RELAZIONE sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea nel 2018-2020

8.11.2021 - 2021/2020(INI)

Commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere
Relatrice: Sandra Pereira


Procedura : 2021/2020(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A9-0315/2021
Testi presentati :
A9-0315/2021
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea nel 2018-2020

(2021/2020(INI))

Il Parlamento europeo,

 visti gli articoli 2 e 3 del trattato sull'Unione europea, gli articoli 6, 8, 10, 83, 153 e 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e gli articoli 21 e 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

 vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

 viste le direttive adottate dall'UE a partire dal 1975 su vari aspetti della parità di trattamento tra le donne e gli uomini, in particolare la direttiva 79/7/CEE del Consiglio, del 19 dicembre 1978, relativa alla graduale attuazione del principio di parità di trattamento tra gli uomini e le donne in materia di sicurezza sociale[1], la direttiva 86/613/CEE del Consiglio, dell'11 dicembre 1986, relativa all'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma, ivi comprese le attività nel settore agricolo, e relativa altresì alla tutela della maternità[2], la direttiva 92/85/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1992, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento[3], la direttiva 2004/113/CE del Consiglio, del 13 dicembre 2004, che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura[4], la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego[5], la direttiva 2010/18/UE del Consiglio, dell'8 marzo 2010, che attua l'accordo quadro riveduto in materia di congedo parentale concluso da BUSINESSEUROPE, UEAPME, CEEP e CES[6], e la direttiva 2010/41/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 luglio 2010, sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma e che abroga la direttiva 86/613/CEE del Consiglio[7],

 vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1949 per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione,

 visti l'agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare l'obiettivo 5 e i relativi traguardi e indicatori,

 vista la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (convenzione di Istanbul),

 visti la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino, adottate alla quarta Conferenza mondiale sulle donne il 15 settembre 1995, e i successivi documenti finali adottati in occasione delle sessioni speciali delle Nazioni Unite di Pechino +5, +10, +15 e +20,

 vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, del 18 dicembre 1979,

 vista la Convenzione n. 100 dell'Organizzazione internazionale del lavoro concernente l'uguaglianza di remunerazione fra mano d'opera maschile e mano d'opera femminile per un lavoro di valore uguale,

 vista la Convenzione n. 156 dell'Organizzazione internazionale del lavoro concernente la parità di opportunità e di trattamento per lavoratori e lavoratrici: lavoratori con responsabilità familiari,

 vista la comunicazione della Commissione del 5 marzo 2020, dal titolo "Un'Unione dell'uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025" (COM(2020)0152),

 vista la comunicazione della Commissione del 12 novembre 2020, dal titolo "Un'Unione dell'uguaglianza: strategia per l'uguaglianza LGBTIQ 2020-2025" (COM(2020)0698),

 visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 5 marzo 2021, dal titolo "2021 Report on gender equality in the EU" (Relazione 2021 sulla parità di genere nell'UE) (SWD(2021)0055),

 vista la comunicazione della Commissione del 24 marzo 2021, dal titolo "Strategia dell'UE sui diritti dei minori (2020-2025)" (COM(2021)0142),

 visto lo studio dal titolo "The gendered impact of the COVID-19 crisis and post-crisis period" (L'impatto di genere della crisi della COVID-19 e del periodo successivo alla crisi), pubblicato il 30 settembre 2020 dal dipartimento tematico Diritti dei cittadini e affari costituzionali della Direzione generale delle Politiche interne,

 visto l'indice sull'uguaglianza di genere per il 2019 e il 2020 dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere,

 vista la sua risoluzione del 9 giugno 2015 sulla strategia dell'Unione europea per la parità tra donne e uomini dopo il 2015[8],

 vista la sua risoluzione del 14 giugno 2017 sulla necessità di una strategia dell'Unione europea per eliminare e prevenire il divario tra le pensioni degli uomini e delle donne[9],

 vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2020 sulla necessità di una configurazione del Consiglio dedicata alla parità di genere[10],

 vista la sua risoluzione del 21 gennaio 2021 sulla strategia dell'UE per la parità di genere[11],

 vista la sua risoluzione del 21 gennaio 2021 sulla prospettiva di genere nella crisi COVID-19 e nel periodo successivo alla crisi[12],

 vista la sua risoluzione dell'11 febbraio 2021 sulle sfide future in relazione ai diritti delle donne in Europa: oltre 25 anni dopo la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino[13],

 vista la sua risoluzione del 24 giugno 2021 sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell'UE, nel quadro della salute delle donne[14],

 visto l'articolo 54 del suo regolamento,

 vista la relazione della commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere (A9-0315/2021),

A. considerando che i diritti delle donne sono diritti umani e, pertanto, sono universali e indivisibili, come sancito dal trattato sull'Unione europea e dalla Carta dei diritti fondamentali; che la lotta per la parità di genere e la promozione e la tutela dei diritti delle donne è una responsabilità autenticamente collettiva che richiede progressi più rapidi e sforzi da parte delle istituzioni e degli Stati membri dell'UE; che l'UE e i suoi Stati membri devono mirare a combattere le disuguaglianze e le discriminazioni fondate sul genere e il sesso, promuovere l'uguaglianza di genere e garantire la parità di diritti e trattamento tra le donne e gli uomini in tutta la loro diversità, nonché assicurare che abbiano lo stesso potere e le stesse opportunità di plasmare la società e la propria vita; che, secondo l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, ci vorranno almeno 60 anni per conseguire la piena parità di genere nell'UE; che nell'UE non è stata ancora raggiunta la parità di genere e che in alcune regioni e in alcuni paesi i progressi in tal senso restano lenti, hanno subito una battuta d'arresto o addirittura un'involuzione; che il punteggio dell'UE nell'indice sull'uguaglianza di genere è aumentato solo di 4,1 punti dal 2010 e di 0,5 punti dal 2017[15]; che nel 2020 gli Stati membri hanno ottenuto in media 67,9 punti su 100;

B. considerando che le donne devono avere le stesse opportunità degli uomini di conseguire l'indipendenza economica; che, nonostante i tassi di occupazione femminile siano aumentati, la disuguaglianza di genere nel mercato del lavoro continua a rappresentare una realtà preoccupante e una sfida significativa, mentre le tendenze nel mercato del lavoro alla luce della pandemia mostrano un impatto più considerevole sulle donne rispetto agli uomini[16]; che nel 2019 il tasso di occupazione degli uomini in età lavorativa si attestava al 79 % nell'UE-27, superando quello delle donne di 11,7 punti percentuali; che, per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro, l'8 % degli uomini nell'UE lavora a tempo parziale rispetto al 31 % delle donne, il che rivela persistenti disuguaglianze; che il divario di genere nel tasso di occupazione equivalente a tempo pieno è aumentato in otto Stati membri dal 2010; che sono stati compiuti progressi troppo scarsi nel contrastare la segregazione di genere settoriale e occupazionale nel mercato del lavoro; che il divario occupazionale è particolarmente marcato nel caso delle donne che presentano uno stato socioeconomico precario, come madri sole, prestatrici di assistenza, donne con disabilità, migranti e rifugiate, donne di origini etniche e razziali diverse e appartenenti a minoranze religiose, donne con bassi livelli di istruzione, donne LBTIQ+ nonché donne giovani e anziane;

C. considerando che, in media, la retribuzione oraria delle donne nell'UE è inferiore del 14 % rispetto a quella degli uomini e che il divario retributivo di genere varia tra il 3,3 % e il 21,7 % nei diversi Stati membri; che, nonostante il principio della parità di retribuzione per gli uomini e le donne faccia parte dell'acquis dell'UE dal 1957 e di un numero significativo di legislazioni nazionali, e malgrado le azioni adottate e le risorse spese per cercare di ridurre tali disparità, i progressi sono estremamente lenti e la disuguaglianza salariale si è persino acuita in diversi Stati membri; che molte più donne che uomini lavorano a tempo parziale (8,9 milioni contro 560 000) a causa delle loro responsabilità di assistenza; che le crescenti esigenze di assistenza a lungo termine e la mancanza di servizi in tale ambito aggravano le disuguaglianze di genere all'interno dei nuclei familiari e nell'occupazione; che i dati di Eurostat evidenziano che nel 2020 la disoccupazione femminile è aumentata dal 6,9 % ad aprile al 7,9 % ad agosto, mentre la disoccupazione maschile è aumentata dal 6,5 % al 7,1 % nello stesso periodo;

D. considerando che le donne si trovano ad affrontare disuguaglianze e discriminazioni intersezionali, anche in ragione della loro origine razziale, etnica o sociale, dell'orientamento sessuale, dell'identità e dell'espressione di genere, della religione o delle convinzioni personali, dello status di soggiorno e della disabilità, e che occorre impegnarsi per far fronte a tutte le forme di discriminazione al fine di raggiungere la parità di genere per tutte le donne; che finora le politiche dell'UE non hanno adottato un approccio intersezionale e si sono concentrate solo sulla dimensione individuale della discriminazione, che ne sminuisce gli aspetti istituzionali, strutturali e storici; che lo svolgimento di un'analisi intersezionale non solo consente di comprendere le barriere strutturali, ma fornisce anche i dati necessari per elaborare parametri di riferimento e aprire la via a politiche strategiche ed efficaci contro la discriminazione, l'esclusione e le disuguaglianze sociali sistemiche;

E. considerando che, stando alle conclusioni della relazione 2021 della Commissione sulla parità di genere nell'UE, la pandemia di COVID-19 ha avuto notevoli ripercussioni sulla vita delle donne e ha esacerbato le disuguaglianze di genere esistenti sotto quasi ogni aspetto; che, per quanto riguarda le persone in prima linea nella lotta alla pandemia, circa il 70 % dei lavoratori del settore sociale e sanitario è composto da donne, tra cui infermiere, dottoresse o addette alla pulizia; che i molteplici effetti della pandemia sulle donne spaziano da un aumento della violenza e delle molestie di genere e domestiche a un onere maggiore in termini di responsabilità domestiche e di assistenza non retribuite, e che le donne continuano a farsi carico della maggior parte delle incombenze domestiche e familiari, soprattutto se telelavoratrici, disoccupate o lavoratrici a tempo parziale; che le donne devono inoltre far fronte a svantaggi economici nel mercato del lavoro, in particolare le operatrici sanitarie, le prestatrici di assistenza e le lavoratrici in altri settori a prevalenza femminile e precari, e a un accesso limitato alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti; che l'impatto economico della pandemia rischia di annullare i progressi in materia di indipendenza economica delle donne che sono stati conseguiti con fatica nell'ultimo decennio; che l'occupazione femminile ha subito un crollo più drastico durante la pandemia rispetto a quanto avvenuto durante la recessione del 2008[17], con conseguenze significative per le donne e le loro famiglie e per l'economia più in generale, tra cui una contrazione in termini di opportunità, libertà, diritti e benessere; che la relazione 2021 sul divario di genere mondiale afferma che, a seguito della pandemia, i tempi per il superamento del divario di genere si sono allungati di una generazione, passando da 99,5 anni a 135,6 anni[18];

F. considerando che nell'ultimo decennio si è prestata un'attenzione senza precedenti alla parità di genere nello sport, ma non sempre per le migliori ragioni e finalità, in particolare per quanto riguarda i diritti delle donne nella pratica;

G. considerando che l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere definisce la violenza di genere contro le donne come qualsiasi forma di violenza diretta contro una donna a causa del fatto che è una donna o che colpisce le donne in modo sproporzionato; che la violenza contro le donne, in tutte le sue forme (fisica, sessuale, psicologica, economica o online), rappresenta una violazione dei diritti umani, una forma estrema di discriminazione nei confronti delle donne e uno dei più gravi ostacoli alla realizzazione della parità di genere; che la violenza di genere affonda le sue radici nella distribuzione iniqua del potere tra i generi, nelle strutture patriarcali e negli stereotipi di genere, che hanno condotto alla dominazione sulle donne e alla loro discriminazione da parte degli uomini, e può assumere apparenza, intensità e forma diverse; che una società libera dalla violenza di genere deve essere riconosciuta come un requisito imprescindibile per l'uguaglianza di genere;

H. considerando che il 31 % delle donne in Europa ha subito violenze fisiche e/o sessuali e che innumerevoli donne sono vittime di violenza sessuale e molestie nell'ambito delle proprie relazioni intime e della propria vita pubblica[19]; che dalle segnalazioni e dai dati forniti da diversi Stati membri si evince un preoccupante aumento della violenza di genere durante la pandemia di COVID-19; che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, durante la pandemia alcuni Stati membri hanno segnalato un aumento del 60 % delle chiamate di emergenza da parte di donne vittime di violenza per mano del proprio partner[20]; che, secondo una relazione di Europol, gli abusi sessuali sui minori online hanno fatto registrare un aumento drammatico nell'UE[21]; che l'impatto dell'isolamento sulla vita sociale, economica, psicologica e democratica ha colpito in modo sproporzionatamente grave le persone e le donne in situazioni vulnerabili, in particolare in termini di esposizione alla violenza, maggiore dipendenza economica e disuguaglianze sul luogo di lavoro e tra ruoli di assistenza; che le misure di confinamento hanno inoltre reso più difficile la ricerca di aiuto da parte delle vittime di violenza per mano del partner, essendo spesso confinate con l'autore delle violenze e avendo un accesso limitato ai servizi di sostegno; che la carenza o l'inadeguatezza delle strutture di sostegno e delle risorse ha aggravato una pandemia "sommersa" preesistente;

I. considerando che esistono preoccupanti movimenti anti-genere e anti-femministi che attaccano i diritti delle donne in tutta Europa, mettendo a rischio i risultati e i progressi conseguiti e pregiudicando di conseguenza i valori democratici; che la regressione legata alle politiche in materia di uguaglianza di genere e ai diritti delle donne sta diventando motivo di forte preoccupazione;

J. considerando che la tratta di esseri umani è un fenomeno con una forte connotazione di genere, in quanto quasi tre quarti delle vittime segnalate nell'UE sono donne e ragazze, prevalentemente oggetto della tratta a fini di sfruttamento sessuale; che la tratta di esseri umani costituisce una componente sempre più cospicua della criminalità organizzata e una violazione dei diritti umani; che il 78 % di tutti i minori vittime di tratta è rappresentato da ragazze e che il 68 % degli adulti oggetto di tratta è costituito da donne;

K. considerando che l'accesso alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti – compresi l'educazione in materia di sessualità e relazioni, la pianificazione familiare, i metodi contraccettivi e l'aborto sicuro e legale – è un fattore essenziale per conseguire l'uguaglianza di genere ed eliminare la violenza di genere; che l'autonomia delle donne e delle ragazze e la loro capacità di prendere decisioni libere e indipendenti riguardo al loro corpo e alla loro vita costituiscono una condizione preliminare per la loro indipendenza economica e di conseguenza per la parità di genere e l'eliminazione della violenza di genere; che è inaccettabile che numerosi Stati membri stiano tentando di limitare l'accesso alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti attraverso leggi fortemente restrittive, con conseguenti discriminazioni di genere e ripercussioni negative per la salute delle donne;

L. considerando che nell'UE le donne sono sproporzionatamente più a rischio di povertà o esclusione sociale rispetto agli uomini, in particolare le donne vittime di forme di discriminazione intersezionali a causa di fattori strutturali, norme di genere e stereotipi; che dal 2010 il divario di genere in termini di retribuzioni è aumentato in 17 Stati membri, mentre il divario di genere in termini di reddito ha registrato un incremento in 19 Stati membri, determinando un aumento complessivo della disuguaglianza di genere in termini di retribuzioni e reddito nell'UE[22]; che nel 2019 il 40,3 % delle famiglie monoparentali dell'UE era a rischio di povertà o esclusione sociale[23]; che le donne corrono un rischio maggiore di povertà e precarietà del lavoro e che coloro che sono a rischio spesso svolgono lavori scarsamente retribuiti, con salari che non consentono di oltrepassare la soglia della povertà e in condizioni di lavoro precarie;

M. considerando che è importante garantire il diritto alla parità retributiva per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore, come sancito dai trattati;

N. considerando che il divario retributivo di genere nell'UE è del 14,1 %, con variazioni fra gli Stati membri; che tale divario ha diverse implicazioni, non da ultimo una differenza del 29,5 %[24] in termini di diritti pensionistici corrispondenti, il che determina una divario pensionistico di genere che espone le donne anziane a un rischio maggiore di povertà ed esclusione sociale; che ciò è il risultato dei divari in termini di carriera e occupazione che si sono venuti a creare a causa delle responsabilità di assistenza e/o dei lavori a tempo parziale assunti nel tempo dalle donne, e delle conseguenti ripercussioni in termini di accesso alle risorse finanziarie come prestazioni e pagamenti pensionistici; che il diritto alla parità di retribuzione a parità di lavoro o per un lavoro di pari valore non è sempre garantito e continua a essere una delle maggiori sfide da affrontare nell'ambito degli sforzi volti a contrastare la discriminazione retributiva[25]; che la condivisione equa dal punto di vista del genere dei congedi parentali è importante per affrontare il divario retributivo di genere; che, pur essendo essenziale e di alto valore socioeconomico, il lavoro nei settori a prevalenza femminile, come l'assistenza, le pulizie, la vendita al dettaglio e l'istruzione, è spesso valorizzato e retribuito in misura minore rispetto a quello nei settori a prevalenza maschile; che questo fatto evidenzia l'urgente necessità di rivalutare l'adeguatezza dei salari nei settori a prevalenza femminile;

O. considerando che il 20,6 % delle donne con disabilità ha un'occupazione a tempo pieno nell'UE, mentre per gli uomini con disabilità si tratta del 28,5 %; che, secondo i dati, in media il 29,5 % delle donne con disabilità nell'UE è a rischio di povertà ed esclusione sociale, mentre per gli uomini con disabilità tale dato si attesta al 27,5 %;

P. considerando che gli stereotipi di genere continuano a influenzare la ripartizione dei compiti nell'ambiente domestico, nell'istruzione, nel lavoro e nella società; che il lavoro assistenziale e domestico non remunerato, svolto principalmente dalle donne, impone un onere sproporzionato su queste ultime, che svolgono un ruolo cruciale a tale riguardo; che la pandemia di COVID-19 ha messo allo scoperto la situazione allarmante delle case di cura europee e dell'intero settore, che impiega principalmente donne; che l'80 % dell'assistenza nell'UE è fornito da prestatori di assistenza informali, il 75 % dei quali è costituito da donne[26]; che, prima della pandemia di COVID-19, ogni settimana le donne nell'UE dedicavano in media 13 ore in più al lavoro domestico e di assistenza non remunerato rispetto agli uomini; che la ripartizione iniqua delle responsabilità di assistenza negli Stati membri è esacerbata dall'accesso limitato o completamente inesistente a strutture assistenziali adeguate e accessibili, in particolare strutture di assistenza per bambini e anziani, il che determina periodi di assenza dal mercato del lavoro e amplia il divario retributivo e pensionistico di genere; che nel 2019 erano 7,7 milioni le donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni che si erano allontanate dal mercato del lavoro dell'UE poiché si stavano occupando di bambini o di altre persone con esigenze di assistenza, mentre nel caso degli uomini tale dato è di 450 000; che gli investimenti nei servizi universali, ivi incluso nei servizi pubblici, hanno un impatto sui diritti fondamentali e sulla capacità di partecipare liberamente al mercato del lavoro; che tutti, indipendentemente dal genere, hanno diritto al lavoro e all'equilibrio tra vita professionale e vita privata;

Q. considerando che le misure volte a raggiungere l'equilibrio tra vita professionale e vita privata sono importanti per garantire un'equa ripartizione delle responsabilità di assistenza tra le donne e gli uomini e affrontare le disparità in termini di reddito e occupazione; che il raggiungimento dell'equilibrio tra vita professionale e vita privata dipende dalla disponibilità e dall'accessibilità di servizi di assistenza pubblici di alta qualità, che dovrebbero essere forniti gratuitamente; che tutte le prestazioni di maternità dovrebbero essere garantite e mantenute e che i diritti di congedo completamente retribuito dovrebbero essere ampliati; che sono necessarie politiche pubbliche per la tutela e la promozione dell'allattamento al seno;

R. considerando che il 5 marzo 2020 la Commissione ha adottato la strategia per la parità di genere 2020-2025, che definisce un quadro ambizioso sulle modalità per promuovere la parità di genere nell'UE; che le politiche devono contribuire maggiormente a promuovere l'uguaglianza di genere; che le donne sono colpite in misura sproporzionata dall'aumento della disoccupazione, dalla maggiore precarietà, dalle basse retribuzioni e dai tagli di bilancio, anche nei servizi pubblici, segnatamente nei settori della sanità e dell'istruzione; che il Parlamento ha invitato la Commissione a stabilire una tabella di marcia precisa con scadenze, obiettivi, un meccanismo di revisione e monitoraggio annuale, indicatori di successo chiari e quantificabili, nonché misure mirate supplementari; che, attraverso le politiche, i programmi e le relazioni con gli Stati membri, inclusa la stretta cooperazione nell'ambito dei fondi nazionali per la ripresa, l'UE dovrebbe valutare attentamente gli Stati membri onde assicurarsi che stiano tenendo debitamente conto della dimensione di genere della pandemia di COVID-19;

S. considerando che la presenza delle donne in entrambe le camere dei parlamenti nazionali dell'UE è aumentata dal 24 % nel 2010 al 32 % nel 2020; che l'equilibrio di genere ha registrato un miglioramento tra i ministri dei governi nazionali, passando dal 26 % nel 2010 al 32 % nel 2020; che, tuttavia, sussistono differenze significative tra gli Stati membri e solo sette di essi hanno raggiunto la parità di genere o un equilibrio di genere nei rispettivi gabinetti; che questo cambiamento continua ad avvenire a un ritmo estremamente lento a livello regionale e locale, con solo il 29 % delle donne rappresentate nel 2019 e un tasso di rappresentanza maschile superiore all'80 % nelle assemblee regionali di Ungheria, Slovacchia e Romania;

T. considerando che il diritto alla parità di retribuzione a parità di lavoro e per lavoro di pari valore non è garantito in molte circostanze, anche se sancito dalla legge; che occorre affrontare le cause profonde di tale discriminazione, che sia tutelando e rafforzando i diritti dei lavoratori o intensificando il monitoraggio delle imprese, in particolare da parte degli ispettorati del lavoro nazionali; che la contrattazione collettiva è fondamentale per invertire e superare le disuguaglianze di genere;

U. considerando che la parità di genere è strettamente correlata alle transizioni verde e digitale e che l'inclusione delle donne nei processi decisionali è un presupposto dello sviluppo sostenibile e della gestione efficiente delle transizioni verde e digitale al fine di conseguire una transizione equa e giusta che non lasci indietro nessuno; che tutte le azioni per il clima e le politiche digitali devono includere una prospettiva di genere e intersezionale;

V. considerando che gli effetti del coinvolgimento degli uomini e della paternità sulle famiglie evidenziano che l'impegno degli uomini nelle attività di assistenza è importante per lo sviluppo ottimale dei bambini e può migliorare l'equilibrio tra vita privata e vita professionale, contribuendo a correggere la disparità di genere a livello relazionale; che l'impegno maschile può contribuire a prevenire la violenza nelle famiglie e favorire società più eque;

W. considerando che il persistere degli stereotipi di genere e delle aspettative riguardanti il ruolo degli uomini e dei ragazzi può renderli riluttanti a mostrare le emozioni positive e indurli a interiorizzare le emozioni negative, come la tristezza e l'ansia, portandoli a esprimere maggiori livelli di aggressività e rabbia rispetto alle donne; che tali circostanze possono tradursi in uomini e ragazzi che hanno maggiori probabilità di perpetrare violenze come la violenza di genere;

X. considerando che lo squilibrio di genere è un fenomeno persistente nelle banche centrali, che sono pietre angolari del processo decisionale economico e definiscono le realtà sociali, politiche ed economiche; che tutte le banche centrali degli Stati membri sono attualmente controllate da un uomo, mentre lo scorso anno le donne occupavano solo un quarto (24,6 %) delle posizioni in seno ai principali organi decisionali delle banche centrali nazionali dell'UE;

Y. considerando che l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere ha constatato che le prestazioni degli Stati membri dell'UE in termini di integrazione della dimensione di genere continuano a peggiorare dal 2012; che, nonostante i governi abbiano assunto impegni lievemente più ambiziosi in materia di integrazione della dimensione di genere nella pubblica amministrazione, la disponibilità di strutture per l'integrazione della dimensione di genere e l'uso di strumenti in tal senso è diminuita;

Un'economia basata sulla parità di genere

1. sottolinea che il rispetto del diritto al lavoro, unitamente alla parità di retribuzione e di trattamento, è un prerequisito essenziale per la parità di diritti, l'indipendenza economica e la realizzazione professionale delle donne; evidenzia che le pari opportunità e una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro accrescono la prosperità economica delle donne in Europa; ritiene che la lotta alle disparità di genere debba essere una considerazione preminente sul luogo di lavoro; rammenta che le donne sono sovrarappresentate tra coloro che percepiscono retribuzioni basse e minime e nel lavoro a tempo parziale e precario; riconosce il pari diritto delle donne e degli uomini a un'equa retribuzione che assicuri loro e alle loro famiglie un livello di vita soddisfacente; insiste pertanto sul fatto che la lotta all'occupazione precaria dovrebbe essere rafforzata, in modo che tutti i lavoratori ricevano una remunerazione equa tale da assicurare loro e alle loro famiglie un livello di vita soddisfacente, mediante meccanismi statutari di definizione di salari minimi o accordi collettivi, in linea con il principio secondo cui ogni posto di lavoro a tempo indeterminato deve prevedere un rapporto di lavoro effettivo nonché il riconoscimento e il consolidamento dei diritti sul luogo di lavoro; invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere politiche volte a eliminare il lavoro precario e il lavoro a tempo parziale involontario, in modo da migliorare la situazione delle donne nel mercato del lavoro; incoraggia gli Stati membri, in collaborazione con le parti sociali, ad affrontare le disparità tra gli uomini e le donne attraverso politiche atte a migliorare il valore del lavoro, i salari, le condizioni lavorative e le condizioni di vita di tutti i lavoratori e delle loro famiglie;

2. evidenzia la necessità di prestare particolare attenzione alla situazione e ai diritti degli atleti professionisti e non professionisti di alto livello che rappresentano i loro paesi nelle competizioni internazionali ed europee sia durante che dopo la loro carriera sportiva; esorta gli Stati membri a garantire ai bambini e ai giovani il pieno diritto di dedicarsi allo sport e a combattere il crescente divario sociale relativo all'accesso allo sport;

3. esprime preoccupazione per i risultati dell'indice sull'uguaglianza di genere 2020; sottolinea che oltre un terzo degli Stati membri ha ottenuto meno di 60 punti nel 2018[27]; si rammarica della lentezza dei progressi verso il conseguimento dell'uguaglianza e del fatto che non tutti gli Stati membri vi attribuiscono priorità politica; invita gli Stati membri ad adottare misure pratiche per garantire che le donne abbiano pari accesso al mercato del lavoro, all'occupazione e a condizioni di lavoro dignitose, in particolare posti di lavoro in cui vengano garantite la parità di diritti e di retribuzione nonché una remunerazione equa, segnatamente nei settori a prevalenza femminile; riconosce il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva nell'invertire e superare le disuguaglianze nella promozione della disparità di genere e nella lotta alla discriminazione retributiva nei confronti delle donne in tutta la loro diversità; chiede che il principio della parità retributiva per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore sia rispettato de iure e de facto;

4. accoglie con favore la proposta della Commissione sulle misure vincolanti per la trasparenza retributiva quale importante iniziativa per combattere il divario retributivo di genere e applicare il principio della parità di retribuzione a parità di lavoro e per un lavoro di pari valore, ma sottolinea che la sola trasparenza retributiva non porrà rimedio alle profonde disuguaglianze di genere alla base di tale divario; invita gli Stati membri a definire obiettivi chiari per affrontare il divario retributivo e pensionistico di genere; pone in evidenza la necessità di integrare in tale piano d'azione una prospettiva intersezionale e le diverse realtà ed esperienze di discriminazione che le donne appartenenti a gruppi specifici si trovano ad affrontare;

5. sottolinea che è importante che gli Stati membri impongano misure severe, comprese sanzioni, qualora le imprese non rispettino la legislazione in materia di lavoro contro la discriminazione di genere e i pregiudizi di genere; evidenzia la necessità di assicurare la condizionalità nell'assegnazione dei fondi dell'UE in caso di società che non garantiscono i diritti dei lavoratori, in particolare se discriminano le donne, in violazione della legislazione; invita la Commissione e il Consiglio a garantire che tutti gli stanziamenti di bilancio nell'ambito del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 rispettino il principio della parità tra uomini e donne e promuovano l'integrazione della dimensione di genere e il bilancio di genere in tutte le politiche dell'UE; chiede che l'indice sull'uguaglianza di genere siano integrato nel quadro di valutazione della situazione sociale e che siano forniti dati disaggregati per genere sugli indicatori esistenti, in modo da affrontare meglio le sfide specifiche per paese; chiede che siano sostenute le azioni a favore dell'indipendenza economica delle donne in tutti i programmi e i fondi strutturali dell'UE, come l'attuazione strategica del Fondo sociale europeo, che dovrebbe essere impiegato per promuovere l'uguaglianza di genere, migliorare l'accesso delle donne al mercato del lavoro e il reinserimento nello stesso, e contrastare la disoccupazione, la povertà e l'esclusione sociale delle donne e tutte le forme di discriminazione; invita la Commissione a proporre misure proattive attraverso il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale al fine di sostenere l'occupazione femminile nelle zone rurali;

6. sottolinea l'importanza di garantire che tutti, indipendentemente dal genere, abbiano diritto al lavoro e all'equilibrio tra vita professionale e vita privata; invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere ulteriormente i diritti relativi alla maternità e alla paternità migliorando i periodi di congedo equo e pienamente retribuito, al fine di coinvolgere anche gli uomini, in condizioni di parità, nel lavoro non retribuito, ivi comprese le responsabilità di assistenza, tenendo conto nel contempo della raccomandazione dell'Organizzazione mondiale della sanità; chiede che sia garantito nella pratica il diritto a un regime di lavoro flessibile a seguito di un congedo parentale, di maternità o di paternità, che consenta a entrambi i genitori di condividere equamente il lavoro e le responsabilità di assistenza, trovando un equilibrio tra di essi; chiede che tali misure siano sostenute da investimenti in infrastrutture moderne e di qualità a livello locale, nonché da finanziamenti per servizi e prestatori di assistenza, onde assicurare l'educazione e la cura universali della prima infanzia, anche attraverso i servizi pubblici;

7. osserva che la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto drastico sulla vita delle donne, in particolare delle lavoratrici; rileva che una quota sproporzionata dell'onere ha gravato sulle donne che lavorano da remoto, le cui vite sono state rese più difficili dalla necessità di conciliare lavoro, assistenza all'infanzia e incombenze domestiche; sottolinea che molte donne hanno dovuto affrontare maggiori spese a fronte di una retribuzione inferiore;

8. sottolinea che il tasso di occupazione femminile nell'UE deve aumentare; chiede l'adozione di misure per valorizzare il lavoro e la retribuzione, per contrastare efficacemente la disoccupazione e promuovere l'occupazione a tempo pieno per tutte le donne; chiede la promozione dei sistemi nazionali esistenti, attribuendo particolare importanza al dialogo sociale, alla contrattazione collettiva e alle sue ripercussioni vincolanti, al rilancio dell'occupazione e alla lotta contro la precarietà; osserva che uomini e donne si trovano ad affrontare rischi differenti sul lavoro e sottolinea dunque l'importanza di adottare un approccio attento alla dimensione di genere in materia di salute e sicurezza sul lavoro, garantendo che l'orario di lavoro sia organizzato in modo tale da consentire sia agli uomini sia alle donne di beneficiare equamente di periodi di riposo giornalieri e settimanali, pause e vacanze, e che siano assicurate condizioni di lavoro adeguate; invita l'UE e gli Stati membri a incoraggiare i datori di lavoro ad adottare misure favorevoli alla famiglia, tra cui la possibilità di ridurre l'orario di lavoro per uomini e donne al fine di garantire la cura e l'educazione dei figli;

9. esorta la Commissione e gli Stati membri a migliorare l'applicazione del principio della parità di retribuzione tra donne e uomini per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore in tutti i settori economici; chiede, in tal senso, la creazione di strumenti di valutazione del lavoro e criteri di classificazione neutrali dal punto di vista del genere, in stretta collaborazione con le parti sociali e nel rispetto della loro autonomia, dei contratti collettivi e delle tradizioni e dei modelli nazionali del mercato del lavoro, che possono contribuire a una migliore valutazione e, di conseguenza, a una retribuzione più equa del lavoro nei settori a prevalenza femminile;

10. invita l'UE a presentare un insieme di politiche, programmi, finanziamenti e raccomandazioni intesi a favorire la transizione verso un'economia dell'assistenza al fine di progredire verso società in cui la vita e il benessere di tutti siano prioritari rispetto alla crescita e in cui il valore del lavoro di assistenza, sia esso retribuito o meno, sia posto al centro delle nostre economie, rispondendo nel contempo agli impatti sociali che si ripercuotono sulle persone con responsabilità di assistenza;

11. chiede l'adozione di misure volte a stimolare l'imprenditoria maschile e femminile nell'Unione mediante la promozione di misure fiscali, economiche e finanziarie che consentano a questa importante iniziativa di creare nuovi posti di lavoro e alleviare l'onere finanziario che grava sugli imprenditori;

12. sottolinea la fondamentale importanza di eliminare i pregiudizi di genere in ambito fiscale e altre disuguaglianze, obiettivo a cui i regimi fiscali devono contribuire, ivi compresi i regimi di imposta sul reddito delle persone fisiche; invita gli Stati membri a garantire che la politica fiscale, compresa l'imposizione, sia orientata ad affrontare ed eliminare le disparità socioeconomiche e di genere in tutte le loro dimensioni;

13. sottolinea che la COVID-19 ha messo in luce la precaria situazione delle donne occupate in professioni intellettuali (ricercatrici, architette e altre) che, in assenza di un rapporto di lavoro stabile, sono state particolarmente colpite; pone in evidenza la necessità di misure straordinarie per mitigare le conseguenze dei provvedimenti di confinamento adottati dagli Stati membri e pone l'accento sull'importanza di interventi strutturali che tengano conto della parità sul lavoro e nella vita quotidiana e facciano rispettare i diritti delle donne;

14. sottolinea il ruolo delle donne che lavorano nel settore sociale; riconosce che il loro carico di lavoro è stato appesantito dalla pandemia e che i bassi salari, l'aumento dello sfruttamento (in particolare delle donne migranti) e l'assunzione di persone senza formazione o qualifiche per i compiti da svolgere aggravano le loro condizioni di lavoro e di vita; sottolinea l'importanza di migliorare le condizioni di lavoro e la retribuzione, rispettare l'orario di lavoro e ricorrere alla contrattazione collettiva quale garanzia del rispetto delle condizioni di lavoro;

L'eliminazione della violenza di genere

15. richiama l'attenzione sui casi di trattamento iniquo e molestie nei confronti delle donne sul luogo di lavoro e sottolinea la necessità di contrastare lo sfruttamento, le disuguaglianze, la discriminazione e la violenza che interessano le donne, osservando che le molestie sul luogo di lavoro conducono ad un'esclusione delle donne dalla carriera e dai settori di loro scelta e rappresentano una grave aggressione alla loro salute psicologica e fisica; osserva che le donne hanno molte più probabilità degli uomini di subire molestie sessuali; invita gli Stati membri e l'UE a ratificare la Convenzione n. 190 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, onde rispettare le norme globali volte a porre fine alla violenza e alle molestie nel mondo del lavoro, e la Convenzione n. 189 sul lavoro domestico, che è stata ratificata solamente da otto paesi e mira a offrire riconoscimento giuridico ai lavoratori domestici, a estendere i diritti a tutte le lavoratrici domestiche, in particolare quelle operanti nell'economia informale, e a impedire violazioni e abusi; esorta l'UE e i suoi stati membri a elaborare una legislazione "Me Too" per contrastare le molestie sessuali sul luogo di lavoro; invita gli Stati membri, i datori di lavoro e le associazioni a garantire procedure adeguate intese a prevenire la discriminazione di genere, le molestie sessuali e la violenza di genere, le quali creano un ambiente tossico, e insiste affinché proteggano le vittime e garantiscano l'assunzione di responsabilità per le violenze di genere commesse sul luogo di lavoro o all'interno della loro organizzazione;

16. condanna ogni forma di violenza contro le donne e le ragazze in tutta la loro diversità; riafferma con forza il suo impegno a contrastare la violenza di genere; invita l'UE e gli Stati membri, ivi comprese la Bulgaria, la Repubblica Ceca, l'Ungheria, la Lettonia, la Lituania e la Slovacchia, a ratificare e/o attuare adeguatamente la convenzione di Istanbul, che pone in evidenza, tra l'altro, le convinzioni errate sui ruoli di genere nella nostra società, come i "valori tradizionali della famiglia", e cerca di combattere le visioni repressive delle donne; rammenta che la convenzione dovrebbe essere considerata una norma minima e ribadisce con convinzione il suo precedente appello per una legislazione globale che contempli tutte le forme di violenza di genere, in quanto miglior strumento per porvi fine;

17. osserva che la violenza tra uomini e donne aumenta durante qualsiasi tipo di emergenza, sia essa una crisi economica, un conflitto o un'epidemia; rileva che le disparità e le pressioni sociali ed economiche causate dal confinamento dovuto alla COVID-19, che ha comportato restrizioni alla circolazione e un isolamento sociale, hanno portato a un aumento della violenza contro le donne; sottolinea che numerose donne sono state confinate in casa con i loro aggressori; osserva che, in linea generale, durante il primo confinamento la violenza domestica è aumentata fino al 30 % in alcuni Stati membri[28]; invita gli Stati membri a elaborare e attuare politiche e misure efficaci onde far fronte alla violenza contro le donne e ad adottare tutte le misure necessarie per garantire che i responsabili degli abusi siano identificati e monitorati dalla polizia e dalle altre autorità, per contribuire a prevenire gli episodi di violenza e i decessi, oltre che fornire protezione, sostegno e risarcimenti alle vittime, assicurando lo stanziamento di risorse più cospicue e adeguate e una risposta più efficace da parte degli Stati membri; sottolinea la necessità di programmi specifici per tutelare e monitorare le vittime di violenza e di misure atte a rafforzare il sostegno sociale e migliorare l'accesso alla giustizia, agli alloggi e all'assistenza nell'ambito della salute mentale per quanto concerne la prevenzione, il trattamento e la riabilitazione;

18. accoglie con favore l'intenzione della Commissione di proporre misure volte a contrastare la violenza online contro le donne; ritiene che la natura transfrontaliera della violenza online contro le donne e le ragazze richieda una risposta comune a livello di Unione; sottolinea la necessità che gli Stati membri istituiscano programmi volti a segnalare meglio il rischio di episodi ricorrenti di violenza domestica, le violenze recidive e i femminicidi e a prevenirli, e che siano adottate misure per eliminare tutte le forme di violenza online; pone in evidenza l'impellente necessità di proteggere le donne e le ragazze dalla violenza online e offline e rammenta che la violenza contro le donne può assumere varie forme; riconosce la natura strutturale della violenza contro le donne come violenza basata sul genere, e sottolinea che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione di subordinazione rispetto agli uomini; osserva che tale tipo di violenza non sempre è denunciata e spesso non è seguita da risposte adeguate;

19. sottolinea che la violenza degli uomini nei confronti delle donne ha inizio con la violenza dei ragazzi contro le ragazze; richiama l'attenzione sul fatto che un'educazione completa e adeguata all'età in materia di relazioni e sessualità è fondamentale per prevenire la violenza di genere e fornire ai bambini e ai giovani le competenze necessarie per creare relazioni sicure e prive di violenza sessuale, di genere e da parte del partner; invita gli Stati membri ad attuare programmi di prevenzione, ivi comprese misure di educazione incentrate sui giovani e attuate sulla base dei loro contributi, per esempio in merito alle competenze necessarie per creare relazioni sane e sicure, la sensibilizzazione riguardo ai preconcetti radicati relativi alle responsabilità di assistenza, l'uguaglianza tra donne e uomini, il rispetto reciproco, la risoluzione non violenta dei conflitti nelle relazioni interpersonali, la violenza di genere nei confronti delle donne e il diritto all'integrità personale;

20. sottolinea che dal 2010 la segregazione di genere nell'istruzione, in particolare la preponderanza di un genere in determinate competenze, è leggermente aumentata, con un peggioramento della situazione in 13 Stati membri e condizioni pressoché invariate negli altri casi[29]; sottolinea che la segregazione di genere nell'istruzione resta un ostacolo importante alla parità di genere nell'UE; invita gli Stati membri a garantire che tutti abbiano pieno accesso a pari opportunità per realizzare tutto il loro potenziale senza essere ostacolati da strutture, pregiudizi e percezioni stereotipate basate sul genere; invita gli Stati membri ad affrontare il sessismo e gli stereotipi di genere dannosi nei loro sistemi di istruzione e a contrastare la segmentazione del mercato del lavoro basata sul genere nelle carriere STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) investendo nell'istruzione formale, informale e non formale, nell'apprendimento permanente e nella formazione professionale per le donne, affinché abbiano accesso a un'occupazione e a opportunità di alta qualità che consentano loro di riqualificarsi e di migliorare le proprie competenze in vista delle future richieste del mercato del lavoro e per evitare un circolo vizioso di segregazione di genere nel lavoro;

21. sottolinea che lo sfruttamento sessuale costituisce una grave forma di violenza che colpisce soprattutto le donne e i bambini; ricorda in particolare che quasi tre quarti di tutte le vittime della tratta di esseri umani nell'UE sono donne e ragazze, prevalentemente oggetto della tratta a scopo di sfruttamento sessuale; sottolinea che la tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale, in particolare di donne e bambini, è una forma di schiavitù e un attacco alla dignità umana; pone in evidenza che la tratta di esseri umani è un fenomeno in espansione nel mondo, alimentato dall'espansione della criminalità organizzata, sempre più redditizia; sottolinea l'importanza di un approccio alla tratta di esseri umani attento alla prospettiva di genere e la necessità che gli Stati membri garantiscano finanziamenti adeguati da destinare al sostegno sociale e psicologico e l'accesso ai servizi pubblici per le vittime di tratta o sfruttamento sessuale e a servizi specializzati dedicati all'inclusione sociale di donne e ragazze vulnerabili; invita gli Stati membri a dare piena attuazione alla direttiva anti-tratta[30] e a fermare urgentemente la detenzione o l'espulsione di potenziali vittime; sottolinea tuttavia che lo sfruttamento sessuale e la tratta di esseri umani a fini sessuali sono alimentati dalla domanda e che gli sforzi profusi per contrastarli devono essere incentrati sull'attività di prevenzione e sull'eliminazione della domanda; insiste sul fatto che l'intera legislazione sui reati sessuali deve basarsi sul consenso; insiste affinché solo gli atti sessuali volontari siano considerati legali; invita la Commissione a rendere prioritaria la prevenzione della tratta a fini di sfruttamento sessuale, anche attraverso campagne di informazione, sensibilizzazione ed educazione, adottando misure e programmi volti a scoraggiare e ridurre la domanda e adottando una legislazione specifica in futuro;

22. sottolinea che la violenza di genere si interseca con molteplici assi di oppressione; evidenzia che le donne e le ragazze con disabilità hanno una probabilità da due a cinque volte superiore di subire varie forme di violenza; pone in evidenza che l'Unione europea, in quanto parte della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, è tenuta ad adottare misure atte a garantire il pieno ed equo godimento di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali da parte delle donne e delle ragazze con disabilità; osserva che nel 2015 il Comitato sui diritti delle persone con disabilità ha raccomandato all'UE di intensificare i suoi sforzi in tale direzione, tra l'altro mediante la ratifica della convenzione di Istanbul;

23. plaude alla difesa risoluta di tutte le libertà in ogni parte del mondo, condannando le misure che ledono i diritti, le libertà e le garanzie e deplorando tutte le forme di pregiudizio e di discriminazione basate su qualsiasi motivazione; chiede una prevenzione efficace della violenza di genere, comprese misure educative rivolte ai giovani e attuate sulla base dei loro contributi, nonché di provvedere affinché tutti i giovani beneficino di una completa educazione in materia di relazioni e di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti; chiede ulteriori misure per contrastare gli stereotipi di genere, anche concentrando l'attenzione su uomini e ragazzi e mettendo in discussione le relazioni tossiche e le norme di genere; invita gli Stati membri ad attuare misure più chiare per prendere di mira tali modelli, in quanto gli stereotipi di genere sono una delle cause profonde della disparità di genere e riguardano tutti i settori della società; sottolinea l'importanza di affrontare la povertà e le crescenti disuguaglianze tra le donne, in particolare quelle che si trovano in situazioni di vulnerabilità;

24. sottolinea che qualsiasi strategia concepita per conseguire la parità di genere deve affrontare tutte le forme di violenza contro le donne, compreso il deterioramento dei diritti sanitari e della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti acquisiti dalle donne e la violazione degli stessi; ribadisce che l'accesso all'assistenza sanitaria e ai servizi, compresi i servizi pubblici, l'accesso a un aborto sicuro, legale e libero e il sostegno psicologico alle donne vittime di violenza dovrebbero essere considerati una priorità; sottolinea che le violazioni della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti, compresa la negazione dell'assistenza all'aborto sicuro e legale, rappresentano una forma di violenza contro le donne e le ragazze; pone in evidenza che l'autonomia delle donne e delle ragazze e la possibilità di prendere decisioni libere e indipendenti riguardo ai loro corpi e alle loro vite costituiscono una condizione preliminare per la loro indipendenza economica e, pertanto, per la parità di genere e l'eliminazione della violenza di genere; invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare il loro sostegno politico a favore dei difensori dei diritti umani, dei prestatori di assistenza sanitaria che lavorano per promuovere la salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti e delle organizzazioni della società civile che si battono per i diritti delle donne e la salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti, che sono attori essenziali per società basate sulla parità di genere e fornitori fondamentali di servizi e informazioni in materia di salute sessuale e mercato della salute riproduttiva;

Salute, istruzione, inclusione e povertà

25. sottolinea che l'accesso all'assistenza in materia di salute sessuale e riproduttiva e alle altre forme di assistenza sanitaria rivolta alle donne è un diritto fondamentale che deve essere rafforzato e non può essere in alcun modo limitato o revocato; ricorda che i servizi concernenti la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti sono servizi sanitari essenziali che dovrebbero essere accessibili a tutti, comprese donne migranti e rifugiate; condanna le azioni dei movimenti anti-genere e anti-femministi in Europa e nel mondo che attaccano sistematicamente i diritti delle donne e delle persone LGBTIQ+, compresi i diritti sessuali e riproduttivi; invita la Commissione a condannare con fermezza il regresso dei diritti delle donne, dei diritti sessuali e riproduttivi e dei diritti delle persone LGBTIQ+ in alcuni Stati membri e a utilizzare tutti i poteri a sua disposizione per rafforzare le azioni volte a contrastarlo, anche potenziando il sostegno ai difensori dei diritti delle donne e alle organizzazioni per i diritti delle donne nell'UE, così come alle organizzazioni che si battono per la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti e la comunità LGBTIQ +;

26. sottolinea la necessità che gli Stati membri adottino una politica che privilegi in modo particolare il miglioramento dei sistemi sanitari e dei relativi servizi e la prevenzione delle malattie, per esempio nei loro aspetti specifici di genere, garantendo un'assistenza sanitaria accessibile e di alta qualità e provvedendo affinché siano disponibili le risorse necessarie per contrastare i principali problemi di salute pubblica, come nel caso dell'attuale crisi pandemica; richiama l'attenzione sull'accumularsi di disuguaglianze in ambito sanitario per le donne con un basso livello di istruzione e le donne con disabilità, che devono far fronte a condizioni di salute precarie e a un accesso limitato ai servizi sanitari; sottolinea che in alcuni Stati membri l'accesso all'assistenza sanitaria è stato limitato dalle misure di contenimento della COVID-19 e che non sono state fornite consulenze, cure e diagnosi; esorta gli Stati membri a potenziare i sistemi sanitari, ivi compresi i servizi pubblici, al fine di accelerare le visite, i trattamenti e le diagnosi annullate;

27. accoglie con favore la revisione programmata degli obiettivi di Barcellona e sottolinea la necessità di conseguirli e di fornire educazione e assistenza per la prima infanzia, compresa l'istruzione prescolare pubblica; pone in evidenza la necessità di fornire servizi di assistenza per l'educazione e la cura della prima infanzia che siano realmente accessibili per tutti i bambini e che rivestano un ruolo globale nell'accrescere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in particolare alla luce delle esperienze della pandemia di COVID-19; riconosce la necessità di creare ed ampliare le strutture di sostegno per gli anziani e le persone con disabilità, oltre a sviluppare strutture di assistenza a lungo termine; invita la Commissione e gli Stati membri a raggiungere tali obiettivi, che sono fondamentali per promuovere l'uguaglianza di genere e il modello paritario in termini di retribuzione e assistenza;

28. sottolinea che la povertà e l'esclusione sociale si concentrano in determinati gruppi di donne come madri sole, donne di età superiore ai 65 anni, donne con disabilità e donne con un basso livello di istruzione e provenienti da contesti migratori; insiste sull'importanza di contrastare la povertà e l'esclusione sociale e le loro molteplici cause; esorta gli Stati membri ad adottare misure specifiche volte a prevenire e combattere il rischio di povertà per le donne anziane e in pensione, in ragione dell'invecchiamento della popolazione e della percentuale di donne anziane in situazioni svantaggiate o vulnerabili; ritiene indispensabile affrontare la questione dell'equilibrio tra vita professionale e vita privata e superare il divario pensionistico di genere garantendo una pensione equa per tutte le donne e un accesso a sistemi di sicurezza sociale universali e solidali e migliorando l'applicazione del principio della parità di retribuzione per uno stesso lavoro, onde colmare il divario retributivo di genere e impedirne l'accumulo nelle carriere delle donne; esprime profonda preoccupazione per il fatto che dal 2017 il divario di genere in termini di povertà è aumentato in 21 Stati membri[31];

29. sottolinea che persiste ancora una convinzione errata relativa al fatto che la mancanza di fissa dimora tra le donne sia un problema sociale relativamente contenuto in Europa; richiama l'attenzione sul fatto che la mancanza di dati di base sulla natura e la portata del fenomeno delle donne senza fissa dimora rende tale problema meno visibile; sottolinea l'importanza di riconoscere la violenza di genere e le esperienze traumatiche associate al genere quale causa profonda della condizione di senza dimora delle donne, nonché di analizzare i problemi sociali più estesi che si intersecano con barriere socioeconomiche e strutturali più ampie, come la povertà, la mancanza di alloggi a prezzi accessibili e altri fattori strutturali; esorta l'UE e gli Stati membri a integrare una prospettiva di genere nelle politiche e nelle pratiche riguardanti il fenomeno dei senza dimora e a elaborare una strategia specifica per combattere tale condizione tra le donne e garantire che i servizi funzionino in modo appropriato ed efficace al fine di soddisfare le esigenze delle donne senza fissa dimora;

30. ricorda la necessità di combattere le forme intersezionali di discriminazione, in particolare nei confronti di gruppi emarginati, tra cui le donne con disabilità, le donne di colore, le donne migranti, appartenenti a minoranze etniche e rom, le donne anziane, le madri sole, le persone LGBTIQ+ e le donne senza dimora; sottolinea l'importanza di soddisfarne le esigenze e affrontarne le preoccupazioni nelle politiche e nelle iniziative dell'UE; invita la Commissione a elaborare orientamenti specifici in merito all'attuazione del quadro intersezionale e a presentare un piano d'azione dell'UE recante misure specifiche intese a migliorare la situazione socioeconomica delle donne che devono far fronte a forme intersezionali di discriminazione e a combattere la femminilizzazione della povertà e del lavoro precario;

Parità nella vita di tutti i giorni

31. riconosce che è fondamentale garantire un'ampia gamma di misure efficaci, adeguate e mirate per contrastare gli atteggiamenti e le pratiche discriminatori, conseguire la parità di opportunità e la parità di retribuzione per uno stesso lavoro e compiere progressi in materia di parità di genere, dedicando particolare attenzione agli effetti della pandemia di COVID-19, promuovendo gli scambi di migliori prassi nella lotta alla discriminazione e consentendo alle donne di esercitare i loro diritti civici e politici su base paritaria e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della nostra società; sottolinea la necessità di garantire investimenti adeguati nei servizi di interesse generale e nei servizi pubblici, in particolare la salute, l'istruzione e i trasporti, al fine di promuovere l'indipendenza, l'uguaglianza e l'emancipazione delle donne; invita gli Stati membri ad attuare misure sociali specifiche e che tengano conto della dimensione di genere per contrastare il rischio di esclusione sociale e povertà relativamente all'accesso agli alloggi, ai trasporti e all'energia, in particolare per le donne in situazioni vulnerabili;

32. nutre profonda preoccupazione per il fatto che il Green Deal europeo e le relative iniziative per il clima e l'ambiente non includano una prospettiva di genere; esorta la Commissione a rispettare l'obbligo di integrare la dimensione di genere in tutte le politiche dell'UE, comprese le sue politiche ambientali e climatiche; chiede che tali politiche si basino su una rigorosa analisi di genere per garantire che esse affrontino le disparità di genere e le altre forme di esclusione sociale; invita la Commissione a formulare una tabella di marcia per rispettare gli impegni stabiliti nel piano d'azione sulla parità di genere concordato in occasione della 25ª conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP25) e a creare un punto di riferimento permanente dell'UE sulle questioni di genere e i cambiamenti climatici, dotato di risorse di bilancio sufficienti, per attuare e monitorare un'azione per il clima responsabile sotto il profilo di genere nell'UE e nel mondo;

33. sottolinea il notevole contributo delle donne nei settori dell'occupazione, della cultura, dell'istruzione, della scienza e della ricerca; riconosce il profondo deterioramento delle condizioni di vita delle donne occupate nelle arti e nella cultura, delle donne che gestiscono microimprese e piccole imprese e di quelle che lavorano nelle aziende agricole e vivono nelle comunità rurali, a seguito della sospensione delle attività economiche e culturali durante il periodo della pandemia di COVID-19;

34. esorta gli Stati membri a raggiungere quanto prima una posizione comune sulla proposta di direttiva del Consiglio recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale[32], che risulta bloccata sin dalla sua approvazione da parte del Parlamento europeo ad aprile 2009;

35. ribadisce l'importanza dell'integrazione della dimensione di genere quale approccio sistematico per conseguire la parità di genere; accoglie pertanto con favore l'istituzione della task force sulla parità da parte della Commissione; sottolinea l'importanza della trasparenza e del coinvolgimento delle organizzazioni che promuovono i diritti delle donne e delle organizzazioni della società civile provenienti da contesti diversi;

36. ritiene essenziale promuovere la partecipazione delle donne alle attività e alle strutture sportive e allo sviluppo dello sport; riconosce la necessità di affrontare le disuguaglianze relative all'accesso delle donne allo sport e all'assegnazione dei premi;

37. invita gli Stati membri e il Consiglio a creare una formazione formale del Consiglio sulla parità di genere al fine di fornire ai ministri e ai segretari di Stato responsabili per tale ambito un consesso dedicato di discussione, in modo tale da garantire che le questioni relative alla parità di genere siano discusse al più alto livello politico e agevolare maggiormente l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell'UE;

38. sottolinea l'importanza del bilancio di genere per l'applicazione del principio dell'integrazione della dimensione di genere in tutti i processi di bilancio;

39. sottolinea che la Corte dei conti europea ha concluso che la Commissione non ha ancora mantenuto il suo impegno a favore dell'integrazione della dimensione di genere nel bilancio dell'UE; invita pertanto la Commissione ad attuare le raccomandazioni della Corte dei conti europea di rafforzare il quadro istituzionale a sostegno del bilancio di genere, effettuare analisi di genere delle esigenze e degli impatti e aggiornare i suoi orientamenti per legiferare meglio, raccogliere, analizzare e riferire sistematicamente i dati esistenti disaggregati per sesso ai fini dei programmi di finanziamento dell'UE, utilizzare obiettivi e indicatori relativi al genere per monitorare i progressi, elaborare un sistema di tracciamento dei fondi stanziati e utilizzati per sostenere la parità di genere e riferire annualmente in merito ai risultati conseguiti in termini di parità di genere;

40. accoglie con favore l'impegno di tenere conto dell'uguaglianza di genere nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza, l'elemento principale dello strumento Next Generation EU; si rammarica profondamente, tuttavia, del fatto che sarà difficile monitorare l'impatto di genere di tali fondi e dare seguito ai risultati in considerazione della mancanza di indicatori e obiettivi specifici per genere; invita pertanto la Commissione a utilizzare dati e indicatori disaggregati per genere, in particolare nel quadro di valutazione della ripresa e della resilienza, a valutare l'impatto di genere delle misure attuate e dei risultati in sede di valutazione dei piani nazionali che definiscono le riforme degli Stati membri e i loro programmi di investimento e a imporre una governance improntata all'equilibrio di genere in relazione al dispositivo per la ripresa e la resilienza e al semestre europeo;

41. si rammarica del debole legame tra la nuova strategia dell'UE per la parità di genere e il Green Deal europeo; invita la Commissione a rafforzare il collegamento tra le politiche in materia di cambiamenti climatici e la parità di genere nelle sue future proposte;

42. invita la Commissione a integrare la parità di genere in tutte le politiche e a effettuare valutazioni d'impatto in materia di genere in sede di definizione di nuove politiche per contribuire ad assicurare una risposta politica dell'Unione più coerente e basata su dati concreti ai problemi legati alla parità di genere; invita gli Stati membri ad adottare misure corrispondenti a livello nazionale;

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43. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

 

MOTIVAZIONE

Le donne continuano ad essere le principali vittime delle disuguaglianze esistenti legate al divario retributivo di genere, alla povertà e alla precarietà lavorativa. Al contempo i loro diritti, compreso il diritto a vivere con dignità, sono diritti fondamentali che devono essere promossi dai responsabili delle politiche pubbliche.

Pur essendo aspirazioni legittime delle donne, l'esercizio dei diritti e la partecipazione su un piano di parità devono ancora realizzarsi. La grande maggioranza delle donne continua a vedersi negato il riconoscimento del proprio stato di carriera, dei propri diritti salariali e del diritto alla maternità senza incorrere in svantaggi o trattamenti discriminatori. Si tratta di una situazione iniqua e inaccettabile. La legislazione in materia di uguaglianza è di grande importanza per colmare le lacune, combattere la discriminazione e promuovere ulteriormente i diritti delle donne e il relativo esercizio nella vita di tutti i giorni.

Non è ammissibile che le politiche in materia di uguaglianza continuino ad essere usate per agevolare un maggiore sfruttamento. Ne è un esempio il fatto che le soluzioni promesse al fine di consentire l'equilibrio tra vita privata e vita professionale mirassero in realtà a introdurre modifiche al diritto del lavoro.

Le disuguaglianze di genere all'interno e all'esterno del luogo di lavoro non possono essere dissociate dalle politiche pubbliche neoliberiste imposte dall'UE, che stanno provocando un aumento della disoccupazione, la deregolamentazione del mercato del lavoro e dell'orario di lavoro, una maggiore precarietà lavorativa e basse retribuzioni, tutti fattori che colpiscono le donne in modo particolare. Ciò va ad aggiungersi alle molteplici forme di disuguaglianza e discriminazione di cui le donne sono oggetto a seguito dei tagli effettuati ai servizi pubblici, in particolare alla sanità, all'istruzione e alle prestazioni sociali.

Le politiche intese a conseguire l'uguaglianza devono essere formulate dai governi degli Stati membri e devono proporre soluzioni che sostengano i diritti delle donne. Le politiche di occupazione devono comprendere misure specifiche volte a eliminare la discriminazione nell'accesso al lavoro e a promuovere un'occupazione che preveda la tutela dei diritti, la contrattazione collettiva, un generale aumento dei salari e delle pensioni e il miglioramento del tenore di vita. Occorre profondere nuovi sforzi per sensibilizzare in merito alla supervisione sul luogo di lavoro e per rafforzare quest'ultima, al fine di garantire migliori condizioni di lavoro per le donne in termini di orario di lavoro. A tal proposito, occorre tenere in debito conto i diritti di congedo di maternità e paternità e la necessità dell'equilibro tra vita professionale e vita privata. Occorre rendere più accessibili i congedi di maternità e paternità a retribuzione piena e prendere provvedimenti contro eventuali tentativi di mettere in discussione tali diritti.


INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

28.10.2021

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

26

2

4

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Isabella Adinolfi, Simona Baldassarre, Robert Biedroń, Vilija Blinkevičiūtė, Annika Bruna, Margarita de la Pisa Carrión, Rosa Estaràs Ferragut, Frances Fitzgerald, Heléne Fritzon, Lina Gálvez Muñoz, Alice Kuhnke, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska, Karen Melchior, Andżelika Anna Możdżanowska, Maria Noichl, Sandra Pereira, Pina Picierno, Sirpa Pietikäinen, Samira Rafaela, Evelyn Regner, Diana Riba i Giner, Eugenia Rodríguez Palop, María Soraya Rodríguez Ramos, Sylwia Spurek, Jessica Stegrud, Ernest Urtasun, Hilde Vautmans, Elissavet Vozemberg-Vrionidi, Chrysoula Zacharopoulou, Marco Zullo

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Lena Düpont, Aušra Maldeikienė, Predrag Fred Matić

 


 

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

26

+

PPE

Isabella Adinolfi, Lena Düpont, Frances Fitzgerald, Aušra Maldeikienė, Sirpa Pietikäinen, Elissavet Vozemberg-Vrionidi, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska

Renew

Karen Melchior, Samira Rafaela, María Soraya Rodríguez Ramos, Hilde Vautmans, Chrysoula Zacharopoulou, Marco Zullo

S&D

Robert Biedroń, Vilija Blinkevičiūtė, Heléne Fritzon, Lina Gálvez Muñoz, Predrag Fred Matić, Pina Picierno, Evelyn Regner

The Left

Sandra Pereira, Eugenia Rodríguez Palop

Verts/ALE

Alice Kuhnke, Diana Riba i Giner, Sylwia Spurek, Ernest Urtasun

 

2

-

ECR

Margarita de la Pisa Carrión

ID

Annika Bruna

 

4

0

ECR

Andżelika Anna Możdżanowska, Jessica Stegrud

ID

Simona Baldassarre

PPE

Rosa Estaràs Ferragut

 

 

Significato dei simboli utilizzati:

+ : favorevoli

- : contrari

0 : astenuti

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 19 novembre 2021
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