Diritti fondamentali, tra Carta e realtà

14.05.2013

Diritti fondamentali, tra Carta e realtà

L’8 maggio è stata pubblicata la terza relazione annuale sull’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, relativa al 2012. Dalla relazione è emerso il dato che la Carta sta diventando un punto di riferimento non soltanto per le istituzioni dell’UE che elaborano la normativa, ma anche per i giudici europei e nazionali, continuando così a grandi passi verso la costruzione di un sistema coerente per proteggere i diritti fondamentali. Quest’anno il documento è stato presentato con l’aggiunta di una relazione sull’avanzamento della parità di genere.

La Carta - La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea è stata proclamata solennemente una prima volta nel 2000 a Nizza, poi per la seconda volta, adattata, a Strasburgo nel 2007, e infine è diventata giuridicamente vincolante il 1 dicembre 2009, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. I diritti sanciti dalla Carta riguardano dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza e giustizia, e rispecchiano i valori comuni e la tradizione costituzionale dell’Europa. A ciascuno dei titoli della Carta, nella relazione annuale corrisponde un capitolo che ne analizza lo stato delle cose nel corso del 2012.

Viviane Reding - Viviane Reding, vicepresidente e commissaria UE per la Giustizia, in occasione della presentazione della relazione annuale, ha detto che «la Commissione, determinata a dare l’esempio, si è adoperata per dare concreta attuazione ai diritti fondamentali in tutti i casi in cui l’UE ha competenza ad agire, dalla protezione dei dati di carattere personale alla promozione della parità di genere, alla garanzia del diritto a un giudice imparziale. La Carta dei diritti fondamentali dell’UE non è soltanto un pezzo di carta; sta diventando realtà per i 500 milioni di cittadini europei. Per questo dobbiamo ringraziare anche i tribunali nazionali, che la applicano sempre di più».

Verso l’armonizzazione - La relazione ha individuato inoltre due modi che risultano essere efficaci per fare della Carta una realtà. Il primo è quello degli interventi della Commissione per promuovere la Carta: la Commissione può proporre atti legislativi dell’UE che diano concreta attuazione ai diritti e ai principi sanciti dalla Carta.

Il secondo è il riferimento alla Carta da parte dei giudici: è stato accolto come segnale molto positivo il fatto che sempre più i giudici, sia comunitari, sia nazionali si riferiscano alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE. La Corte di giustizia dell’UE ha raddoppiato nel 2012 i richiami la Carta nelle sue sentenze rispetto al 2011, passando da 43 a 87. L’aumento dei riferimenti alla Carta nelle domande presentate dalle giurisdizioni nazionali invece è salita di oltre il 50%, da 27 a 41. La Corte costituzionale austriaca, per citare un caso concreto, ha stabilito che anche nel quadro di un controllo giurisdizionale interno di costituzionalità i soggetti interessati possono invocare i diritti fondamentali della Carta all’atto di contestare la legittimità della normativa nazionale.

Si sta andando, insomma, verso una armonizzazione dei diritti nazionali in conformità con la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, e si prevede che questo progresso sarà sensibilmente accelerato dalla imminente adesione dell’UE alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Familiarità con la Carta - L’altro dato emerso è che risulta aumentata la familiarità tra i cittadini e la Carta: la Commissione ha ricevuto nel corso dello scorso anno più di 4 mila tra lettere, petizioni e domande di cittadini e parlamentari europei su questioni che riguardano i diritti fondamentali. Di queste, la maggior parte (58%) erano pertinenti: nel 2010 il 69% riguardava casi che non rientravano nelle competenze dell’UE. Questo dato è dunque molto positivo e dimostra che l’impegno della Commissione nella promozione della Carta sta dando dei buoni frutti.

Le questioni attinenti ai diritti fondamentali sollevate dai cittadini, in ordine di frequenza, sono: libertà di circolazione e di soggiorno (18%), funzionamento dei sistemi giudiziari nazionali (15%), accesso alla giustizia (12,5%), libertà professionale e diritto di lavorare (7,5%), inserimento di persone con disabilità (4,5%) e protezione dei dati personali (4%).

Parità di genere – Alla relazione del 2012 è stato allegato un report sulla parità di genere: si tratta di una relazione specifica sull’applicazione della Strategia per la parità tra donne e uomini. Dalla relazione risulta che le donne che hanno un lavoro sono in continuo aumento nell’UE e sempre più costituiscono il principale sostegno economico della famiglia. Tuttavia la percentuale di donne che lavorano resta ancora inferiore a quella degli uomini: dal 1997 è salita dal 55% al 64%, contro il 74,6% di uomini nella forza lavoro UE.

La crisi economica degli ultimi anni ha avuto anche un ruolo sotto questo punto di vista: prima della crisi la differenza tra donne e uomini sul mercato del lavoro si stava lentamente riducendo in tutti i paesi europei, ma la tendenza positiva è stata interrotta dalla crisi. Altro dato interessante è che la diminuzione della disparità negli ultimi anni non è dovuta a un aumento dell’impiego femminile, ma al fatto che l’occupazione maschile è calata più rapidamente.

Infine, dalla relazione risulta che le donne devono affrontare maggiori difficoltà degli uomini per raggiungere livelli dirigenziali. A questo proposito esiste una proposta della Commissione volta a raggiungere un equilibrio di genere negli organi decisionali delle società quotate in Borsa. Sarebbe di certo un forte segnale, oltre che un forte intervento, per migliorare questo dato della relazione, che comunque è abbastanza positivo: anche grazie al dibattito pubblico e alle misure di regolamentazione, le cifre del 2012 sulle donne nei consigli di amministrazione rivelano il maggior cambiamento su base annua mai registrato.

Le sfide, nella maggior parte dei settori pertinenti la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, restano, e nonostante i progressi compiuti, la relazione indica chiaramente anche che l’impegno degli Stati membri per la Strategia Europa 2020 e per la Strategia sulla parità tra donne e uomini non deve venir meno, e deve, anzi, essere intensificato.

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