Fusioni Comuni. Gibertoni (M5s) interroga in commissione su Valsamoggia: Deficit democratico, la Regione intervenga

Replica l’assessore Petitti: no ad ingerenze nell’autonomia locale, ma se i comuni chiedono siamo disponibili

18/07/2017 17:16

Dal 2014 in Regione Emilia-Romagna sono stati istituiti 10 nuovi comuni unici a seguito di fusione (con 27 vecchi comuni che hanno lasciato il passo alle nuove amministrazioni locali). L’ultimo nato, pochi giorni fa con la definitiva approvazione della legge istitutiva, è quello di Alta Val Tidone, nel piacentino, attivo dal primo gennaio 2018. Il primo è stato quello di Valsamoggia, nel bolognese, nato a seguito di un referendum consultivo discusso, in cui i risultati delle urne decretarono il no in 2 comuni su 5, con un esito complessivo dove i sì hanno prevalso di misura (favorevoli 51,46%) sui no (contrari 49,15%). Una “cattiva partenza”, secondo il giudizio di Giulia Gibertoni (M5s) su cui si è discusso oggi, in commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, a seguito proprio di un’interrogazione presentata dalla consigliera dei 5stelle sulla gestione dell’amministrazione comunale, “carente– a suo avviso- dal punto di vista della democrazia. Tanto che le minoranze– ha ricordato- non partecipano più alla vita istituzionale”. Dapprima, un anno e mezzo fa, i gruppi di opposizione hanno abbandonato i municipi, e oggi lo stesso accade in consiglio comunale. Gibertoni ha quindi chiesto alla Giunta di intervenire per superare le criticità riscontrate, anche “al fine di ottenere il ripristino della piena agibilità democratica dei municipi e del consiglio comunale di Valsamoggia”.

L’assessora al Bilancio, Emma Pettitti, ha chiarito che nel caso di comuni nati da fusione l’istituzione dei municipi nei territori delle comunità di origine è prevista da una norma nazionale (D.lgs 267/2000). Pertanto la scelta di prevedere municipi e definire le modalità per la loro elezione rappresentano– ha chiarito– “aspetti squisitamente politici e altamente discrezionali riconducibili alla potestà statutaria e regolamentare del nuovo comune”. E dunque l’amministrazione regionale intende rispettare le facoltà di autogoverno dei territori interessati. Agire nel modo proposto dalla consigliera nell’interrogazione – ha detto Petitti- “equivarrebbe per la Regione a esercitare una pesante ingerenza in quella che è l’autonomia locale e nelle scelte di governance degli amministratori”. Diverso– ha concluso- il caso in cui fossero gli stessi Comuni fusi a chiedere un supporto per chiarire aspetti legati alla rappresentatività territoriale. Vi sarebbe la massima disponibilità della Regione a dare il proprio contributo.

Non soddisfatta Giulia Gibertoni. A suo avviso quello della Valsamoggia rappresenta un caso emblematico che potrebbe verificarsi anche in altri nuovi comuni nati da fusioni. Tra il 2015 e il 2016– ha ricordato– i processi di fusione hanno conosciuto risultati pesantemente negativi (8 gli iter decaduti dopo i rispettivi referendum delle popolazioni interessate, ndr). E fra le ragioni che alimentano le posizioni contrarie alle fusioni- ha detto- riveste un ruolo rilevante il rischio della perdita di spazi di confronto e di rappresentanza territoriale. Rispetto ad una emergenza come quella della Valsamoggia – ha quindi replicato Gibertoni – non ci si può trincerare dietro ad un “non spetta a me”. “Credo che l’autogoverno sia legittimo, – ha sottolineato –  ma dentro parametri di dialogo democratico”. Mentre quello che sta succedendo in quel comune, “getta una luce di minore credibilità” rispetto a fusioni esercitate nel pieno rispetto dell’ascolto dei cittadini e del confronto. ”Forse se la Regione non chiudesse gli occhi e si chiedesse cosa succede– ha concluso Gibertoni- potremmo procedere per un migliore approdo dei processi di fusione, senza far passare l’idea di comprare consenso con la promessa dei contributi economici”.

(Isabella Scandaletti)

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