Palabò Mountains: Everest per tutti

Intervista a Vinicio Ruggeri, ideatore del progetto Palabò Mountains

Raggiungere una vetta è sempre una conquista. Percorrere il cammino più o meno tortuoso, a stretto contatto con la natura, esplorando terre sconosciute e ammirando panorami sublimi, e camminare, camminare per poi finalmente arrivare in cima. Una conquista. Non per niente l'Everest lo si conquista, non lo si scala e basta. Palabò Mountains è un progetto che nasce per regalare a tutti l’Everest, anche ai disabili, a chi non è in grado di camminare o ha problemi motori. E lo fa con l'esperienza della pubblica assistenza, con la pratica dei maestri escursionisti, con la consapevolezza del raggiungimento di un traguardo.

Montagna e disabilità - Vinicio Ruggeri, ideatore del progetto, opera a metà tra le due attività: quella di escursionista e quella di assistente socio-sanitario. E’ presidente della sezione di Bologna del Club Alpino Italiano e lavora come volontario nella Pubblica assistenza di Sasso Marconi.
E’ un signore gentile e simpatico, abbronzato (ma di quell’abbronzatura da aria aperta, più scura che rossa) e in forma (merito anche delle escursioni), in pensione da poco, che crede fortemente nelle sue due passioni – entrambe - e pensa a “combinarle” da quando era molto giovane. “Io, qualche esperienza di questo tipo, l’ho da tempo, perché da studente avevo lavorato con ANFAS e facevo l´operatore con gruppi estivi di bambini e ragazzi disabili al mare e in montagna.”
Il Club Alpino Italiano, del quale è presidente provinciale, conta nella sezione bolognese circa 1.600 iscritti. E’ un club storico, vivo da quasi 150 anni che propone alla cittadinanza la conoscenza e la frequentazione in sicurezza dell’ambiente della montagna. Il Club organizza diverse attività – dalle scuole di alpinismo ai corsi di escursionismo anche per bambini, dall’insegnamento del rispetto dell’ambiente allo studio del territorio montano.
Ma, appunto, Vinicio è anche socio della Pubblica assistenza di Sasso Marconi. Sale sulle ambulanze e trasporta i disabili, gli anziani, i bambini con problemi motori a scuola o in ospedale con gli altri volontari (sono in tutto circa 200 persone).

Camminare, perché… - Vinicio è una persona molto pragmatica, non crede nelle favole. E non crede che le persone disabili con le quali ha spesso quotidianamente a che fare possano improvvisamente tornare a camminare. Crede però nella forza di volontà e nel raggiungimento di obiettivi. Crede che anche per loro “conquistare una vetta” sia possibile. Questo non vuol dire scalare montagne di altezze improponibili, ma fare percorsi in mezzo alla natura, accompagnati da esperti escursionisti e da assistenti sanitari, scoprire fauna e flora locale, camminare semplicemente per arrivare da qualche parte tra il rumore del vento tra gli alberi e la calma del paesaggio montano.
“Il progetto Palabò Mountains permette ai disabili di frequentare ambienti naturali, ambienti che generalmente sono loro preclusi” spiega Vinicio. Gli obiettivi sono diversi: innanzitutto la crescita del disabile che, posto in un ambiente non usuale, ma in grado di dare molti stimoli come la montagna, può arricchirsi molto dal punto di vista personale.
“Ma soprattutto”, sottolinea Vinicio “le uscite in montagna consentono al disabile di sperimentarsi, mettersi alla prova, sviluppare la propria autonomia.” Non è più sotto il guscio protettivo della sua casa o del centro. Ora è in mezzo alla natura. Camminare in un ambiente naturale, come quello della montagna, può essere leggermente rischioso - bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi - ma sprona a muoversi in condizioni più difficili del solito.
“Le condizioni poi, possono essere ancora più difficili se si è anche in compagnia, perché magari il vicino, anch’esso disabile, può aggravare la situazione o chiedere aiuto, ma in questo modo chi cammina viene messo realmente alla prova. Per questo dico che in montagna il disabile può acquisire maggiore conoscenza di sé, maggiore capacità e percezione delle proprie capacità. Anche questo è crescita.”
Non da ultimo, il progetto ha anche l’obiettivo di sgravare le famiglie in un giorno festivo.

Con l’aiuto di Joelette - Ma, in sostanza, come può essere realizzabile un tale progetto? Camminare in montagna è difficile anche per chi non è esperto. Vinicio, che conosce il mondo delle persone disabili, che ci lavora e conosce pure quello della montagna, lo spiega, molto semplicemente.
“Ovviamente esistono diversi gradi di disabilità. Molti camminano, malamente, con lentezza, ma camminano. Sulla base della difficoltà del gruppo si definiscono i percorsi che possono essere collinari piuttosto che montani. Tutti quelli che sanno camminare vanno sulle proprie gambe con volontari che li accompagnano. Se qualcuno è completamente disabile, o ad un certo punto non ce la fa a proseguire, abbiamo acquistato un presidio composto da una portantina monoruota: una sedia poggiapiedi con braccioli, con due stanghe trainate da due persone davanti, mentre una spinge dietro.”
Il presidio si chiama Joelette ed è già stato usato durante la prima uscita fatta quest’estate da Vinicio e da altri volontari del Club Alpino e Pubblica Assistenza.
“E’ stata un’esperienza molto intensa e significativa. L’uscita è stata fatta il 28 giugno, in occasione della Giornata regionale dei Sentieri dell´Emilia Romagna con un nostro socio del Club Alpino che faceva l’alpinista ed è rimasto paralizzato in un incidente in montagna. Erano 2 anni che non ci metteva più piede”.
I volontari erano pronti anche perché giorni prima avevano provato e riprovato il sentiero, alternandosi ad utilizzare Joelette, spingendo, trainando, stando attenti a tutti i possibili pericoli. E il sentiero del Corno alle Scale (1.900 metri) non era in effetti tra i più semplici, ma era un obiettivo, una conquista importante. Lassù in cima c’erano 400 persone arrivate da diversi sentieri che festeggiavano tutti insieme, mangiando polenta e brindando con un buon bicchier di vino. E anche loro li hanno raggiunti e festeggiato in allegria, per poi tornare indietro, con l’aiuto di Joelette.
“E’ stato un momento molto ricco”. Le fotografie che documentano il percorso lo raccontano. Non ci sono stati problemi a trainare Joelette, e neanche per trasportare l’amico dalla carrozzina al presidio. Ci vogliono circa 3 operatori per le operazioni di carico e scarico e sempre lo stesso numero all’incirca per trainare. Per un’uscita con più persone disabili, Vinicio prevede un rapporto 1/3. Nel progetto collaborano circa 20 persone tra soci del Club Alpino e della Pubblica assistenza.

Partecipare ad un´escursione - Tutto è stato accuratamente studiato e progettato ed è da quasi un anno che Palabò Mountains è stato approvato. Ad ottobre 2008 Vinicio con Matteo Mellini, altro ideatore del progetto, responsabile del settore "sociale" della Pubblica assistenza, avevano provato a definire con il Gruppo assistenza disabili di Sasso Marconi un calendario di uscite, ma ci sono state diverse difficoltà organizzative dovute soprattutto alla novità dell’idea stessa. “Credo che questa iniziale difficoltà sia dovuta al fatto che l’iniziativa è un po’ un’invenzione. Non esisteva ancora nulla in questo senso sul nostro territorio” ammette Vinicio.
Adesso, le assistenti sociali di altri comuni del distretto sanitario hanno manifestato intreresse per il progetto e si spera di organizzare delle uscite per i mesi estivi e autunnali.
Il progetto si estende anche agli altri centri, ai singoli o alle utenze con particolari esigenze come le scuole. Con Joelette, il gruppo di Palabò Mountains può aiutare i bambini a partecipare alle gite con la propria classe in ambienti naturali come la campagna o la montagna. Si possono anche organizzare escursioni in montagna in giorni festivi per persone fisicamente disabili che non necessariamente appartengono ad un centro. Le scuole o le famiglie possono usufruire del servizio per far godere ai propri studenti o familiari l’aria aperta e la gioia di stare insieme: basta contattare i 2 referenti del progetto, Vinicio Ruggeri e Matteo Mellini per accordarsi su percorsi e tempistica (vinicio.ruggeri@libero.it ).
I percorsi variano in funzione del grado di disabilità dell’utente, ma anche in base alle sue esigenze, paure, possibilità. E’ possibile percorrere l’anello di Prati di Mugnano, percorso relativamente semplice di un’ora, o il più tranquillo fondovalle sul Lungoreno con annessa visita alle opere idrauliche, oppure percorrere i sentieri ricchi di cavità geologiche ed elementi faunistici o, infine inoltrarsi in percorsi più difficili come quello del Monte Mario, Costa del frate, Monte Adone, Badolo, o più su fino al Corno alle Scale. Si tratta di sentieri che possono essere percorse da tutti, dove il rispetto della natura è inteso come diritto di tutta la cittadinanza a goderne.
Percorrere sentieri naturali, vedere le orme di un animale, riconoscere gli alberi, essere attorniati da quell’atmosfera di pace e brusii che esiste solo nei boschi, arrivare infine alla meta. Questo è l’Everest.
“Credo che tutto questo sia un’esperienza in più per la persona disabile. Vuol dire non essere più a casa con una mamma iperprotettiva ma in ambiente nuovo che può essere percepito come ostile. Affrontarlo vuol dire accrescere la consapevolezza e il controllo delle proprie capacità e del proprio corpo”. Vuol dire, in un certo senso, conquistare l’Everest.
Palabò Mountains è una strada percorribile da tutti.

Intervista a cura di Francesca Mezzadri e Elisabetta Lucertini - luglio

Progetto Palabò Mountains:

Vinicio Ruggeri
tel: 340-6711970;
vinicio.ruggeri@libero.it

Matteo Mellini
tel: 349-2620431;
sociale@pubblicasassomarconi.it

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