Edilizia. Passa la nuova legge con il voto del Pd

Si astengono Lega nord, Si, misto-MdP, AltraER, votano contro M5s, Fi e Fdi-An

      

20/06/2017 19:10

L’Aula approva la nuova legge che riguarda il settore dell’edilizia, coi voti del solo gruppo Pd, mentre si astengono Lega Nord, Si, misto-Mdp e AltraEr. Voto contrario di M5s, Fi e Fdi-An.

Approvati tre emendamenti (sui 15 presentati) uno a firma Silvia Prodi (misto-MdP), Igor Taruffi e Yuri Torri (Si) e Piergiovanni Alleva (AltraEr) e due presentati dal relatore di maggioranza Giorgio Pruccoli (Pd).   

“Rivitalizzare gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, semplificando la normativa, pur senza perdere il timone”. Così Pruccoli, che illustra il testo, “un buon lavoro di raccordo”, puntando sui principali obiettivi del provvedimento che va a modificare due leggi regionali, la 15/2013, “Semplificazione della disciplina edilizia”, e la 23/2004, “Vigilanza e controllo dell’attività edilizia”, recependo la nuova normativa statale. Lo Sportello unico si rafforza – aggiunge – diventando l’interlocutore esclusivo del cittadino con compiti di controllo in tempi certi. La modulistica viene ridotta e unificata, sarà previsto un regolamento edilizio tipo, verranno garantiti meno costi e più facilitazioni per allineare lo stato di fatto che presenta lievi difformità rispetto allo stato legittimato. Pruccoli sottolinea, infine, la volontà di superare la “diffidenza” di utenti e tecnici nei confronti dell’amministrazione per le lungaggini burocratiche in questo settore.

“Una legge prettamente tecnica”, la definisce il relatore di minoranza Massimiliano Pompignoli (Lega nord), che sottolinea i due punti critici che il testo dovrebbe risolvere. In primo luogo, l’uniformità nell’interpretazione delle norme e, in secondo luogo, sanare le minime difformità tra stato di fatto e di diritto soprattutto in immobili datati. Molti tecnici – a suo dire – denunciano difformità di trattamento in Comuni anche vicini tra loro. Unificare l’interpretazione è quindi un obiettivo condivisibile che, tuttavia, nei fatti – rileva – potrebbe essere difficilmente verificabile, visto che non sono previsti strumenti per il suo immediato e uniforme recepimento. Anche per quanto riguarda la “sanatoria delle difformità” dovrebbe essere specificata la misura percentuale in cui gli edifici possono essere sanati, per non venir meno agli obiettivi della legge.

Parere negativo “con cognizione di causa” espresso da Giulia Gibertoni (M5s). A suo avviso, nel provvedimento si “affastellano norme che invece di semplificare porteranno a una maggiore confusione”. Gibertoni arriva poi “al cuore del problema”, denunciando “l’abdicazione del ruolo del regolatore pubblico a favore del privato di turno, cooperativa o costruttore, a cui è demandato il potere di pianificare il territorio e l’urbanistica”.

Per Silvia Prodi (misto-MdP) il testo “dovrebbe essere scevro da qualsiasi innovazione non strettamente imposta dalle disposizioni nazionali sopravvenute nel 2016”, pur comprendendo e condividendo “la necessità di semplificazione e adeguamento normativo, cosi come la coerenza territoriale”. Prodi auspica quindi “una puntuale attenzione” per rimuovere “inadeguatezze che possano muovere variabili non facilmente gestibili, potenzialmente anche a scapito del sistema di tutela del patrimonio diffuso, fatto di un tessuto urbano e rurale da valorizzare e preservare”.

“Un salto nel buio”. E’ questo il parere di Tommaso Foti (Fdi-An), che rileva tre problemi principali: desta perplessità, innanzitutto, la capacità dei Comuni di far funzionare nel modo previsto lo Sportello unico. In secondo luogo, non si capisce quale sia l’esatta portata della cosiddetta “sanatoria” e c’è il dubbio che si traduca in un “condono mascherato”. Infine la questione del “regolamento unico”. Per Foti è auspicabile che tutti i Comuni, per non avere posizioni difformi, si dotino di un testo unico per regolamentare la materia in modo da essere più comprensibili per cittadini e tecnici.

Un invito a “stemperare l’approccio” arriva da Massimo Iotti (Pd) che ricorda come si tratti di un recepimento di norme nazionali già vigenti altrove. Il consigliere pone l’attenzione, in particolare, sulla “modulistica unificata vincolante” che eviterà le difformità tra i Comuni. Iotti esclude che nella legge si preveda una “sanatoria mascherata” di abusi edilizi, si tratta invece di derubricare piccole difformità evitando lungaggini e costi. “Credo – conclude – che si stia andando nel senso di fare qualcosa di utile che favorisca i cittadini per semplificare le pratiche”.

“Critiche fuori contesto” replica Pruccoli, che esclude il binomio tra semplificazione e abusivismo o permissivismo.

Raffaele Donini, assessore alla Programmazione territoriale, chiude il dibattito illustrando i punti innovativi del provvedimento, che considera “importante” e che “pone ancora una volta la nostra Regione in prima fila nella semplificazione della disciplina edilizia”. Si tratta di “un provvedimento necessario- commenta- che prevede tempi e modalità chiare nell’azione amministrativa, soprattutto per chi come noi punta a una gestione delle città e del territorio orientati al riuso e alla rigenerazione urbana. Non ci sono dubbi che una scelta di governo come questa – conclude – richieda che gli interventi sul patrimonio edilizio esistente siano agevolati da una legge semplice, che assicuri la qualità dei progetti, che dia certezze su cosa e come farlo e sulla velocità dei controlli delle pratiche edilizie”.

In dichiarazione di voto, Pompignoli dichiara l’astensione della Lega: pur condividendo i principi di massima del testo– spiega– la norma dovrà essere seguita passo passo per capire se i risultati saranno raggiunti.

La legge diventerà operativa il primo luglio 2017, secondo quanto previsto da un emendamento di Pruccoli accolto a maggioranza dall’Aula.

(Antonella Celletti e Francesca Mezzadri)

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