N. 30 - L'economia dell'Emilia-RomagnaAggiornamento congiunturale

Nei primi sei mesi dell'anno in corso in Emilia-Romagna è proseguita la fase espansiva. L'indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia mostra un aumento tendenziale del prodotto di circa il 6 per cento, poco al di sopra della media nazionale. La dinamica elevata riflette anche il confronto con la prima parte del 2021, quando i livelli di attività erano stati contenuti dagli effetti della crisi pandemica. Gli indicatori disponibili suggeriscono un aumento del prodotto anche nel terzo trimestre, sebbene di minore intensità.

 

La fase ciclica positiva ha interessato tutti i settori di attività economica. Nell'industria la produzione è stata sostenuta dalla domanda interna e, soprattutto, da quella estera. Le esportazioni sono aumentate in misura elevata, anche al netto del forte rincaro dei prezzi alla produzione. L'espansione del comparto edile è rimasta robusta, sospinta dagli incentivi per le ristrutturazioni, nonostante le difficoltà legate alle incertezze sulla cessione dei crediti fiscali al sistema bancario e la carenza di manodopera specializzata. Nei servizi i comparti del turismo, della ristorazione e delle attività ricreative hanno beneficiato della ripresa dei consumi che avevano maggiormente risentito delle misure di contenimento della pandemia. È proseguita la crescita della spesa per investimenti, in linea con i piani formulati dalle imprese all'inizio dell'anno.

 

La fase espansiva ha avuto riflessi positivi sul mercato del lavoro, con un aumento sia degli occupati sia delle ore lavorate; il ricorso alle misure di integrazione salariale è ulteriormente diminuito. Nei primi otto mesi dell'anno il numero di assunzioni nette nel settore privato non agricolo è rimasto positivo; la quota a tempo indeterminato è salita in misura rilevante nel confronto con lo stesso periodo del 2021, portandosi a oltre un quarto del totale. Le migliori condizioni sul mercato del lavoro hanno sostenuto i consumi; gli indicatori disponibili suggeriscono una riduzione della propensione al risparmio delle famiglie, in linea con quanto accaduto a livello nazionale.

 

La situazione economica delle imprese è rimasta nel complesso favorevole. I rincari delle materie prime energetiche e degli altri input produttivi, solo in parte assorbiti dall'aumento dei prezzi di vendita, incidono in misura più marcata nella manifattura; si è pertanto ridotta la quota di imprese del settore che prevede di chiudere l'esercizio in utile, a fronte di un aumento per quella dei servizi. La liquidità del settore produttivo, ancora su valori storicamente elevati, è leggermente diminuita. Il maggiore fabbisogno finanziario delle imprese, derivante anche dai più elevati costi di produzione, ha determinato un aumento della domanda di prestiti bancari che hanno ripreso a crescere. La dinamica dei finanziamenti alle famiglie si è rafforzata, sia nella componente finalizzata al consumo sia in quella dei mutui per l'acquisto di abitazioni. Il costo del credito è salito, riflettendo l'andamento dei tassi di riferimento. La rischiosità dei prestiti bancari è lievemente aumentata, ma rimane su livelli molto contenuti.

 

Le aspettative delle imprese per i mesi finali dell'anno in corso e gli inizi del prossimo sono improntate alla cautela, condizionate da fattori di rischio quali i rincari dei beni energetici, l'incertezza sugli sviluppi del conflitto in Ucraina e le difficoltà di approvvigionamento di input produttivi. Le stime di crescita per il 2023 sono state ridimensionate in corso d'anno, risultando appena positive per il complesso del Paese. L'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) continua a rappresentare un elemento cruciale di impulso sia alla domanda sia alla trasformazione digitale ed ecologica del sistema economico. Al 17 di ottobre le risorse del Piano complessivamente assegnate agli enti territoriali della regione erano pari a 3,5 miliardi di euro (788 euro pro capite).

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