Economia

Lo Smart working è il futuro? Possibile, ma deve essere regolamentato

Smartworking, spreadworking e nuove alternative possibili al tradizionale mondo del lavoro. Tutto, in un webinar organizzato da DES Brianza e CISL Monza Brianza Lecco.

SmartWorking

Durante il lockdown, in Italia, quasi il 15% della forza lavoro ha svolto il proprio impiego tramite smart working. Inizialmente considerata una vera ancora di salvezza, oggi inizia a mostrare tutti i suoi limiti. L’assenza di accordi che regolino le modalità di applicazione del lavoro da casa ha trasformato lo smartworking in qualcosa di diverso, che secondo Vera Prada, giornalista e blogger di SiNoInfatti.com, si potrebbe più correttamente definire spread working, ovvero una sorta di “lavoro sparso ovunque”, nel tempo e nello spazio, le cui conseguenze non sempre sono piacevoli per la vita e la salute.

Una condizione che durante la quarantena ha portato molti lavoratori a dover lavorare senza limiti orari, chiusi dentro una stanza, non riuscendo alla fine nemmeno più a riconoscere la propria casa come l’ambito familiare. “Ci sono persone che al termine del lockdown si sono ritrovate con pesanti stati d’ansia, alcune attualmente sono seguite da psicologi”, spiega Vera Prada.

Di certo alcune aziende hanno approfittato della situazione e del vuoto normativo, per pretendere di più dai propri dipendenti, ma è altresì vero che la maggior parte delle imprese italiane non era preparata a un cambio così radicale e repentino delle modalità di lavoro. Una recente indagine sul lavoro agile ha evidenziato infatti, che solo il 12% delle Pmi ha pensato di applicare lo smart working, mentre nelle grandi aziende, il 58%.

L’argomento, più che mai attuale, è stato oggetto di un webinar gratuito organizzato da DES Brianza e CISL Monza Brianza Lecco.

Smart working: la normativa

Lo smart working rappresenta davvero il futuro? E’ possibile, a patto che venga regolamentato. A parlare degli aspetti più prettamente legislativi della questione è la Dott.ssa Denise Milan, dell’Ufficio Legale di CISL Monza Brianza Lecco.

“Attualmente in Italia è la legge 81 del 22 maggio 2017 a definire le misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e le misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato. La ratio dell’istituto è quella di agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e accompagnare il profondo cambiamento culturale in atto nella concezione del lavoro.

L’accordo relativo alla modalità di lavoro agile è stipulato per iscritto. Le caratteristiche dell’accordo sono:

– La regolamentazione pattizia concerne la sola prestazione lavorativa svolta all’esterno dei locali aziendali;

– La regolamentazione può riguardare forme di esercizio del potere direttivo del datore di lavoro, gli strumenti utilizzati dal lavoratore e i tempi di riposi nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione.

– L’accordo può essere a tempo determinato o indeterminato”.

Smart Working: diritti e doveri

Nell’accordo per il lavoro agile sono contemplati diritti e doveri da entrambe le parti:

Doveri del datore di lavoro

– Non esiste alcun dovere del datore di lavoro di porre in essere la modalità agile. La normativa si limita a raccomandare il massimo utilizzo di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza.

– Una parziale eccezione: l’art. 18 comma 3 bis L. 81/2017 prevede che i datori di lavoro sia pubblici che privati che stipulano accordi per la prestazione agile sono tenuti in ogni caso a riconoscere priorità alle richieste di esecuzione del rapporto di lavoro in modalità agile formulate dalle lavoratrici nei 3 anni successivi alla conclusione del periodo di congedo di maternità, ovvero dai lavoratori con figli in condizioni di disabilità.

Diritto del lavoratore di richiedere lo smart working

– Non esiste una pretesa legittima alla rivendicazione di tale istituto.

– In dottrina si ritiene che nel periodo emergenziale l’applicazione della modalità agile è rimessa al solo datore di lavoro, quale responsabile della prestazione lavorativa.

– Il D.L. 34/2020 tuttavia sancisce a favore dei genitori lavoratori dipendenti del settore privato che hanno almeno un figlio minore di anni 14, il diritto di svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile anche in assenza degli accordi individuali. Tale diritto può essere esercitato fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da Covid-19, ossia fino al 31 luglio 2020 (la norma omette di riportare l’inciso “ e comunque non oltre il 31 dicembre 2020).

Ulteriori condizioni richieste sono la non presenza, nel nucleo famigliare di altro genitore beneficiario di strumenti a sostegno al reddito; la non presenza di altro genitore non lavoratore, nonché che la modalità agile sia compatibile con le caratteristiche della prestazione.

L’importanza dell’accordo individuale

“Proprio per evitare che lo smart working si trasformi in spread working è consigliabile ed è sempre possibile stipulare un accordo individuale con il lavoratore e/o la lavoratrice. Con l’accordo si possono definire molti aspetti della prestazione lavorativa:

  • Il diritto alla disconnessione: diritto di non utilizzare le apparecchiature che servono allo svolgimento agile della prestazione lavorativa:
  • Esercizio del potere disciplinare: definire le condotte che danno luogo all’applicazione di sanzioni disciplinari. Tenuto conto che il lavoro agile mette l’accento sul conseguimento di risultati e obiettivi;
  • Strumentazione utilizzabile: individuazione degli strumenti utilizzati;
  • Diritto all’apprendimento permanente: ovvero il diritto alla formazione”.

Cosa succede a fine emergenza?

“Non è chiara la sorte dei rapporti in modalità agile posti in essere nel periodo emergenziale, in assenza di un accordo individuale – spiega la Dott.ssa Milan – sembra preferibile la tesi secondo cui lo smart working si applichi provvisoriamente anche in assenza di accordo scritto e che a seguito della situazione di emergenza, il datore di lavoro se vorrà perseguire, dovrà perfezionare anche il requisito della stipula di un accordo scritto”.

“Ma in questo caso potrebbero sorgere delle problematiche relative a un possibile rifiuto del lavoratore. Fondamentali a tal proposito sono le indicazioni contenute nel Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro fra il Governo e le parti sociali, in vigore dal 18 maggio 2020. Al Punto 8, si legge: Il lavoro a distanza continua ad essere favorito anche nella fase di progressiva riattivazione del lavoro, in quanto utile e modulabile strumento di prevenzione, ferma la necessità che il datore di lavoro garantisca adeguate condizioni di supporto al lavoratore e alla sua attività (assistenza nell’uso delle apparecchiature, modulazione dei tempi di lavoro e delle pause)”.

Mi Fido Di Noi: l’alternativa possibile

Come sarà il futuro del mondo del lavoro? Oltre al lavoro agile, che dovrà essere adeguatamente regolamentato, si stanno già sviluppando delle nuove realtà che si propongono come alternative possibili al modello attuale, soluzioni che considerano, oltre al profitto, le esigenze dei lavoratori, le loro propensioni, nell’ottica comune di migliorare la società tutta.

Mi Fido di Noi è una comunità sorretta da una moneta complementare (Fido) che permette a tutti gli aderenti di scambiarsi beni materiali, informazioni e conoscenze, ma anche competenze e professionalità, non più solo tramite la modalità del baratto, ma attraverso una compensazione in Fidi, appunto come unità di valore (1 fido=6 minuti=1 €, 10 fidi=1 ora, 10 fidi=10 €).

Per chi ha perso il lavoro durante il lockdown è stata un’ancora di salvezza. Molte persone hanno avuto l’opportunità di ritrovare la dignità dinanzi alla propria famiglia. Certo – spiega la Dott.ssa Sara Didoni – con i fidi non risolviamo il bilancio economico di una famiglia, ma possiamo alleggerirlo. E’ una forma di sostegno al reddito. Pensate, ad esempio, alle lezioni di inglese per i figli, sulla nostra piattaforma valgono 10 fidi, che si possono coprire tramite un servizio di trasporto persone verso una qualche destinazione”.

“Da alcuni mese stiamo introducendo anche le PIVA o singoli professionisti, le piccole aziende, grazie a loro mettiamo in campo il meccanismo dello sconto che diventa patrimonio a disposizione della comunità“.

“Lo scopo della nostra piattaforma è dare valore al tempo. E’ una sorta di palestra, in cui ognuno può mettere in campo le proprie competenze, magari non quelle che utilizza tutti i giorni, per svilupparle e chissà col tempo tradurle in una nuova professione”, spiega il Dott. Gianmarco Novi.

“Auspichiamo che, tramite noi, il lavoro torni ad avere il giusto valore e possa quindi restituire soddisfazione al singolo con un conseguente miglioramento per l’intera comunità. Il mondo del lavoro è in continua in evoluzione, ma è sempre più orientato al profitto di pochi. Fortunatamente c’è anche chi guarda al lavoro come a una parte importante della vita, in cui l’uomo dà meglio di sé, contribuendo al benessere della società e al proprio. Concetti semplici, ma mai banali”, conclude Nomi.

L’emergenza epidemiologica, oltre all’ondata di terrore e morte che ha portato con sé, ora sta aprendo spiragli di sviluppo a nuove concezioni di lavoro. Mi Fido di Noi ne è un esempio: è un’opportunità di fare un cambio di mentalità, per costruire un nuovo futuro.

 

Foto: Pixabay

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