Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Energia pulita per il futuro. Riunione interparlamentare dei Presidenti delle Commissioni competenti per l'ambiente e l'energia. Dublino, 12-13 maggio 2013
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari    Numero: 5
Data: 09/05/2013
Descrittori:
AMBIENTE   ENERGIA
FONTI RINNOVABILI DI ENERGIA     


Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

 

 

 

Energia pulita per il futuro

 

Riunione interparlamentare dei Presidenti delle Commissioni competenti per l’ambiente e l’energia

Dublino, 12-13 maggio 2013

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 5

 

9 maggio 2013

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

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I N D I C E

 

 

Scheda di lettura   1

Sessione 1: La produzione di energia sostenibile per il futuro   3

·         Gli interventi adottati dall’Italia nel 2012  7

·         L’Italia  9

Sessione 2: proteggere il nostro ambiente per un futuro sostenibile   11

·         2013: anno della qualità dell’aria  14

·         Gli interventi adottati dall’Italia  17

Sessione 3: verso i nostri obiettivi di cambiamento climatico   19

·         I progressi compiuti verso gli obiettivi di cambiamento climatico  19

·         Raggiungere gli obiettivi di emissioni attraverso l’uso di tecnologie per l’energia pulita ed efficiente  24

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Scheda di lettura


 
Sessione 1: La produzione di energia sostenibile per il futuro

 

La politica europea trova nel cosiddetto pacchetto clima/energia il suo pilastro fondamentale. Si tratta di un complesso di disposizioni volte a conseguire contestualmente i seguenti obiettivi:

·      riduzione delle emissioni di CO2 del 20 per cento rispetto ai livelli del 1990;

·       il raggiungimento della quota del 20 per cento di produzione di energie rinnovabili;

·       Il miglioramento del 20 per cento dell’efficienza energetica.

 

La previsione dei suddetti obiettivi è finalizzata anche a ridurre il grado di dipendenza dell’Europa dai paesi fornitori di energia, i quali spesso si contraddistinguono per una non piena affidabilità, con conseguenti rischi di discontinuità nelle forniture. L’importanza del raggiungimento degli obiettivi è inoltre legata anche alla necessità di fare fronte all’accentuata concorrenza per l’approvvigionamento da parte dei paesi cosiddetti BRICS (e, in particolare, la Cina), contraddistinti da un fortissimo consumo di fonti energetiche, e all’esigenza di aumentare il tasso di autonomia nella produzione di energia.

I dati statistici più recenti e riferiti al 2010[1] evidenziano che la dipendenza dell’UE dall’energia (comunque prodotta) è aumentata, nell’arco del decennio 2000-2010, dal 46,7 per cento al 52,7 per cento[2].

Quanto alla composizione del consumo complessivo di energia, le statistiche evidenziano che la dipendenza dal carbone e dai suoi derivati è passata dal 43,2 per cento del 2000 al 58,4 per cento del 2010 (comunque in diminuzione rispetto al triennio precedente)[3]; la dipendenza dal petrolio è passata dal 75,7 per cento del 2000 all’84,3 per cento del 2010[4]; la percentuale di utilizzo di gas naturale è cresciuta dal 48,9 per cento del 2000 al 62,4 per cento del 2010[5]; quanto al consumo di energie rinnovabili, la percentuale, rispetto al consumo totale di energia, è passata dal 9 per cento del 2006 al 12,5 per cento del 2010[6].

Per il consumo di energie rinnovabili, Eurostat ha recentemente fornito il dato relativo anche al 2011: il contributo di tale tipo di energia al consumo finale lordo è stato in tale anno pari al 13 per cento[7].

 

La strategia Europa 2020 conferma gli obiettivi del pacchetto clima energia per il 2020 (riduzione delle emissioni di CO2 del 20 per cento; raggiungimento della quota del 20 per cento di produzione di energie rinnovabili; aumento del 20 per cento dell’efficienza energetica).

 

 

 

Gli obiettivi in campo energetico per il 2020 dell’UE sono stati fissati dalla comunicazione Energia 2020 (COM(2010)639)[8].

Tra gli obiettivi prioritari individuati dalla UE si segnalano:

·      la riduzione dei consumi attraverso un uso più efficiente dell’energia, soprattutto nei due settori che presentano maggiori potenzialità di risparmio, i trasporti e l’edilizia;

·      la realizzazione di un mercato unico europeo dell’energia entro il 2015;

·      la ricerca di tecnologie più avanzate di stoccaggio dell'energia, di nuovi tipi di biocarburanti e di reti di distribuzione intelligenti (c.d. smart grid) che smistino l'energia sulla base dei profili di consumo.

In particolare, la Commissione con la comunicazione (COM(2011)109) ha delineato il piano per l’efficienza energetica che prevede la promozione di interventi nel settore edilizio (incentivando, ad esempio, il processo di ristrutturazione di edifici pubblici e privati e la promozione del rendimento energetico dei componenti e degli apparecchi in essi utilizzati)[9], nel settore dei trasporti[10] e in quello dell’industria (potenziando l’efficienza energetica, per esempio, con l’individuazione di requisiti per le apparecchiature industriali, migliorando le informazioni fornite alle PMI e adottando misure per l'introduzione di audit energetici e di sistemi di gestione dell'energia), nel settore della pianificazione urbana, soprattutto con i progetti delle smart cities attraverso la promozione di investimenti volti a finanziare volti all’ecosostenibilità dello sviluppo urbano, alla diminuzione di sprechi energetici ed alla riduzione drastica dell’inquinamento grazie anche ad un miglioramento della pianificazione urbanistica e dei trasporti.

La Commissione europea ha presentato, nel novembre 2012 una comunicazione (COM(2012)663) con la quale propone un piano d’azione volto a completare entro il 2014 il mercato interno dell’energia. Il piano d’azione si inscrive nella strategia energetica UE definita dal Consiglio europeo del 4 febbraio 2011, che persegue la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, il miglioramento dell’efficienza energetica e una maggiore concorrenza  dei prezzi dell’energia.

Per quanto concerne i trasporti, si segnalano la comunicazione (COM(2011)144), recante il libro bianco dei trasporti e, in particolare, la “Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile”. Nel libro bianco sono proposte azioni per la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti che, facilitando gli spostamenti di persone e merci, riduca i costi e migliori la sostenibilità dei trasporti europei; per la promozione di investimenti nell’innovazione tecnologica (che consenta una transizione più rapida e meno costosa verso un sistema europeo dei trasporti più efficiente e sostenibile, agendo su tre fattori principali: l'efficienza dei veicoli, un uso migliore della rete e un incremento della sicurezza grazie ai sistemi di informazione e comunicazione); per la creazione di infrastrutture intelligenti per giungere alla creazione di una "rete essenziale" articolata su corridoi in grado di sostenere – in modo altamente efficiente e poco inquinante – volumi elevati e consolidati di traffico merci e passeggeri; e, infine, per l'apertura dei mercati di paesi terzi ai servizi, ai prodotti e agli investimenti nel settore dei trasporti. tali azioni si inseriscono nel quadro dei sistemi di trasporto intelligenti (ITS)[11] per l’attuazione coordinata delle tecnologie innovative nel settore del trasporto stradale in relazione con le altre modalità di trasporto. Gli ITS sono sistemi in cui sono applicate tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nel settore de trasporto stradale, infrastrutture, veicoli e utenti compresi, e nella gestione del traffico e della mobilità.

Anche i rifiuti rientrano nei settori di intervento della Ue in quanto, sulla base di un moderna concezione della politica in tale materia, essi sono considerati come una "risorsa" nella prospettiva di un'economia basata sullo sviluppo sostenibile e sull'uso efficace ed efficiente delle risorse.

 

Con riferimento alla prospettiva intermedia del 2030, la Commissione ha presentato nel marzo 2013 il Libro verde “Un quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030 (COM(2013)169) per tracciare un quadro coerente fino a tale data che permetta cicli di investimento a lungo termine; per stimolare una maggiore domanda di tecnologie efficienti e a bassa intensità di carbonio e incentivare lavori di ricerca, sviluppo e innovazione che possono creare nuove opportunità di lavoro e di crescita; per poter arrivare preparati ai negoziati internazionali sul cambiamento climatico che si terranno nel 2015. L’impostazione della strategia, a differenza di quelle che lo hanno preceduto, tiene conto anche degli effetti della crisi economica in atto e dei conseguenti problemi di bilancio degli Stati membri, delle preoccupazioni delle famiglie sull’accessibilità dei prezzi dell’energia e di quelle delle imprese materia di competitività; dell’evoluzione dei mercati energetici UE e mondiali.

Nel libro verde sono messi in luce i seguenti punti:

-    entro il 2030 le emissioni di gas serra dell'Unione dovranno essere ridotte del 40% per poter conseguire una riduzione dell’80-95% entro il 2050;

-    prioritari sono l'aumento della quota di energie rinnovabili, il rafforzamento dell’efficienza energetica e lo sviluppo di infrastrutture energetiche migliori e più intelligenti;

-    per ammodernare il sistema energetico, con o senza decarbonizzazione, sono necessari investimenti significativi che avranno un impatto sui prezzi dell’energia nel periodo fino al 2030.

 

Assumendo la prospettiva più avanzata del 2050, la Commissione ha presentato la tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio (COM(2011)112), con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra dell'80-95% entro tale anno, attraverso una transizione graduale ed efficace in termini di costi.

 

Sempre con riferimento all’orizzonte oltre il 2050, la Commissione ha elaborato la tabella di marcia per l’energia 2050 (COM(2011)885).

Attraverso l’analisi di una pluralità di scenari, la Commissione individua i settori prioritari di intervento per il periodo 2020-2050, ovvero l’efficienza energetica; l’aumento della quota di energia rinnovabile[12]; la valorizzazione del gas nella fase di transizione dal petrolio per contribuire a ridurre le emissioni fino ad almeno il 2030-2035[13]; lo sviluppo della tecnologia per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) e di altre tecnologie pulite emergenti, pur mantenendo una presenza europea nel settore della raffinazione del petrolio interna, dal momento che è probabile che tale combustibile rimanga nel mix energetico anche nel 2050, principalmente come carburante per il trasporto passeggeri e merci sulle lunghe distanze; il miglioramento della sicurezza e della protezione in campo nucleare; la promozione di tecnologie intelligenti per lo stoccaggio e per il passaggio a combustibili alternativi.

 

Gli interventi adottati dall’Italia nel 2012

Sul fronte della politica energetica, l’Italia è intervenuta principalmente con il cosiddetto “decreto Crescita” (n. 83/2012). In particolare, sono stati definiti i criteri e gli strumenti per la rideterminazione delle componenti fiscali e parafiscali sulle imprese a forte consumo energetico, tenendo conto del peso che l’energia riveste sui costi di produzione e dell’attività di impresa. Il decreto è intervenuto anche nel settore della produzione energetica (elettrica o termica) da parte di cementifici o di centrali termoelettriche; nonché nel settore delle infrastrutture energetiche. Dal 2012, è inoltre operativo il sistema nazionale di certificazione della sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi e, per quanto riguarda i biocarburanti, sono state introdotte misure per la promozione della filiera di produzione[14]. Sono state apportate modifiche ai meccanismi di incentivazione sia per l’energia fotovoltaica (quinto conto energia) sia per le energie non rinnovabili elettriche non fotovoltaiche[15].

Dal punto di vista dell’efficientamento energetico, si è introdotto un sistema di incentivi per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti, pubblici e privati[16]. Si sono, inoltre, introdotte norme per il potenziamento del meccanismo dei certificati bianchi, che stabilisce nuovi obiettivi e obblighi quantitativi di risparmio energetico per le imprese di distribuzione di energia elettrica e gas per gli anni 2013-2016[17]. Per facilitare la realizzazione di nuovi progetti di efficienza energetica è stato anche approvato un pacchetto di misure per il settore industriale.

Per quanto riguarda la sostenibilità energetica e ambientale, sono state introdotte norme per la realizzazione di una rete infrastrutturale per la ricarica dei veicoli elettrici e per l’acquisto di veicoli a basse emissioni di CO2, con uno stanziamento di 146 milioni di euro nel triennio 2012-2014. E’ stato istituito il sistema di certificazione/attestazione delle imprese e delle persone che svolgono attività su determinate apparecchiature che contengono gas fluorurati a effetto serra, sono state ridefinite le procedure autorizzative per la disattivazione e lo smantellamento di impianti nucleari.

Infine, a marzo 2013, è stata approvata la Strategia Energetica Nazionale, con il doppio orizzonte temporale di riferimento, il 2020 e il 2050.

Gli obietti per il 2020 sono: il contenimento dei consumi e l’efficienza energetica; l’allineamento dei prezzi all’ingrosso a quelli europei per tutte le fonti energetiche; la riduzione della dipendenza energetica dall’estero; la riduzione di circa il 21 per cento delle emissioni di gas serra; l’aumento al 19-20 per cento dell’incidenza delle energie rinnovabili. Il raggiungimento di tali obiettivi comporterà: il recupero di competitività nei settori con alta incidenza di consumi elettrici e di gas; un risparmio di risorse attualmente utilizzate per l’importazione di energia; investimenti nel settore energetico e nell’indotto; rilancio della ricerca e dell’innovazione nel settore.

Per il conseguimento degli obiettivi la Strategia individua sette priorità: la promozione dell’efficienza energetica; la promozione del mercato del gas competitivo, integrato con l’Europa e con prezzi ad essa allineati; lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili; lo sviluppo del mercato elettrico pienamente integrato con quello europeo; la ristrutturazione del sistema di raffinazione e di distribuzione dei carburanti; lo sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi e, infine, la modernizzazione del sistema di governante del settore.

 

L’Italia

Come esposto nel Programma Nazionale di Riforma[18], l’Italia, nel quadro delle strategie delineate in Europa 2020 e in Europa 2050, intende predisporre una serie di misure relative alla decarbonizzazione dell’economia italiana, alla messa in sicurezza del territorio, alla gestione integrata dei rifiuti e al recupero e valorizzazione delle aree dismesse in zone urbane soggette a bonifica.

Nel quadro del Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di CO2, approvato dal CIPE nel marzo 2013 in coerenza con la Strategia energetica nazionale, un ruolo significativo è attribuito alle misure per accrescere l’efficienza energetica e l’uso delle energie rinnovabili. Sottolineando l’importanza degli investimenti nelle tecnologie a basso consumo di carbonio, si rende necessario valutare l’opportunità di incentivarli introducendo benefici fiscali, anche al fine di attivare crescita ed occupazione; si prefigura l’istituzione di un Catalogo delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti per la decarbonizzazione dell’economia italiana, con l’obiettivo di rendere più semplice agli operatori privati l’accesso agli incentivi e alle agevolazioni; infine, si valuta la rimodulazione dell’applicazione della fiscalità energetica, tenendo conto della Direttiva comunitaria sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità.

E’ prevista anche l’applicazione di un meccanismo premiale per la ricerca, lo sviluppo e la produzione di tecnologie innovative che contribuiscono a ridurre l’intensità di carbonio, con riferimento a tutti i settori. Si prevede l’applicazione del carbon management e del carbon foot printing dei processi e prodotti con accordi volontari con le imprese. Si rende, inoltre, rendere obbligatorio l’uso dei “criteri ambientali minimi” (CAM) in modo omogeneo e standardizzato su tutto il territorio nazionale per tutte le Pubbliche amministrazioni negli acquisti pubblici di alcune categorie di prodotti e servizi.

Con riferimento alla sicurezza del territorio, si sono delineate varie linee strategiche, che si concretizzeranno nella incentivazione della gestione dei boschi demaniali da parte del settore privato, nell’incentivazione di iniziative coordinate di manutenzione dei corsi d’acqua e riduzione del dissesto idrogeologico, privilegiando misure di riforestazione con specie autoctone e di ripristino degli ecosistemi; infine, nell’aggiornamento degli strumenti di pianificazione di bacino per la tutela quali-quantitativa delle acque e dell’assetto idrogeologico del territorio.

lnfine, con il decreto legislativo 28/2011 sulle energie rinnovabili l’Italia ha proceduto alla riforma dei meccanismi incentivanti la produzione di elettricità da fonti rinnovabili per gli impianti entrati in esercizio dal 1° gennaio 2013, prevedendo un periodo di transizione dall'attuale sistema (certificati verdi) al nuovo. I nuovi meccanismi di incentivazione consistono in tariffe fisse per i piccoli impianti (fino a 5 MW) e in aste al ribasso per gli impianti di taglia maggiore. Anche per gli impianti entrati in esercizio entro il 2012, a partire dal 2016 i certificati verdi saranno sostituiti - per il residuo periodo di spettanza - da una tariffa fissa tale da garantire la redditività degli investimenti realizzati. A partire dal 2013 la quota d'obbligo di energia rinnovabile da immettere nel sistema elettrico si riduce linearmente negli anni successivi fino ad annullarsi per l'anno 2015.

 

 


Sessione 2: proteggere il nostro ambiente per un futuro sostenibile

 

La strategia ambientale dell’Unione europea fino al 2020 è tracciata dal Programma di azione “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta (COM(2012)710) presentato dalla Commissione nel novembre 2012. Il Programma segue i precedenti programmi di azione per l’ambiente (PAA), l’ultimo dei quali, il sesto, è scaduto a luglio 2012. Lo scopo del Programma, che si inserisce nel quadro finanziario pluriennale della UE per il periodo 2014-2020, è quello di potenziare gradualmente il contributo della politica ambientale alla transizione verso un’economia efficiente nell’uso delle risorse e a basse emissioni di carbonio.

Il programma stabilisce un quadro per la politica in materia di ambiente fino al 2020 ed una visione per il 2050 ed è strettamente legato alla strategia Europa 2020, fissando nove obiettivi prioritari specifici che l’UE e i suoi Stati membri devono raggiungere, che, in parte, costituiscono obiettivi già presenti nella politica dell’UE in materia di ambiente. Una migliore attuazione della normativa ambientale in vigore è dunque un obiettivo trasversale. Nell’ambito del quadro tracciato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (vertice Rio+20), il nuovo programma generale di azione dovrebbe anche sostenere i processi internazionali e regionali che tendono a trasformare l’economia globale in un’economia verde inclusiva, nel contesto dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà.

Il Programma individua nove obiettivi prioritari:

-     protezione e valorizzazione del capitale naturale dell’UE

La Commissione, sottolineando l’importanza del corpus legislativo esistente[19], integrato dalla legislazione in materia di cambiamenti climatici, sostanze chimiche, emissioni industriali e rifiuti, afferma la necessità di dare piena attuazione, entro il 2020, alla strategia dell’UE per la biodiversità (COM(2011)244)) e al Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee (COM(2012)673). Sarà, inoltre, necessario agire su tutte le componenti dell’habitat naturale. In particolare, con riferimento all’ambiente marino, sarà necessario garantire riserve ittiche sane e quantificare un obiettivo di riduzione dei rifiuti marini; con riferimento alla qualità dell’aria, sarà necessario il pieno rispetto della legislazione esistente in materia (direttiva 2008/50/CE) nonché definire azioni e obiettivi strategici oltre il 2020[20]; per il suolo, sarà necessario ridurne l’erosione e aumentare la materia organica presente al suo interno, bonificando i siti contaminati e adottando obiettivi specifici e obiettivi di pianificazione territoriale. Infine, la Commissione sottolinea la necessità di avviare ulteriori iniziative per eliminare le emissioni di azoto e di fosforo, quelle dovute alle acque reflue urbane e industriali e all’uso dei fertilizzanti. Infine, è sottolineata la necessità di adottare una nuova strategia per le foreste;

-     trasformazione dell’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio ed efficiente nell’impiego delle risorse.

La Commissione indica la necessità di dare piena attuazione al pacchetto su clima ed energia[21]; di applicare le migliori pratiche disponibili; di dare nuovo impulso alla ricerca e all’innovazione; di stabilire un quadro più coerente per la produzione e il consumo sostenibili; dare piena attuazione alla legislazione Ue in materia di rifiuti e migliore l’efficienza idrica;

-     proteggere i cittadini dell’Unione dai rischi per la salute e il benessere

Anche in questo caso, la Commissione sottolinea la necessità di dare attuazione alle politica dell’UE sulla qualità dell’aria, sull’inquinamento acustico e sull’acqua potabile e di balneazione nonché sviluppare strategie per un ambiente non tossico e per l’adattamento ai cambiamenti climatici;

Con riferimento ai tre obiettivi prioritari elencati, la Commissione prevede la realizzazione di un quadro di sostegno delle azioni concrete, attraverso l’adozione di misure precise per: il miglioramento delle modalità di attuazione generali della legislazione dell’UE in materia ambientale e il miglioramento degli elementi scientifici alla base delle politiche ambientali medesime; la garanzia di investimenti e la creazione di incentivi per la protezione dell’ambiente e per l’integrazione ambientale; la coerenza delle politiche, sia nel quadro della politica ambientale sia rispetto ad alte politiche.

-     sfruttamento dei vantaggi della legislazione UE in materia di ambiente

Per raggiungere tale obiettivo, la Commissione ritiene necessario stabilire sistemi di divulgazione delle informazioni; stipulare contratti di partenariato tra gli Stati membri e la Commissione; estendere gli obblighi vincolanti per le ispezioni e la sorveglianza degli Stati membri sull’insieme della legislazione UE in materia ambientale; istituire a livello nazionale meccanismi coerenti ed efficaci per la gestione delle denunce relative all’attuazione del diritto UE sull’ambiente; garantire che le disposizioni nazionali in materia di accesso alla giustizia siano in linea con la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea e, infine, promuovere la risoluzione stragiudiziale delle controversie;

-     miglioramento delle basi scientifiche della politica ambientale

La Commissione sottolinea la necessità di coordinare e concentrare gli sforzi della ricerca; adottare un approccio sistematico in materia di gestione del rischio; semplificare, razionalizzare e modernizzare i dati sull’ambiente e i cambiamenti climatici nonché, infine, la raccolta, gestione e diffusione delle informazioni in materia;

-     investimenti a favore delle politiche ambientali

Nel Programma è sottolineata la necessità di eliminare le sovvenzioni dannose per l’ambiente, fare maggiore ricorso a strumenti di mercato (incluse le misure fiscali) ed espandere i mercati per i beni e i servizi ambientali; agevolare l’accesso a strumenti finanziari innovativi e a finanziamenti per l’ecoinnovazione; rispecchiare le priorità ambientali e climatiche nelle politiche a sostegno della coesione economica, sociale e territoriale; utilizzare in maniera efficiente i finanziamenti messi a disposizione dell’UE; sviluppare un sistema di rendicontazione e tracciabilità delle spese relative all’ambiente nel bilancio UE; integrare le considerazioni sull’ambiente e sul clima nel semestre europeo; sviluppare e applicare indicatori alternativi che integrino il PIL per monitorare l’effettiva sostenibilità dei progressi europei in materia ambientale;

-     integrazione ambientale e coerenza delle politiche

Per la Commissione è necessario integrare gli incentivi legati all’ambiente e al clima nelle iniziative politiche, anche riesaminando e riformando la politica esistente, nonché effettuare sistematiche valutazioni ex ante dell’impatto sociale, ambientale ed economico delle iniziative politiche adottate a livelli UE e degli Stati membri, al fine di garantirne la coerenza ed efficacia;

-     miglioramento della sostenibilità delle città

E’ necessario definire criteri per valutare le prestazioni ambientali delle città, tenendo conto degli impatti economici e sociali, nonché assicurare l’accesso alle informazioni riguardo ai finanziamenti disponibili per interventi di miglioramento della sostenibilità urbana nonché l’accesso ai finanziamenti medesimi;

-     efficacia dell’azione dell’UE a livello regionale e mondiale

La Commissione reputa necessario impegnarsi per l’adozione di obiettivi per lo sviluppo sostenibile e contribuire a creare un più efficace programma dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, rafforzando il suo programma per l’ambiente (UNEP), secondo le conclusioni raggiunte al vertice Rio+20; aumentare l’impatto delle diverse forme di finanziamento, anche attraverso misure fiscali, risorse interne, finanziamenti privati, fonti di investimento innovative; cooperare più strategicamente con i paesi partner e impegnarsi nei processi multilaterali in materia di ambiente; ratificare prima del 2020 tutti i più importanti accordi multilaterali sull’ambiente e, infine, valutare l’impatto sull’ambiente dei consumi di cibo e beni non alimentari all’interno dell’UE.

 

Sul Programma di azione il Consiglio Ambiente ha svolto nel dicembre 2012 un primo esame di natura orientativa.

 

2013: anno della qualità dell’aria

 

La legislazione sulla qualità dell'aria dell'UE fissa obiettivi o valori limite relativi a sostanze specifiche, ma lascia ai Paesi membri la facoltà di stabilire come raggiungere tali obiettivi. Alcuni Paesi hanno adottato misure efficaci per contrastare l'inquinamento atmosferico; altri hanno adottato un minor numero di misure, o le misure adottate si sono dimostrate meno efficaci. Ciò può essere in parte dovuto a diversi livelli di monitoraggio e a differenti capacità di applicazione nei paesi. Un ulteriore problema legato al controllo dell'inquinamento atmosferico deriva dalla differenza tra i test di laboratorio e sul campo. Per esempio, nei casi in cui la legislazione interessa settori specifici, quali i trasporti o l'industria, le tecnologie testate in condizioni di laboratorio ideali possono apparire più pulite ed efficaci che nella realtà. E’, inoltre, da considerare che i nuovi andamenti dei consumi o misure politiche non connesse con la qualità dell'aria possono avere effetti indiretti sulla qualità dell'aria in Europa.

 

Con riferimento alla presenza di particolato nell’aria, ad esempio, l’attuale legislazione internazionale e dell'UE classifica le particelle in 2 dimensioni — pari o inferiore a 10 micron di diametro e pari o inferiore a 2.5 micron di diametro (PM10 e PM2.5) — e regolamenta le emissioni dirette nonché le emissioni di gas precursori. I dati forniti dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), mostrano che tra il 2001 e il 2010 le emissioni dirette di PM10 e PM2.5 sono calate del 14% nell'Unione europea.

Ma queste riduzioni delle emissioni non sempre si sono tradotte in un'esposizione più bassa al particolato. La quota di popolazione urbana europea esposta a livelli di concentrazione di PM10 superiori ai valori stabiliti dalla legislazione dell'UE rimane elevata (18-41% per l'UE a 15 e 23-41% per i 32 paesi membri dell'AEA) e ha registrato solo una modesta riduzione nell'ultimo decennio. Addirittura, prendendo a riferimento le linee guida più severe dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), più dell'80% della popolazione urbana nell'UE è esposta a concentrazioni eccessive di PM10.

Tale apparente contraddizione si spiega con il fatto che alcune sostanze inquinanti possono rimanere nell'atmosfera abbastanza a lungo per essere trasportate da un paese all'altro, da un continente all'altro o in alcuni casi in tutto il mondo. Anzi, secondo l’ AEA, il trasporto intercontinentale di particolato e dei suoi precursori può spiegare, in parte, perché la qualità dell'aria in Europa non è migliorata tanto quanto sono diminuite le emissioni di particolato e dei suoi precursori.

Anche per quanto riguarda i precursori dell’ozono, l’UE è riuscita a ridurre le emissione, diminuite del 26 per cento nel periodo 2001-2010, così come le emissioni di composti organici volatili diversi dal metano, diminuite nel medesimo periodo del 27% e le emissioni di monossido di carbonio, diminuite del 33% (dati AEA). Ma anche in questo caso, la riduzione delle emissioni non ha significato un miglioramento significativo della qualità dell’aria, proprio a causa del trasporto delle sostanze inquinanti da un paese all’altro[22].

 

Si segnala che è in corso un progetto pilota relativo all’applicazione della legislazione sulla qualità dell’aria. Tale progetto, che riunisce città di tutta Europa, ha la finalità di comprendere meglio i punti di forza e le esigenze delle città riguardo l’applicazione della legislazione sulla qualità dell’aria dell’UE e le questioni relative alla qualità dell’aria in generale. Al progetto pilota, gestito dalla Direzione generale dell’Ambiente della Commissione e dalla AEA, partecipano, tra le altre, Anversa, Berlino, Dublino, Madrid, , Milano, Parigi, Praga e Vienna. I risultati saranno pubblicati nel corso del 2013.

 

Per tenere sotto osservazione gli inquinanti e per verificare se la qualità dell’aria rientra nei parametri fissati dalle norme e dalle raccomandazioni sanitarie, in Europa è stata creata una vasta rete di monitoraggio (circa 7.500 stazioni), attraverso la quale l’Agenzia europea dell’ambiente raccoglie i dati per alimentare la banca dati sulla qualità dell’aria AirBase.

E’ stato anche creato un registro delle emissioni, esteso a livello europeo (E-PRTR) a cui affluiscono i dati sull’ammontare delle diverse sostanze inquinanti rilasciate nell’acqua, nell’aria e nel terreno.

 

Dal punto di vista normativo, la UE ha seguito diversi filoni di azione, sulla base di una strategia a lungo termine (2020) tracciata dalla Strategia sull’inquinamento atmosferico (COM(2005)446). Per esempio, con le direttive 2008/50/CE e 96/62/CE ha fissato valori limite legalmente vincolanti e non vincolanti in relazione a certi inquinanti dispersi nell’atmosfera (ozono, anidride solforosa, ossidi di azoto, piombo).

Anche con riferimento alle emissioni inquinanti, l’UE è intervenuta fissando valori limite nazionali annui di emissioni per sostanze specifiche. In questi casi, i Paesi membri sono responsabili dell’introduzione delle misure necessarie ad assicurare il rispetto dei tetti prestabiliti.

Con riferimento alle emissioni di alcuni dei precursori dell'ozono e del particolato, si segnala il Protocollo di Göteborg alla Convenzione sull'inquinamento transfrontaliero a lunga distanza (Convenzione LRTAP), adottato per la prima volta nel 1999, per ridurre l’acidificazione, l’eutrofizzazione e l’ozono troposferico, fissando limiti massimali di emissione in atmosfera di 4 inquinanti: zolfo, ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili (COV) e ammoniaca. Il Protocollo, non ancora ratificato dall’Italia, è stato aggiornato nel maggio 2012. In tale sede, le Parti dell’UNECE (United Nations Economic Commission for Europe) hanno raggiunto un Accordo internazionale per definire obiettivi più ambiziosi della Convenzione sul Long-range Transboundary Air Pollution (LRTAP). Il nuovo testo del Protocollo comprende per la prima volta anche le polveri sottili (PM2,5).

Secondo le previsioni, una volta pienamente attuato il Protocollo, nell’UE a partire dal 2020 vi sarà una riduzione rispetto ai livelli del 1990 del:

- 59% per lo zolfo;

- 42% per i biossidi di azoto (NOx);

- 28% per i composti organici volatili (COV);

- 6% per l’ammoniaca;

- il 22% per il PM2,5.

 

La legislazione UE interviene anche per fissare valori limite di emissioni inquinanti per specifici settori produttivi. Per esempio, si ricordano le direttive 2010/75/UE sulle emissioni industriali e 2001/80/CE per i grandi impianti di combustione. La UE è intervenuta anche per limitare l’inquinamento proveniente dalla circolazione dei veicoli e su quello causato dalle navi.

 

Infine, si ricorda che, nel 2011 la Commissione, con un documento di lavoro specifico (SEC(2011)342) ha affrontato il problema di rivedere la Strategia sull’inquinamento atmosferico (COM(2005)446) attraverso una vera e propria roadmap costituita, in una prima fase, da consultazioni pubbliche (la prima è stata effettuata nel 2011, l’ultima si è chiusa nel marzo 2013). Nell’ambito di tale progetto di revisione, l’UE ha cofinanziato, insieme all’OMS, uno studio specifico “Review of evidence on health aspects of air pollution – REVIHAAP”. Tale studio, condotto da un gruppo di esperti di tutto il mondo, è volto ad approfondire aspetti generali della rilevanza della politica di gestione della qualità dell’aria ed aspetti specifici relativi a singoli inquinanti atmosferici. Sulla opportunità e importanza di procedere alla revisione della Strategia si è espresso, da ultimo, il Consiglio informale Energia e Ambiente del 23 aprile 2013.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli interventi adottati dall’Italia

 

Come risulta dagli ultimi dati disponibili[23], nel 2010 la spesa complessiva delle regioni italiane per la protezione dell’ambiente è stata pari a 4,3 miliardi di euro, con un’incidenza dello 0,28 per cento sul PIL e in riduzione, rispetto al 2009, del 15 per cento. Il 63% della spesa ambientale è stato destinato a interventi e attività finalizzati alla "protezione dell'ambiente", ossia alla salvaguardia dell'ambiente da fenomeni di inquinamento (emissioni atmosferiche, scarichi idrici, rifiuti, inquinamento del suolo) e di degrado (perdita di biodiversità, erosione del suolo, salinizzazione); il restante 37% è utilizzato per la salvaguardia dell'ambiente da fenomeni di esaurimento dello stock delle risorse naturali. I settori ambientali cui è destinata la quota maggiore della spesa sono: protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e di superficie (19,0%); uso e gestione delle risorse idriche (18,4%); protezione della biodiversità e del paesaggio (17,3%); gestione delle acque reflue (13,5%); uso e gestione delle foreste (10,1%).

 

Nel marzo 2013, il CIPE ha approvato l’aggiornamento del Piano di Azione nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra, per il rispetto degli obiettivi assunti a livello UE e internazionale per il periodo 2008-2012 e 2013-2020 nonché per proseguire l’azione di decarbonizzazione dell’economia attraverso azioni di supporto alla green economy nel quadro della Strategia Energetica nazionale.

Tra le azioni prioritarie si segnalano: il prolungamento delle detrazioni di imposta per l’efficienza energetica in edilizia; l’estensione fino al 2020 dei certificati bianchi per il risparmio energetico; nuove misure per la promozione di fonti energetiche rinnovabili, sia elettriche che termiche; l’istituzione del catalogo delle tecnologie verdi; il rifinanziamento del fondo rotativo di Kyoto.

Si segnala infine la presentazione al CIPE da parte del Ministero dell’Ambiente del programma per il trasferimento parziale del trasporto merci dalla strada alla ferrovia, per contribuire alla riduzione delle emissioni nocive e alla decarbonizzazione dell’economia.

Obiettivo dell’iniziativa è il parziale trasferimento del trasporto dalla gomma alla rotaia attraverso la combinazione modale dei vettori. In particolare, l’Italia mira ad aumentare l’incidenza del trasporto merci su rotaia dall’attuale 6 per cento al 24 per cento, contenendo così l’impatto ambientale del traffico dei mezzi pesanti e, di conseguenza, le emissioni di anidride carbonica, polveri sottili e di altre sostanze inquinanti. Ciò consentirebbe di abbattere i costi esterni che gravano sull’ambiente, fino a circa il 57 per cento dell’attuale valore, con un risparmio di circa 3 miliardi l’anno.

 



Sessione 3: verso i nostri obiettivi di cambiamento climatico

 

I progressi compiuti verso gli obiettivi di cambiamento climatico

 

Il quadro entro il quale si muove la strategia europea in materia di cambiamento climatico è il Protocollo di Kyoto.

Con il termine “Protocollo di Kyoto” si intende l’accordo internazionale sottoscritto il 7 dicembre 1997 da oltre 160 paesi partecipanti alla terza sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Oggetto del Protocollo è uno degli aspetti del cambiamento climatico: la riduzione, attraverso un’azione concordata a livello internazionale, delle emissioni di gas serra. Obiettivo del Protocollo è la riduzione delle emissioni globali di sei gas, ritenuti responsabili di una delle cause del riscaldamento del pianeta, primo tra tutti l’anidride carbonica (CO2). Gli altri gas interessati sono il metano (CH4), l’ossido di azoto (N2O), l’esafluoruro di zolfo (SF6), gli idrofluorocarburi (HFCs) e i perfluorocarburi (PFCs).

Il Protocollo di Kyoto ha impegnato i Paesi industrializzati ed i Paesi con economia in transizione a ridurre del 5,2%, rispetto ai livelli del 1990, le emissioni di gas in grado di alterare l’effetto serra del Pianeta entro il 2012.

Gli impegni generali previsti dal Protocollo sono:

-     il miglioramento dell’efficienza energetica;

-     la correzione delle imperfezioni del mercato (attraverso incentivi fiscali e sussidi);

-     la promozione dell’agricoltura sostenibile;

-     la riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti;

-     l’informazione a tutte le altre Parti sulle azioni intraprese (c.d. “comunicazioni nazionali”).

 

Nel corso della 18a conferenza delle Parti tenutasi a Doha (Qatar) dal 26 novembre all'8 dicembre 2012, l'impegno per la prosecuzione oltre il 2012 delle misure previste dal Protocollo è stato assunto solamente da un gruppo di Paesi (tra i quali Unione europea, Australia, Svizzera e Norvegia), che rappresentano appena il 15% circa delle emissioni globali di gas-serra. I 200 paesi partecipanti hanno invece lanciato, a partire dal 1° gennaio 2013, un percorso finalizzato al raggiungimento, entro il 2015, di un nuovo accordo che dovrà entrare in vigore nel 2020.

 

Secondo gli ultimi dati disponibili[24], il processo di riduzione delle emissioni di gas serra verso l’obiettivo, concordato al numero indice 92 nel biennio 2008-2010, appare raggiunto con rifermento all’area EU-15: infatti, il tasso di emissione è passato da 99,6 del 1990 all’89 del 2010[25] (vedi Tabella Eurostat riportata a pag. 23).

 

Con particolare riferimento alle emissioni di CO2, la cui riduzione del 20 per cento rispetto ai livelli del 1990 costituisce uno degli obiettivi della strategia Europa 2020, dai dati forniti dalla Agenzia internazionale per l’energia (IEA), emerge che nell’area UE-27 si è registrata una riduzione in valori assoluti da 3.830 milioni di tonnellate del 2000 alle 3.659,5 milioni di tonnellate del 2010[26] e, in valori percentuali nel periodo 1990-2010 la riduzione è stata pari al 9,6 per cento.

 

Tuttavia, nonostante i progrerssi evidenziati dai dati statistici, non c’è uniformità tra gli Stati membri nell’atteggiamento adottato per fronteggiare ed adattarsi ai cambiamenti climatici. Ad oggi, molti Stati membri hanno adottato una strategia di adattamento[27], in altri, tra cui l’Italia, le iniziative sono in fase di elaborazione. Alcune delle strategie adottate sono state seguite da piani di azione e si sono registrati progressi nell’integrazione delle misure di adattamento nelle politiche settoriale. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, l’adattamento è ancora in fase iniziale e si registrano poche misure concrete effettivamente attuate.

A livello di Unione, negli ultimi anni, la necessità di promuovere l’adattamento climatico nell’adozione delle singole politiche di settore è stata tra le priorità della Commissione. Il percorso di integrazione dell’adattamento in diverse politiche e in diversi programmi finanziari dell’UE è stato avviato con l’adozione del Libro bianco “L'adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo” (COM(2009)147) del 2009. In alcuni settori, come l’ambiente marino, la selvicoltura, i trasporti, i corsi d’acqua interni, la biodiversità, la migrazione e la mobilità, l’integrazione dell’adattamento nella legislazione è già stata realizzata[28], in altri settori la Commissione ha presentato proposte legislative specifiche, per l’agricoltura e la selvicoltura, la pianificazione dello spazio marino e la gestione integrata delle zone costiere[29], nel settore dell’energia[30], nella prevenzione e nella gestione del rischio di catastrofe[31], nei trasporti[32], nella ricerca, nella sanità e nell’ambiente[33]. Per altri settori la Commissione preannuncia la prossima pubblicazione di iniziative strategiche, come quelle sulle specie esotiche invasive, sull’infrastruttura verde, sul suolo come risorsa, sul settore forestale. Sono in via di elaborazione gli orientamenti sull’adattamento e la gestione delle zone costiere e gli orientamenti sull’adattamento e la rete Natura 2000.

Data la frammentarietà del panorama che persiste tra gli Stati membri, la Commissione ha ritenuto opportuno lanciare una strategia di adattamento applicabile a tutta l’UE, che rispetti i principi di sussidiarietà e di proporzionalità nonché i diritti fondamentali dell’Unione. Tale strategia di adattamento, in linea con la strategia Europa 2020 (la quale con l’iniziativa faro “Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse” (COM(2011)21 si prefigge di invertire la perdita di biodiversità e accelerare la transizione dell’UE verso un’economia verde ed efficiente dal punto di vista delle risorse), deve favorire il passaggio dell’UE verso un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici, promuovendo la crescita sostenibile, incentivando gli investimenti per soluzioni resilienti ai cambiamenti climatici e creando nuovi posti di lavoro.

Si tratta della Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici (COM(2013)216), presentata ad aprile dalla Commissione e volta a contribuire a rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici, attraverso l’individuazione di otto azioni prioritarie:

-     incoraggiamento degli Stati membri per l’adozione di strategie di adattamento globali. Si tratta di uno strumento analitico fondamentale, raccomandato anche dalla Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici, e concepito per informare e dare priorità alle azioni e agli investimenti;

-     utilizzo dello strumento LIFE, che prevede un sottoprogramma dedicato all’azione per il clima, per il sostegno finanziario delle strategie di adattamento nazionali;

-     coordinamento delle strategie di adattamento con le altre politiche dell’UE, nel quadro del Patto dei sindaci (un’iniziativa cui hanno aderito su base volontaria oltre 4.000 autorità locali e finalizzata a migliorare la qualità della vita urbana perseguendo gli obiettivi dell’UE in materia di clima ed energia);

-     superamento delle lacune nelle competenze (soprattutto in materia di informazioni; di analisi e valutazione del rischio; di quadri di riferimento, modelli e strumenti a sostegno del processo decisionale;di strumenti di monitoraggio e valutazione delle iniziative). Le conclusioni dell’azione in esame confluiranno nella programmazione di Horizon 2020 e contribuiranno al miglioramento delle informazioni sulla piattaforma Climate-ADAPT. Inoltre, la Commissione preannuncia l’elaborazione nel corso del 2013 di una panoramica dei rischi naturali e di origine umana intersettoriale e relativa a tutta la UE;

-     ulteriore sviluppo della piattaforma Climate-ADAPT e di altre piattaforme di settore, tra cui anche portali sull’adattamento nazionali e locali. Tale azione si svolgerà negli anni 2013 e 2014 e in tale anno la Commissione prevede lo svolgimento dei lavori per l’inclusione dei futuri servizi climatici in Copernicus[34];

La Piattaforma Climate-ADAPT, una partnership tra la Commissione europea e l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) aiuta gli utenti ad accedere e a condividere le informazioni in materia di aspettative di cambiamento climatico in Europa; vulnerabilità, attuale e futura, delle regioni e dei settori; strategie di adattamento nazionali e transnazionali; studi in materia di casi concreti e soluzioni; strumenti di pianificazione.

-     promozione di una politica agricola comune (PAC), una politica di coesione e una politica comune della pesca (PCP) a prova di clima;

-     garanzia di infrastrutture più resilienti. In particolare, la Commissione anticipa che nel corso del 2013 sarà avviato un lavoro di mappatura delle norme di rilevanza industriale nei settori dell’energie, dei trasporti e dell’edilizia e saranno forniti orientamenti strategici per lo sviluppo di progetti nell’ambito delle infrastrutture e dei beni materiali. A tale proposito la Commissione richiama la sua comunicazione sull’infrastruttura verde[35];

-     promozione dei prodotti assicurativi e di altri prodotti finanziari per decisioni di investimento e commerciali resilienti. La Commissione si richiama espressamente al recente Libro verde sull’assicurazione contro le calamità naturali o antropogeniche[36].

La piena attuazione della Strategia presuppone il miglioramento dell’accesso ai finanziamenti. In particolare, nel progetto per il quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020 si propone un aumento delle spese legate al clima ad almeno il 20 per cento del bilancio dell’UE. Inoltre, l’adattamento ai cambiamenti climatici è incluso in tutte le proposte per i programmi di finanziamento 2014-2020 (fondi strutturali, Horizon 2020, LIFE). Il finanziamento dei programmi di adattamento climatico sarà sostenuto anche dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Anche fondi specifici a livello nazionale e istituti finanziari pubblici sono chiamati a rendere effettivo l’accesso ai finanziamenti per le azioni di adattamento climatico e, inoltre, la Commissione sostiene il ricorso anche ai proventi delle aste del sistema ETS dell’UE da parte degli stati membri per sostenere finanziariamente l’adattamento.



 

Raggiungere gli obiettivi di emissioni attraverso l’uso di tecnologie per l’energia pulita ed efficiente

L’effettivo raggiungimento degli obiettivi di emissioni fissati da Europa 2020 (-20 per cento delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990) dipende anche da grado di avanzamento delle tecnologie che favoriscano ed incentivino l’uso di energia pulita.

L’UE ha affrontato in maniera organica il problema di disegnare un quadro coerente entro il quale indirizzare e coordinare la ricerca verso tecnologie per l’energia a pulita. Nell’ambito del Settimo programma quadro per la ricerca (2007-2013), uno dei temi del programma Cooperazione è proprio l’energia.

Le linee di azione tracciate dal programma, per le quali sono state stanziati 2,350 milioni di euro, sono:

-      attuazione del programma «idrogeno e celle a combustibile»;

-      sviluppo di tecnologie che consentano di produrre energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili;

-      sviluppo di tecnologie per la produzione di combustibili rinnovabili;

-      ottimizzazione dell'utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili per il riscaldamento e la refrigerazione;

-      elaborazione di procedure per la cattura e l'immagazzinamento di CO2;

-      sviluppo di tecnologie del carbone pulito;

-      istituzione di reti energetiche intelligenti (efficienza, flessibilità, sicurezza, affidabilità);

-      rafforzamento dell'efficienza energetica;

-      utilizzazione delle conoscenze a favore della politica energetica.

Successivamente con il Piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (PIANO SET) (COM(2007)723), la Commissione ha proposto di accelerare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie a basso tenore di carbonio in grado di garantire un buon rapporto costi/benefici. La novità del Piano SET consiste nella proposta di una pianificazione strategica comune, basata su gruppo direttivo (Steering Group) costituito da rappresentanti degli Stati membri per la promozione di azioni comuni, la messa a disposizione delle risorse e la valutazione dei progressi compiuti. Oltre al gruppo direttivo, gli altri due pilastri su cui si basa il Piano SET sono le iniziative industriali europee (European Industrial Initiatives (EIIs) e l’Alleanza europea per la ricerca energetica (European Energy Research Alliance (EERA). Il Piano si avvale, inoltre, del sistema informativo SETIS (Strategic Energy Technologies Information System).

In particolare, il Gruppo direttivo, composto da rappresentati degli Stati membri, è incaricato di concordare azioni comuni e rendere disponibili le risorse per l’attuazione del Piano SET; le Iniziative industriali europee, basate sulle Piattaforme della tecnologia Europea, propongono le tabelle di marcia tecnologiche per allineare gli sforzi dell’UE, degli Stati membri e dell’industria verso il raggiungimento degli obiettivi comuni; l’Alleanza europea per la ricerca energetica deve attuare i programmi comuni attraverso la condivisione delle capacità nazionali in Europa. Altri strumenti per l’attuazione del Piano SET sono le Smart Cities e le Communities European Innovation Partnership, nate come componente energetica del Piano SET, ora integrate a livello di città per l’applicazione, su scala reale, di soluzioni innovative nel campo dell’energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni intelligenti (TIC).

Anche il Programma Europeo per l’Energia intelligente (IEE) per i periodo 2007-2013 ha stanziato circa 730 milioni di euro per finanziare progetti concreti, iniziative e buone pratiche per il raggiungimento degli obiettivi fissati.

Si segnalano, tra gli altri, la ricerca di nuove tecniche di costruzione che permettano un maggiore risparmio energetico; il miglioramento dell'efficacia dei regimi di sostegno per la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili in Europa; l’aiuto allo sviluppo di trasporti cittadini più efficienti dal punto di vista energetico e più puliti.

 

Con l’obiettivo di pianificare la strategia per il raggiungimento degli obiettivi energetico per il 2020 ed anche oltre, il 2 maggio 2013, la Commissione ha presentato la comunicazione “Tecnologie energetiche e Innovazione” (COM (2013)253) in cui è sottolineata la necessità di accelerare l’innovazione nel settore delle tecnologie a basse emissioni e per la ricerca di soluzioni innovative, al fine di ridurre rapidamente i costi ed accelerare l’introduzione delle nuove tecnologie sul mercato.

La strategia si pone nel solco già tracciato dagli strumenti europei in essere, puntando soprattutto sulla sinergia con gli Stati membri e sul partenariato pubblico-privato per promuovere gli investimenti nel campo della ricerca energetica.

La comunicazione propone un ventaglio di misure, tra cui si segnalano: lo sviluppo di una tabella di marcia per un sistema energetico integrato; misure che intervengano lungo l’intera catena dell’innovazione, attraverso il Piano Strategico (SET) e l’elaborazione di un piano di azione con gli Stati membri.

Ai medesimi obiettivi mira anche la creazione di una struttura di coordinamento presso la struttura direttiva del SET, in particolare mediante la promozione degli investimenti in ricerca e di innovazione nel campo dell’efficienza energetica.

 

Il quadro di azione con orizzonte al 2020 è completato dalla proposta della Commissione di una revisione della legislazione UE in materia di tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità per eliminare le sovrapposizioni tra gli strumenti fiscali esistenti (COM(2011)169) e dalla strategia energetica 2020 (COM(2010)639) che analizza le sfide e le misure necessarie per garantire un sistema competitivo, sostenibile e sicuro[37].

 

 



[1] Eurostat, “Energy, Transport and Environment indicators” (2012).

[2] L’Italia, al contrario, evidenzia una leggera e costante diminuzione, passando dall’86,5 per cento del 2000 all’83,8 per cento del 2010, comunque ben al di sopra della media europea.

[3] In Italia, la dipendenza dal carbone è diminuita dal 104,7 per cento del 2000 al 100,9 per cento del 2010.

[4] In Italia si è registrata una riduzione dal 96 per cento al 92,7 per cento.

[5] L’Italia, nel decennio, ha evidenziato una crescita del consumo di gas naturale dall’81,1 per cento al 90,5 per cento.

[6] Anche in Italia si è registrata una crescita sostenuta del consumo di energia da fonti rinnovabile, passato dal 5,8 per cento del 2006 al 10,1 per cento del 2010.

[7] Anche per l’Italia si registra un aumento (11,5 per cento rispetto al 10,1 per cento dell’anno precedente).

[8] “Energia 2020. Una strategia per un’energia competitiva, sostenibile e sicura”.

[9] Si segnala la diffusione dei contatori intelligenti (smart meter) favorita dalla specifica normativa europea che prevede l’installazione di tali dispositivi nell’80 per cento delle utenze elettriche entro il 2020 e nel 100 per cento nel 2022 mentre, per quanto riguarda le reti di distribuzione del gas, la direttiva 2009/73/CE non fissa scadenze temporali. La realizzazione di adeguate infrastrutture di “misurazione intelligente dell’energia” è propedeutica alla realizzazione delle “reti elettriche intelligenti” (smart grid) ed all’integrazione di queste con i consumatori finali, gli usi energetici intelligenti e gli impianti di micro-generazione diffusa. L'Italia è uno degli stati europei più progrediti sul fronte dei contatori intelligenti.

[10] Cfr. infra.

[11] Direttiva 2010/40/UE.

[12] La Commissione indica nel 30 per cento a quota delle energie rinnovabili sul totale del consumo finale lordo di energia nel 2030.

[13] A tale proposito, la Commissione fa riferimento anche al gas ricavato da scisto ad altre fonti di gas non convenzionali.

[14] Articolo 84 del DLn. 83/2012.

[15] Idroelettrico, termico, eolico, biomasse, biogas, bioliquidi, gas di scarico, gas residuati dai processi di depurazione, oceanica.

[16] Si tratta del Conto termico, introdotto dal DM 28.12.2012 in attuazione di quanto disposto dal D. Lgs. n. 28/2011.

[17] D. Lgs. n. 28/2011.

[18] DEF 2013.

[19] Il documento fa riferimento, in particolare, alla direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE); alla direttiva quadro sulla strategie per l’ambiente marino (2008/56/CE); alla direttiva sulla qualità dell’aria e a quelle ad essa correlate (2008/50/CE e 2004/107/CE); la direttiva Habitat e la direttiva Uccelli (2009/147/CE e 92/43/CEE).

[20] cfr. infra.

[21] Cfr. la Comunicazione della Commissione (COM(2008)30).

[22] Agenzia Europea dell’Ambiente, La qualità dell’aria in Europa, Rapporto n. 4/2012.

[23] Istat, La spesa ambientale delle amministrazioni regionali 2004-2010 (dicembre 2012).

[24] Eurostat, Indicatori energia, trasporti e ambiente (2012).

[25] L’Italia è passata dal numero indice 100,5 del 1990 al 97,0 del 2010, a fronte di un numero indice obiettivo fissato a 93,5.

[26] IEA, CO2 emissions from fuel combustion. Highlights (2012).

[27] Per esempio, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Gran Bretagna.

[28] Direttiva 2008/56/CE, regolamento (UE) n. 1255/2011; regolamento (CE) n. 2152/2003; decisione 661/2010/CE; (COM(2012)673); (COM(2011)244); (COM(2011)743).

[29] (COM(2013)133).

[30] (COM(2011)665/3).

[31] (COM(2011)934).

[32] (COM(2011)650/2).

[33] (COM(2012)628).

[34] Si tratta del nuovo nome di GMES (Global Monitoring for Environment and Security).

[35] (COM(2011)244).

[36] (COM(2013)213).

[37] Cfr. supra.