammino verso l’UE e sono stati compiuti passi importanti per rafforzare la cooperazione regionale al fine di promuovere la ripresa e la convergenza socioeconomiche.

Video sui finanziamenti dell’UE in Albania e Macedonia settentrionale.
VIDEO L’UE finanzia il turismo innovativo nelle regioni frontaliere di Elbasan in Albania e di Polog nella Macedonia settentrionale.
Un grafico che presenta una panoramica delle relazioni dell’UE con i Balcani occidentali.

Il grafico presenta una panoramica delle relazioni dell’UE con i Balcani occidentali. La Bosnia-Erzegovina, con una popolazione di 3,5 milioni di persone, è un potenziale paese candidato. La Commissione europea ha espresso un parere sulla domanda di adesione all’UE nel maggio 2019 e il Consiglio ha formulato conclusioni che approvano 14 priorità fondamentali nel dicembre 2019. Il Montenegro, con una popolazione di 0,6 milioni di abitanti, è un paese candidato. I negoziati presentano 33 capitoli attualmente aperti e 3 capitoli provvisoriamente chiusi. L’Albania, con una popolazione di 2,9 milioni di abitanti, è un paese candidato dal marzo 2020, data in cui l’UE ha deciso di avviare i negoziati di adesione. La Serbia, con una popolazione di 7 milioni di abitanti, è un paese candidato. I negoziati presentano 18 capitoli attualmente aperti e 2 capitoli provvisoriamente chiusi. Il Kosovo, con una popolazione di 1,8 milioni di abitanti, è un paese candidato. Nell’aprile 2016 è entrato in vigore l’accordo di stabilizzazione e di associazione. La Macedonia del Nord, con una popolazione di 2,1 milioni di abitanti, è un paese candidato dal marzo 2020, data in cui l’UE ha deciso di avviare i negoziati di adesione.

In seguito alla crisi del coronavirus l’UE ha fornito un pacchetto di assistenza per i Balcani occidentali pari a 3,3 miliardi di euro in modo da far fronte all’emergenza sanitaria e mitigarne l’impatto socioeconomico. Per la Turchia sono stati mobilitati 98 milioni di euro per fornire dispositivi di protezione urgenti e sostenere i rifugiati più vulnerabili.

A febbraio si è tenuta a Bruxelles la conferenza internazionale dei donatori guidata dall’UE «Insieme per l’Albania» per sostenere gli sforzi di ricostruzione dopo il terremoto che ha colpito il paese nel novembre 2019. L’UE, gli Stati membri e la Banca europea per gli investimenti hanno contribuito con 400 milioni di euro all’impegno totale di 1,15 miliardi di euro.

Politica di vicinato

Video sul finanziamento umanitario dell’UE in corso in Ucraina.
VIDEO A volte le piccole cose possono fare una grande differenza. Grazie ai finanziamenti umanitari dell’UE in Ucraina questa infermiera ha ricevuto una bicicletta e dispositivi medici. Ora può raggiungere più persone per assicurarsi che ricevano le medicine e le cure di cui hanno bisogno.

L’azione dell’UE nei paesi del vicinato orientale e meridionale deve avere obiettivi strategici a lungo termine flessibili e connessi, in grado di rispondere alle nuove priorità. La comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante Josep Borrell sulla politica del partenariato orientale, pubblicata a marzo, indica la via da seguire per rafforzare la resilienza al fine di affrontare le sfide comuni, promuovere uno sviluppo sostenibile e produrre risultati per i cittadini. Quando i leader degli Stati membri dell’UE e dei paesi del partenariato orientale si sono riuniti a giugno, hanno affermato la natura strategica di questo partenariato, confermando il loro impegno a conseguire un’ulteriore integrazione e a offrire benefici più tangibili alle persone. Oltre un miliardo di euro in sovvenzioni è stato riorientato per assistere i vicini orientali dell’UE ad affrontare la pandemia di COVID-19.

Nel vicinato meridionale l’UE ha continuato a sostenere le riforme strutturali, a promuovere lo sviluppo economico inclusivo e la creazione di posti di lavoro, nonché a rafforzare la governance, le istituzioni democratiche, lo Stato di diritto e la lotta alla corruzione.

L’UE ha dato priorità alla risposta alla crisi sanitaria e al suo impatto economico nella regione, sviluppando nuovi programmi e riorientando i finanziamenti dai programmi esistenti. Questi pacchetti mirano ad attenuare l’impatto della pandemia, in particolare sulle persone più vulnerabili, e fanno parte del contributo dell’UE alla risposta alla COVID-19 di Team Europa, che comprende l’UE, i suoi Stati membri, le loro istituzioni nazionali per il finanziamento dello sviluppo, la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.

La Commissione ha adottato un pacchetto di assistenza macrofinanziaria del valore di 3 miliardi di euro per dieci paesi candidati all’allargamento e per i partner del vicinato, per aiutarli ad attenuare le conseguenze economiche della pandemia di coronavirus. I fondi saranno messi a disposizione come segue: Albania (180 milioni di euro), Bosnia-Erzegovina (250 milioni di euro), Georgia (150 milioni di euro), Giordania (200 milioni di euro), Kosovo (100 milioni di euro), Moldova (100 milioni di euro), Montenegro (60 milioni di euro), Macedonia del Nord (160 milioni di euro), Tunisia (600 milioni di euro) e Ucraina (1,2 miliardi di euro).

Nel 2020 l’UE ha continuato a rispondere alle crisi in Libia e in Siria fornendo assistenza sia ai rifugiati che alle comunità di accoglienza, in particolare attraverso i due fondi fiduciari dedicati. Dal 2014 il sostegno finanziario dell’UE alla Libia ha raggiunto oltre mezzo miliardo di euro, mentre il sostegno ai rifugiati siriani e alle loro comunità di accoglienza ha superato i 2,2 miliardi di euro.

L’UE ha inoltre avviato una nuova operazione militare nel Mediterraneo, Eunavfor Med Irini, che attua l’embargo delle Nazioni Unite sulle armi nei confronti della Libia contribuendo al processo di pace nel paese.

Un grafico sul sostegno dell’UE alla Georgia.

Esempio di sostegno per esigenze immediate e a breve termine. In Georgia un’azienda di abbigliamento medico ha prodotto 40000 camici nel giro di una settimana dall’acquisto di 12 macchine per cucire supplementari grazie a una microsovvenzione dell’UE.

Altre questioni chiave nel 2020

Nel corso del 2020 l’UE ha continuato a dare priorità agli sviluppi geopolitici dei paesi e delle regioni confinanti mettendo tutti i suoi strumenti a disposizione per sostenere la gestione e la risoluzione dei conflitti. Ciò comprende, ad esempio, il proseguimento del sostegno politico alla sovranità e all’unità territoriale dell’Ucraina, il rafforzamento del sistema sanitario in Libia e il sostegno alla società civile in Siria.

Due donne Rohingya intrattengono un bambino con un giocattolo a sonaglio. © Mahmud Rahman per Action Against Hunger, 2020
Nel 2020 l’UE ha mostrato la propria solidarietà ai rifugiati Rohingya e ai paesi che li ospitano. Oltre a partecipare all’organizzazione in ottobre di una conferenza dei donatori, l’UE ha mobilitato 96 milioni di euro per l’assistenza umanitaria, la cooperazione allo sviluppo e la prevenzione dei conflitti. Oltre 860 000 rifugiati Rohingya vivono attualmente in Bangladesh e oltre 150 000 in altri paesi della regione. L’ONU stima che circa 600 000 persone Rohingya rimaste nello Stato di Rakhine, in Myanmar/Birmania, continuino a subire una prolungata violazione dei diritti umani. In questa foto, scattata a Cox’s Bazar, Bangladesh, nel 2018, vari centri di alimentazione gestiti con il sostegno dell’UE forniscono gratis pasti caldi nutrienti ai bambini e sessioni di sensibilizzazione e consulenza ai genitori.
© Mahmud Rahman per Action Against Hunger, 2020

La stabilità e la prosperità dei partner dell’UE sono fondamentali per i paesi e per le persone che ci vivono, ma sono essenziali anche per la sicurezza e gli interessi strategici dell’UE. Gli sforzi dell’UE per promuovere la pace e la stabilità si estendono alla regione del Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger): un buon esempio di approccio integrato dell’UE alla mobilitazione della diplomazia, delle missioni civili e militari e degli aiuti umanitari e allo sviluppo. Un esempio è il sostegno fornito dall’UE agli sforzi di mediazione a seguito del colpo di Stato militare in Mali.

Materiali da costruzione e lavori per la costruzione di una caserma a Birni-N’Konni. © OIM Niger, 2020
La missione civile dell’UE per lo sviluppo delle capacità in Niger (EUCAP Sahel Niger) contribuisce a consolidare un approccio integrato, coerente, sostenibile e basato sui diritti umani dei vari responsabili della sicurezza nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Grazie al sostegno finanziario della Germania e dei Paesi Bassi, 250 agenti di polizia nigerini si trasferiranno in una nuova caserma a Birni-N’Konni per rendere la regione più sicura e stabile.

L’accordo di Cotonou, che disciplina le relazioni tra l’UE e gli Stati membri dell’Organizzazione degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, inizialmente avrebbe dovuto scadere il 29 febbraio 2020. A seguito di una proroga temporanea, il 3 dicembre la Commissione è riuscita a raggiungere un accordo politico con l’organizzazione che porterà il partenariato al livello successivo, con una maggiore attenzione alle diverse regioni e norme aggiornate in un gran numero di settori, dallo sviluppo sostenibile e la crescita ai diritti umani, alla migrazione, alla pace e alla sicurezza. La conclusione e la firma formali dell’accordo sono previste per il 2021.

Cina

Nel 2020 l’UE si è impegnata a consolidare il partenariato con la Cina cooperando ogniqualvolta possibile, negoziando ogniqualvolta necessario e, all’occorrenza, ribadendo le proprie posizioni con fermezza. L’UE si è adoperata per consolidare la relazione con una maggiore reciprocità e condizioni di parità in settori quali l’economia, il commercio, le relazioni in materia di investimenti e altre questioni. L’accordo politico su un accordo globale UE-Cina in materia di investimenti raggiunto il 30 dicembre è un primo passo verso il riequilibrio delle relazioni. Il vertice UE-Cina e le due riunioni dei leader di settembre e dicembre hanno offerto l’opportunità di approfondire la cooperazione — dalla crisi del coronavirus all’azione per il clima — e di discutere i disaccordi, anche per quanto riguarda i diritti umani e la situazione a Hong Kong. L’UE ha espresso la sua preoccupazione nei confronti della Cina su entrambe le questioni in varie occasioni nel corso dell’anno e ha continuato a perseguire il suo approccio solido e realistico, nonché ad attuare le azioni proposte nella comunicazione del 2019 «Una prospettiva strategica UE-Cina».

Un grafico sulla cooperazione dell’UE con la Cina.

La cooperazione dell’UE con la Cina. L’UE invita la Cina a garantire la piena reciprocità e la parità di condizioni nelle sue relazioni commerciali e di investimento. Al riguardo l’accordo politico raggiunto il 30 dicembre 2020 sull’accordo globale in materia di investimenti rappresenta un passo importante. L’UE e la Cina dovrebbero collaborare più strettamente per affrontare le sfide quali i cambiamenti climatici, la pirateria e la situazione in Afghanistan. La cooperazione UE-Cina ha costituito un elemento importante per giungere all’accordo nucleare con l’Iran e garantirne la piena ed efficace attuazione. Nel Mar Cinese meridionale l’UE sostiene la risoluzione pacifica delle controversie in conformità della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e il mantenimento della libertà di navigazione e di sorvolo. L’UE continuerà a esortare la Cina ad assumersi una maggiore responsabilità nella difesa del sistema internazionale basato su regole e nel rispetto dei diritti umani.

Libano

Il 4 agosto Beirut è stata colpita da un’esplosione devastante. L’UE ha dato prova di solidarietà al popolo libanese mobilitando il meccanismo di protezione civile e mettendo a disposizione un’assistenza umanitaria e una risposta di crisi immediate, per un totale di 63 milioni di euro. Diciassette Stati membri, più Norvegia e Turchia, hanno inviato personale di ricerca e soccorso, nonché squadre mediche che hanno fornito una notevole assistenza di primo soccorso.

Due membri delle squadre europee di risposta alle catastrofi attraversano le macerie a Beirut.
Le squadre di protezione civile dell’UE hanno contribuito alla risposta d’emergenza a favore della popolazione di Beirut, Libano, dopo l’esplosione mortale del 4 agosto 2020 nel porto marittimo.

Bielorussia

A seguito delle elezioni presidenziali tenutesi in Bielorussia il 9 agosto e delle successive proteste, l’UE ha dichiarato chiaramente di non riconoscere i risultati e che avrebbe sostenuto pienamente le aspirazioni democratiche del paese, anche mediante sanzioni contro i responsabili di brogli elettorali e delle successive violenze. Da allora l’UE ha imposto sanzioni a 55 persone ritenute responsabili di violenze, arresti ingiustificati e falsificazione dei risultati elettorali, tra cui l’ex presidente Alexander Lukashenko. La Commissione ha riorientato i finanziamenti che fornisce alla Bielorussia in modo da sostenere direttamente la società civile e i media liberi, mentre gli Stati membri hanno concordato una revisione delle relazioni UE-Bielorussia e hanno incaricato la Commissione di preparare un pacchetto globale di sostegno economico per una Bielorussia democratica. L’UE ribadisce il suo impegno a sostenere i diritti dei manifestanti pacifici e il suo invito alle autorità bielorusse a porre fine alla violenza e alla repressione, a rilasciare tutti i detenuti e i prigionieri politici, a rispettare la libertà dei media e la società civile e ad avviare un dialogo nazionale inclusivo.

Una donna inginocchiata per protesta di fronte a un plotone di polizia antisommossa bielorussa. © Nadzeia Buzhan – Unione europea, 2020 – fonte: Parlamento europeo.
L’opposizione democratica in Bielorussia ha ricevuto il premio Sacharov 2020 per la libertà di pensiero dal Parlamento europeo. Foto scattata a Minsk, Bielorussia, 30 agosto 2020.
© Nadzeia Buzhan – Unione europea, 2020 – fonte: Parlamento europeo.

Mediterraneo orientale

Nel Mediterraneo orientale le tensioni con la Turchia hanno continuato ad aumentare nel corso dell’anno. Sebbene l’UE agisca in piena solidarietà con la Grecia e Cipro per porre fine all’escalation, le relazioni UE-Turchia continuano a essere caratterizzate da un profondo interesse reciproco. A condizione che siano mantenuti sforzi costruttivi e costanti per porre fine alle attività illecite nei confronti della Grecia e di Cipro, il Consiglio europeo ha convenuto di portare avanti un’agenda positiva UE-Turchia. Se tuttavia dovessero ripetersi azioni unilaterali o provocazioni contrarie al diritto internazionale, l’UE è pronta a utilizzare tutti gli strumenti e le opzioni a sua disposizione per difendere i propri interessi e quelli dei suoi Stati membri.

L’UE mantiene il suo pieno impegno a favore della dichiarazione UE-Turchia del 2016, che ha continuato ad essere attuata, anche dopo l’aumento della pressione migratoria alla frontiera dell’UE con la Turchia a febbraio e marzo 2020. La dichiarazione ha prodotto risultati concreti, riducendo il flusso di migranti irregolari dalla Turchia, la perdita di vite umane nel Mar Egeo e la pressione alle frontiere dell’UE. Inoltre ha istituito percorsi sicuri e legali verso l’UE per oltre 28 000 persone bisognose di protezione internazionale mediante il reinsediamento. Sono ancora urgentemente necessari progressi per quanto riguarda la ripresa e l’accelerazione dei rimpatri di migranti dalle isole greche. Le linee di comunicazione con la Turchia su tutte queste questioni sono rimaste aperte e attive.

Stati Uniti

L’esito delle elezioni presidenziali di novembre ha offerto l’opportunità unica di elaborare una nuova agenda transatlantica per la cooperazione basata su valori, interessi e influenza globale comuni. Questo nuovo partenariato, presentato nella comunicazione congiunta di dicembre «Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale», consentirà all’UE e agli Stati Uniti di collaborare in materia di sanità, democrazia, cambiamenti climatici, prosperità economica, tecnologia e commercio.

L’UE e gli Stati Uniti hanno un importante partenariato commerciale. In agosto hanno convenuto di eliminare o ridurre i dazi doganali per un valore pari a 168 milioni di euro. Il pacchetto rappresenta i primi tagli tariffari nelle loro relazioni commerciali in oltre vent’anni ed è un primo passo verso l’allentamento delle tensioni commerciali, aprendo la strada a misure più ampie per agevolare gli scambi tra i due blocchi.

Una scheda informativa sulle relazioni UE-Stati Uniti.

L’UE e gli Stati Uniti sono legati da un partenariato mondiale che non ha eguali. Insieme contano una popolazione di quasi un miliardo di abitanti e generano ogni anno un terzo del prodotto interno lordo mondiale, un terzo del commercio mondiale e il 60% degli investimenti diretti esteri a livello mondiale. Sono anche i primi donatori umanitari a livello mondiale e i principali fornitori di aiuti allo sviluppo.

Promuovere i diritti umani e la democrazia in tutto il mondo

Il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto guida le azioni dell’UE in tutto il mondo.

A seguito di una proposta della Commissione e dell’alto rappresentante Josep Borrell, presentata a marzo, il Consiglio ha approvato a novembre un nuovo piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia per il periodo 2020-2024. Il piano si concentra sulla protezione e l’emancipazione delle persone, sulla creazione di società resilienti, inclusive e democratiche e sulla promozione di un sistema globale favorevole ai diritti umani e alla democrazia. Gli Stati membri non hanno trovato un accordo per agevolare il voto a maggioranza qualificata per le decisioni di attuazione del piano. Più concretamente, l’UE sosterrà e proteggerà coloro che difendono i diritti umani, si adopererà per abolire la pena di morte e svilupperà strumenti per reagire rapidamente in caso di minaccia ai diritti e alle libertà esistenti. Una nuova importante iniziativa del piano d’azione è l’istituzione di un regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani, adottato dal Consiglio in dicembre sulla base di atti giuridici proposti dall’alto rappresentante e dalla Commissione.

Osservatori elettorali dell’UE su una panchina a colloquio con un leader locale in Guyana.
L’osservazione elettorale è un ottimo strumento per sostenere la partecipazione democratica e una componente importante del piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia. Nel corso degli anni l’UE ha svolto più di 300 missioni. Nel 2020 le missioni di osservazione elettorale dell’UE hanno monitorato le elezioni presidenziali in Perù in gennaio, le elezioni generali e regionali in Guyana in marzo e le elezioni presidenziali e parlamentari in Ghana in dicembre. Nella foto: osservatori dell’UE intervistano il Toshao, il capo eletto di un villaggio della Guyana. Intrattenere rapporti con i leader locali è fondamentale per garantire che i diritti di tutti siano rispettati durante tutto il processo elettorale.

A novembre la Commissione ha adottato il nuovo piano d’azione sulla parità di genere per il periodo 2021-2025 al fine di accelerare i progressi in materia di parità di genere ed emancipazione femminile nelle azioni esterne dell’UE. Il piano fornisce una tabella di marcia operativa per consentire all’UE di collaborare con tutte le parti interessate — compresi i partner multilaterali, regionali e nazionali, i governi partner, la società civile e il settore privato — per promuovere la parità di genere e l’emancipazione femminile in modo da realizzare un mondo paritario sotto il profilo del genere, in quanto componente essenziale per conseguire una ripresa globale equa, sostenibile e inclusiva, unitamente alla crescita e alla prosperità.

Un grafico che illustra i dati sulle questioni di genere nel contesto della cooperazione allo sviluppo.

Nel 2020 meno del 50% delle donne ha un lavoro retribuito, rispetto al 76% degli uomini. Le donne rappresentano l’80% degli sfollati a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Nel 2019 il 64,25% di tutti i nuovi progetti, per un valore di 8,7 miliardi di euro, ha avuto come obiettivo la parità di genere. Entro il 2025 l’85% di tutte le nuove azioni esterne contribuirà alla parità di genere e alla promozione dell’emancipazione femminile.

Un grafico che illustra i dati sulle questioni di genere nel contesto della cooperazione allo sviluppo.

Nel 2020 meno del 50% delle donne ha un lavoro retribuito, rispetto al 76% degli uomini. Le donne rappresentano l’80% degli sfollati a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Nel 2019 il 64,25% di tutti i nuovi progetti, per un valore di 8,7 miliardi di euro, ha avuto come obiettivo la parità di genere. Entro il 2025 l’85% di tutte le nuove azioni esterne contribuirà alla parità di genere e alla promozione dell’emancipazione femminile.

Cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario

Nel 2020 il bilancio della Commissione per l’assistenza allo sviluppo ammontava a 15 miliardi di euro. Attenuare l’impatto della COVID-19 nei paesi più vulnerabili è stata la priorità assoluta di quest’anno; tuttavia l’UE si è impegnata anche su altri fronti, ad esempio la lotta all’invasione delle cavallette del deserto nell’Africa orientale o l’alleviamento del debito di alcuni dei paesi più poveri e vulnerabili del mondo.

Il piano europeo per gli investimenti esterni, pari a 5,1 miliardi di euro, dovrebbe generare investimenti per oltre 50 miliardi di euro nei paesi vicini all’UE e in Africa. Il piano sta già producendo benefici per i cittadini, le comunità e le piccole imprese e nel 2020 è stato riorientato per rispondere alla pandemia di COVID-19. Il piano comprendeva 400 milioni di euro in garanzie per lo strumento per l’accesso globale ai vaccini contro la COVID-19, l’iniziativa globale volta a fornire un accesso giusto ed equo ai vaccini contro la COVID-19.

Nonostante le numerose sfide di quest’anno, gli aiuti umanitari dell’UE hanno continuato a raggiungere milioni di persone vulnerabili. Tali aiuti ammontano a 2 miliardi di euro, di cui la quota maggiore è destinata all’Africa subsahariana, dove oltre 18 milioni di persone hanno attualmente bisogno di assistenza umanitaria, seguita dalla Siria, dove più di 11 milioni di persone necessitano di aiuti. A livello mondiale l’UE, insieme agli Stati membri, è rimasta il più importante donatore di aiuti umanitari.

Commercio

Riesame della politica commerciale

La risposta alle nuove sfide globali e gli insegnamenti tratti dalla crisi del coronavirus devono guidare l’approccio dell’UE al commercio. In estate la Commissione ha avviato un riesame dell’attuale politica commerciale che comprende una consultazione pubblica e mira a creare un consenso su una nuova strategia commerciale dell’UE a medio termine.

Un grafico che illustra l’andamento degli scambi commerciali internazionali dell’UE.

Il grafico illustra l’andamento degli scambi commerciali internazionali dell’UE, sulla base della variazione percentuale mensile rispetto allo stesso periodo di riferimento dell’anno precedente. Dopo un andamento stabile intorno allo 0% con leggere variazioni sia nelle importazioni che nelle esportazioni, il livello delle esportazioni ha subito un drastico calo a partire dal febbraio 2020, fino a raggiungere il minimo del 30% in aprile e in maggio, mentre le importazioni hanno raggiunto il minimo del 26% in maggio. Da qui, la curva delle importazioni e quella delle esportazioni hanno ripreso a salire verso il livello di parità, attestandosi intorno allo 0% per le esportazioni e a meno 5% per le importazioni nel novembre 2020. Fonte: Eurostat, 2020.

La COVID-19 ha avuto un forte impatto negativo sugli scambi commerciali. Tuttavia, una solida politica commerciale ha consentito all’UE di ritornare quasi ai livelli pre-crisi del commercio estero entro la fine del 2020.

Una politica commerciale e di investimento forte è essenziale per favorire la ripresa economica, creare posti di lavoro di qualità e tutelare le imprese dell’Unione dalle pratiche sleali all’interno e all’esterno dell’UE, nonché per sostenere priorità più ampie nei settori della sostenibilità, dei cambiamenti climatici, dell’economia digitale e della sicurezza. L’UE difende con convinzione un sistema commerciale basato su regole. Nel 2020 ha guidato l’istituzione di un accordo provvisorio multilaterale in materia di arbitrato d’appello grazie al quale i membri dell’Organizzazione mondiale del commercio possono continuare a risolvere le controversie anche se il suo organo d’appello non è ancora in funzione. L’accordo è entrato in vigore in aprile e alla fine del 2020 era già stato sottoscritto da 23 membri dell’Organizzazione mondiale del commercio, più l’UE.

Applicazione della politica commerciale

A luglio la Commissione ha nominato il suo primo responsabile dell’esecuzione degli accordi commerciali per rafforzare l’agenda dell’UE di attuazione e applicazione, sia all’interno dell’UE che a livello mondiale. Il responsabile garantirà che i partner rispettino pienamente i loro impegni e che gli esportatori dell’UE, in particolare le piccole e medie imprese, possano beneficiare appieno degli accordi commerciali dell’UE. Inoltre rafforzerà il rispetto degli impegni in materia di sviluppo sostenibile, in particolare in relazione al clima e ai diritti dei lavoratori.

A luglio l’UE ha aggiornato un pacchetto di misure per salvaguardare l’industria siderurgica dell’UE. Le misure di salvaguardia, che sono il risultato di un riesame del 2018, mirano a proteggere l’industria in caso di deviazione verso l’UE della produzione eccedentaria di produttori esteri di acciaio a seguito delle restrizioni statunitensi all’importazione di acciaio e alluminio.

L’UE e il Messico

Il 28 aprile l’UE e il Messico hanno concluso i negoziati per un nuovo accordo commerciale. L’accordo deve ancora essere firmato e ratificato sia dall’UE che dal Messico.

Il Messico è il primo partner commerciale dell’UE in America latina, con scambi bilaterali di merci che ammontano a 66 miliardi di euro (2019) e scambi di servizi a 19 miliardi di euro (2018). Gli scambi di merci tra l’UE e il Messico sono quasi triplicati dall’entrata in vigore dell’accordo iniziale nel 2001, con esportazioni di merci dell’UE pari a quasi 40 miliardi di euro all’anno.

Nell’ambito del nuovo accordo UE-Messico quasi tutti gli scambi di merci tra l’UE e il Messico saranno esenti da dazi. Il nuovo accordo comprende norme progressive in materia di sviluppo sostenibile e un impegno ad attuare efficacemente l’accordo di Parigi sul clima. Inoltre è il primo accordo dell’UE con un paese dell’America latina a includere la protezione degli investimenti. L’accordo commerciale fa parte di un più ampio accordo globale UE-Messico che riguarda anche i diritti umani e la cooperazione politica e allo sviluppo. Si tratta del primo accordo commerciale dell’UE a includere disposizioni sulla lotta alla corruzione, misure contro la corruzione e il riciclaggio di denaro.

Un grafico sulle relazioni commerciali tra la Finlandia e il Messico.

Il Messico è il 14º partner commerciale della Finlandia al di fuori dell’UE. Il valore dell’avanzo commerciale della Finlandia con il Messico è di 275 milioni di euro. Il valore delle esportazioni finlandesi in Messico è di 429 milioni di euro. Il valore delle importazioni finlandesi dal Messico è di 154 milioni di euro.

Un esempio degli scambi commerciali di uno Stato membro con il Messico. Le relazioni commerciali tra la Finlandia e il Messico sono già molto strette. L’accordo UE-Messico darà loro un forte impulso.

Accordo commerciale UE-Vietnam

Il 1º agosto è entrato in vigore l’accordo tra l’UE e il Vietnam. L’accordo commerciale eliminerà gradualmente i dazi sul 99 % delle merci scambiate tra le due economie e le imprese dell’UE saranno ora in grado di investire in Vietnam e di presentare offerte per appalti pubblici su un piano di parità con i loro concorrenti locali. L’accordo comprende anche disposizioni rigorose, giuridicamente vincolanti e applicabili in materia di sviluppo sostenibile per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e l’attuazione dell’accordo di Parigi sul clima.

Accordo di partenariato economico UE-Giappone: un anno dopo

Il 1° febbraio è stato il primo anniversario dell’accordo di partenariato economico UE-Giappone, che ha già portato ad un aumento degli scambi, con una crescita annua delle esportazioni dell’UE in Giappone del 5 % nei primi 12 mesi di attuazione (fino alla fine di gennaio 2020). L’accordo ha eliminato la maggior parte dei dazi, pari a un miliardo di euro, che il Giappone ha imposto ogni anno sulle importazioni dall’UE. Dal primo giorno oltre il 90 % delle esportazioni dell’UE ha potuto entrare in Giappone senza essere sottoposto a dazi doganali. Una volta che l’accordo sarà completamente attuato il Giappone avrà soppresso i dazi doganali sul 97 % delle merci importate dall’UE e gli scambi tra l’UE e il Giappone potrebbero aumentare di quasi 36 miliardi di euro all’anno.

Ursula von der Leyen, Charles Michel e Shinzō Abe partecipano alla riunione dei leader UE-Giappone in videoconferenza.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea (in alto a destra), Charles Michel, presidente del Consiglio europeo (a sinistra), e Shinzō Abe, primo ministro del Giappone, partecipano alla riunione dei leader UE-Giappone in videoconferenza, 26 maggio 2020.

Altri negoziati commerciali in corso

L’UE ha proseguito i negoziati per accordi commerciali con l’Australia e la Nuova Zelanda, organizzando rispettivamente quattro e tre cicli di negoziati. L’UE ha tenuto un ciclo di negoziati con l’Indonesia per un accordo commerciale e tre cicli di negoziati con Comore, Madagascar, Maurizio, Seychelles e Zimbabwe al fine di approfondire l’attuale accordo di partenariato economico con tali paesi.

L’UE come partner multilaterale

Per far fronte al numero sempre crescente di sfide globali l’UE ha bisogno di un sistema multilaterale efficace e rafforzato. Sebbene il multilateralismo sia stato indebolito negli ultimi anni, l’UE rimane un convinto sostenitore di un ordine internazionale fondato su regole e imperniato sulle Nazioni Unite.

Il 2020, che segna il 75º anniversario delle Nazioni Unite, è stato un anno fondamentale, in quanto l’impatto mondiale della pandemia ha dimostrato la necessità di intensificare la cooperazione internazionale tra scienziati, economisti e responsabili politici presso l’ONU, l’Organizzazione mondiale della sanità e il Fondo monetario internazionale, nonché all’interno del G7, del G20 e di altri consessi internazionali.

Il Berlaymont, sede della Commissione europea a Bruxelles, illuminato con il colore blu delle Nazioni Unite.
Il Berlaymont, sede della Commissione europea a Bruxelles, Belgio, è stato illuminato con il colore blu delle Nazioni Unite il 24 ottobre 2020 in occasione del 75º anniversario della Carta delle Nazioni Unite.

L’UE ha sostenuto l’invito del Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a favore di un cessate il fuoco globale in considerazione della pandemia di COVID-19 e ha continuato ad assumere un ruolo guida nel mobilitare la comunità internazionale in situazioni preoccupanti, organizzando congiuntamente importanti conferenze sul Sudan, sulla Siria e sul Venezuela.

Poiché cooperano in materia di COVID-19, prevenzione delle pandemie future e altre sfide sanitarie, le politiche sanitarie dell’UE e dell’Organizzazione mondiale della sanità si completano a vicenda. Ad esempio, la cooperazione si estende a settori quali la lotta al cancro, l’innovazione nei sistemi sanitari e la sicurezza alimentare.

L’UE sta anche promuovendo una riforma completa dell’Organizzazione mondiale del commercio proprio per consentire all’Europa di continuare a sfruttare le opportunità dell’apertura e dell’integrazione a livello globale, affrontando al contempo le vulnerabilità dei nostri sistemi economici e politici.

Le bandiere dell’UE e del Regno Unito sullo sfondo del cielo. © Adobe Stock

Costruire nuove relazioni con il Regno Unito

«È stato lavoro ben speso lottare per questa intesa, perché ora abbiamo un accordo equo ed equilibrato con il Regno Unito, che proteggerà gli interessi europei, garantirà una concorrenza leale e assicurerà la necessaria prevedibilità alle comunità della pesca. Possiamo finalmente lasciarci alle spalle la Brexit e volgere lo sguardo al futuro. L’Europa prosegue il suo cammino»

Ursula von der Leyen e Charles Michel firmano l’accordo, con Michel Barnier sullo sfondo.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, firmano l’accordo di recesso del Regno Unito dall’UE, alla presenza di Michel Barnier, capo della task force per le relazioni con il Regno Unito, Bruxelles, Belgio, 24 gennaio 2020.

Il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea il 31 gennaio 2020 a seguito della ratifica dell’accordo di recesso da parte dell’UE e del Regno Unito. L’accordo, che stabilisce i termini dell’uscita ordinata del Regno Unito dall’UE a norma dell’articolo 50 del trattato sull’Unione europea, è entrato in vigore il 1º febbraio 2020. Ha segnato l’inizio di un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2020, durante il quale il Regno Unito è rimasto membro del mercato unico e dell’unione doganale. L’obiettivo era quello di fornire il tempo necessario per negoziare un nuovo ed equo partenariato per il futuro, sulla base della dichiarazione politica concordata tra l’UE e il Regno Unito nell’ottobre 2019.

Membri del Parlamento europeo in piedi si tengono per mano al Parlamento europeo.
Membri del Parlamento europeo si tengono per mano e cantano «Auld Lang Syne» dopo l’approvazione dell’accordo di recesso del Regno Unito dall’UE, prima di presentarlo al Consiglio per l’ultima fase del processo di ratifica, Bruxelles, Belgio, 29 gennaio 2020.

Il 25 febbraio il Consiglio ha dato il via libera all’avvio dei negoziati con il Regno Unito, nominando formalmente la Commissione negoziatore dell’UE e adottando le direttive di negoziato che definiscono l’ambito di applicazione del futuro partenariato, riguardanti settori quali il commercio, la pesca, la sicurezza e la difesa, l’applicazione della legge e la cooperazione giudiziaria in materia penale. Michel Barnier, capo della task force della Commissione europea per le relazioni con il Regno Unito, ha continuato a svolgere il suo ruolo di capo negoziatore dell’UE.

I negoziati tra l’UE e il Regno Unito sono iniziati a Bruxelles il 2 marzo per la maggior parte dei temi trattati nella dichiarazione politica, fatta eccezione per la politica estera e di sicurezza, su cui il Regno Unito si è rifiutato di avviare negoziati. I negoziati sono proseguiti nonostante le difficoltà causate dalla pandemia di coronavirus; i cicli negoziali di aprile, maggio e giugno si sono svolti in videoconferenza.

Il 18 marzo la Commissione ha pubblicato un progetto di accordo giuridico per un futuro partenariato UE-Regno Unito ambizioso, moderno e globale, che ha tradotto in un testo giuridico il mandato del Consiglio del 25 febbraio.

Parallelamente ai negoziati sul futuro partenariato UE-Regno Unito, l’UE ha proseguito i lavori per garantire che tutte le imprese, i cittadini e le pubbliche amministrazioni fossero preparati alle inevitabili perturbazioni che si sarebbero verificate il 1º gennaio 2021 a causa della decisione del Regno Unito di uscire dal mercato unico e dall’unione doganale.

Il 24 dicembre i negoziatori dell’UE e del Regno Unito hanno raggiunto un’intesa sul testo di un nuovo accordo commerciale e di cooperazione per disciplinare le loro relazioni.

Il 29 dicembre il Consiglio ha adottato la decisione relativa alla firma dell’accordo commerciale e di cooperazione tra l’UE e il Regno Unito e alla sua applicazione provvisoria a decorrere dal 1º gennaio 2021, in attesa dell’approvazione del Parlamento europeo e della sua conclusione mediante una decisione del Consiglio.

Il 30 dicembre 2020 le due parti hanno firmato l’accordo: la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel hanno firmato a Bruxelles, a nome dell’Unione europea, in vista della piena ratifica da parte dell’UE nel 2021, mentre il primo ministro Boris Johnson ha firmato a Londra a nome del Regno Unito.

Sebbene non ripristini certamente il livello di cooperazione che vigeva quando il Regno Unito faceva ancora parte dell’UE, il nuovo accordo sugli scambi e la cooperazione tra l’UE e il Regno Unito va ben oltre i normali accordi di libero scambio e costituisce una base solida per preservare la nostra antica amicizia e collaborazione.

Si compone dei seguenti elementi costitutivi:

  1. un accordo di libero scambio senza precedenti;
  2. un’ambiziosa cooperazione sulle questioni economiche, sociali, ambientali e della pesca quale parte integrante del nuovo partenariato economico;
  3. una stretta collaborazione per la sicurezza dei cittadini;
  4. un assetto generale di governance.

Con l’accordo si prende atto del fatto che, abbandonando l’ecosistema dell’UE formato da norme comuni e meccanismi di vigilanza ed esecutivi, il Regno Unito non può più godere dei vantaggi dell’adesione all’Unione europea o del mercato unico.

Tale accordo sancisce quindi diritti e obblighi nel pieno rispetto dell’autonomia normativa e decisionale di ciascuna parte.

Su richiesta del Regno Unito l’accordo non si applica alla cooperazione in tema di politica estera, sicurezza esterna e difesa, anche se tali materie erano state inizialmente comprese nella dichiarazione politica.

Come convenuto dal Consiglio europeo di luglio, in dicembre la Commissione ha proposto la creazione di una riserva di adeguamento alla Brexit con un bilancio complessivo di 5 miliardi di euro, per contribuire a contrastare le conseguenze economiche e sociali negative negli Stati membri e nei settori più colpiti.

Foto della sala riunioni del Consiglio europeo, con alcune persone sullo sfondo.

Sviluppi istituzionali e di bilancio

La pandemia di COVID-19

Nel primo semestre del 2020 il Parlamento europeo e il Consiglio si sono concentrati sulle decisioni relative alla pandemia, adottate per lo più tramite riunioni a distanza. Nel corso dell’anno i leader si sono riuniti in videoconferenza per coordinare la risposta dell’UE al coronavirus e molte proposte fondamentali sono state adottate in tempi record. Inoltre il Consiglio europeo ha tenuto varie riunioni in presenza per discutere della risposta alla pandemia e di altre questioni, tra cui il bilancio a lungo termine dell’UE, le relazioni UE-Regno Unito, la sicurezza, i cambiamenti climatici e gli affari esteri.

David Sassoli, con una mascherina, depone un fiore durante una commemorazione.
David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, partecipa alla cerimonia di Stato in memoria delle vittime della COVID-19, Madrid, Spagna, 16 luglio 2020.

Per il Parlamento, fra le decisioni adottate in tempo record figurano l’approvazione dell’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus, il sostegno finanziario di emergenza per il settore sanitario, nonché la copertura delle emergenze sanitarie con il Fondo di solidarietà dell’UE. A partire da marzo tutte le sessioni plenarie si sono svolte a Bruxelles. A partire da ottobre le riunioni sono state ibride, con il collegamento remoto con l’aula dei partecipanti non aventi sede a Bruxelles. La Commissione ha sempre partecipato in presenza a tali sessioni. Le videoconferenze hanno sostituito molte riunioni in presenza del Consiglio durante il primo semestre dell’anno. Il Comitato dei rappresentanti permanenti si è riunito in presenza per tutto l’anno in modo da garantire la continuità dei lavori del Consiglio. Sia il Parlamento che il Consiglio hanno agito con la massima rapidità per adottare misure che hanno avuto un impatto positivo e immediato sui cittadini, sulle imprese e sulle regioni.

La crisi pandemica ha inoltre avuto ripercussioni importanti sui lavori del Comitato economico e sociale europeo e del Comitato europeo delle regioni. Entrambi i comitati hanno adottato diversi pareri pertinenti e nell’aprile 2020 il Comitato delle regioni ha avviato una piattaforma di scambio per promuovere la cooperazione tra regioni e città di tutta Europa. Il Comitato economico e sociale europeo ha introdotto il Premio per la solidarietà civile per onorare 28 iniziative volte ad affrontare le conseguenze della crisi di coronavirus.

Accordo sul bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027 e su NextGenerationEU

Alla fine dell’autunno 2020 il Parlamento europeo e il Consiglio, con il sostegno della Commissione europea, hanno concordato e successivamente adottato il pacchetto più ampio mai finanziato dal bilancio dell’UE, per un importo pari a 1 800 miliardi di euro. Il pacchetto affronta la crisi della COVID-19 e le sue conseguenze e contribuirà a ricostruire un’Europa più verde, più digitale, più resiliente e meglio preparata alle sfide attuali e future.

Fatti e cifre essenziali

  • Un bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027 pari a 1 074 miliardi di euro (a prezzi 2018), insieme allo strumento temporaneo per la ripresa, NextGenerationEU, pari a 750 miliardi di euro.
  • Oltre il 50 % del bilancio andrà a sostenere la modernizzazione, grazie alle politiche in materia di ricerca e innovazione finanziate tramite il programma Orizzonte Europa; le transizioni climatica e digitale eque, attraverso il Fondo per una transizione giusta e il programma Europa digitale; la preparazione, la ripresa e la resilienza, attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza, rescEU e un nuovo programma per la salute, EU4Health.
  • Le politiche di lunga data come la politica di coesione e la politica agricola comune saranno modernizzate e continueranno a ricevere ingenti fondi dal bilancio dell’UE al fine di sostenere le transizioni verde e digitale.
  • Il 30 % dei fondi dell’UE che rientrano nello strumento NextGenerationEU e nel bilancio a lungo termine deve essere speso per la lotta ai cambiamenti climatici. Il pacchetto presta inoltre particolare attenzione alla protezione della biodiversità e all’integrazione della dimensione di genere.
  • Rispetto all’accordo raggiunto al Consiglio europeo straordinario del luglio 2020, saranno rafforzati con un importo pari a 15 miliardi di euro i programmi chiave, tra cui Erasmus+, EU4Health e Orizzonte Europa.

Per la prima volta l’UE disporrà di un meccanismo specifico per proteggere il proprio bilancio dalle violazioni dello Stato di diritto: il regolamento relativo a un regime generale di condizionalità per la protezione del bilancio dell’Unione, che offrirà un ulteriore livello di protezione del bilancio. La Commissione adotterà linee guida per taluni aspetti dell’applicazione del regolamento. Nel frattempo il regolamento si applica a decorrere dal 1º gennaio 2021. Il meccanismo non inciderà negativamente sui beneficiari finali dei finanziamenti dell’UE nello Stato membro interessato.

Un grafico che illustra la ripartizione del bilancio dell’UE a lungo termine per il periodo 2021-2027.

Bilancio a lungo termine 2021-2027. Il bilancio dell’UE a lungo termine continuerà a svolgere un ruolo chiave per sostenere la ripresa e garantire che i beneficiari tradizionali dei fondi dell’UE ricevano i mezzi necessari per continuare a lavorare in questi tempi molto difficili per tutti. A mercato unico, innovazione e agenda digitale sono destinati 132,8 miliardi di euro nell’ambito del quadro finanziario pluriennale, o QFP, e 10,6 miliardi di euro nell’ambito di Next Generation EU, per un importo totale di 143,4 miliardi di euro. A coesione, resilienza e valori sono destinati 377,8 miliardi di euro nell’ambito del QFP e 721,9 miliardi di euro nell’ambito di Next Generation EU, per un importo totale di 1099,7 miliardi di euro. A risorse naturali e ambiente sono destinati 356,4 miliardi di euro nell’ambito del QFP e 17,5 miliardi di euro nell’ambito di Next Generation EU, per un importo totale di 373,9 miliardi di euro. A migrazione e gestione delle frontiere sono destinati 22,7 miliardi di euro nell’ambito del QFP, e nessun finanziamento nell’ambito di Next Generation EU, per un importo totale di 22,7 miliardi di euro. A sicurezza e difesa sono destinati 13,2 miliardi di euro nell’ambito del QFP e nessun finanziamento nell’ambito di Next Generation EU, per un importo totale di 13,2 miliardi di euro. A vicinato e resto del mondo sono destinati 98,4 miliardi di euro nell’ambito del QFP e nessun finanziamento nell’ambito di Next Generation EU, per un importo totale di 98,4 miliardi di euro. Ad amministrazione pubblica europea sono destinati 73,1 miliardi di euro nell’ambito del QFP e nessun finanziamento nell’ambito di Next Generation EU, per un importo totale di 73,1 miliardi di euro. Il finanziamento totale per tutti i settori nell’ambito del QFP è pari a 1074,3 miliardi di euro e il finanziamento totale per tutti i settori nell’ambito di Next Generation EU è pari a 750 miliardi di euro, il che porta il finanziamento complessivo del QFP a 1824,3 miliardi di euro. Fonte: Commissione europea.

Parallelamente, sono proseguiti i lavori sulla legislazione settoriale che istituisce i nuovi programmi dell’UE. Alla fine del 2020 sono stati raggiunti accordi politici sulla maggior parte delle iniziative, tra cui il dispositivo per la ripresa e la resilienza, Orizzonte Europa, lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale e il nuovo programma EU4Health. Si prevede l’adozione formale dei programmi all’inizio del 2021.

Affari istituzionali

In seno al Consiglio, la presidenza è passata alla Croazia e poi alla Germania. La presidenza croata ha assicurato la rapida adozione delle proposte connesse alla COVID-19 nell’ambito della risposta immediata alla crisi, comprese le iniziative di investimento in risposta al coronavirus, l’iniziativa di sostegno per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza e la raccomandazione del Consiglio sui viaggi non essenziali nell’UE. L’apertura a marzo dei negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord è stata un’altra pietra miliare nella prima metà dell’anno. Durante la presidenza tedesca i principali successi sono stati la messa a punto del quadro finanziario pluriennale/del pacchetto di ripresa e la conclusione dei negoziati sull’accordo commerciale con il Regno Unito. Il Consiglio europeo ha inoltre raggiunto un accordo su un obiettivo climatico più ambizioso per il 2030 e ha affrontato la tensione in Bielorussia, imponendo tre fasi di sanzioni.

Dopo l’estate l’attenzione del Parlamento si è rivolta agli affari istituzionali, a partire dal primo discorso sullo stato dell’Unione pronunciato dalla presidente von der Leyen il 16 settembre. In ottobre il Parlamento ha approvato la candidatura di Mairead McGuinness per sostituire Phil Hogan dopo le sue dimissioni dalla Commissione. Mairead McGuinness è ora commissaria per la Stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’Unione dei mercati dei capitali.

Il 2020 è stato un anno di rinnovamento per il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato europeo delle regioni. Dopo la Brexit, le dimensioni di tali istituzioni sono passate da 350 a 329 membri ognuna e circa il 40 % dei membri è stato rinnovato. Apostolos Tzitzikostas è stato eletto presidente del Comitato europeo delle regioni il 12 febbraio e Christa Schweng è stata eletta presidente del Comitato economico e sociale europeo il 28 ottobre.

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