Salgono a 201 i comuni attualmente sciolti in Italia Enti locali

La Calabria si conferma la regione con più scioglimenti in corso: il 18% del totale. Quota che supera il 40% considerando solo i commissariamenti per mafia.

|

Prosegue il monitoraggio dell’Osservatorio sui comuni commissariati di openpolis. Un focus sugli scioglimenti degli enti locali e le loro cause, dai conflitti politici nella maggioranza, all’incapacità di approvare il bilancio, fino al caso più patologico: l’infiltrazione della criminalità organizzata. In collaborazione con Giulio Marotta.

Da febbraio ad oggi sono stati sciolti 4 comuni per infiltrazioni criminali. Dopo Saint-Pierre, primo comune valdostano commissariato per questo motivo, gli ultimi in ordine di tempo sono stati Amantea (Cosenza), Pizzo (Vibo Valentia) e Sant’Antimo (Napoli). Salgono così a 5 gli enti locali commissariati per mafia nel 2020.

Molto spesso i commissariamenti sono il prodotto di instabilità politica a livello locale.

Oltre ai casi di infiltrazioni criminali, nell’ultimo mese e mezzo si sono concluse le procedure di scioglimento per altri 38 comuni. Prevalgono i motivi di natura politica (29 casi).

Le cause più frequenti restano infatti le dimissioni della maggioranza dei consiglieri (Almè, Alpignano, Anguillara Sabazia, Casagiove, Casandrino, Cottanello, Dipignano, Ferentillo, Gavi, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Invorio, Ispani, Madesimo, Pellegrino Parmense, Piane Crati, Pompei, Sant’Agata di Esaro, Serra San Bruno) e quelle del sindaco (Ariano Irpino, Cutrofiano, Lonate Ceppino, Masciago Primo, Monteroni di Lecce, Poggiomarino, Racale, Recoaro Terme, Scalea).

In un caso (Cuggiono) il comune è stato sciolto a seguito di una mozione di sfiducia verso il sindaco.

3 scioglimenti del comune di Pompei dal 2014 a oggi, sempre per dimissioni dei consiglieri.

Per Giugliano in Campania si tratta del terzo scioglimento anticipato dal 2012, uno dei quali deliberato nel 2013 per infiltrazioni della criminalità organizzata. A Pompei sono stati 3 gli scioglimenti anticipati negli ultimi 6 anni, sempre per dimissioni dei consiglieri (nel 2001 era stato inoltre commissariato per infiltrazioni della criminalità organizzata).

La ragione degli altri scioglimenti è la decadenza del sindaco (Attigliano, Narzole, Palanzano, San Pietro in Guarano), la mancata approvazione del bilancio (Belcastro, Piana degli Albanesi, Siracusa) e il decesso del sindaco (Ariccia, Volpedo).

Gli scioglimenti in corso

Attualmente sono 201 i comuni sciolti in Italia, includendo anche quelli commissariati a seguito di elezioni non valide nel precedente turno elettorale (per assenza di liste oppure per mancanza di quorum). A questi si aggiungono due aziende sanitarie calabresi commissariate per infiltrazioni mafiose, per un totale di 203 enti.

La regione con più scioglimenti in corso è proprio la Calabria, con 39 enti interessati. Seguono Campania, Lombardia e Sicilia, con 25 scioglimenti ciascuna. In doppia cifra anche Piemonte (20) e Puglia (17).

La mappa include sia i comuni sciolti dal governo nazionale sia quelli deliberati dalle regioni a statuto speciale sulla base dei rispettivi ordinamenti (in giallo quelli commissariati a seguito dell’esito negativo delle ultime elezioni amministrative).

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: sabato 21 Marzo 2020)

Tra queste regioni cambia però di molto l'impatto dei commissariamenti per mafia. Circa la metà degli scioglimenti in corso in Calabria, Puglia e Sicilia è avvenuta per questo motivo. Mentre nessun comune del centro nord (ad eccezione di Saint-Pierre) risulta attualmente sciolto per mafia

2,4 milioni di persone vivono in un comune attualmente sciolto.

Si tratta di circa il 4% della popolazione italiana. Quota che raggiunge il 13% nella sola Calabria.

In oltre la metà dei casi, i commissariamenti riguardano comuni piccoli o piccolissimi (sotto i 5.000 abitanti). Le città maggiori (oltre 50mila ab.) rappresentano il 5% degli scioglimenti, ma vi risiede quasi un terzo degli italiani che vivono in comuni sciolti (768.771 persone).

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: sabato 21 Marzo 2020)

Parliamo di comuni da oltre 120mila abitanti, come Giugliano in Campania (sciolto per dimissioni consiglieri) e Siracusa (motivi di bilancio). La terza città più grande tra quelle attualmente sciolte è Andria (circa 100mila residenti, anch'essa per motivi di bilancio). Seguono Imola (70mila) e Crotone (65mila abitanti), entrambe commissariate in seguito alle dimissioni del sindaco.

Gli ultimi commissariamenti per infiltrazioni

I tre casi più recenti, commissariati tra febbraio e marzo, riguardano due comuni calabresi, Amantea (Cosenza) e Pizzo (Vibo Valentia), e uno della città metropolitana di Napoli, Sant’Antimo. Per questo comune si tratta del secondo commissariamento per mafia dopo quello del 1991.

Nell'ultimo mese, il consiglio dei ministri ha anche deciso la proroga di sei mesi del periodo di commissariamento dei comuni di Crucoli e Casabona (entrambi in provincia di Crotone). È stata inoltre decretata la sospensione del consiglio comunale di Sant’Eufemia d’Aspromonte (Reggio Calabria), in seguito ad un'inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Si è invece conclusa con l’archiviazione la procedura di accesso relativa a Eraclea (Venezia).

Ogni punto sulla mappa rappresenta un comune. Il colore identifica il numero di scioglimenti per infiltrazioni criminali dal 1991. In verde quelli sciolti 1 volta, in giallo quelli sciolti 2 volte, in rosso quelli sciolti 3 volte. Si può cliccare sul punto per conoscere alcuni dati identificativi di quel comune.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: sabato 21 Marzo 2020)

I decreti di scioglimento di Pizzo, Amantea e Sant’Antimo portano a 345 il numero di commissariamenti per mafia dal 1991. Si consolida il primo posto della Calabria in questa classifica.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: sabato 21 Marzo 2020)

La Calabria si conferma infatti la regione con il maggior numero di scioglimenti per infiltrazioni. Sono stati 121 i commissariamenti per mafia dal 1991 ad oggi: 69 nella provincia di Reggio Calabria, 24 in quella di Vibo Valentia, 14 in quella di Catanzaro, 9 in quella di Crotone e 5 in quella di Cosenza.

 

In tabella sono riportati tutti i decreti relativi ai commissariamenti per infiltrazioni criminali: di scioglimento, di archiviazione e di proroga. Per quelli su cui c’è stato un ricorso, è indicato l’esito delle sentenze di Tar e Consiglio di stato.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 15 Luglio 2021)

Accessi in corso

Nell'ultimo mese è stata ufficialmente istituita una commissione di accesso per la verifica di eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata nel comune di Cutro (Crotone), a seguito dell’indagine “Thomas” promossa dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

Per accertare il condizionamento delle organizzazioni criminali sull’ente locale, il ministro degli interni nomina un’apposita commissione di indagine prefettizia. Vai a "Come funzionano i commissariamenti per infiltrazioni mafiose"

I mezzi di informazione hanno dato notizia di accessi ispettivi anche in un altro comune calabrese e in un comune pugliese. Gli altri accessi conosciuti tramite fonti ufficiali riguardano i comuni di Tortorici, Paterno Calabro e l'Asl 1 di Napoli. Accanto a questi, dalla rassegna stampa sono emersi almeno altri 10 casi di accesso.

In risposta a due interrogazioni parlamentari, il governo ha precisato che non sussistono al momento i presupposti per il commissariamento dei comuni di Piacenza e San Pietro Vernotico (Brindisi), per i quali è comunque in corso un attento monitoraggio.

Cosa ha portato agli ultimi commissariamenti per mafia

Nell'ultimo aggiornamento dell'osservatorio, avevamo dato notizia dei primi 2 commissariamenti dell'anno per infiltrazioni criminali: il comune pugliese di Scorrano e quello di Saint-Pierre, in Valle d'Aosta. Attraverso le relazioni allegate ai decreti di commissariamento è ora possibile ricostruire le cause di questi scioglimenti e di quello di Amantea.

Per quanto riguarda Scorrano (Lecce), dalle relazioni emergono le nuove strategie dei gruppi aderenti alla Sacra corona unita, in un contesto territoriale caratterizzato da gravi atti di intimidazione ad amministratori locali, dipendenti ed imprenditori. Viene posto in risalto il ruolo dei clan nella competizione elettorale, in relazione con l’affidamento di alcuni servizi comunali. La relazione ricostruisce le irregolarità nella gestione degli appalti (con l'elusione della normativa antimafia, in contrasto con il patto di legalità sottoscritto dal comune), nell’assegnazione degli incarichi di servizio civico comunale e nella concessione dei contributi socio-sanitari.

Il primo caso di scioglimento per mafia in Valle D’Aosta.

Nelle relazioni su Saint-Pierre (Aosta) viene ricostruita, attraverso le inchieste della magistratura, la forte presenza della 'ndrangheta calabrese in Piemonte e Valle D’Aosta e la sua capacità di condizionamento dei centri di potere e governo. Successivamente, la relazione si sofferma sul ruolo esercitato da un’assessore comunale di Saint-Pierre, eletta con l’appoggio dei clan locali (e arrestata per concorso in associazione di tipo mafioso), nella gestione di appalti e contratti di locazione di immobili comunali a favore di soggetti legati alla criminalità organizzata, senza che i vertici dell’amministrazione assumessero provvedimenti per contrastare tali comportamenti illegittimi.

Si ricorda che la procedura di accesso riguardante Aosta si è invece conclusa con un decreto di archiviazione).

Le relazioni riguardanti Amantea (Cosenza), nell’evidenziare la sostanziale continuità nella conduzione amministrativa dell’ente locale nel corso degli anni ed il coinvolgimento anche dell’apparato burocratico comunale, sottolineano in particolare l’elusione sistematica della normativa antimafia, con l’affidamento di diversi appalti di servizi a cooperative colpite da interdittiva.

Gli ultimi ricorsi sui commissariamenti

Il Consiglio di stato ha definitivamente respinto il ricorso contro il decreto di scioglimento del 2018 del comune di Bompensiere (Caltanissetta), ribadendo la validità degli elementi raccolti dalla commissione di accesso.

Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di risarcimento danni dopo che il consiglio di stato ha definitivamente annullato il decreto di commissariamento del comune di Cirò del 2013. Il giudice amministrativo non ha riscontrato dolo o colpa grave dell’amministrazione nella complessa valutazione degli elementi posti a base dello scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Questo articolo è parte dell’osservatorio sui comuni e gli altri enti sciolti e commissariati, curato da openpolis in collaborazione con Giulio Marotta.

Foto: Municipio di Amantea

PROSSIMO POST