Rabouni, progetti che fanno crescere

21.03.2018

Rabouni, progetti che fanno crescere

La sede del sindacato Ugtsario a Rabouni nei campi profughi Saharawi appare molto diversa da quella dello scorso anno. Tutto quello che prima era in costruzione, ora c’è. E la delegazione dell’Emilia-Romagna in visita in questi giorni non ha potuto fare a meno di notarlo. Dove prima c’erano stanze spoglie ora ci sono aule, dove giacevano calcinacci, c’è il laboratorio di falegnameria, dove c’erano mattoni c’è una cucina.  Con orgoglio il segretario dell’Ugt mostra a Graziano Urbinati della Cgl e alla delegazione accompagnata dalla consigliera Nadia Rossi dell’intergruppo di amicizia con il popolo Saharawi, dove si tengono i corsi per i giovani lavoratori che “rappresentano il futuro della nostra generazione” e dove vengono ospitati gli insegnanti stranieri. C’è tanta rabbia tra i giovani, che portano il peso della sofferenza dei loro genitori esiliati ma tendono ad avere reazioni di sconforto diverse, più lontane dalla rassegnazione, specie quando non trovano un lavoro e uno sbocco per il futuro. 

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La sede del sindacato si arricchisce di una targa che porta il nome di un nuovo progetto di Nexus- Cgl, Africa 70, e Regione Emilia-Romagna. Otto edifici pubblici sono stati riabilitati grazie al contributo del Ministero Affari esteri. “Il progetto rischiava di non passare per un difetto amministrativo,” spiega Sara Di Lello di Africa 70, “ovvero il fatto che i partner della Rasd non potevano essere riconosciuti come istituzionali. Ma la situazione si è risolta anche grazie ad una lettera di sostegno dell’ambasciata di Algeri, ma soprattutto per la presenza della Regione Emilia-Romagna che da sempre mobilita la rete del proprio territorio ed è riconosciuta come una garanzia”.

Progetti che formano, ma che fanno anche “crescere” nel senso letterale del termine. Una parte importante delle attività è dedicata infatti alla sperimentazione agraria Cefa: un giardino nel deserto visitato dalla delegazione, dove viene fatta crescere la pianta della moringa dalle altissime proprietà nutritive di cui è stata testata l’incidenza positiva sulla curva del diabete. “Abbiamo fatto anche incontri di formazione ad otto donne di Ausserd per spiegare come coltivare la pianta, come introdurla nella dieta e, più avanti venderla” spiega Di Lello. “Inoltre due alberi di moringa vengono distribuiti ad ogni famiglia di Ausserd, che verrà accompagnata per sette mesi nella coltivazione”.  Oltre alla moringa, il Cefa incentiva anche la nascita di orti pubblici, in scuole, ministeri ed istituti. E nel frattempo, la sperimentazione va avanti: “vogliamo verificare gli effetti benefici della moringa anche sul bestiame che generalmente è nutrito con cartone e scarti alimentari: la pianta invece potrebbe essere un mangime sostenibile per gli animali delle famiglie saharawi”.

di Francesca Mezzadri

Sarà possibile seguire la missione giorno per giorno dal sito dell’Assemblea www.assemblea.emr.it/saharawi

 

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